Siete così caldo, conte. Voglio in me questo calore, voglio
affondare nel vostro corpo.
Lo scricchiolio dei
biscotti, lentamente triturati dai denti dell’uomo,
è l’unico suono che si diffonde nella stanza,
rimbalzando più volte sulle sue pareti e sugli scaffali,
stracolmi di barattoli e polverosi registri del cimitero, simile ad
un’eco inestinguibile.
Tenendo il mento posato sul dorso della mano ossuta, il becchino scruta
con sguardo vacuo l’oscurità – a stento
rischiarata dalla luce incerta di una candela – che lo
circonda, perso nelle proprie riflessioni, nel ricordo di un volto
corrucciato, di una figura esile, di fini capelli
d’inchiostro, di dolci labbra color pesca, morbide e sottili
come caramelle, e infine di un occhio – uno soltanto;
l’altro non ha mai avuto la possibilità di vederlo
– adombrato dalla tristezza della stessa condizione che
permea anche la sua vita: la solitudine –
la mancanza d’un
calore umano in mezzo al gelo dei beneamati defunti con i quali
condivide la casa.
La lingua scivola pigramente sulle labbra secche, increspate in un
ghigno.
Ricorda ancora perfettamente il giorno in cui ha avuto
l’occasione di fare conoscenza con l’intricata
personalità dell’ultimo dei Phantomhive.
Bene impressa nella memoria permane l’espressione austera di
quel bambino cresciuto troppo in fretta –
ed essere consapevole di quel
che era accaduto ai suoi genitori non aveva fatto altro che renderlo
ancora più interessante ai suoi occhi, i quali, abituati a
vagare con una punta impercettibile di noia sul volto di ogni altro
uomo vivo
,
si erano soffermati a lungo su di lui –, la sua
voce gelida, per quanto cortese, e quello sguardo d’altezzosa
arroganza, profondamente
triste,
che aveva attirato immediatamente la sua attenzione.
Tu devi essere il
becchino… Undertaker, giusto? aveva domandato
Ciel, porgendogli la mano.
Il
mio nome è Ciel Phantomhive, capostipite della famiglia
Phantomhive. Piacere di conoscerti. Mi è stato detto che tu
avresti potuto essermi d’aiuto.
Un sorriso beffardo si era disegnato sul volto di Undertaker mentre
allungava le dita nella sua direzione.
Oh, sì, ho sentito
parlare di voi molte volte, giovane conte. Spero di poter soddisfare le
vostre richieste. Poi aveva stretto quella mano tesa
nella propria.
Tuttavia non aveva percepito il gelo che si aspettava; con sorpresa
aveva sentito fra le dita una pelle morbida, emanante un dolce calore
che l’aveva avvolto come un piacevole profumo.
E, perfettamente consapevole che era male, che era peccato, dopo che il
ragazzino si era ritratto aveva desiderato di provare nuovamente quella
sensazione di
compagnia,
quella consapevolezza di non essere totalmente solo nella propria
esistenza –
troppo
diverso, nella sua malsana passione per la morte, per essere accettato
dagli altri – che l’aveva pervaso, e
aveva bramato quella mano –
quel corpo –
che per un lasso di tempo troppo breve aveva potuto avere per
sé.
Mai prima
d’incontrarvi il male che rappresentate ha avuto tanto
fascino per me, caro conte.
D’improvviso, un movimento al di là della finestra
manda in frantumi l’immagine del ricordo che si è
sovrapposta alla realtà, attirando la sua attenzione.
Scivola con lentezza dinanzi la porta, allungando la mano ad aprirla
d’uno spiraglio per poter scrutare quanto avviene nel suo
cimitero.
Gli occhi, protetti dalla tesa del cappello, si posano sulla sagoma del
giovane Phantomhive, in piedi di fronte ad una lapide, una ghirlanda di
rose rosse appena colte stretta in mano.
Per una volta non è accompagnato dall’alta figura
del fedele maggiordomo mentre si china, sostituisce la nuova ghirlanda
alla precedente, dai fiori ormai secchi, e rende omaggio
all’ultima sua parente, Angelina, nome quasi dimenticato nel
tempo per lasciare spazio ad un altro, più consono alla sua
persona, adorna del rosso –
del proprio sangue
– anche nella morte:
Madame
Red.
Il becchino si muove silenziosamente nella sua direzione,
inesorabilmente attratto da quella presenza; e quando, giunto dietro di
lui, posa i palmi sulle sue spalle, ancora una volta si stupisce del
calore che quel corpo piegato dal peso della solitudine è
capace di diffondere tutt’attorno, sopraffacendo il gelo
della disperazione che cerca di ghermirlo con le sue dita affilate.
-È sempre un piacere vedervi, giovane conte.- mormora contro
il suo orecchio.
Nel riconoscerlo, lentamente Ciel rilassa i muscoli irrigiditi
dall’improvviso contatto. -Perdona l’intrusione,
becchino.- replica con la consueta calma. -Le rose erano rovinate: ho
pensato di cambiarle-.
Lo sguardo dell’uomo cade per un breve istante sui fiori dai
petali vellutati che, pregni di gocce di rugiada simili a piccole
pietre preziose scintillanti, compongono la nuova ghirlanda. -Avete
fatto bene, adesso è molto meglio.- commenta, assentendo col
capo. -In ogni caso non dovete preoccuparvi: non mi dà alcun
fastidio avervi come ospite, benché inaspettato-. Poi,
allontanandosi di qualche passo, si volge in direzione della propria
casa e propone in tono placido, quasi che non si trovino in un luogo
tanto cupo quale un cimitero: -Che ne pensate di un the con biscotti?-.
Il nobile si incammina al suo fianco, replicando: -Non avrò
molto tempo, però: Sebastian mi verrà a prendere
a breve per fare ritorno alla magione. Oggi Elizabeth verrà
a farci visita per l’ora di pranzo-.
Sebastian,
Elizabeth… Sono molti i vivi che vi sono intorno, mio caro
conte, eppure siete solo quanto me, che mi circondo di defunti.
-Accomodatevi pure.- esordisce Undertaker quando giungono dinanzi la
porta socchiusa. -Il the dev’essere pronto, a
quest’ora-.
Lascia che sia lui il primo ad entrare e si chiude il battente alle
spalle, facendo piombare nuovamente la stanza
nell’oscurità rischiarata appena dal cero ormai
quasi spento, mentre il ragazzino si sistema su una delle bare disposte
orizzontalmente per ovviare alla mancanza di sedie.
Un intenso odore di the alle erbe si diffonde attorno a loro quando il
becchino, fermo accanto ai fornelli, solleva il coperchio della teiera
per controllare il grado di ebollizione; evidentemente soddisfatto
della condizione della bevanda, ne sposta il contenitore dal fornello
per posarlo, insieme ad un paio di tazzine, su un punto sgombro del
tavolo di legno.
-Perdonatemi, ma purtroppo temo di non avere del Jackson Earl Grey da
offrirvi.- commenta in tono di scuse nel versare il the
all’interno delle tazze.
-Non ha importanza-. Ciel muove la mano in un gesto di noncuranza e
accetta la tazzina con l’altra per levarla
all’altezza della bocca. -Questo andrà bene
ugualmente-. Sorseggia la bevanda con fare composto, permettendo al
silenzio di prendere il posto delle parole.
Undertaker gli porge la scatola dei biscotti e, di fronte al suo cenno
di diniego, vi affonda il braccio, traendone fuori un dolce che porta a
far torturare con lentezza dalla bocca, mentre lo sguardo rimane volto
in direzione dell’ospite e ne studia con discrezione i
movimenti sino a scorgere un’imperfezione: una macchia di the
che colora d’un leggero tono di verde una piccola sezione di
pelle del labbro superiore.
Il conte sembra a sua volta averlo notato, posa la tazzina in grembo e
si volge, all’istintiva ricerca della figura di Sebastian,
per ottenere un fazzoletto e ripulirsi.
Sorride, il becchino, nel contemplare l’espressione smarrita
che s’impossessa del volto del nobile per un istante
– prima di ricordare l’assenza del servitore
– quando il maggiordomo non viene trovato, depone la propria
tazza sul ripiano del tavolo e si avvicina, allungando la mano stretta
attorno ad un rettangolo di stoffa candida. Indice e pollice si posano
sotto il mento del ragazzino, sollevandolo, e la macchia viene
delicatamente tamponata con il soffice panno.
-Ecco, conte.- mormora l’uomo, sostenendo con vago
divertimento l’occhiata a metà fra lo stizzito e
il sorpreso che Ciel gli scocca.
Poi, annullando la distanza fra loro, poggia le labbra sulle sue.
Temo d’aver
ceduto al peccato, mio caro conte.
Trae piacere dal fremito che percorre il corpo del ragazzino quando
ottiene l’accesso alla sua bocca e vi introduce la lingua,
permettendole di scivolare a provocare la compagna.
Per un lungo istante ancora osa godere del contatto con la sua
tentazione, prima d’allontanarsi.
Scruta il viso di Ciel, le guance congestionate –
sdegno o imbarazzo? –,
le labbra lievemente dischiuse per emettere brevi respiri spezzati e le
piccole gocce di sudore che gl’imperlano la fronte, e se ne
compiace, sapendo d’essere l’autore di
quell’inconsueto disordine.
-Ho fatto qualcosa che non va?- sogghigna, fingendosi innocente.
Inaspettato, il palmo del giovane Phantomhive è portato
sulla nuca del becchino, ad accostare nuovamente il suo capo a quello
del ragazzino. -Mi resta poco tempo.- sussurra oscenamente questi,
sottintendendo di volersi rendere complice del peccato.
Breve è l’istante
d’incredulità, poi Undertaker porta le mani sui
fianchi del conte e lo attira a sé, desideroso di nutrirsi
del calore che quel corpo esala.
Ciel lo conduce in un nuovo bacio libidinoso, gravido del bisogno
d’annullarsi in lui, di sentire quelle sue dita gelide
strapparlo alle spire roventi del serpente di solitudine che lo
avvolgono e lo soffocano nella loro stretta.
Ed il becchino, da bravo servitore della Regina qual è, si
dimostra ben lieto d’accontentare uno dei suoi più
fidati collaboratori.
Voi ed io siamo soli,
caro conte. Soli insieme
.
Non lo trovate
paradossalmente affascinante?
Ansiti che divengono gemiti.
Gemiti che si fanno grida.
Dita che si intrecciano,
morsi sulla pelle pallida.
Fiato caldo sulla carne
gelida. Saliva fresca sul corpo accaldato e tremante.
-B-becchino…!-.
-Devo forse fermarmi, conte?-.
Sogghigno, smorfia.
-… No-.
E, di nuovo, ricomincia
il circolo vizioso.
Freddo. Caldo. Peccato.
Ho tanto caldo, becchino. Aiutami.
Donami il gelo del
peccato.
Titolo: Una
Macchia di Peccato al Sapore di The
Autore: Saeko
no Danna
Grammatica: 7.5
Attinenza alla
traccia: 10
Lessico e Stile: 8
Caratterizzazione dei
personaggi: 7.5
Originalità: 8
Punteggio totale: 41
/50
E' stato molto difficile dare una valutazione a questa fiction; spero
di averlo fatto nel modo migliore. La grammatica è ben
curata in alcuni punti, nonostante difetti in alcuni, come nel caso del
dà (inteso come verbo) non accentato, o come per la parola
tè che dà il nome alla storia stessa. Inoltre
trovo che la sintassi in alcuni punti sia fin troppo costruita e
ciò causa al lettore confusione. Mi sono invece piaciute
molto alcuni paragoni da te usati e la modalità di
narrazione. Hai rispettato la perfezione la traccia data e credo che
qui non ci sia nulla da aggiungere. Il lessico utilizzato è
buono, nonostante la ripetizione di alcuni termini e lo stile
è abbastanza scorrevole, anche se a volte carico di aggiunte
non necessarie. A volte le frasi, anche se prive di orpelli, risultano
migliori e di maggior impatto. La caratterizzazione dei personaggi
è sempre una questione abbastanza spinosa, specialmente in
questo caso. Il comportamento di Ciel è credibile, con il
suo atteggiamento altezzoso e da bambino che si improvvisa adulto;
Undertaker invece è un po' OOC: non mi ha convinto in
particolare la sfumatura che hai dato -forse in modo inconscio- alla
sua opinione sui morti e sul suo lavoro. Secondo quanto ho potuto
constatare, Undertaker non si sente solo in mezzo a cimiteri e
ciò che è inerente alla morte; anzi, ne
è molto felice, essendo per natura uno shinigami.La trama,
per quanto i momenti siano costruiti bene grazie a flash-back, l'ho
trovata un po' troppo semplicistica.A me, personalmente, è
piaciuta abbastanza, nonostante non apprezzi particolarmente questa
coppia; forse sarà perché è la prima
volta che mi imbatto in un simile pairing. Azzeccata la scelta delle
parole, legate con un filo logico e semantico. Volevo anche
ringraziarti per le note attinenti alla grammatica prima della storia;
mi hanno fatto davvero piacere. Bene, credo di aver concluso.
Complimenti per la one shot e spero presto di leggere altri tuoi
lavori; mi aspetto molto da te, poiché hai le
capacità per migliorare.
Non
ho intenzione di creare
flame commentando tale giudizio, perché chi di dovere - Lei
se Legge Saprà - ha già discusso con me d'ogni
cosa.
Non
è tanto per la
posizione, ad ogni modo, quanto per il metodo con il quale sono stata
giudicata.
Ah,
beh, è andata così.
Una Macchia di Peccato al sapore
di The
di Saeko no
danna
Correttezza grammaticale: 10/10
Stile e lessico: 10/10
Caratterizzazione dei
personaggi: 10/10
Originalità: 9/10
Trattazione del
pairing: 10/10
Apprezzamento personale: 4,5/5
Voto complessivo:
53,5/55
Giudizio: vediamo, come posso iniziare questo commento?
Dunque, innanzitutto posso dire che tu non ti smentisci proprio mai. In
che senso? Ebbene, le tue storie sono sempre così perfette;
talmente sublimi che, leggendole, possono addirittura sembrare momenti
descritti dall'autore dell'opera originale abbandonati poi in un
angolo, forse perché considerati eccessivi. Questo per dirti
che non è difficile immaginare quel che scrivi, le immagini
scorrono davanti agli occhi del lettore, incredibilmente nitide. I
personaggi sono perfettamente IC sotto tutti i punti di vista, dai
dialoghi ai gesti, dalle espressioni ai pensieri. E ciò non
affatto semplice, trattandosi di due personalità complesse
come quelle di Ciel ed Undertaker. Una coppia che ho imparato ad
apprezzare grazie a te e ne sono felice, in quanto trovo si tratti d'un
pairing originale e che offre diversi spunti, strano che io non abbia
pensato subito ad un'eventuale tresca fra di loro. Vuoi per la
differenza di età - ammetto di non essere un'amante dello
shota in generale, sebbene apprezzi la Sebastian/Ciel -, e anche
perché inizialmente vedevo il becchino molto meglio con
Grell, indi non me l'ero mai immaginato assieme al conte. Invece devo
dire che sono proprio affascinanti, intriganti. E' un pairing
complicato da gestire, e ammiro il tuo coraggio - e soprattutto la tua
bravura - nel farlo: sembrano davvero personaggi da te creati!
Veniamo adesso alla fanfiction nel dettaglio: grammaticalmente
è perfetta, non v'è nessun errore. Anche sotto
l'aspetto stilistico non c'è nulla da dire, se non che hai
scritto una storia scorrevole e al tempo stesso particolarmente
elegante. Il lessico è ricco e ripetizioni non ce ne sono se
non nell'ultima parte ma, come hai scritto nelle note, è una
cosa voluta, d'effetto, e da non considerare come tuo sbaglio.
Come ho già detto sopra i personaggi sono perfetti,
soprattutto mi è piaciuta la trattazione del conte
Phantomhive. Ho respirato la sua tristezza, la solitudine che lo
avvolge ma che lui cerca imperterrito di nascondere per mostrarsi forte
e risoluto. Il suo vero stato d'animo lo coglie il becchino coi suoi
occhi attenti quando lo nota immobile davanti alla tomba della zia, e
prontamente gli si avvicina, forse per salvarlo. Per trascinarlo con
sé nel peccato, per non sentirsi ancora una volta
così solo e per dimostrargli che qualcuno capisce come egli
si sente.
Complimenti anche per aver colto ogni sfumatura della
personalità di Undertaker, anch'egli solo e bisognoso di un
po' d'affetto, di calore, e allo stesso tempo di gelo; quel gelo che
caratterizza il peccato inconfessabile che i due consumano assieme.
Quel gelo che aleggia attorno ad esso e lo rende un segreto di cui
nessuno deve venire a conoscenza, qualcosa d'inestimabile e
indispensabile per entrambi.
E' anche per tal caratteristica che ho deciso di darti un voto alto in
originalità, perché hai trattato il rapporto
scavando nel profondo delle loro anime, senza fermarti all'apparenza e
regalandoci un ritratto innovativo e gradevolissimo dei due
protagonisti. E poi, non si può certo dire che la coppia che
hai scelto sia scontata!
Insomma, in definitiva un'ottima one-shot. Scrivi ancora su questi due,
scrivi ancora tanto. Bravissima.
Io
mi sto commuovendo.
Sul
serio, io mi sto commuovendo.
Vuoi
che ci eri davvero affezionata - tanto che i Banners sono meravigliosi:
stai diventando bravissima in grafica, davvero *O* -, vuoi che ci hai
messo l'anima per fare tutto, io mi sto commuovendo.
Hai
scritto un giudizio... commovente.
Non
saprei in che altro modo definirlo: completo in ogni sua parte, ho
capito che hai compreso quanto volevo trasmettere.
E...
grazie. <3
Steste,
non ti smentisci mai. xD Ma un giorno ti batterò - prima o
poi! *O* Per ora, bravissima. <3
Rota...
com'è possibile? Che abbiano scambiato le nostre posizioni?
°° Vedrò di farmi beccare su Msn, a
proposito, sicché potrò salutarti decentemente.
ç.ç
E
complimenti anche a tutte le altre - Brì, non mi spingere
sul podio, ché c'è posto per tutt'e due - :
pubblicherò appena possibile. <3
Grazie,
davvero. E' uno dei Contest al quale tenevo di più -
perché quella è una delle FanFiction alle quali
tengo di più.
Se
scriverò ancora su di loro? E me lo devi chiedere?
xD
Io tormenterò,
yessir. In particolar modo dopo quest'ottimo risultato.
Grazie ancora, signora Giudice,
per tutto quel che hai fatto; grazie alle partecipanti, per aver
scritto insieme a me delle storie per questo Contest.
Vorrei approfittare di queste
poche righe per mettere in chiaro che la solitudine è stata
integrata ai due personaggi utilizzati – Undertaker e Ciel
– che, pur essendo molto diversi, sono accomunati a mio
parere da questa triste condizione, e inoltre è stata vista
come caldo e freddo, ossia due diversi tipi di solitudine: la
solitudine dovuta alla mancanza di persone che possano comprenderti
– il freddo, Undertaker – e la solitudine dovuta
alla perdita dei cari – il caldo, Ciel. E loro sembrano quasi
volerle mescolare tra di esse, per ottenere forse un surrogato della
compagnia.
Trovo d’aver mantenuto i caratteri dei personaggi, nonostante
il contesto Yaoi.
Per Ciel, non ho quasi alcun dubbio: serio, composto, gelido, ma in
fondo triste, è questa l’essenza del giovane
capostipite – e che poi abbia accettato l’invito
implicito del becchino, credo sia adeguatamente spiegato nella
FanFiction: ossia anche lui, per una volta, desidera non sentirsi
più così solo.
Anche nella scena in cui d’improvviso accetta il the di
Undertaker mi è sembrato IC, come se quella fosse stata una
sorta di difesa contro il dolore per la perdita dell’ultima
sua parente – alla quale, in fondo, era affezionato.
E, in un manga del genere della commedia qual è
Kuroshitsuji, Ciel possiede anche una buona dose di presunzione e un
po’ d’arroganza. Difatti devo ammettere che amo
descrivere i suoi momenti di sdegno. Ma adesso è meglio
fermarmi, non vorrei mai annoiare con sproloqui non attinenti alla
FanFiction.
Vorrei inoltre aggiungere che, nella parte iniziale ed in quella finale
– l’amplesso – le parole caldo, freddo e peccato sono
ripetute volutamente, per dare l’idea del "circolo vizioso"
citato nell’ultima parte.
Che cosa manca, ora?
Oh, sì: signorina Toboso, grazie per aver
creato questi splendidi personaggi. Davvero, grazie.
E grazie a voi, per essere giunti fin qui.
Chu.
Saeko no Danna, il Giullare