Niente
di nuovo sul fronte u.u anzi si, ma lo dirò solo alla fine
di Itoshii xD
La mia prima fic completamente non angst xD cosa che ha scioccato un
pò di gente a quanto pare xD
Insomma, leggete e recensite, che fa sempre piacere xD
Prima di tutto, lo so che non si conoscevano tutti da piccini, ma
lasciatemela come... licenza poetica xD
I Gazette non mi appartengono e
questa storia non vuole riportare fatti realmente accaduti u.u
Dedicata a papo che non ce la fa xD
-cit- e a Lilli, perchè è mia moglie u.u
----------------------------------------------------------
“Ma… ma… ma… Yuuchan,
portami con te!”
“No!”
“Ma
perché?”
“Perché
ti ho detto di no Taka!”
“Ma
perché no?”
“Quando
dico no è no!”
“Uffa…
sei cattivo però!”
“Ah
si?”
“Si!”
“Bene,
allora non ti porterò con me come avevo deciso di
fare…”
“ma…
non è giusto!”
“Tanto
è inutile che ti lamenti, con me non ci vieni”
“e
perché Ryo si?”
“Perché
lui è più grande di te, e queste sono cose da
grandi”
“Ma
ha solo un anno più di me!”
“Ma
è più grande di te, e poi
c’è Yutaka a farti compagnia”
“Ma
Yutaka è noioso…”
“Non
è noioso”
“Si
invece!”
“Invece
ti dico di no, punto, e ora non farci perdere tempo che altrimenti
fini-… no, no Tacchan non metterti a piangere… ti
prego…”
Troppo
tardi, gli occhi del bambino erano già spalancati e acquosi,
e il vistoso tremolio del labbro inferiore unito alle manine che
già erano arrivate alle guance paffute faceva presagire il
peggio.
Quello
che venne nei minuti a seguire era una sinfonia di singhiozzi e frasi
sconnesse, lacrime e grida, ad un volume talmente alto da sfondare i
timpani anche al più accanito ascoltatore di metal.
Con
le mani a coprirsi le orecchie e gli occhi semichiusi, Yuu si
avvicinò al piccolo, che si strofinava le guance e gli occhi
fino ad arrossarli, e cercò di calmarlo chiamando il suo
nome.
“Tacchan…
Taka… dai… non piangere…
Taka… ti compro la cioccolata, va bene? No? Cosa vuoi
allora..? Le caramelle? Lo zucchero filato? Qualsiasi cosa, ma ti prego
smettila di piangere… su… fallo per Yuu, si? No?
Taka, per favore…”
Ma
più lo chiamava più il pianto del piccolo si
faceva forte e disperato, e Yuu cominciava a vedere la sua occasione
sfumare sempre più rapidamente.
Ad
aggravare la situazione, poi, c’erano gli sbuffi impazienti
di Ryo.
“Yuu,
lascialo lì e andiamo…”
“Non
posso lasciarlo qui!”
“Ci
penserà Yutaka a calmarlo, eddai…”
“Ma
ti senti quando parli?”
“Senti,
io ci vado, tu fa’ quello che v-…”
“NON
PROVARE AD ANDARTENE, SAI?”
“Scherzavo,
resto qui a sentire le lagne del nano, contento? Dai Takanori, smettila
di piangere…”
Sbuffò
ancora, avvicinandosi al bambino che piangeva senza nemmeno prendere
fiato, e tentò di accarezzarlo sulla testa, guadagnandosi
uno scoppio di singhiozzi ancora più violento.
“E
che cavolo! Io con questo non voglio averci a che fare!”
“E
allora vattene! No, non a te Tacchan, lo sai che Yuu ti vuole
bene… te ne vuole tanto, tanto, tanto…”
“S-si…?”
Yuu
sorrise, soddisfatto per essere riuscito a zittire la sirena dei
pompieri versione poppante.
“Certo
che te ne voglio!”
“E…
e… allora m-mi porti con te…?”
“Tacchan,
ti ho già detto che non puoi, sono cose da grandi”
“Ma…
ma… anche io voglio vedere la sorella… di Kouyou
c-che… che… si fa la doccia…”
“La
prossima volta, va bene, eh?”
Sorrise
incoraggiante, mentre il tempo continuava a galoppare veloce, ma
sembrò non sortire alcun effetto, perché gli
occhioni color cioccolata del bimbo si riempirono ancora una volta di
lacrime, che non tardarono a rotolare giù per le guance
già arrossate.
“E
che ca-…”
“SHIROYAMA
YUU!”
“Volevo
dire cavolo Yutaka, ca-vo-lo, ok?”
Il
bambino che rispondeva al nome di Yutaka se ne stava seduto a mangiare
sotto un albero e osservava la scena scuotendo la testa contrariato,
mentre il pianto di Takanori riprendeva più disperato di
prima e Ryo rubacchiava dalla sua scatola di bento.
“Di
questo passo gli verrà mal di testa, e dopo saranno problemi
tuoi… portalo con te, che ti costa?”
“Ma
Yutaka, è piccolo!”
“Ma
quanto sei antipatico Yuu…”
“Mai
quanto te, mister dentone”
“Piantala”
“gnegne!”
Yutaka
sbuffò, poi tornò a concentrarsi sulla difesa del
suo pranzo dagli attacchi del bambino seduto accanto a lui. Dopo una
lotta durata qualche minuto, con il sottofondo degli strilli di
Takanori, optarono per una tregua e si divisero il bento, godendosi la
meravigliosa scena che si presentava ai loro occhi.
Qualche
minuto dopo, da alcuni cespugli, spuntò una testolina dai
lunghi capelli scuri, mentre un paio di occhioni castani scrutavano
attentamente il bel teatrino allestito in giardino.
“Ehi,
Kouyou… psss… siamo qui!”
Ryo
agitò il braccio, attirando così
l’attenzione del suo migliore amico che prese posto accanto a
lui.
“Che
succede?”
Chiese,
indicando il laghetto nel quale Takanori rischiava di cadere, a furia
di dondolarsi.
“Takanori
rompe”
“Ci
ero arrivato, Ryo”
“Ma
dai?”
“fff….
Yutaka?”
“Takachan
voleva venire con voi, Yuu sta cercando di farlo smettere”
“Ah
ma tanto è inutile, Fumiko ha finito da un pezzo”
“CHE
COSA!?”
“Non
alzare la voce Ryo… ah, il biglietto non è
rim… rimb… rimo… non ti rendo i
soldi”
Yutaka
riuscì a fermare i due prima che cominciassero ad
azzuffarsi, piazzandosi tra di loro e costringendoli a guardare Yuu,
che tentava in tutti i modi di far calmare il più piccolo.
“E
dai… Takanori, ti regalo le… la…
il… il camion dei pompieri, si!”
“N-no…
la… la mamma dice… c-che… non si
po… ssono ave… re…”
“Dimmi
tu quello che vuoi…”
“Voglio
veni… re con… te…”
“No”
“ma
p-perché…?”
“Perché
no, Taka…”
Il
pianto di Takanori si fece più forte e disperato, non
accennava a calmarsi, e schiaffeggiava la mano di Yuu ogni qualvolta
quello la allungava per asciugargli il viso.
“Dai…
piccolo…”
“NO,
IO TI ODIO!” e marcò la frase afferrando una
manciata di sassolini e lanciandoli sul viso del bambino davanti a lui,
poi un’altra e un’altra ancora, sfogando la sua
rabbia in questo modo.
Quando
si fu calmato si accorse che Yuu non diceva nulla, tirò su
col naso e provò a chiamarlo.
“Y-Yuuchan…?”
Ma
l’altro lo guardava senza dire nulla, con
un’espressione incredula, delusa e triste, il braccio ancora
a mezz’aria per difendersi dalle pietruzze.
“Yuuchan?”
“…davvero
mi odi, Taka?”
Il
più piccolo lo guardò con gli occhi sgranati.
“ah…
ma… io… io…”
“Tu
COSA?”
Alla
risposta brusca il piccolo si spaventò, abbassò
la testa dispiaciuto e si grattò una guancia umida di
lacrime.
“Yuuchan…”
“Che
c’è?”
Il
bambino sporse le braccia verso il più grande per farsi
abbracciare, ma quello non mosse un muscolo.
“Ma…
ma… Yuu…”
“Tu
mi odi”
“non
è vero…”
“Si
che lo è, lo hai detto cinque secondi fa!”
Yuu
si voltò, dando così le spalle a Takanori, e
avviandosi verso i tre amici seduti sotto l’albero a mangiare.
“Do-dove
vai…?”
“Non
sono fatti tuoi”
“Yuuchan…
ma… avevi detto che… che mi vuoi
bene…”
“Tu
però mi odi”
“ma…
non è…”
“Vattene
Takanori, non capisci mai niente.”
Takanori,
che si era alzato e aveva cominciato a seguire l’altro, si
fermò di colpo, minacciando di scoppiare ancora in lacrime.
Aveva
fatto arrabbiare Yuu, la persona a cui voleva più bene in
assoluto, prima di lui c’era solo la mamma di Yutaka quando
preparava i biscotti, ma solo in quell’occasione,
perché altrimenti il suo preferito sarebbe stato sempre
lui… in quale universo strano avrebbe potuto odiarlo?
Si
strofinò gli occhi, imponendosi di non piangere, poi
mormorò un “va bene…” e corse
via, a casa sua, dall’altra parte della strada, lasciando il
più grande appena girato verso di lui, sorpreso per il suo
gesto.
Il
pomeriggio passò in fretta, e quando ormai il cielo era
diventato di uno splendido arancione acceso i bambini cominciarono a
rincasare, rinnovandosi l’appuntamento per il giorno dopo.
Takanori
era rimasto ad osservare tutto dalla sua finestra, e uscì di
casa solo quando fu sicuro che Yuu fosse solo.
Attraversò
cauto la strada e si nascose dietro un cespuglio, individuando subito
il suo amico che sonnecchiava beato sotto un albero, quindi gli si
avvicinò cercando di non farsi sentire.
Quando
qualcosa gli si parò davanti, facendogli ombra, Yuu
aprì gli occhi, ritrovandosi Takanori in piedi davanti a lui.
“Cosa
vuoi?”
Il
bambino, con la testa abbassata per l’imbarazzo e la paura di
venire sgridato ancora dal più grande, gli porse il dolce
confezionato che teneva nascosto dietro la schiena.
“Ma…
che cosa?”
“Yuu…
io… s-scusa…” cominciò,
tirando su col naso mentre caldi lacrimoni gli rigavano le guance
“vo-volevo… volevo… solo stare c-con
te… scusami per… averti fatto a…
arrabbiare… per favore… io… non ti
odio… ti… ti voglio bene…”
“Takachan…
vieni qui su…” Yuu allargò le braccia e
il piccolo, senza indugiare oltre, si precipitò tra quelle
per abbracciarlo e farsi stringere, continuando a mormorare scuse ma
rassicurato dalle carezze che l’altro gli lasciava sulle
guance e tra i capelli.
“Non
piangere più per colpa mia, me lo prometti?”
“No…
non piangerò, promesso, tu però… non
te ne andare Yuuchan…”
“No,
non me ne vado…”
“Giuralo!”
“Te
lo giuro Takkun”
Takanori
sorrise, rassicurato dalle parole del suo migliore amico.
“Ti
voglio bene…”
“Watashi
mo…”
***
“Yuu?”
Niente, nessuna
risposta.
Prova in cucina, ma ci
trova solo Kai intento a preparare la cena.
“Yuu?”
Prova in soggiorno, ma
c’è solo Reita che gioca ai videogiochi e impreca
come un pecoraio contro la consolle.
“Yuu?”
“Shhhh!”
Bingo.
“Yuu che
stai fac-…”
“SHHH, sta'
zitto nano!”
Ora, c’era
da domandarsi per quale oscuro motivo il suo migliore amico stesse
appostato in giardino, proprio sotto la finestra del bagno?
“Yuu, che
cazzo fai?” bisbiglia, spintonando il più anziano.
“Ahia…
non capisci?”
“Veramente
no!”
“…sei
troppo piccolo per certe cose, Takkun”
“Fanculo,
questo me lo dicevi vent’anni fa, vecchio
rincoglionito”
“Evidentemente
non sei cresciuto da allora, come altezza ci
siamo…”
“Stronzo!”
“Ne vado
fiero”
“Fanculo!”
“Dopo di
t-… abbassati e sta' zitto!”
Ridacchiando sotto i
baffi come una volpe, Yuu tiene la testa di Takanori abbassata al
livello della sua, mentre la finestra sopra di loro si spalanca.
“Che
strano… eppure mi era sembrato… bah”
Il più
piccolo riconosce la voce profonda di Uruha, e la sua espressione
indignata e sorpresa provoca uno scoppio di risa malamente soffocate
nell’altro.
“Tu certe
abitudini squallide non le perdi proprio mai!”
“Ehi,
è il MIO Kou, quindi non c’è nulla di
male!”
“Ma appunto,
puoi vederlo dove, come e quando vuoi con uno schiocco di dita,
perché ti metti a spiarlo dalla finestra?”
“Perché
è più eccitante…”
“Non hai
più dieci anni”
“Certe cose
non devi essere bambino per farle…”
Yuu sorride, togliendo
la mano dalla testa di Takanori e aggrappandosi alla finestra, spiando
con mugolii di approvazione il momento in cui Uruha si priva dei
vestiti, per infilarsi sotto il getto caldo dell’acqua.
Dopo quello, come
minimo avrebbe dovuto aspettare almeno mezz’ora, prima di
vederlo uscire.
Takanori invece resta
a guardare l’erba, pensando.
“Certe
cose non devi essere bambino per farle”
Pensa che il suo amico
ha ragione, e pensa che c’è una cosa che non fa
più perché si sente troppo grande e troppo maturo.
Così,
quando Yuu si siede con la schiena appoggiata al muro, lo circonda con
le braccia e lo stringe forte, appoggiando la testa sul suo torace.
[“Ti
voglio bene…”
“Watashi mo…”]
|