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Riassunto:
Canada era un ragazzo buono e gentile, non disturbava mai nessuno né con
interventi a sproposito durante le riunioni né in qualsiasi altro modo. Odiava i
ritardi e anche creare confusione, restava quasi sempre in silenzio ed era un
buon ascoltato ma forse, questo suo essere riservato, lo rendeva invisibile agli
occhi di tutte le altre nazioni, fin troppo occupate nel tentativo di sedare i
continui battibecchi di Inghilterra, Francia e America e, anche, nell’ascoltare
e vedere le stupidate che era in grado di fare Veneziano, quando non era
controllato a vista da Germania e dal fratello.
Canada era un ragazzo buono e gentile, non disturbava mai nessuno
né con interventi a sproposito durante le riunioni né in qualsiasi altro modo.
Odiava i ritardi e anche creare confusione, restava quasi sempre in silenzio ed
era un buon ascoltato ma forse, questo suo essere riservato, lo rendeva
invisibile agli occhi di tutte le altre nazioni, fin troppo occupate nel
tentativo di sedare i continui battibecchi di Inghilterra, Francia e America e,
anche, nell’ascoltare e vedere le stupidate che era in grado di fare Veneziano,
quando non era controllato a vista da Germania e dal fratello.
Per questo nessuno notava mai Matthew e, se qualcuno riusciva a
vederlo... beh, veniva confuso per Alfred proprio come accadeva quando si
incontrava con Cuba - con qualche livido e un occhio nero come conseguenza - e,
anche se ormai era abituato - era la sua vita sin da quando era venuto al mondo
-, faceva sempre male risultare invisibile non solo agli occhi di tutte le
Nazioni, ma anche a quelli dei comuni abitanti del mondo - non era la prima
volta che sentiva di bambini che, addirittura, faticavano a trovarlo nella
cartina... ma, ancora una volta, avrebbe ripetuto a sé stesso che quella era la
sua vita.
Si accucciò quindi sugli scalini del palazzo che ospitava il
meeting mondiale e, sospirando, cercò di trovare un modo per risolvere quella
sua patetica situazione, ignorando al tempo stesso uno strano rumore che
sembrava venire verso di lui, facendosi sempre più vicino.
Come poteva cambiare la sua vita? Era una persona sfortunatamente
realista, sapeva che era impossibile un mutamento radicale della sua esistenza
ma gli bastava veramente poco. Qualcuno che lo apprezzasse per quel che era, che
si preoccupasse di lui e che non lo confondesse per suo fratello. riempiendolo
di botte. Non chiedeva tanto ma sembrava così assurdo che esistesse una persona
simile - intanto il rumore si faceva ancor più vicino e, d’un tratto mentre
Canada si convinceva ancora una volta che la sua vita sarebbe rimasta pietosa
come sempre, quello strano suono parve tacere di botto.
" Tutto bene?", insieme al cessare di quel rumore arrivò una
vocina, dolce e bassa, che lo fece sussultare.
Alzò di scatto il capo, scontrandosi quasi contro l'abbondante seno
di Ucraina che, vedendolo lì, solo e abbattuto, si era fermata ad assicurarsi
che tutto andasse bene. Lo osservò, decisamente preoccupata, arrossire e
ricadere quasi all'indietro negli scalini e si avvicinò ulteriormente.
" Canada? Stai bene? Sei... tutto rosso..." mormorò, allungando la
chiara mano per posarla, con fare materno, sulla fronte del giovane che, se
possibile, assunse un’accesa colorazione scarlatta.
Non solo Ucraina l'aveva visto e riconosciuto - l'aveva chiamato
per nome! Ne era certo, l’aveva chiamato Canada! - ma aveva davanti anche il
prosperoso seno della giovane donna sul quale si era quasi scontrato: ed era
decisamente un bel vedere per qualsiasi ragazzo.
" Vuoi che chiami qualcuno? Sei accaldato... forse hai la
febbre..."
Inoltre, gentile e premurosa come poche, si stava interessando alla
sua salute. Nessuno prima d'ora - oltre Francia che era stato il suo tutore per
qualche tempo - si era mai comportato in quel modo e... si ritrovò a sorridere
felice.
Forse... forse quella era la svolta che cercava la sua vita.
Ucraina gli chiedeva se stava bene, si interessava a lui e lo riconosceva. Era
troppo bello per essere vero e la stessa donna era così bella e dolce ai suoi
occhi da poter essere quasi irreale. Ma Matthew voleva crederci, voleva credere
che era lì per lui.
Quindi, la risposta era semplice.
" Non sono mai stato meglio in vita mia. Grazie."
Anche l'espressione preoccupata della giovane donna si distese in
un sorriso ma, ancora poco convinta a riguardo della salute dell'altra nazione,
si sedette accanto a lui.
" Ti dispiace se... resto a farti compagnia?"
Matthew scosse subito la testa.
" No. Mi... farebbe piacere."
Sì, gli avrebbe fatto tanto piacere... soprattutto se quella dolce
compagnia sarebbe durata anche negli anni e nei secoli a venire, donandogli
finalmente una vita migliore.