queen
QUEEN
OF THE NIGHT
Era
stata una giornata estiva come quella di un anno prima:
Costituita
da una mattina e un pomeriggio torridi, con il sole a picco che
bruciava il terreno sabbioso intorno alle rovine e rendeva qualsiasi
masso, colonna o oggetto, incandescente come un tizzone ardente.
Ovunque guardasse, l'orizzonte appariva sfocato e traballante, tipico
effetto di quella calura infernale, e persino le cicale avevano
rinunciato al loro concerto quotidiano.
Un'atmosfera
di assopimento completo della natura e della Deava , che nemmeno gli
Angeli delle Tenebre avevano turbato. Chissà se l'afa aveva
demoralizzato pure loro...
Doveva
essere per forza così, dato che la sirena non suonava ormai
da
quattro giorni.
E
di questo ormai se ne erano convinti tutti: difatti, se l'ambiente
circostante appariva di una calma cristallina, quello interno
all'edificio era di vero e proprio coma generale.
Non
passava per la testa a nessuno di metter piede fuori fino a sera, e
la sola idea di allenarsi, o di doversi alzare di colpo per partire a
un contrattacco terrorizzava tutti, e ovviamente, in particolare, gli
elements di prima categoria.
Le
enormi finestre del salone e della mensa,così come la
maggiore parte
delle altre, erano spalancate, e da fuori proveniva un lieve
venticello apprezzabile solo da quelle stanze.
I
tavoli erano occupati da coppie e gruppi, che conversavano
tranquillamente sorseggiando bibite ghiacciate, le compagne
più
fidate di chi intendeva uscire dai dormitori climatizzati, senza
morire per disidratazione.
Chi
non era in compagnia, si limitava ad assaporare il piacere del
proprio drink in silenzio; oppure c'era chi ascoltava i suoni intorno
a sè con gli occhi chiusi e la testa reclinata all'indietro,
in
evidente stato di assopimento.
Era
strano vedere la mensa così tranquilla. Anche se lui non
mangiava
insieme ai suoi compagni, le urla delle liti tra sua sorella e Apollo
arrivavano fino alla propria camera, e non aveva bisogno di vedere la
scena per immaginare il pandemonio creato da quei due.
A
volte alla rissa si univano anche gli altri, e così il tutto
degenerava in un'enorme scazzottata da saloon.
Ecco
perchè si teneva alla larga il più possibile da
quel posto.
Tuttavia
non gli dispiaceva ogni tanto sedersi da solo o insieme ai compagni
per prendere un caffè o qualcosa da bere.
Quel
giorno era sceso proprio perchè gli sembrava di avere un
deserto in
gola. Al bancone c'era fila, e questo rese il suo disagio ancora
più
fastidioso.
Deglutì,
aprendo di qualche centimetro la cerniera della giacca.
Per
un istante desiderò mandare a quel paese tutte le regole di
comportamento e strapparsi i vestiti di dosso.
E
in quel momento la vide.
Di
colpo smise di muoversi freneticamente su se stesso, smaniando per il
caldo, e si chiese se per caso la ragazza avesse assistito a quel
piccolo sclero personale.
Da
quanto constatò nei secondi a passare, non aveva nemmeno
notato la
sua presenza nella sala.
Passò
da uno stato di sollievo, ad un illogico fastidio.
-Cosa
prendi?-
L'inserviente
gli ricordò che la fila si era dileguata in fretta e che
finalmente
era il suo turno.
-Ah...io...-
Guardò
di nuovo indietro, e poi si rivolse alla donna indicandole il tavolo
vicino alla finestra.
-Lo
stesso che ha ordinato quella ragazza. -
Lei
sorrise. Non sadicamente , ma in quel modo sornione di chi ha capito
tutto.
-Arriva
subito.- gli fece cenno di aspettare il drink seduto.
Le
voltò le spalle immediatamente, per non lasciar trapelare
l'imbarazzo , e si avvicinò alla postazione cercando di
ridarsi un
contegno.
La
ragazza non alzò lo sguardo nemmeno quando le si sedette
davanti.
Aveva gli occhi fissi sulle pagine di un libro, il quale doveva
averla presa davvero tanto per rapirla dalla realtà in quel
modo.
Nel
momento in cui lui decise di parlarle, vide la mano affusolata
alzarsi e prendere il bicchiere a sinistra. Quando se lo
portò alla
bocca e inevitabilmente sollevò la testa, finalmente lo vide.
Si
aspettò la tipica gag dello sputo a getto per la sorpresa,
ma
l'unica cosa che uscì dalle labbra fu appena un soffio di
stupore.
-Buongiorno.-
la anticipò sorridendo, in quel modo che a volte lui stesso
pensava
essere un pò troppo formale per rivolgersi a una persona
diventata
ormai così intima.
In
fondo, si conoscevano dall'inizio della guerra.
Dal
giorno dell'esame di selezione.
***
Erano
all'ultima prova, che consisteva nel sottrarre almeno due codici agli
altri concorrenti. I codici non erano altro che cartellini numerati,
assegnati all'inizio della selezione a ognuno dei candidati.
Bisognava sfidarsi a vicenda per appropriarsi del codice dell'altro.
La
persona il cui codice era sottratto, veniva eliminata dalla
selezione.
Chi
riusciva a ottenere due codici, veniva ammesso alla Deava.
Silvia
doveva ancora ottenere l'ultimo codice, e così la stava
aiutando
nella ricerca di un possibile sfidante.
Pensò
di aver risolto il problema, vedendo un ragazzo in piedi, di spalle.
Tuttavia,
Silvia non potè fare nulla, perchè si accorsero
che stava già
combattendo contro qualcuno.
-Come
non detto...andiamo via fratello...- disse scocciata. Sirius
però
non si mosse. Rimase a fissare con un'espressione ammaliata il
combattimento davanti a sè.
-Fratello?-
lo chiamò tornando indietro. -Ma che stai facendo?-
-Guarda.-
le disse senza distogliere lo sguardo.
-Cosa?-
-Quella
ragazza...- Silvia notò allora che l'avversaria del
concorrente era
una mora dai capelli corti mascolini, alta e atletica.
-Non
ci vedo niente di speciale...- commentò sprezzante. Suo
fratello non
aveva mai guardato con tanta insistenza un'altra donna, tantomeno con
quello sguardo da ebete. Ciò le provocò un
attacco di gelosia più
forte del solito.
-...sembra
un demonio con quei capelli.-
-Ha
una tecnica di combattimento perfetta.- continuò elogiando i
movimenti e le mosse che l'interessata compieva, ignorando la frase
della sorella.
La
mora bloccò all'avversario il braccio dietro la schiena e lo
costrinse a pancia in giù, mentre con una scarpa gli
sbattè la
faccia sul terreno. Tipica tecnica di immobilizzazione.
Poi
gli frugò sotto la maglietta e tirò fuori il
codice. Solo allora
lasciò libero l'avversario, il quale si
allontanò, zoppicando, il
più velocemente possibile lanciandole insulti di ogni genere.
Silvia
sorrise soddisfatta, ovviamente non per la vittoria di quell'odiosa a
pochi metri da lei, quanto per il fatto che ora lo spettacolo era
terminato.
-bene,
è finita...andiam...- ma per l'ennesima volta, suo fratello
la
stupì. Uscì allo scoperto, e si
avvicinò alla ragazza.
-Senti,
scusa...- richiamò la sua attenzione cercando di sembrare
più
tranquillo possibile, per evitare malintesi.
-Sì?-
gli rispose quella, infilandosi il codice in tasca. Aveva una voce
gentile e amichevole, e due occhi verde smeraldo che lo colpirono per
la profondità.
-Ah...non
voglio combattere contro di te...- chiarì, facendole
allargare il
sorriso.
-Questo
è evidente principe De Alisia.- e parve allargarsi ancora di
più
davanti all'espressione di stupore che assunse il biondo. -Oh
andiamo. Non fare quella faccia. Ho sentito parlare di te, ecco
tutto.-
-Ah.
E come facevi a sapere che non ti avrei sfidata?-
-Allora
avresti dovuto farlo a sorpresa, in modo da avere qualche vantaggio.
Oppure non ti saresti avvicinato in un modo così.-
-Così
come?- lei ridacchiò.
-Bè...
sulla difensiva.-
Sirius
annuì con ammirazione.
-Cosa
volevi chiedermi?-
E
lì, il biondo si accorse di non sapere affatto cosa dirle.
Perchè
l'aveva fermata?
Ne
era rimasto talmente colpito da agire d'impulso senza nemmeno pensare
alle conseguenze.
Tuttavia
,non era consuetudine del principe dimostrare di aver commesso simili
errori, e perciò si affrettò a risponderle.
-Qual'è
il tuo nome?-
Questo
per Silvia fu il colmo.
Puntò
il bracciale verso i due, che vennero allontanati prepotentemente da
un getto d'aria.
-Ma
che diavolo...-
-Silvia!!!!-
Sirius
guardò con stupore e rabbia la sorella, la quale, lasciata
la
postazione di prima, si stava avvicinando con intenzioni chiaramente
non troppo amichevoli.
-Lei
dev'essere...la principessa DeAlisia...- constatò mentre la
biondina
le si piazzava davanti con occhi ostili. -Scusa, ce l'hai con me?-
-certo
che sì!!- le puntò il pugno contro. -combattiamo!-
-Silvia!!
ma che stai dicendo?- sbottò il fratello infastidito per
quell'interruzione.
-Mi
manca giusto l'ultimo codice e dato che ho un'avversaria a portata di
mano...-
-Ma
non dire assurdità!-
-oh
è questo il problema?- sempre senza mostrare alcun
turbamento
s'infilò la mano in tasca e quando la tirò fuori,
i due fratelli
sgranarono gli occhi alla vista del pugno stracolmo di codici.
-Tieni.
prendine pure uno.-
Silvia
dopo un attimo di stupore , le allontanò la mano con un
gesto secco.
-Silvia!!!-
-Non
mi servono. L'ultimo codice lo conquisterò battendomi
regolarmente.-
L'altra
sembrò soddisfatta della risposta.
-ben
detto.-
-SI
PUO' SAPERE PERCHE' CONTINUI A DARMI RAGIONE? AVANTI, COMBATTIAMO!-
Sirius
stavolta non ebbe bisogno di intervenire. Alle spalle della mora
arrivò un ragazzo dai capelli argentei, che
sollevò un sopracciglio
davanti alla scena.
Chissà
perchè, invece di guardare male Silvia, fulminò
Sirius con lo
sguardo.
-Che
succede, problemi?- domandò alla mora, la quale scosse la
testa.
-no,
non preoccuparti, Glen. Anche loro saranno elements alla Deava.- poi
si rivolse a Sirius. -Allora...ci vediamo lì, principe
DeAlisia?-
-Sirius.-
Lei
sorrise e si girò per seguire l'amico che si era
già incamminato.
-Ah
già dimenticavo...- il vento le scompigliò i
capelli, quando lo
guardò di nuovo negli occhi. Doveva essere lo Scirocco.
-Il
mio nome...è Reika.-
***
-Sirius...-
la ragazza riappoggiò con calma il bicchiere, guardandolo
con un
mezzo sorriso interrogatorio. -...da quanto sei lì?-
Il
biondo si destò da quel lungo flashback, e
incrociò le braccia sul
tavolo.
-Qualche
minuto. Scusa se mi sono seduto senza chiederti nulla.-
-Figurati.
Sono felice di vederti. E' strano che tu ti intrattenga qui dentro.-
c'era un pizzico di tristezza e risentimento in quelle parole. E non
gli sfuggì.
Ci
era abituato.
Silvia
tentava sempre di convincerlo , anche se mai con domande dirette, a
mangiare insieme ai propri compagni.
-Lo
so. Ma oggi c'è un'atmosfera che non mi dispiace.- diede
un'occhiata
veloce alla sala. In quegli ultimi minuti non era mutato nulla.
L'inserviente gli fece cenno che la sua bibita sarebbe arrivata a
breve. -avevo intenzione di bere qualcosa e poi tornare in camera. Ma
credo resterò un pò di più....-
finì la frase leggermente in
falsetto.
-Ho
capito l'antifona.- chiuse il libro ridacchiando, infilandovi un
segnalibro colorato in mezzo.
Era
un volume piuttosto corposo e dal titolo sembrava un trattato di una
certa consistenza.
-"La
tradizione alchimistica nei secoli"...- ripetè a voce alta .
-...complimenti, Reika. Sei l'unica che a quanto pare ha il buon
senso di usare queste ore in qualcosa di utile per la mente.- la
elogiò sfogliando con interesse le pagine del manuale.
-Bè...grazie.-
-E
per di più con argomenti di un certo livello...-
posò l'oggetto sul
lato del tavolo. -...non è che ti ho disturbata?-
Lei
scosse la testa.
-E'
un miracolo trovare qualcuno con cui parlare. L'unico movimento che
vedo fare con la bocca è quello di aprirla per bere.- disse
riferendosi ai compagni chiusi nelle rispettive camere, con i
ventilatori puntati addosso al massimo della potenza.
Sirius
in quel momento avvertì il bisogno di bere che aveva
momentaneamente
dimenticato.
-Anche
se... li capisco.- finì lei prendendo il bicchiere. Era
gelato, e il
contatto con l'aria calda creava piccole goccioline sul vetro che le
bagnarono la mano. Guardò il volto del biondo mentre la
bibita le
scivolava giù per la gola.
La
sua carnagione era in genere di un bianco pallido, elemento che
contribuiva insieme ai tipici lineamenti dei DeAlisia, a farlo
sembrare ancora più glaciale e severo.
Quel
giorno,invece, la pelle aveva preso più colore e questo
dimostrava
quanto si sentisse accaldato. La solita giacca, seppur di materiale
leggero, era un'altra fonte di fastidio: non lo aveva mai visto con
la cerniera mezza aperta, a mostrare il petto.
I
capelli erano raccolti in una coda più alta e stretta, ma i
ciuffi
che ricadevano sulla fronte sembravano quasi mossi per i continui
riavviamenti a cui erano sottoposti. Anche lei ripeteva quel gesto
almeno ogni due minuti, spostandosi la frangia per arieggiare la
fronte.
Le
sfuggì un risolino.
-Che
c'è?- domando lui, divertito.
-Nulla...è
solo che...- riflettè su come dirglielo e se dirglielo. Ai
suoi
occhi, quella versione un pò trasandata di Sirius era
divertente,
per non dire affascinante.
Sembrava...come
dire...più alla mano.
Ma
se gliel'avesse fatto notare, come avrebbe reagito? Non voleva
assolutamente metterlo in imbarazzo (anche se la sua parte sadica
fremeva al pensiero di vederlo così) e tantomeno trasformare
un
clima di amichevole complicità in uno di quegli odiosi
silenzi dove
la tensione si può tagliare con un coltello.
-...sembri
davvero in fase di disidratazione...-
Il
ragazzo sembrò stare allo scherzo, e questo la
rincuorò.
-Ancora
un pò e di me non resterà nulla....- si
girò di nuovo a guardare
il bancone. Stavolta l'inserviente era sparita. -...dov'è
finita
quella donna con la mia bibita?!- domandò innervosito. -Non
posso
crederci! Si è volatilizzata!!!-
La
mora si coprì la bocca con la mano per non mostrare quanto
quella
scena la stesse divertendo.
A
quanto pare non servì a molto...
-Capiterà
anche a te una cosa del genere, prima o poi!-
-A
me capitano ogni giorno...-
-Non
tirare fuori la sfortuna!- la bloccò con un gesto implorante
delle
mani. Reika allora non si trattenne più e
cominciò a ridere.
Aveva
le labbra lucide e carnose.
E
per un istante, ebbe l'impulso selvaggio di morderle.
I
capelli corti erano scompigliati e tendevano leggermente verso
destra, svolazzando a ogni movimento del capo.
Tese
una mano.
Cos'era
stato fin'ora il loro rapporto? Definirlo Amicizia, era troppo
semplice e inadatto.
Pensandoci,
era quasi impossibile trovare un termine adatto per quell'amalgama di
caratteristiche che lo componevano.
In
quel momento, con le dita infilate lievemente tra i ciuffi mori e il
palmo che sfiorava la guancia, ne ebbe la piena consapevolezza.
Quante
volte aveva sentito gli altri elements definirli "la coppia
perfetta"? E quante volte aveva sorriso amaramente pensando:
"Sì...una perfetta coppia di ipocriti." ?
Nessuno
immaginava quanto male si erano fatti a vicenda, quanta volte avevano
tradito la fiducia reciproca per ripicca e quanto rancore provassero
l'uno per l'altra.
Si
piacevano, come negarlo? Anzi, era nato un autentico desiderio che
negli ultimi tempi risultava sempre più difficile da
arginare.
Ma
si inseguivano a vicenda, in un vortice impazzito, senza che nessuno
dei due riuscisse a raggiungere l'obbiettivo.
Reika
aspettava Sirius. Sirius aspettava Reika.
E
la distanza tra loro rimaneva sempre e solo quella di due passi.
Lo
spazio tra i loro corpi mentre camminavano sul sentiero del roseto.
I
muscoli del collo, dapprima irrigiditi, si rilassarono. Lo
lasciò
fare, con un lieve sorriso malinconico. Sirius non sapeva di avere
assunto la stessa espressione.
D'altronde,
non sembravano altro che due protagonisti di un telefilm intenti a
recitare una scena melodrammatica.
E
nel teatro chiamato vita, era proprio così.
-La
tua bibita non è ancora arrivata.- constatò
parlando a voce bassa.
Il pollice del biondo le solcò in quel momento il labbro
inferiore.
-Hai
ragione. Ma io sono paziente- continuò a lisciarle i capelli
senza
staccarle gli occhi di dosso.
Il
raro contatto fisico che avevano, provocava l'eccitante sensazione
della svolta decisiva per entrambi.
Erano
ferrati nell'arte della conversazione, della comunicazione, entrambi
colti e intelligenti. Discutevano per ore senza annoiarsi su
qualsiasi argomento.
Tranne
uno.
-Dobbiamo
parlarne.- disse lei. La mano si fermò.
I
secondi seguenti furono i più lunghi della sua esistenza.
-Sì.
Dobbiamo chiarire una volta per tutte la questione.-
concordò
rassicurandola. -quando?-
La
ragazza si appoggiò allo schienale della sedia. Lui
incrociò le
braccia stringendo il pugno destro, dove fino a poco fa vi era il
viso della mora.
Finalmente
l'inserviente appoggiò sul tavolo la sua ordinazione. Sirius
d'un
tratto non aveva più sete.
-Lo
capiremo quando arriverà quel momento.-
§§§
Gli
avvenimenti di quella giornata gli erano passati davanti agli occhi
come in un lungo e dettagliato film.
Ora,
a distanza di un anno, guardava dal giardino i finestroni aperti
della sala: oltre quella tenda mossa dal vento, vi era il tavolo a
cui si erano seduti. Vi era il posto in cui le aveva accarezzato il
viso per la prima volta.
E
in cui l'aveva desiderata, con la gola secca e il corpo bruciante.
Colpa del caldo. Colpa di Reika.
Poteva
sentire il suo profumo.
Tagliò
con nervosismo un ramo secco, ripetendosi mentalmente la stessa
domanda.
Perchè
tutto quello che sapeva fare era darle le spalle, mentre potava i
cespugli?
Avvertiva
il suo sguardo sulla schiena, e questo non faceva altro che agitarlo
di più.
Non
si era mai sentito a disagio con lei, perchè Reika parlava
liberamente del più e del meno, facendo attenzione a non
toccare
argomenti spiacevoli. Lo faceva sentire bene.
Le
passeggiate insieme erano una valvola di sfogo indispensabile per la
sua psiche.
Per
questo ora il silenzio gli appariva così agonizzante.
La
luce lunare e la leggera brezza non sembravano dargli alcun sollievo.
-Sirius.-
Quella
parola spezzò gentilmente l'alone di tensione creatosi, e
lui buttò
fuori con un sospiro di sollievo tutta l'ansia accumulata.
Sul
punto di girarsi, si fermò, vedendola accucciarsi al suo
fianco.
-Ti
ricordi il giorno in cui ci siamo incontrati?- disse sfiorando con
l'indice una rosa scarlatta.
-Potrei
scordarmelo?- rispose sorridendo. -Se penso alla figuraccia che ho
fatto...-
-Non
dire assurdità.-lo rimproverò. -E poi cosa dovrei
dire io? Silvia
mi ha detestato dal primo giorno in cui...-
-Silvia
non ti odia.- la interruppe. - è solo che...come dire...-
-Lo
so il perchè.- tagliò corto. Gli
sembrò di percepire una nota di
nervosismo nel tono di voce. E con la frase seguente ne capì
il
motivo. -La domanda che mi pongo è: la sua gelosia
è fondata?-
Una
ventata più forte le alzò il colletto della
camicia. Una goccia di
sudore le attraversò il collo. Sirius la osservò
dissolversi mentre
i secondi passavano lenti.
E
ricominciò ad avere caldo.
Colpa
del profumo. Colpa di Reika.
-Io
penso che tutti e due sappiamo la risposta.-
-Ma
nessuno di noi due la vuole esternare.- chiuse gli occhi. -Mi chiedo
se tutto ciò finirà come quella volta.-
-Quale
volta?-
-La
Regina della Notte.-
Gli
caddero le cesoie.
Non
credeva l'avrebbe tirata fuori.
-Reika...-
-Scusa.-
raccolse l'oggetto e glielo porse. -Non pensare male. Per me quella
storia è passata.-
Stava
mentendo, lo sapeva. D'altronde come poteva non odiarlo?
Qualsiasi
cosa avrebbe provato a dirle sarebbe suonata come una patetica scusa.
-Com'è
che avevi detto mentre me la porgevi?- aveva cambiato tono, per
sembrare più allegra. -..." è un fiore che
sboccia
segretamente...nell'ombra..."-
-Ti
dona molto.- aggiunse lui. Sollevò il braccio sinistro e
tese la
mano per prendere le cesoie.
-Non
ne ho più viste.- osservò cercando con lo sguardo
un fiore che le
assomigliasse.
-Sbocceranno
tra poco.-
Posò
le dita sul palmo morbido. A separarli era il freddo metallo delle
pinze.
Era
solo del freddo metallo.
-Allora
sarà meglio affrettarci.-
No.
pensò lui.
Non
questa volta.
Allargò
la stretta fino a tenerle dolcemente il polso.
Lei
ritornò nella posizione iniziale, e finalmente lo
guardò negli
occhi.
Entrambi
avevano il viso accaldato , la mano libera sporca di terra, e le
ginocchia dolenti per i minuti passati accovacciati.
-Se
ti perderai lo spettacolo dei petali che si schiudono, non dare la
colpa a me...-
-Reika.-
sussurrò lasciando scivolare al suolo l'inutile oggetto
,liberandole
la presa.
Nessuna
barriera. Nessun freddo metallo. Nessuna distanza.
Rimanevano
solo lo spazio e il tempo per pronunciare una frase.
-Tu
sei la Regina della Notte. La sola e l'unica.-
Era
caldo quella notte.
E
i loro corpi bruciavano.
Si
riempirono di graffi per le spine delle rose. Si riempirono di terra
, stringendosi con le mani sporche.
Si
toccarono con una disperazione simile alla speranza ritrovata.
Non
poterono assistere allo spettacolo che avvenne tra le rovine,
alimentato dalla loro passione.
Forse
per colpa del caldo. Forse per i raggi lunari più intensi
del
solito. Forse per il bacio di due amanti.
Le
Regine della Notte si schiusero in una sola volta, brillando in tutto
il loro splendore.
-Fine-
Note
dell'autrice:
Quando
penso a Reika e Sirius, non posso fare a meno di collegarli alle rose e
al sangue.
Sarà
per colpa dell'episodio 21, sta di fatto che i fiori sono un utile
espediente per le fanfiction.
Queen
of the night, ovvero Regina della notte, è il nome del fiore
che Sirius regala a Reika nell'ep. 6. Quel gesto mi si
è stampato nella mente, ed è uscita questa
one-shot xD
Fossero
andate così le cose...-.-
xD
Commentate!
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