…e finalmente si comincia con la prequel! Un po’ di
precisazioni dell’autrice prima di andare avanti:
1) Per la gioia di chi ama le mie
storie…questa sarà parecchio più lunga delle altre, almeno il doppio per come
la vedo io. Ci sarà un bel po’ di roba da raccontare…e ho già in mente quasi
tutto, voglio solo collocare bene i singoli episodi.
2) Tenete presente che ci sarà molto
più romanticismo che avventura stavolta, soprattutto più in là coi capitoli…la
parte della vita dei nostri eroi che stiamo per vedere è quella del loro
addestramento, e oltretutto non posso cambiare le cose: questa è una prequel, e
i loro primi scontri con Voldemort li hanno solo nel primo BAWM, ricordate?
Quindi io vi ho avvertito!
3) Teniamo presente che BAWM è nata
quando il quinto libro non era ancora uscito…di conseguenza non troverete
spoiler e anzi, la storia ora potrà anche essere catalogata come AU visto che
molte cose sono diverse da come la signora Rowling ha deciso che andassero…beh,
non avrete spoiler da me, accontentatevi solo di sapere che io seguo la logica
della mia storia e non quella della vera autrice di Harry Potter.
4) Sara Lee, ti adoro!!!!!
5) Un bacio speciale a tutti i miei
compagni di classe e alle mie amiche, che vogliono essere citati visto che
poveretti, non gli dico mai anticipazioni nemmeno quando mi supplicano! =)
C’è altro da dire? Non saprei…ah si,
certo…RECENSITE!!!!!
P.S.: ho fatto un piccolo calcolo…nel
primo BAWM avevo scritto che l’attacco a Hogwarts avviene all’inizio del sesto
anno di Harry & co. No, non ci troviamo coi periodi…perciò loro non sono al
sesto, ma al settimo anno. Ok?
Being a war mage – capitolo
zero
CAPITOLO
1: TRA UNA CLASSE E L’ALTRA
There's something wrong with the
world today
I don't know what it is
Something's wrong with our eyes
We're seeing things in a different way
And God knows it ain't His
It sure ain't no surprise
We're livin' on the edge
There's something wrong with the world today
Livin’
On The Edge, Aerosmith
***************
“Oh no! Ho dimenticato il saggio di pozioni
in dormitorio!”
Harry e Ron alzarono gli occhi al
cielo e si fermarono nel corridoio al secondo piano di Hogwarts. Se si fossero
presentati in ritardo a pozioni, come minimo Piton avrebbe tolto una sessantina
di punti a Grifondoro per il solo fatto che erano stati loro tre a ritardare.
“Devi correre come non hai mai fatto
in vita tua.” Fece Ron.
Harry prese la borsa di Hermione. “Ci vediamo fuori
dall’aula di Pozioni.” Lei annuì e si lanciò nella direzione opposta a tutta
velocità.
“Ultimamente Hermione ha sempre la testa fra le nuvole.”
Notò Ron, mentre riprendevano a camminare in direzione dei sotterranei.
“Ma che ci ha messo in questa borsa, le pietre?!” sbottò
Harry, reggendola a fatica.
Ron ridacchiò. “Nah, forse c’è solo mezza biblioteca là
dentro.”
Quando furono arrivati nei sotterranei, i due ragazzi videro
che c’erano già molti del loro anno di Grifondoro e anche una buona parte dei
Serpeverde con cui dovevano dividere le due noiosissime ore di Pozioni del
mercoledì mattina.
“Guardali come sono tutti felici, quei bastardi.” Disse Ron
arcigno, guardando in direzione dei Serpeverde.
Harry lasciò a terra la borsa di Hermione con un tonfo e si
appoggiò al muro. “Con tutto quello che stanno facendo i genitori, sfido che si
sentono orgogliosi.”
In effetti la maggior parte dei genitori dei ragazzi di
Serpeverde erano mangiamorte, e nell’ultimo periodo i giornali non facevano
altro che riportare quante sanguinose vittorie stesse ottenendo l’esercito di
Voldemort. Le cose non si stavano mettendo affatto bene per il mondo della
magia.
“Ehi Harry, Ron!” Neville aveva il faccione particolarmente
rosso e sembrava in panico. “Avete visto il mio calderone?”
“Il tuo calderone?” fece confuso Harry.
Neville annuì vigorosamente. “L’ho perso e non riesco più a
ricordarmi dove l’ho messo ieri.”
Ron scosse la testa. “Non so dove sia, ma ti prego, Neville,
trovalo subito o Piton ci toglierà un centinaio di punti oggi.”
“Il guaio è che non riesco proprio a ritrovarlo!” piagnucolò
il paffuto ragazzo, mentre continuava a chiedere a chiunque incontrasse se
aveva visto il suo calderone.
“Ahia, se Neville non trova il suo calderone entro un
minuto, prevedo grossi guai con Piton.” Commentò Dean Thomas, mentre si
avvicinava insieme al suo amico Seamus Finnigan.
“Altro che ricordella, Neville avrebbe bisogno di una
memoria nuova.” Fece Seamus, lasciando cadere a terra la sua borsa senza troppa
grazia.
Harry gettò uno sguardo all’orologio. “E’ strano, Piton è
sempre in anticipo. Che fine ha fatto?”
Seamus scrollò le spalle. “Ringrazia il cielo e non ti
lamentare, cose come queste capitano una sola volta nella vita.”
I quattro ragazzi ridacchiarono, ma s’interruppero quando si
videro passare davanti Bridget Venningmore, una Serpeverde dell’ultimo anno che
aveva l’abitudine di andare in giro con la gonna più corta del dovuto e la
cravatta dell’uniforme più slacciata, coi relativi primi tre bottoni della
camicia sbottonati.
“Vedete?” fece Seamus con un sorrisetto. “Quella donna
presto sarà la prossima vittima del mio irresistibile fascino.”
Harry rise. “Non stai puntando un po’ troppo in alto
stavolta?”
“Ehi!” Seamus, fingendosi offeso, spalancò le braccia. “Ma
dico, mi hai guardato bene?”
Ron fece un sorrisetto. “E’ per questo che te l’ha detto.”
Seamus scosse la testa, trattenendo una risata. “Voi non
capite niente.”
Dean si voltò un attimo verso i Serpeverde, poi tornò a
guardare i suoi amici. “Lo sapete che due notti fa la McGranitt ha sorpreso
Malfoy e Bridget Venningmore nello stanzino delle scope?”
“Allora è per questo che ieri l’ho visto lucidare il
corridoio dei trofei.” Ron fece un gran sorriso al solo pensiero di Draco
Malfoy che brontolava in tutte le lingue mentre puliva per terra.
“Pessima punizione, ma almeno ne è valsa la pena.” Commentò
Seamus.
“Se tu fossi un po’ meno ossessionato dalle ragazze, avresti
evitato quello spettacolino in sala comune con le gemelle Patil.” Gli fece
notare Dean.
Seamus istintivamente si toccò la guancia dove aveva
ricevuto due ceffoni spaventosi dalle due sorelle; in effetti se l’era meritato
tutto: il giorno prima si era appartato con Padma chiamandola per tutto il
tempo Calì. “Ehi, non è colpa mia se quelle due sono identiche come due gocce
d’acqua! E poi…hanno tutte e due la stessa capacità di fare cose molto
interessanti…linguisticamente parlando.” Disse, con un occhiolino per gli
altri.
“Così tante donne in così poco tempo.” Dean gli diede una
pacca sulle spalle, facendo un’espressione sognante per cui risero anche Harry
e Ron.
Hermione raggiunse il gruppetto correndo come una pazza,
tenendo stretto forte in mano un foglio. Si fermò con le mani sulle ginocchia,
affannando furiosamente e cercando di riprendere fiato.
Harry le diede due pacchette sulla schiena. “Tranquilla,
Piton è in ritardo.”
Hermione si tirò su di scatto. “Piton è in ritardo?!”
“Per la serie siamo miracolati.” Ridacchiò Dean.
Hermione inarcò pericolosamente un sopracciglio. “Io non lo
definirei un miracolo.” Disse, con la
sua tipica voce da studentessa modello. “Per quanto Piton non sia il mio
professore preferito, è comunque un insegnante responsabile e preciso, perciò
se è in ritardo c’è qualcosa che non va.”
Seamus sbuffò. “Sei pesante, Hermione! E goditela un po’ la
vita!”
“Intendi dire facendo come te, che passi da una ragazza
all’altra senza nemmeno ricordarti i nomi?”
Ron curvò le labbra in un sorrisetto. “Colpo basso.”
“Sei crudele, sai?” fece Seamus.
“Sopravviverò alla tua critica.” Hermione si prese la sua
borsa da terra e si allontanò a testa alta.
Seamus scosse la testa. “Quella ragazza si sta inacidendo a
furia di fare la vita della suora. Peccato perché ha un gran bel culo, è
sprecata.”
Ron si accigliò. “Il sedere di Hermione non è roba che ti
riguarda.”
“Perché?” fece tranquillo Seamus.
“Perché hai tutte le ragazze di Hogwarts con cui fare
l’idiota, ma Hermione la lasci stare.”
Harry annuì. “Sono d’accordo.”
Seamus scosse la testa. “Voi due cominciate a soffrire del
complesso del fratello maggiore.”
In quel momento Piton fece il suo ingresso nei sotterranei:
la sua fronte era imperlata di sudore, era pallido e sembrava sconvolto, anche
se il suo onnipresente contegno era sempre lì. Non si soffermò a raccogliere i
saluti degli studenti né rispose, semplicemente spalancò le porte dell’aula ed
entrò. I ragazzi si guardarono in faccia confusi, ma si limitarono a
raccogliere le loro borse e ad entrare in classe. Ognuno si sedette al suo
posto in silenzio mentre Piton, dietro la sua scrivania, continuava a
stropicciarsi lentamente gli occhi come per cancellare via la stanchezza. Harry
lo guardò accigliato e scambiò un’occhiata con Hermione. Anche lei stava
evidentemente cercando di capirci qualcosa.
“Aprite il libro a pagina 58.” Disse bruscamente Piton.
“Preparate la pozione ibernante seguendo le istruzioni del libro. E cercate di non fare guai.” L’ultima parte del
discorso la pronunciò in tono lento e minaccioso, fissando Neville Paciock che
arrossì. Tiger e Goyle risero leggermente.
Ron lanciò un’occhiataccia al professore e sistemò il suo
libro al centro del tavolo, cosicchè anche Harry e Hermione potessero guardare
mentre preparavano gli ingredienti per la pozione. Se Piton era di malumore, di
sicuro era molto meglio cercare di rigare dritti. Pena un centinaio di punti
per la loro casa.
Harry si sporse per prendere il barattolo di Botuberi, ma lo
sguardo gli cadde sul tavolo affianco. Era facile riconoscerlo: era il banco
che usavano Ernie McMillan, Justin Finch-Fletchey e Terry Boot, i suoi amici di
Tassorosso. Si capiva che era il loro perché sull’angolo destro c’era un
piccolo disegno piuttosto buffo di Piton coi capelli dritti in testa mentre
urlava contro la sua classe. L’aveva fatto Ernie, era molto bravo a disegnare.
Ernie. Harry si rabbuiò. Due giorni prima Ernie era tornato
a casa per una gravissima emergenza familiare: suo padre, un auror del
Ministero, era stato barbaramente ucciso durante una battaglia coi mangiamorte.
Harry strinse forte il barattolo di Botuberi fra le mani. Erano due anni che il
mondo della magia era in guerra. Lui sapeva bene che, per come stavano messe le
cose, studiare e prepararsi al meglio era quanto di meglio potesse fare,
però…però non gli bastava. Quanti avevano affronato Voldemort ed erano morti,
lasciando casa, famiglia, figli. Lui era solo al mondo, ed era sempre sopravvissuto.
Sarebbe stato molto più giusto che fosse stato lui ad affrontarlo faccia a
faccia.
Uno scrollone lo fece voltare di scatto: Hermione era accigliatissima,
e Ron gli stava facendo furiosamente cenno con la testa in direzione di una
figura alta in piedi alla sua destra.
“Signor Potter.” Sibilò la voce di Piton. “Vedo che sei così
impegnato a non fare nulla che ti senti in diritto di ignorare le mie domande.”
“Mi scusi.” Mormorò semplicemente Harry, evitando di far
notare la sua totale mancanza di simpatia per quell’uomo.
Piton inarcò un sopracciglio. “Continuerai la tua pozione da
solo, nel banco davanti alla mia cattedra. E dieci punti in meno a Grifondoro
per la tua distrazione.”
***************
“Io lo odio quell’uomo.” Brontolò Ron, uscendo dall’aula di
pozioni. “E’ insopportabile! Ma come si fa a togliere 30 punti a quel
poveraccio di Neville solo perché è inciampato e ha fatto cadere il calderone!
E’ stato Malfoy a mettergli lo sgambetto, l’abbiamo visto tutti.” Sbottò,
mentre camminava.
“Poteva anche averlo visto Cornelius Caramell in persona,
non sarebbe cambiato niente.” Harry scosse la testa, sistemandosi bruscamente
la borsa sulle spalle.
Hermione si sfiorò la tempia con due dita. “Aveva qualcosa.
Piton aveva qualcosa di strano.”
“Ma per favore, Hermione.” Ribattè Ron. “Quello è uno
stronzo 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana.”
“Non sto dicendo che è un santo, Ron.” Replicò lei. “Sto
solo dicendo che oggi era evidentemente preoccupato per qualcosa. E visti i
tempi che corrono…”
Harry si passò una mano fra i capelli. “Credo che Hermione
abbia ragione.” Disse piano. “Mi è sembrato molto teso.”
Ron fece una smorfia strafottente. “Io non ho visto niente
di particolarmente diverso dal solito.”
Hermione emise un sospiro esasperato, continuando a tenere
il passo dei due ragazzi. “Non hai visto che quando è entrato era sudato? Hai
mai visto Piton sudare?”
Ron scollò le spalle. “Beh, in ogni caso se fosse successo
qualcosa lo avremmo saputo, no?”
“Non lo so.” Hermione scosse la testa, fermandosi. “E
comunque è più prudente tenere gli occhi aperti.”
Anche i due ragazzi si fermarono. “Finchè siamo qui dovremmo
essere a posto.” Mormorò Ron.
“Si, beh…la prudenza non è mai troppa.” Hermione diede
un’occhiata all’orologio. “Devo andare, ho Aritmanzia fra dieci minuti.”
Harry annuì. “Ci vediamo a pranzo.” Lei annuì e si allontanò
in direzione delle scale.
“Noi invece che abbiamo?” fece Ron.
“Divinazione.”
“Avviamoci, allora. Non mi va di arrivare in ritardo oggi,
poi dovremmo vedere nella palla di vetro una morte piuttosto violenta, e
onestamente stamattina vorrei morire tranquillamente.”
Harry ridacchiò e si voltò, ma si trovò faccia a faccia con
Dennis Canon, sorridente più che mai. “E tu che ci fai qui?” gli chiese.
“Oh, noi del quarto anno abbiamo un’ora libera, così ho
pensato di venirti a salutare, Harry.” Il sorriso di Dennis si allargò.
Ron inarcò un sopracciglio. “Come sarebbe che voi del quarto
anno avete un’ora libera?”
“Manca la McGranitt.” Squittì Dennis. “Ha ricevuto un gufo
mentre stavamo facendo lezione ed è andata via in tutta fretta.”
I due ragazzi si guardarono. “E’ molto strano…” mormorò
Harry.
“Posso accompagnarvi alla prossima lezione?” esclamò Dennis
Canon. “Vi prego!”
Harry scosse la testa. “Io non credo che sia una buona idea,
Dennis.”
“Ti prego, Harry! Voi state andando a Divinazione, giusto?
Beh, io sono una schiappa mentre so che è una delle materie in cui voi due
andate meglio, no? Così lungo la strada potete darmi qualche consiglio.”
“Ma come si fa ad andare male in Divinazione?!” sbottò Ron.
“Basta che predici…”
Harry lo interruppe rifilandogli una gomitata nello stomaco;
quella era una delle pochissime materie in cui prendevano il massimo senza
studiare niente, e dirlo a Dennis Canon significava far arrivare la notizia a
tutta la scuola, professori inclusi. “D’accordo Dennis, vieni.”
Il piccolo Canon fece un sorriso immenso. “Wow, grazie
ragazzi! Sentite, posso chiedervi una cosa? E’ vero che la settimana scorsa la
Cooman ha predetto ancora la vostra morte?” i due ragazzi annuirono. “E di cosa
morirete, poi?”
“Di noia.” Brontolò Ron, incamminandosi.
***************
“E adesso guardate tutti nella vostra sfera e ditemi cosa
riuscite a vedere.”
La voce stridula della Cooman scosse Harry dal suo torpore:
erano più di venti minuti che quella visionaria vaneggiava, non la si riusciva
a sopportare più. Solo Calì Patil e Lavanda Brown sembravano tutte prese a
fissare le sfere trasparenti che avevano sui banchi.
“Coraggio, signori e signorine!” esclamò ancora la
professoressa, battendo le mani. “Ditemi cosa vedete.”
Harry sgomitò nel fianco di Ron, che si era addormentato con
la testa sulla sua palla di vetro, e raddrizzò la propria per far finta di
vederci qualcosa dentro. Ron si tirò leggermente su, sbadigliando e
stropicciandosi gli occhi.
“Signor Weasley,” fece la Cooman, avvicinandosi. “Non stavi
guardando nella tua sfera un po’ troppo da vicino?”
“…ehm…” Ron aveva la voce rauca di uno che si è appena
svegliato.
“Si vede che il suo occhio interiore ha un po’ di
congiuntivite.” Fece Seamus, e l’intera classe tranne Calì e Lavanda scoppiò a
ridere.
“Silenzio!” la Cooman, irritata, mise le mani sui fianchi.
“Chiaramente, signor Finnigan, il tuo occhio
interiore ci vede benissimo.”
“Chiaramente.” Seamus si mise più dritto sulla sedia e prese
la sua sfera fra le mani, fingendo l’aria concentrata. “Dunque…io vedo…una
ragazza…bionda…incredibilmente bionda…”
Dean Thomas si mise una mano davanti alla bocca per non far
vedere che stava letteralmente esplodendo dalle risate. Lavanda Brown si voltò
con un sopracciglio inarcato, sistemandosi una ciocca di capelli biondi dietro
l’orecchio.
Seamus continuò. “…la ragazza bionda sta venendo verso di
me…è molto provocante, direi…ma anche furiosa…si, furiosa…” e qui curvò le
labbra in un sorrisetto perfido. “…forse ce l’ha con me perché non le ho ancora
restituito le sue mutandine, quelle rosa di pizzo…” Seamus non potè continuare,
perché Lavanda si alzò e gli mollò un ceffone in pieno viso.
I ragazzi risero e la Cooman fece un sorriso fiero. “Sono
veramente orgogliosa di te, signor Finnigan! Hai previsto un futuro
estremamente prossimo, ci riescono in pochi! Congratulazioni, dieci punti a
Grifondoro.”
“Grazie.” Brontolò Seamus, tenendosi la guancia con una mano
senza evitare di rispondere con un occhiolino allegro alla pacca sulle spalle
di Dean. Lavanda, invece, lo stava uccidendo con lo sguardo, ed era rossa come
un peperone.
“Bene, molto bene.” Disse la professoressa, tornando a
sedersi dietro al suo tavolo. “Stiamo procedendo rapidamente e con successo.
Prevedo che faremo grandi cose quest’anno.”
Ron sbadigliò ancora, Harry nascose il suo sorriso dietro la
mano. Calì Patil alzò la mano. “Professoressa Cooman?”
“Si, cara?”
“Potrebbe farci lei una predizione?” le chiese mielosamente,
e Lavanda annuì vigorosamente.
La Cooman rivolse loro un sorriso entusiasta, mostrando
chiaramente che non aspettava altro che sentirselo chiedere, e si mise più
dritta sulla sua sedia, spostando l’incensiera per posizionare meglio davanti a
lei la palla di vetro. “Bene, classe…vediamo un po’…” cominciò a muovere le
mani sulla sfera.
Ron sbadigliò di nuovo e abbandonò il mento in una mano,
Dean iniziò una partita a tris con Seamus sul suo quaderno e Harry si pulì gli
occhiali.
“…ah si, è chiaro…supererete tutti l’anno, sapete…” Calì e
Lavanda si strinsero la mano, eccitate. “…ma purtroppo non vedo la coppa delle
case nel vostro futuro…a dire il vero non vedo nessuna coppa, mi spiace…”
Ron sbuffò. “Ma perché non si fa i fattacci suoi?” sussurrò
irritato a Harry, che annuì con la stessa espressione seccata.
La finestra della classe si socchiuse e ne entrò un soffio
di vento piuttosto freddo, che spense alcune delle candele che fluttuavano nell’aria.
La Cooman tutto a un tratto si irrigidì e smise di muovere le mani sulla sfera:
i suoi occhi si fecero strani, vuoti. La sua espressione svampita divenne
stranamente seria, e quando parlò la sua voce era profonda e metallica, diversa
da quella stridula abituale.
“…morte…”
Calì e Lavanda spalancarono gli occhi, Dean e Seamus e gli
altri ragazzi che erano distratti la guardarono, e Harry e Ron si accigliarono.
“…ombre…distruzione…morte…dolore…arriva dalle finestre…non
sarà sufficiente…sacrificio… resistere…lui è qui…battaglia persa…è cominciata…”
La Cooman sbattè gli occhi due volte mentre il resto della
classe continuava a fissarla in totale silenzio. Lei battè le mani. “Oh, qui
vedo una bella notizia per tutti! Questo Natale sarete positivamente sorpresi
dalle vostre famiglie, tutti bellissimi regali utili!”
***************
La prima cosa che fecero Harry e Ron dopo l’ora di
Divinazione fu andare a cercare Hermione; la trovarono che parlava fuori
dall’aula di Aritmanzia con il professor Vector: era radiosa, e teneva in mano
un foglio con particolare attenzione. Vector la salutò e rientrò nell’aula
mentre lei riprese a guardare il foglio, con un sorriso che le andava da un
orecchio all’altro.
“Ma che caspita ti ha dato che sorridi così?” Ron,
accigliatosi, si sporse oltre la sua spalla per poter leggere. Hermione notò la
presenza dei suoi due amici e si voltò verso di loro.
“E’ il mio compito di Aritmanzia.” Disse sorridente.
Ron spalancò occhi e bocca. “Sei assurda! L’unico segno
rosso è il voto! Fai veramente paura!”
Harry s’intromise nella discussione. “Hermione, lascia
perdere il tuo compito e stammi a sentire. E’ successa una cosa stranissima a
Divinazione.”
Hermione inarcò le sopracciglia. “L’unica cosa stranissima
di Divinazione è che c’è ancora qualcuno che la frequenta.” Disse scettica.
Harry scosse la testa. “No, stavolta è una cosa seria. La
Cooman ha fatto una predizione.”
Hermione fece una smorfia ironica. “Ti sei spaventato perché
ti ha detto che morirai ucciso da un gattino?”
“No, no, piantala di sfottere e ascolta.” Ribattè Ron.
“Stavolta ha avuto una visione reale.” Le spiegò Harry. “Con
tanto di cambio di voce e sguardo.”
“Si chiama recitare, Harry.” Rispose semplicemente Hermione,
sistemandosi la borsa sulle spalle.
“Vuoi starmi a sentire?” fece irritato lui. “Le è successa
la stessa cosa nello stesso modo quattro anni fa, quando predisse che Voldemort
sarebbe tornato, e così è stato.”
Hermione esitò. “E cosa avrebbe detto?”
“Una serie di parole. Morte, dolore, una battaglia persa…”
le disse Ron.
“Poi ha detto due cose ben precise.” S’intromise ancora
Harry. “Ha detto che lui è qui, e che arriva dalle finestre.”
Hermione rimase in silenzio per un attimo. “Lui…”
Ron si grattò la nuca. “Se è quel lui…”
“…se è quel lui sarebbe
un’incoerenza.” Fece Hermione.
“E perché, scusa?” le chiese Ron.
Lei scrollò le spalle. “Da dove arrivava?”
“Dalle finestre.”
“Se entra vuol dire che deve ancora arrivare e non è già
qui, quindi questo è il primo intoppo.” Hermione aveva l’aria concentrata di
quando rifletteva. “E comunque non potremmo metterci a sorvegliare tutte le
finestre di Hogwarts anche volendo, sono davvero troppe.”
Ron incrociò le braccia sul petto. “Forse dovremmo avvertire
qualcuno.”
“Non so quanto peso darebbero i professori a tutto questo.”
Disse Hermione, accigliandosi. “La Cooman è famosa per dire solo idiozie e
presagire morte sempre e comunque.”
“Già, ma questa volta è diverso. Stavolta una predizione
l’ha fatta davvero.” Fece Harry.
Hermione tirò un sospiro. “Proviamo a chiedere a Silente se
ci riceve. Lui è l’unico che non ci riderebbe su.”
“Guarda un po’ chi si vede.”
Una gelida voce alle loro spalle li fece voltare: Malfoy,
Tiger e Goyle stavano in piedi davanti a loro con la loro solita aria
provocatoria.
“Lo sfregiato, il pezzente e la mezzosangue.” Malfoy curvò
le labbra in un sorrisetto acido e crudele. “Siete veramente un trio perfetto,
a ben pensarci. Un trio di rinnegati.”
Ron fece un passo avanti, stringendo forte i pugni, ma
Hermione lo trattenne per un braccio. “Vattene, Malfoy.” Sibilò Harry, molto
cupo.
Malfoy inarcò un sopracciglio. “Se sei tu a dirmelo, Potter,
sicuramente non lo farò. Riprova ancora, stavolta mettendoci davanti un bel ‘ti
supplico’.”
Harry strinse le mani in due pugni stretti. “Non giocare col
fuoco.” Sibilò.
“Sto morendo di paura.” Gli occhi di Malfoy caddero sul
foglio che Hermione stringeva in mano, e in un solo rapido movimento glielo
strappò di mano.
“Ehi!” Hermione scattò in avanti, ma Goyle si mise fra lei e
il suo amico.
“Guarda guarda…” Malfoy non riuscì a mascherare più di tanto
l’invidia. “…Granger ha avuto il suo contentino dal maestro, che brava.”
“Ridalle quel foglio.” Ruggì Ron.
“Pensa a quanto starebbe bene questo nel camino della sala
comune di Serpeverde.” Malfoy la guardò con un’aria soddisfatta e sprezzante.
“Sarebbe anche simbolico…rappresenterebbe la fine che fanno tutti gli sporchi
mezzosangue come te.” Hermione lo fulminò con lo sguardo.
“Perché non le ridai quel foglio e non te ne vai a fare in
culo, Malfoy?” fece anche Harry, trattenendosi con difficoltà dal deformargli
la faccia a suon di pugni.
Malfoy inarcò un sopracciglio e lo guardò. “Altrimenti cosa
mi fai, sfregiato?”
Ron fece per prendere la bacchetta dalla tasca, ma Hermione
lo trattenne e s’intromise per evitare l’irreparabile. “Sono certa che Pansy
sarà molto contenta di sapere perché sei stato in punizione l’altra sera.”
Sibilò, acida più che mai. “In fondo Bridget Venningmore è una sua compagna,
non se la prenderà più di tanto.”
L’aria sicura di Malfoy vacillò; Tiger e Goyle lo
guardarono, incerti sul da farsi, e lui dopo qualche secondo lasciò cadere con
disprezzo il foglio a terra. “Perché sporcarsi con qualcosa di tuo.” Sibilò
prima di voltarsi e andarsene, schioccando le dita per farsi seguire dai suoi
stupidi compagni.
Ron scosse la testa. “Bastardo viscido idiota.” Ruggì,
mentre Hermione raccoglieva il suo compito da terra per infilarselo nella
borsa. “Un giorno di questi glieli cambio quei connotati di merda che si
ritrova.”
Harry si voltò verso la sua amica con un sopracciglio
inarcato. “E tu che ne sapevi di Bridget Venningmore e Malfoy?”
Lei fece un breve sorriso. “Andiamo, dormo nella stessa
stanza di Calì e Lavanda, quel dormitorio è meglio dell’archivio ministeriale.
Sai sempre tutto di tutti in anticipo.” I due ragazzi ridacchiarono sapendo che
il gossip era la cosa più odiata da Hermione. “Forza, andiamo da Silente.”
I tre allievi di Hogwarts si diressero a passo rapido verso
l’ufficio del loro preside, ma una volta arrivati davanti al gargoyle che ne
controllava la porta si resero conto di non sapere la parola d’ordine.
“…ehm…ghiacciolo all’arancia?” provò Ron.
Il gargoyle lo guardò scettico. “No, non è questa.”
“Bastoncino di zucchero?”
“No.”
“Frullato di banane?”
“No!”
Harry sospirò esasperato. “E’ importante, per favore!
Dobbiamo vedere il professor Silente subito!”
Il gargoyle scosse la testa. “Non se ne parla.” Disse, tutto
impettito. “Non si entra nell’ufficio del preside come se fosse la vostra sala
comune, o avete la parola d’ordine o potete anche andarvene per me.”
Hermione non si arrese. “E’ una cosa molto seria, il
professor Silente…”
“Posso fare qualcosa per voi?” la interruppe la McGranitt,
in piedi dietro di loro con una pergamena stretta fra le mani.
“…mh…” Ron guardò Hermione, suggerendole con lo sguardo di
parlarci lei con la vicepreside; dopotutto era pur sempre la sua allieva
preferita. E lei colse l’invito.
“Professoressa, noi avremmo qualcosa di molto importante da
dire al professor Silente.”
“Di che si tratta, signorina Granger?”
“Ecco…è una predizione piuttosto particolare che ha fatto la
professoressa Cooman.” La McGranitt inarcò scetticamente un sopracciglio. “Lo
so come la pensa, neanche io ci credevo molto, ma sembra che stavolta sia tutto
vero.”
“In ogni caso il professor Silente non è qui.” Disse loro
l’anziana insegnante. “Ha ricevuto un gufo molto urgente dal Ministero ed è
andato via per qualche ora.”
Ron si accigliò. “E’ successo qualcosa?”
La McGranitt sembrò lottare con se stessa per qualche
secondo, poi alla fine si arrese. “Suppongo di potermi fidare di voi. Quanto
sto per dirvi verrà annunciato agli studenti stasera a cena, quindi vi prego di
non dire niente a nessuno fino ad allora. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno
è un attacco di allarmismo.”
I tre ragazzi annuirono, sinceramente preoccupati dal
comportamento della loro insegnante.
La McGranitt annuì una volta e tirò un sospiro. “I
mangiamorte hanno attaccato e raso al suolo la stazione di King’s Cross.”
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Piccola precisazione che ho dimenticato di fare prima:
Malfoy è così odioso per necessità di copione (non che nei libri veri non lo
sia, comunque…) ma non lo confondete con il grande Draco Malfoy di Strekon,
perché quello io lo adoro! ^^
Beh, adesso in attesa del secondo capitolo “Nubi
all’orizzonte” che si fa? Si recensisce! =)
Baci Baci
Sunny
Ooh, quasi dimenticavo! Questo chap è dedicato al sito di
mia sorella, che lunedì compie il suo primo anno! =) Brava Nenè!
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