Niente di bene e
niente di male.
Mi attraeva guardare il vento fuori
dalla finestra,
adoravo anche quando
Aprendola,
un soffio proveniente da chissà quale lontano paese
Si infiltrava nella stanza impertinente e fulmineo.
Ricordo
dei rami secchi, un paesaggio pastello dai colori
Troppo forti, dall’azzurro all’arancione poi rosa
poi marrone e poi nero.
L’atmosfera.
Niente di bene e niente di male.
Troppe
parole e troppi silenzi, troppe sigarette intrappolate nella tenda.
Ragni
multiformi e in piena metamorfosi mi rammentavano una litania
suonata di notte.
Niente di male e
niente di bene, solo maledettamente avvincente.
E
io non volevo niente, e qualcuno dall’altra parte porgeva una rosa
Nera
coperta di pioggia ad una mano fredda e bianca, e quelle vene,
e l’ inchiostro. E c’era la bellezza, e c’era qualcosa che non c’è.
Perché tutto è solo e il rosso non può diventare necessariamente
oro.
Perché c’era una casa che tempo fa aveva l’odore del
mare e anche del vento.
Perché
c’erano tanti lucchetti ed erano tutti vecchi, uno era incrostato,
una foto a queste stronzate in
ferro ci sembrava d’obbligo.
Perché
c’era un parapetto che portava dritto giù e non
c’era verso di farlo salire,
ormai era troppo sfiancato, mi misi di sbieco scrivendo in nero
le mie memorie
sul marmo.
Niente
di male e niente di bene.
Dovreste parlare anche voi coi cigni del
parco, quelli con la base della ali tagliate
Cosicché non possano volare, quelli con il becco
opaco e gli occhi smorti.
Dovreste parlare anche voi con lo stagno.
Non c’è niente di male, e quasi mai niente di bene.
Ti ho seppellito nel giardino dei trifogli..