Titolo:
Uno Scorcio Impossibile
Fandom:
Axis Power Hetalia
Personaggi/Pairing:
Cuba, Svizzera (Vash Zwingli)
Prompt:
Uno scorcio impossibile @ Criticombola
Rating:
Verde
Conteggio Parole:
794 (Word)
Avvertimenti:
Yaoi, OneShot
Note: 1. Scritta per la mia cartella della
Criticombola su
Criticoni. Tratta da
questa immagine.
2. Scritta per via di
questo articolo.
{ Uno Scorcio Impossibile ~
Giacevano su quel letto fatto di stracci, e forse anche di paglia,
mentre una leggera e fresca aria primaverile penetrava dall'unica finestra di
quella stanza dalle mura vecchie, sporche e prive in alcuni pezzi d'intonaco ma
che ancora si reggevano ostinatamente in piedi.
Non erano grandi oratori, preferivano far valere le mani e le armi
per preservare la loro figura autoritaria, ne avevano interesse a esserlo in
quel preciso istante nel quale desideravano solo riposarsi e godersi quel breve
momento di pace e riposo dopo la passione e la lussuria che li aveva colti.
E quindi nudi, coperti solo da una fine coperta trovava lì sul
giaciglio, pensavano distrattamente e senza alcuna preoccupazione a quello che
li aveva travolti solo mezz'ora prima. Avevano consumato quasi con rabbia -
normale per i loro modi spesso bruschi - ma senza celare un certo desiderio
reciproco, quell'unione che stava avvicinando le loro Nazioni sempre di più e,
sinceramente, non ne erano pentiti. Anzi, erano particolarmente soddisfatti da
quella piacevole mezz'ora di sesso.
Appoggiarsi a qualcun altro, economicamente e commercialmente, non
era poi così male se i risultati erano quelli, neanche per due come loro che
cercavano sempre di fare affidamento solo sulle proprie forze e, mentre una
leggera e bianca nuvoletta di fumo di un sigaro abbandonava le labbra scure e
grosse di Cuba, ancora disteso, Svizzera si mise lentamente seduto, restando
coperto in vita dalla fine trapunta.
Sentì gli occhi dell'uomo sulla sua schiena, carezzandola con lo
sguardo con delicatezza, e, ignorandolo cordialmente, afferrò il suo fucile per
fare un po' di manutenzione, il tutto in rigoroso silenzio, spezzato poco dopo
proprio dal cubano.
" Mi piace il paesaggio svizzero.", commentò con tono
interessato, sbuffando un'altra boccata di opaco fumo.
Vash alzò allora lo sguardo dall'arma e lo posò diritto dinnanzi a
sé, sulle verdi colline e la curata cascina che si vedeva attraverso la finestra
aperta, nella quale alloggiavano i loro boss con i rispettivi accompagnatori.
" Questo è solo uno scorcio della bellezza della mia terra.",
mormorò. Era orgoglioso della sua terra e anche se per difendere la sua
neutralità era ricorso più volte alla violenza, non si era mai pentito di quelle
sue scelte.
" Il meglio è coperto però.", ribatté Cuba, muovendosi
leggermente per spegnere il sigaro sul pavimento già rovinato dal tempo.
Svizzera, non capendo l'affermazione, si voltò verso l'amante e,
notando che ancora lo sguardo dell'uomo indugiava sul suo corpo, in risposta,
gli puntò contro il fucile.
" Mi basta poco per ucciderti.", lo minacciò deciso. Il cubano, per
nulla spaventato, ghignò grattandosi placidamente il petto scuro.
" E rovineresti questo bel pomeriggio con il sangue?", chiese,
tirando poi verso di sé la coperta nel tentativo di scoprire il corpo di Vash -
il paesaggio svizzero che tanto gli piaceva.
" Non rovinerei solo questo, ma anche il...", il biondo storse il
naso, era strano quello che stava per dire - sia per la sua persona che per la
situazione - ma era esattamente quello che stava accadendo alle loro due
Nazioni. " ... anche il nostro presente e futuro."
" Romántico.", commentò l'altro, scostando la canna del
fucile per poter attirare a sé Svizzera: stringendo l'esile corpo dell'amante
tra le sue braccia muscolose. " Farò in modo che tutto funzioni.", assicurò,
cancellando quel suo sorriso canzonatorio per sostituirlo con un'espressione
seria. " Per te. Per me. Per la nostra gente. E soprattutto per noi."
" Mh... ti ammazzo se non funziona.", rispose Vash sempre con voce
minacciosa, anche se era ormai chiaramente rilassato. Si trovava bene con Cuba
e, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, e anche lui avrebbe fatto i
salti mortali per non distruggere quella loro relazione.
" Ti darò filo da torcere con questi se oserai cercare di farmi
fuori.", ribatté baciandosi le nocche del pugno chiuso. " Sono un duro a
morire."
" Tsk."
Calmo, Svizzera, posò il capo sul petto di Cuba abbastanza
soddisfatto da quella breve discussione e, mentre l'uomo iniziava a carezzargli
tranquillamente il capo, passando le dita tra i capelli biondi, lui si godeva
quelle attenzioni senza emettere alcun verso d'apprezzamento - doveva mantenere
una parvenza di serietà, nonostante tutto.
Socchiuse gli occhi e guardò ancora una volta il muro e la finestra
davanti a loro. Era un quadretto strano, uno scorcio quasi impossibile ma,
d'altronde, data la loro situazione cosa poteva essere assurdo e cosa no?
E quello che vedeva gli piaceva, tutto. A partire da quel
paesaggio, bello e pacifico, tipico della sua terra, fino ad arrivare al muro
che ospitava la finestra, che era rovinato ma forte, come la terra del cubano.
Quel muro e quella finestra, alla fin fine, erano loro: così
diversi e strani, ma ormai così vicini da non volersi più separare.
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