“Cosa stai preparando?”
“Veleno per stecchire l’avvoltoio!” dichiarò con voce cattiva,
tappando la provetta e agitandone il contenuto. “Stavolta ha superato se
stesso”
Continuò ad agitarla con fervore, fermandosi di tanto in
tanto, soprappensiero e distratta.
“Che cosa ha fatto? Ti ha criticato il lavoro?” le domandò l’amica con un sorriso
divertito. Eva non risposte ma arrossì come se fosse stata colta in fallo,
rifiutandosi di raccontare l’accaduto all’amica. “Tieni, ficcaglielo nel caffè
la prossima volta che si avvicina alla macchinetta.”
Esclamò mettendole in mano la boccettina chiusa, da vera strega.
“E perché devo farlo io?” domandò la
ragazza semiseria.
“Perché da me se lo aspetta e da te
no” rispose evitando anche di guardarla.
Martina fissò il liquido trasparente e lo indicò “ma è letale?”
“No, ma ti manda al bagno…tipo Guttalax
con effetto raddoppiato” le spiegò continuando a tenere gli occhi bassi e la
voce in tono funereo.
“Forte, non vorrei mai averti come nemica”ridacchiò dandole
un colpetto, mentre Eva sacrificava la sua pausa pranzo
per creare droghe allucinogene da sperimentare sull’avvoltoio.
“Ehi fattucchiera! Raccogli le piastre dal forno e portale
nel mio laboratorio che le dobbiamo seminare ”
La voce di Julian che proveniva dal corridoio e si
allontanava sempre di più, con un bizzarro effetto di dissolvenza, la
immobilizzò al suo posto e istintivamente Martina nascose la boccetta in tasca.
Eva sopirò un bel po’ di volte, aggrappandosi al bordo del
bancone e chiuse gli occhi “diosanto, dammi la pazienza di sopportarlo!” esclamò ad alta voce dirigendosi verso il forno in cui cuocevano i terreni di cultura.
“Ma non può farselo da solo quel
lavoro? Saranno 4 piastre!”esclamò l’amica mentre Eva
sistemava un carrello e apriva per bene l’anta metallica. “Le vedi?””
Martina ammirò la quantità spropositata di piastre e annuì
“tutte da seminare…tutte! Pontifica sulla necessità di risparmiare e poi fa due
linee di controllo. Non una, due. Mi costringe a passare tutto il tempo con lui, in questo modo”
borbottò a bassa voce scaricandole dal fornetto.
“Ma non puoi farlo da sola?”
“No vuole tenere d’occhio, non si
fida..” Sussurrò a bassa voce con aria depressa. Le indicò la tasca in cui aveva
riposto la bocchetta e sorrise “con quello starà lontano due giorni
minimo da qui”
La ragazza annuì e le diede un buffetto amichevole “te lo tolgo io dai piedi!”
Eva arrivò cl suo carrello e un’espressione funerea che Julian
adocchiò e non commentò… per il bacio o
per altro? Si domandò tirando fuori la vetreria necessaria e le spatoline di vetro sterilizzate.
Le soluzioni?
“E le soluzioni dove sono?”
borbottò ad alta voce grattandosi la nuca.
“Nel frigorifero del laboratorio 3.
Non c’era posto qui e le ho dovute sistemare…” Eva lo vide sbiancare e alzò un
sopracciglio “non c’era posto” ripetè con più decisione “il mio è rotto, il tecnico non si è fatto vivo”
“Nel laboratorio 3 stanno trattando una cultura virale!” la
aggredì “l’hai etichettate, almeno?”
“L’aveva fatto lei” subirò ricordando benissimo le striscioline
vergate in blu.
Julian si diede una manata in testa “hai
messo quelle in frigo?! Quelle non c’entravano assolutamente nulla!”
“Cosa?”domandò confusa.
“No! I matracci da etichettare erano..”
Julian restò a guardarla fisso e poi guardò il lavandino “l’hai
gettate nel lavandino?”
“Quelle senza etichetta si” affermò sudando freddo “non mi dica
che le dobbiamo rifare da capo!”urlò quasi sconvolta dal lavoro che si
preparava all’orizzonte.
“Avvelenamento del suolo, pesci con tre occhi e topi con sei
zampe…vedo un futuro pessimo, pessimo!” sibilò strusciandosi una mano in
faccia. “Porca vacca! Tutto quel lavoro, odio fare i conti!” sbuffò facendola
sorridere internamente perché anche lei era dell’avviso che la parte più noiosa del lavoro era proprio quella dei calcoli.
Ad un tratto lo vide saltare come se fosse stato morso da
una tarantola “cazzo cazzo!”sbottò uscendo di corsa.
Con la terribile previsione di un disastro, Eva gli corse di dietro.
Scese le scale rischiando di rompersi la testa, inciampò
nell’ultimo gradino e si arrestò violentemente addosso a Julian, investendolo e
sbilanciandolo. Si aggrappò alla sua schiena sentendolo esclamare qualcosa di molto poco signorile mentre si raddrizzava e la guardava
imbestialito.
I loro colleghi li fissavano interrogativi. “Avete usato
quei matracci da mezzo litro?” domandò con voce tremula.
Uno di loro si tolse gli occhiali dal microscopio e annuì.
Eva lo sentì mugolare e gettare indietro la testa. “Dovete
buttare via tutto..” Sussurrò a mezza bocca vedendoli schizzare
tutti verso di lei ”c’era roba nostra la dentro.”
Sussurrò a mo di scusa cercando di non far caso a Julian che si passava le mani
in faccia più volte in preda alla rabbia.
Nel laboratorio era calato il silenzio e anche la radiolina
che i due gemelli tenevano sempre accesa venne spenta
bruscamente.
“C’è stato uno sbaglio…” sussurrò la ragazza sentendosi
sotto lo sguardo accusatori di tutti gli uomini della
stanza. “Colpa mia…”
Poi si ricordò che la colpa non era sua
proprio per niente ed lo indicò “Non è vero, ha dimenticato di
etichettare lui, prendetevela con il Responsabile per la sua incompetenza!”
“Eva…fa silenzio e vattene!”ruggì il gemello più anziano con
aria feroce fulminando allo stesso tempo anche Julian, ritratto dell’autopunizione.
Eva si sentì trascinare per il camice e abbozzò un
sorrisetto di scuse “ho scoperto a che serve la cinta” sibilò l’uomo trascinandola
via prima di venir linciati “ti rendi conto di che
figuraccia abbiamo fatto?!” urlò a bassa voce rinchiudendosi nel laboratorio
“ti rendi conto che il Responsabile e la ‘migliore scienziata’
del dipartimento sono da licenziamento istantaneo?!
“Non prendertela con me, sei tu che hai sbagliato!” esplose dandogli
nuovamente del tu e facendo un passo indietro...però non le prudeva niente,
anche se le stava praticamente urlando in faccia.
Julian inspirò più volte cercando di calmarsi “ok..da
capo. Piastre in frigo, quel frigo, fogli e penna. Calcoli, soluzioni
e semina…e speriamo di non farci notte!” esclamò
sentendo bussare alla porta. Aprì con una faccia che spaventò Martina “vi vanno
due caffè?” domandò la ragazza con un sorriso tirato.
Eva fu lesta a farle cenno di andarsene “si, dai qua”
borbottò ingoiandoli tutti e due uno dopo l’altro.
Eva lo guardò a bocca aperta e la ragazza idem.
“Via, dobbiamo lavorare. Non entrate qua dentro per le
prossime tre ore e per l’amor di Dio, non fatemi incazzare
ulteriormente!”sibilò sbattendo la porta in faccia alla ragazza che storse la
bocca: lei aveva messo il ‘veleno’
in tutte e due per non sbagliarsi e perché sapeva che a quell’ora Eva non lo
prendeva…starà male per 4 giorni! Pensò
inclinando leggermente la testa da una parte e sfacendo una smorfietta.
Due ore dopo Julian si sentiva uno straccio e lo stomaco
stava dando segnali preoccupanti. Il
cinese della sera prima? Si domandò un po’ a disagio. Lanciò uno sguardo a Eva dall’altra parte del bancone e notò che lo stava
guardando in un modo un po’ strano. Non ho tempo per le sue paturnie da damigella con l’onore offeso, pensò sedendosi e sentendosi
sempre più male. La mano traballò e fu costretto a posare il becker prima di
farlo cadere.
Si sedette sbuffando e sfilandosi i guanti per toccarsi gli
occhi ..ci vedeva male…
“Non stai bene?” gli domandò bassa voce e in colpa per averlo
avvelenato.
“No.” Borbottò sentendo una gran sete. “Esco un attimo, vuoi
qualcosa?” le domandò aggrottando la fronte con l’intero apparato digerente in
subbuglio.
“No..grazie” sussurrò seguendolo con lo sguardo. Ci mancava
anche quello! Se si sentiva male sarebbe stata
costretta a fare tutto il lavoraccio da sola!
“Psss! Allora? Sta male?”
Eva notò la testa di Martina che faceva capolino dalla porta
e le si avvicinò “sta malissimo! Ma gliel’hai dato tutto?” le domandò un po’ preoccupata
La ragazza annuì “si, l’avevo messo
un tutti e due i caffè per non sbagliarmi, ricordavo che tu a quell’ora non lo
prendi..”
“Tutto? Porca miseria.” esclamò
strusciandosi una mano fra i capelli “è successo un macello e se si sente male
mi toccherà rifare tutto da sola..”
“Col laboratorio 3? Ecco perché sono tutti arrabbiatissimi!” esclamò cercando di non
farsi sentire “Dove è andato?”
“Al bagno penso..quella roba è micidiale!”sussurrò preoccupata.
“Beh? cos’è quella faccia? Non sei
contenta?” la interrogò la ragazza con aria stupita
Eva si riprese tutto insieme “certo. Certo che si…ora
vattene, devo fare un sacco di cose..mi sa che stanotte la chiudo io, la bottega” sbuffò
depressa.
Quando il povero Responsabile tornò, aveva la faccia
distrutta e una boccetta d’acqua in mano “non mangiare mai da Cio lin..”
L’avvertì attribuendo il suo malessere da attribuirsi al cinese “gli dovrei mandare
l’istituto di igiene” lo sentì borbottare mentre riprendeva
il lavoro con molta difficoltà.
Eva non aprì bocca e lo osservò di sottecchi ..non era per niente brutto..anzi
era piuttosto attraente…un po’ grezzo, ma aveva uno sguardo che faceva da solo metà
fascino di quell’uomo. L’occhio le cadde sulle labbra serrate mentre osservava gli
appunti e sentì di nuovo quel brivido lungo la schiena.
“Mi dispiace di averti dato la colpa.” Le disse
all’improvviso facendole cadere tutto il rotolo di carta gigante. “E’ colpa
mia, non ho tolto le etichette precedenti e ho dimenticato di avvisarti.”
Eva lo fissò di traverso mentre rimetteva tutto a posto “non
importa” borbottò sentendosi in colpa per averlo avvelenato.
“Sei troppo bella, mi sono
distratto”ridacchiò sentendosi sempre più male.
“Scusa!” sbottò d’un tratto
facendogli alzare gli occhi.
Eva lo fissò continuando a tormentare un foglio di carta
appallottolato “in quel caffè c’era..ti ho mezzo avvelenato per vendetta” sussurrò vedendolo
sbiancare per la seconda volta.
“Cosa? Che
c’era la dentro?!” ansimò sentendosi di colpo malissimo.
“Una specie di Guttalax..però più forte…scusa” mormoro arretrando verso la finestra.
“Starai male per qualche giorno…non è letale, solo un po’…fastidioso” gli
spiegò vedendolo mortalmente pallido.
“Ma io ti ammazzo!”urlò muovendosi impacciato verso di lei “lo sai che
vuol dire? Lavoro in arretrato e ..mi hai avvelenato
davvero!” esclamò senza crederci “e perché poi?!”
“Andiamo in ospedale” borbottò cercando di sorpassarlo
“ormai vomitare non serve più a niente, una lavanda gastrica in teoria ..”
“Lavanda gastrica?! Ma io ti faccio
mangiare quelle piastre una per una” urlò sempre più bianco.
“Julian non stai bene, non ti agitare e non mi collassare
qui” gli ordinò con voce tremante “scusami, mi farò perdonare ma..”
“E’ per colpa di quello stupido bacio, vero?!” la interrogò
sudando abbondantemente.
Eva cercò in tutti i modi di aggirarlo e di farlo calmare.
Gli appoggiò una mano sul cuore e sentì che batteva un po’ troppo forte “stai calmo
o ti verrà un infarto!” gli gridò contro agitata.
“Scusa se mi sono permesso di baciarti, ma è stato più forte
di me, mi hai...”
Julian ammutolì portandosi una mano al torace “non mi sento
per niente bene” sussurrò appoggiandosi a lei “Eva...te la faccio
pagare...però prima portami in ospedale…”
***
Eva andava su e giù per il corridoio del pronto soccorso
dopo aver fatto una lunga chiacchierata col medico e avergli spiegato la natura
del veleno che aveva assunto ‘accidentalmente’.
Ora aveva seriamente paura che stesse male e che la volesse
denunciare per tentato omicidio. Era talmente incazzato con lei che non si sarebbe
stupita che la denuncia nei suoi confronti fosse partita mentre lo
soccorrevano.
“C’è una certa signorina Dent?”
domandò un infermiere vedendola girarsi come un fulmine. “Si, io!”esclamò
correndo verso di lui “perfetto. A lei non la vuole vedere!”
le disse facendola restare male.
“Chiede di un tale..” L’infermiere
guardò il foglio “..Johnson”
Il vecchio si alzò, battendole una mano sulla spalla “su. Lo
rabbonisco io”
Eva annuì e franò depressa sulle minuscole poltroncine
sgangherate del pronto soccorso mettendo il broncio e sentendosi tremendamente
in colpa.
Era nel reparto maschile dell’ospedale e lei non aveva
neanche un po’ di prurito! Quel pensiero incoraggiante la fece sorridere
apertamente fin quando si trovò di fronte una donna bionda dall’aria esaurita “sei tu l’avvelenatrice?”
Eva annuì porgendole i polsi “mi deve
arrestare? E’ un avvocato e vuole mandarmi in rovina?” domandò
con la voce fioca facendola sorridere.
“No, no..”ridacchiò Suzanne
sedendosi e presentandosi come ‘ex, molto ex, che più ex non si può, costretta
a fargli visita e a sentilo piagnucolare per una buona mezz’ora’
Eva la scrutò da capo a piedi dicendosi che era una gran
bella ragazza, “l’hai lasciato tu vero?”
Lei annuì e guardò la porta “e tu hai fatto una cosa che
avrei voluto fare io tante volte: avvelenarlo, quel rompipalle!”
Eva ridacchiò e Suzie le strizzò l‘occhio
e fra le due ristabilì subito un rapporto di complicità anti-
Julian!