Inevitabile
INEVITABILE
Perché bisogna soffrire? Perché quaggiù l'Amore puro non esiste senza sofferenza.
Bernadetta Soubirous
Immobile
di fronte alla finestra, osservi la pioggia cadere. Scorgi la tua
immagine riflessa dal vetro; eternamente diciannovenne, eternamente
pallida e bella. Ti stringi tra le braccia, incrociandole sotto il
seno, alla ricerca di un calore che non c'è. Che non ci
sarà più.
Riporti la tua attenzione
sulle gocce che impietose scendono dal cielo. È un'immagine
famigliare quella che ti si presenta, a Forks il sole fa capolino
raramente. Hai sempre odiato la pioggia, fin dal tuo arrivo in questa
sperduta cittadina americana; l'umidità pesante, le coltri di
nubi grigie che coprono il cielo... Certo, se non ci fossero state
queste condizioni climatiche, non avresti mai incontrato tuo marito,
questo lo sai bene. Forse è stata una delle poche volte in cui
sei stata grata che a Forks piovesse con una frequenza al di sopra
della media. Ma per il resto, la tua avversione verso il cattivo tempo
non è mai mutata.
Ora invece ti ritrovi ad
osservare incantata il panorama che ti si presenta di fronte, l'acqua
che scende a catinelle. Il tuo udito potenziato ti permette di sentire
ogni singola goccia che impatta contro la finestra, il lento scivolare
lungo il vetro. Invidi quelle lacrime, perché desidereresti
fossero tue. Hai voglia di piangere, di sfogarti, di dar fondo a tutte
le tue energie e consumarti lentamente. Ma la tua condizione di vampira
non te lo permette. Dolore, sordo e profondo, si fa largo nel tuo corpo
mentre ripensi alla mattina.
Hai seppellito tuo padre oggi.
Un brivido ti scuote, una delle poche manifestazioni che il tuo corpo perfetto ti concede per mostrare il tuo malessere.
Sai bene che era una tappa
inevitabile, ma non per questo il dolore è minore. L'hai visto
invecchiare, l'hai visto entrare in pensione e dedicare così il
suo tempo libero alla pesca e alle partite in televisione. L'hai visto
trascorrere le sue giornate con Sue, e solo il cielo sa quanto sei
stata grata nel saperlo in compagnia di qualcuno, evitando la
solitudine. Solitudine che si sarebbe presentata al momento della tua
partenza da Forks. Il senso di colpa ti provoca una fitta. Non riesci a
non considerarti egoista, sebbene sai che il tuo è un pensiero
irrazionale. È destino che i figli prima o poi si separino dai
genitori, eppure ti tormenta il pensiero di averlo in qualche modo
deluso o di esserti staccata da lui troppo presto. A causa del tuo
aspetto immutabile, hai dovuto lasciare Forks per un certo periodo di
tempo. Hai dovuto lasciare tuo padre. Ti fa male pensare che ti sei
persa parte della sua vita allontanandoti. Ricordi bene il senso di
gelo provato quando, dopo che siete ritornati, trasferendovi in
un paese vicino, vi siete rincontrati: era invecchiato, la tua vista
poteva contare ogni nuova ruga, ogni capello grigio. E tu invece ti sei
presentata nella tua forma di sempre terna diciannovenne. E giorno dopo
giorno nuove rughe si aggiungevano, nuovi capelli grigi si sommavano
agli altri. La tua ansia cresceva. Stargli vicino e vedere come i primi
acciacchi lo costringevano lontano dalle sue passioni ti addolorava.
Solo grazie alla tua famiglia potevi distrarti e riacquistare attimi di
felicità. Ma ogni volta che te lo ritrovavi di fronte, la
tristezza faceva da padrona ai tuoi pensieri, sebbene sapessi
mascherarla. E allora hai capito cosa Edward intendesse nel dire che
aveva dovuto essere un “bravo bugiardo”.
Ci sono stati giorni in cui
l'idea di trasformarlo in vampiro si faceva sentire prepotente. Ma hai
sempre saputo che quella non era la strada desiderata da Charlie.
L'avresti solo imprigionato a te, egoisticamente. Eppure doverlo
abbandonare ti faceva così male... L'avevi già fatto una
volta, non volevi di nuovo per quella che, sapevi bene, sarebbe stata
definitiva.
Successe.
Nel cuore della notte una
chiamata. La voce disperata di Sue alle orecchie, le braccia di Edward
a sostenerti, il potere di Jasper a cullarti, inutilmente. Per una
persona il cui concetto di tempo e vita risultano privi di senso,
quella chiamata è apparsa senza significato. Impensabile. Ma
quando lentamente hai immagazzinato ogni parola, hai urlato. Non ti
ricordi per quanto. Ricordi solo il dolore provato, paragonabile a
quando Edward ti aveva lasciata. Ti sei divincolata dalla presa di tuo
marito, per correre da Charlie, incurante dei passi che ti seguivano.
Disteso a letto, solo l'assenza di battito e respiro faceva intendere
la sua morte. Con una mano gli hai accarezzato la guancia, baciandogli
la fronte, la pelle che si raffreddava. Una sola frase, sebbene avresti
voluto dirne tante altre.
<< Grazie papà. Di tutto. Ti voglio bene.>>
Oggi c'è stato il
funerale, a cui hai assistito da lontano: hai sofferto nel non poter
essere là presente. Hai sofferto per non aver potuto piangere.
Solo il cielo poteva sfogare il suo dolore. Ti sei avvicinata solo
quando si sono allontanati tutti e ti sei inginocchiata sulla terra
fresca, abbracciando la lapide per un tempo indefinito. Al tuo ritorno,
hai trovato la casa vuota. La tua famiglia ti conosce, sanno che in
questo momento le parole sono inutili. Ti sei posizionata di fronte
alla finestra di camera tua e non ti sei più mossa, in balia dei
tuoi pensieri. Con una mano cancelli l'umidità dal vetro. Cerchi
di richiamare a te i ricordi che ti vedono vicino a Charlie, ma la
trasformazione ha reso confusi tutti quelli riguardanti la tua vita
umana. Stringi i pugni, frustrata. Non ti è concesso piangere,
non ti è concesso ricordare. Cosa ti è concesso? Cosa?
Senti la porta aprirsi e
subito dopo due braccia circondarti. Lo lasci fare, senza nessuna
voglia di reagire. Le sue labbra, leggere, si posano sul capo. Lasci
che il suo profumo ti entri dentro, donandoti un attimo di calma.
<< Non ti
chiederò come stai, sarebbe una domanda inutile. Voglio solo
sapere se posso fare qualcosa per te.>>
<< Non
lasciarmi.>> senti la sua presa rafforzarsi, in una muta
promessa. La tua frase ha mille significati, lo sai. E tu li intendi
proprio tutti. Sai che non ti lascerebbe mai, non di sua spontanea
volontà. Però in questo momento tutte le tue insicurezze
stanno pian piano riaffiorando. Hai un bisogno spasmodico di sentirlo
vicino a te, di sentire la sua presenza. Mille dubbi, mille rimpianti,
mille pensieri ti affollano la mente. È difficile dar loro un
senso compiuto. Inoltre anche la paura è presente in te; una
paura irrazionale, un’inquietudine che non riesci a spiegarti. O
che forse non necessita di spiegazioni.
<< Dimmi cosa pensi. Ti
prego, non sopporto vederti così.>> la sua voce triste ti
scuote, ma fai fatica ad articolare parola. Cosa pensi? Non lo sai,
è già di suo strano il fatto che riesci a pensare.
Pretendere di creare una frase è utopia. Ti senti logorata: da
una parte vorresti parlare, sfogarti, lasciarti confortare;
dall’altra vorresti essere lasciata sola nel tuo dolore,
continuare a domandarti perché è successo, continuare a
rimproverarti di tutti gli sbagli commessi come figlia, delle cose non
dette. << Bella…>>
Non ce la fai più. Ti
volti nel suo abbraccio e lo baci, gli occhi serrati. Senti le sue
labbra esitare, sorprese, ma poi seguono le tue. È un ritmo
violento, come violente sono le emozioni dentro di te. Ci metti tutta
la disperazione che hai in corpo, tutto il dolore, perché hai
bisogno di aiuto, bisogno che qualcuno ti aiuti a condividere tutto
ciò. Non riesci da solo. Non riesci…
Ti stacchi, leggermente
ansimante, e punti il tuo sguardo sui suoi occhi preoccupati. <<
Aiutami Edward. Amami, aiutami a zittire tutto questo, per favore.
Ora… Ora non riuscirei a darti le risposte che cerchi. Non le
conosco neppure io. Aiutami a dimenticare, anche solo per un
attimo…>> ti basterebbe poco, spegnere tutto e non
pensarci più fino al mattino. Illudersi che tutto è
normale, illudersi che non è successo niente. Sopperire allo
mancanza di coscienza causata dal dormire con qualcos’altro di
abbastanza forte. Non chiedi altro. Solo soffrire meno e non pensare
che hai perso tuo padre, colui che ti ha sempre silenziosamente amato,
che ha sempre voluto il tuo bene, che ha accettato ogni stranezza che
hai portato nella sua vita. Colui che si è tormentato quando sei
stata male per l’abbandono di Edward, ma che non ti ha lasciato.
Colui che così poche volte hai chiamato padre, ma semplicemente
Charlie… Troppo semplicemente. Ed è strano come tutti i
rimorsi saltino fuori quando ora non puoi più rimediare.
Persa nei tuoi pensieri non ti
sei accorta di essere distesa sul letto. Edward è seduto accanto
a te, la malinconia è leggibile nei suoi occhi.
<< Sei sicura?>>
ti limiti ad annuire e ad abbassare le palpebre. Delicate, le mani di
tuo marito ti spogliano lentamente di tutti gli abiti, senza fretta. Ti
concentri su di lui, sul bisogno di sentirlo vicino, a contatto con te.
Quando anche l’ultimo indumento è stato levato riapri gli
occhi. Anche lui si è spogliato, più velocemente. Ora
è sopra di te, il suo sguardo esprime tutto l’amore che
prova.
<< Ti amo.>> te lo sussurra prima di baciarti dolcemente.
<< Lo so.>>
mormori quando si stacca. Vorresti dirgli che lo ami pure te, che lui,
Nessie e tutti gli altri Cullen sono la tua vita. Vorresti davvero
dirglielo. Ma non ci riesci. Un groppo in gola non te lo permette.
Cominci a sentire i primi sensi di colpa per quello che stai facendo;
fare l’amore dopo quella giornata. Ti sembra così
deplorevole… Eppure ne hai bisogno, per sentire che non sei
sola, che qualcuno che ti ama e ti conosce è vicino a te. Per
sfogarti.
Le sue labbra baciano il tuo
corpo, le sue mani ti accarezzano con gentilezza, il suo respiro sfiora
la pelle. Senti i pensieri cominciare a farsi sempre più
silenziosi, distanti. Sei concentrata solo su Edward, sulle emozioni
che ti sta facendo provare. Quando il suo viso torna all’altezza
del tuo, lo baci e nel frattempo lo senti farsi strada in te. Accogli
la penetrazione con un gemito soffocato dalle sue labbra, la
lucidità ormai lontana. Ma non si muove. Rotola su se stesso,
con grazia, e ti ritrovi a cavalcioni sul suo corpo.
<< Se hai bisogno di
questo, per star bene, allora sfogati completamente. Non pensare ad
altro che a noi, al nostro amore, al nostro piacere. Dimentica, fino a
domani dimentica.>>
Ti sfugge un singhiozzo alle
sue parole, commossa, grata. Innamorata. Ma gli occhi rimangono
asciutti… Avevi immaginato di abbandonarti sul letto, di
lasciare che il piacere ti invadesse e annebbiasse la mente grazie ad
Edward. Soltanto una bambola vuota che avrebbe cercato di soffrire il
meno possibile. Invece, ciò che ti sta offrendo è molto
meglio, un’ancora per riemergere con le proprie forze, per non
lasciarti piegare su te stessa. Prendere l’iniziativa per
riprendersi, per ricominciare.
Ti muovi su di lui,
lasciandoti guidare solo dall’istinto. Solo i vostri sospiri
rompono il silenzio della stanza. Non pronunciate i vostri nomi come
sempre, lasciate solo che lievi ansiti vi sfuggano dalle labbra. E
quando finalmente il piacere arriva, accogli con gioia la tanto
ricercata nebbia dei sensi, un blackout che, sebbene momentaneo e
breve, ti permetterà, se vorrai, di resettare tutto, di non
lasciarti avvolgere dal dolore ancora, in un circolo vizioso. Ti
accasci su Edward, che prontamente ti avvolge con le braccia,
sostenendoti. Sempre.
Vi lasciate cullare dal
silenzio spezzato dal ticchettio della pioggia contro il vetro,
entrambi persi nei vostri pensieri. Senti che la fase post-orgasmo sta
velocemente svanendo, tutta la lucidità persa ritorna. Ma
stavolta sei pronta ad affrontare ciò che porta con sè.
Cominci a parlare, senza neanche rendertene conto. Di come ti manca, di
come senti il bisogno di fargli sapere quanto gli hai voluto bene. Di
come vorresti chiedergli scusa, per averlo fatto preoccupare o averlo
deluso. Di come vorresti chiedergli scusa per quando, senza che lui lo
sapesse, l’hai messo in pericolo. Di come desidereresti
ringraziarlo per aver accettato, a volte a malincuore altre no, ogni
tua decisione. Edward ascolta in silenzio, limitandosi ad accarezzarti
la schiena. Ti lascia sfogare, parlare, singhiozzare. E gliene sei
grata.
<< Ora come stai?>>
<< Meglio.>>
<< Cosa vuoi fare?>>
<< Stare qui, con te, fino a domani.>>
Ti bacia sulla testa. << Come desideri…>>
<< Edward…>>
<< Mm?>>
<< Grazie. E… Ti amo anch’io.>>
<< Per te questo e altro, per l’eternità. Ti amo.>>
***
La pioggia ha smesso di
scendere, ma le nubi grigie non abbandonano il cielo. Davanti a te, la
foto mostra un Charlie sorridente, uno dei rari sorrisi che concedeva
alle persone a lui più vicine. È così che lo vuoi
ricordare. Che sorride. Come ricorderai i suoi silenzi, la poltrona in
cui si sedeva a guardare le partite in televisione, la divisa che
indossava prima di uscire… Questi sono i ricordi che porterai
con te. Ti inginocchi, l’erba ti solletica le gambe. Posi un
mazzo di fiori, semplici: non amava le manifestazioni di affetto, sai
quindi bene che odierebbe una composizione troppo elaborata. Con la
mano accarezzi il vetro della foto, sorridendo a tua volta lievemente.
La tua mano trema, ma tu continui a sorridere, incurante.
<< Mi
mancherai…>> sussurri con voce rotta da singhiozzi
silenziosi. << Ma sarai sempre nel mio cuore. Ti voglio bene
papà.>>
Un mano ti stringe la spalla,
infondendoti tutta la forza che sta svanendo mentre pronunci quelle
parole. Ti sollevi lentamente, non distogliendo lo sguardo dalla lapide.
<< Andiamo Bella. Torneremo domani.>> annuisci, lasciando che le vostre dite s’intreccino.
E lentamente, volti le spalle
ad una delle persone più importanti delle tua vita, sicura che
il tuo cuore, sebbene morto, non dimenticherà mai il suo volto.
“Ciao Charlie, ci vediamo domani. È una promessa.”
Note:
non chiedetemi come mi è venuta in mente. Non lo so. Sarà
la nebbia che da ormai una settimana non mi permette di vedere il sole.
Mah. So solo che più di una volta ho fatto gli occhi lucidi,
mannaggia me. È uscito New Moon (che non ho ancora visto e non
so quando andrò a vedere…), non potevo scriverci qualcosa
su quello?
Diciamo
che è venuto spontaneo scrivere questa storia. Come dice il
titolo, è un traguardo inevitabile, che sarebbe sicuramente
accaduto dopo BD. E io ho semplicemente voluto raccontarlo. Oltre ad
essere un piccolo esperimento per vedere come scrivo. Non posso dire
che Bella sia IC, sebbene io creda lo sia: non sappiamo come potrebbe
personalmente prenderla una notizia del genere. Io ho solo immaginato
cosa si potrebbe pensare nel perdere qualcuno di molto importante. E mi
sono venuti i brividi.
Se
qualcuno che segue le mie long su Twilight leggerà questa shot,
vorrei non si preoccupasse. In questo mese e passa mi sono allontanata
parecchio dal fandom. Non so se vi è mai successo, ma quando
parlate, pensate, sentite parlare troppo di una cosa, poi non se ne
può più. A me è successo esattamente così,
non ho più aperto su efp la categoria Twilight se non per poche
storie che mi si aggiornavano fra le preferite e le seguite. Nel
frattempo ho tentato altre strade, altre sezioni. Inuyasha e le
originali Romaniche, per la quale ho scritto due storie. Pian piano mi
sono riavvicinata a Twilight. E ora sto rimettendo mano ai capitoli.
Nel frattempo ho fatto dei piccoli esperimenti: una raccolta di
flashfic sui Cullen e questa one shot. Lontane dal mio solito stile. Ma
ho bisogno di provare e cambiare. E crescere.
Spero la
storia sia stata di vostro gradimento, sebbene i contenuti tristi
presenti. Spero inoltre che la scena d’amore (e non sesso) non vi
abbia disturbato o sentita indelicata per il momento. L’ho vista
come un bisogno d’aiuto per Bella, un sostegno, un modo per
sentire vicina una persona importante senza lasciarsi sopraffare dal
dolore.
Un bacione a tutti. Grazie a chi leggerà e, ancora di più, a chi commenterà.
Anthea
|