Buondì,
o
buonasera a seconda della visionatura.
Ragazzi, dai, vedo 170 visioni e 6 recensioni? Non rendete Al triste!
*piazza
Al e i suoi grandi occhioni*
@MiriamMalfoy: Lo so, so
di essere sadica e mi
metto in ginocchio sui ceci. XD Comunque spero di farmi (un
po’) perdonare con
questo capitolo. Tom è un coglione, ma pian piano si sta
svegliando, quindi
abbi fiducia. :P Grazie per i complimenti!
@MissMary: Allora alla
fine Jamie ha
riscosso qualche successo, dai, in fondo non è tanto male!
;) Al è un serpeverde,
purtroppo spesso non lo dimostra, ma ti assicuro che in fondo
c’è in lui
qualcosa del serpentello. :P E non preoccuparti,
quell’orrendo marrone presto
sparira a favore di un bel blu elettrico, che gli si addice decisamente
di più.
;) Merito di Jamie, puoi giurarci! Rose è una tonta totale,
e Scorpius, diciamo
che fa il suo gioco (e da quando uno come un Malfoy si nasconde? J ) Tom e
occhi rossi, poteva forse
mancare? Questa è colpa del fandom. I Tom, in HP DEVONO
avere gli occhi rossi.
XD
@Hel_Selbstmord: Pulcino Bagnato e
Mister Misantropia in questo capitolo daranno il meglio di loro,
promesso
(ormai questi sono i nomi in codice. Per Jamie? Re Minchione XD) Al il
tuo
secondo personaggio preferito? Evviva, pure il mio! (ed ehm, io la
scrivo ‘sta
roba). In effetti volevo che il Cappello non fosse totalmente
rincretinito a
spedirlo lì. Se avrò tempo e
c’entrerà, un bel flashback con lo Smistamento non
ve lo toglie nessuno! OT: dei Dream Theather io adoro totalmente
‘image and
words’ e penso che ‘take the time’ sia
ufficialmente la mia canzone preferita.
Però devo ammettere, che specie nei primi album, sono di una
pesantezza unica,
e infatti quelli che ho comprato li ho tutti rifilati a mio fratello,
prog-metaller convinto. XD Grazie per esserci sempre!
L’angolo musica è
diventato un must delle recensioni! XD
@Altovoltaggio:
Grazie, grazie, grazie! E’
bello sapere di riuscire a dare un senso a questa storia, e di farla
incastrare. Sudo sempre freddo all’idea di non essere in
grado di farlo (è la
mia prima fic così complessa. :P )
@Trixina: Ahaha, Tom
lo so, nello scorso
capitolo è stato messo un po’ in ombra. Geloso
di
Zabini? Nooo, assolutamente no! Che dici!
*Tom la guarda malissimo, minaccioso* È solo una
tua impressione, credimi! ;)
@Ron1111: Ciao! Grazie per la
recensione. Allora, il motivo per cui Tom non è riconosciuto
come predecessore
di Voldemort, è perché a conti fatti, non gli
somiglia molto. Mi spiego. È
vero, ha i capelli neri, pelle pallida, ma gli occhi li ha azzurri (e
non
neri), oltre a questo è proprio diverso di aspetto fisico.
;) Solo
accidentalmente ho dato a vedere che gli potesse somigliare. Di base,
il mio
modello è Tom Sturridge, che con
il Riddle
cinematografico c’entra poco o niente. Tom poi è
un nome banalissimo in
Inghilterra(e in effetti è un diminutivo, lui si chiama
Thomas). Spero di
averti tolto qualche dubbio. Alla
prossima spero!
@Bic:
Ciao Bic! Ehm,
sinceramente non ricordo se mi hai recensito, perdonami, sono un
po’
rincoglionita. Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, e
beh… se ci si può
affidare a Jamie e Al c’è sempre Lily. (Che
vabbeh, potrebbe sempre decidere di
affibbiare il proprio cognome ai figli. O
forse
no. ;P) Grazie, e spero alla prossima! ^^ Ah, ho commentato la tua
‘Goodluck my
baby’. ;)
****
Capitolo
XX
Lord, I've been waiting all my life but
I’m too late again
I
know but I was scared
Can't
you see, oh, I'm moving like a train - into some foreign land -
That
you got on a ticket for this ride…
(Song
for the lovers, Richard Ashcroft)
Stanza
delle Necessità.
Una
di
notte.
James
si
avvicinò ai tre, al momento totalmente pietrificati.
Rose aveva paura persino di respirare.
Al deglutì. “Jamie…” Disse
semplicemente.
Il ragazzo fece una smorfia. “Beh? Vediamo. Posso dare una
mia interpretazione
personale a questa bella riunione?”
Rose si alzò di scatto in piedi, con inaspettata
agilità. “Non è come pensi!”
“No? E allora com’è? Oh, come
sarà arrabbiato zio Ron. La sua adorata Rosie che
se la fa con un Malfoy…” Sogghignò.
C’era puro divertimento nelle iridi
nocciola del cugino, e Rose capì che sarebbe corso a
spifferare tutto ai
quattro venti, se qualcuno non l’avesse fermato.
Non
che
James fosse cattivo. No. Era uno stronzo.
“Se
dici
qualcosa…” Iniziò bellicosa. James la
fermò con una mano.
“Cosa
fai? Neanche smentisci? Accidenti, allora è vero. Tu e
Malfoy state assieme!”
Esclamò divertito. “Diavolo Rosie. Sei davvero nei
guai.”
“Non sono affari tuoi, Jam!” Sbottò Al,
cercando di portare aiuto.
James
smise di sorridere. Fece una smorfia. “Certo che lo sono. Se
Rose si invischia
con un Malfoy quanto credi che ci vorrà prima che avvenga
una bella crisi
familiare? Già Teddy e Vic si sono
lasciati…”
“Cosa?!” Sbottò Rose esterrefatta,
mentre Albus sgranava gli occhi. “Come si
sono lasciati?”
James scrollò le spalle. “Oh, andiamo. Siete i due
geni di famiglia. Se è qui
da solo, e Vic non si è ancora fatta sentire, cosa pensiate
voglia dire?” Si
passò una mano trai capelli, staccandosi dallo stipite e
avvicinandosi.
“Comunque non è questo il punto. I due piccioncini
facevano coming out davanti a te,
fratellino?”
Al serrò le labbra, accantonando lo shock che la notizia gli
aveva trasmesso:
ora erano altre le priorità. “No. E comunque io sono felice per loro.”
“Oh, quanto sei pieno di buone intenzioni. Sei ridicolo come
serpeverde.”
Al afferrò la bacchetta che teneva in tasca.
“Ridillo.” Sillabò lentamente, con
uno sguardo che fece scendere un brivido lungo la schiena di Rose.
Era
raro
che Al si infuriasse.
Ma
è sempre James a fargli perdere
la bussola, accidenti.
“Perché
non cerchiamo di calmarci?” Esordì Scorpius, che
fino a quel momento era
rimasto seduto, in silenzio, ad osservare la situazione.
James
gli
rivolse un’occhiata bruciante. “Tu devi solo
chiudere il becco, Malfoy.”
“Ah, vorrei tanto.” Annuì, con sguardo
perso nel vuoto. “Il problema è che sono
stato tirato in mezzo, e su più fronti. Punto primo, tu e
mini-Potter state per
venire alle mani, e in quanto tuo
prefetto,
dovrei evitare lo scontro con membri di altre Case. Punto secondo, non
ci tengo
che tu vada in giro a dire cose che potrebbero mettermi in
difficoltà. Punto
terzo, stai trattando male la mia ragazza.” Concluse, mentre
Rose si sentì
avvampare quasi per auto-combustione.
James
aggrottò
le sopracciglia. “Mi stai prendendo per il culo?”
Ringhiò, sentendosi decisamente
preso in giro da quello
sguardo irriverente.
Aveva
sempre detestato Malfoy: sia per la sua brillante vita scolastica,
inimitabile
per qualsiasi maschio, sia per l’atteggiamento perennemente
calmo e compassato.
Fottuto Lord
del cazzo.
“No,
affatto. Ti sto semplicemente esponendo i fatti.” Si
voltò verso Al, che teneva
ancora la bacchetta saldamente in pugno, sebbene ancora lungo il
fianco.
“Potter, non entrerei mai in una lite tra fratelli. Ma vorrei
evitare il lancio
di maledizioni.” Disse pacato. Al gli lanciò
un’occhiata, ma poi intascò la
bacchetta.
Rose
inspirò sollievo: era divisa tra il terrore di essere
sputtanata sulla pubblica
piazza scolastica e l’essere orgogliosa del modo in cui il
suo ragazzo stava
gestendo la situazione.
Questo
dimostra solo come James,
ed io in buona parte, abbiamo sempre avuto torto.
Scorpius non
è quello che sembra.
James
sembrò invece furioso della piega che avevano preso gli
eventi: non solo
l’idiota osava mettersi
con sua
cugina, ma ora si permetteva anche di intromettersi tra lui e Albus!
Si
avvicinò fino ad essergli a pochi passi. “Malfoy,
ti ho detto di starne fuori.
Non ci senti?”
Scorpius sorrise pieno di bonomia. “Ci sento. Ma te lo
ripeto, non mi piace
come stai trattando la mia ragazza.”
“Rose è mia cugina, non una delle tue
amichette!” Ruggì James. Rimpianse di non
aver preso la bacchetta con sé: quando aveva visto Rose
uscire dal proprio
dormitorio l’aveva seguita senza starci troppo a pensare.
Certo
non
si era aspettato di vedere quello.
Una bella
chiacchierata inter-casa
ed inter-famiglia.
Rose
guardò Albus, che le lanciò uno sguardo
esasperato.
Non verranno
alle mani per me,
vero? Merlino benedetto, stiamo parlando di cose ben più
importanti della mia
vita sentimentale!
Si frappose
trai
due. “Fatela finita! James, ho tutto il dannato diritto di
frequentarmi con chi
voglio. Compreso Malfoy.” Sbottò. “E tu
non sei mio padre, quindi non ti devo
spiegazioni!”
“E
come
pensi che reagirà zio Ron e la nostra famiglia a questa
bella pensata? È un
Malfoy, maledizione Rosie! È figlio di un mangiamorte! Un
fottuto vigliacco che
è passato…”
Non fece in tempo a finire la frase. Rose fu spostata a lato, e Malfoy
gli
piazzò un pugno in faccia, facendolo quasi cappottare su una
poltrona.
“Tieni
fuori la mia famiglia dai tuoi sproloqui, Potter.”
Sibilò, con un ghigno che lo
fece assomigliare in modo agghiacciante al padre. “Vuoi
sfogare le tue
frustrazioni da fallito? Fallo con me. Da uomo.”
“Scorpius,
no!” Tentò Rose, ma la rissa scoppiò
repentina. I due ragazzi si placcarono a
vicenda, rotolando trai tappeti e i cocci del bricco che poco prima
James aveva
abbattuto con la sua caduta.
Al la
afferrò prima che si lanciasse trai due litiganti.
“Lascia Rosie. Lasciali
sfogare.” Disse inspiegabilmente calmo.
“Ma si stanno ammazzando!”
“Sono senza bacchette. Uno scoppio di testosterone non ha mai
ucciso nessuno.”
Replicò, con un sorriso sottile. “Ho visto risse
peggiori nel
dopo-partita.”
“Ma
se
prima sembravi tu, quello a voler iniziare la rissa!”
Rimbeccò piccata, mentre
di sottofondo i due si urlavano insulti irripetibili.
La situazione
è surreale.
“Testosterone,
appunto.” Sorrise soffice. “Fortuna che io ho anche un cervello.” Concluse
facendola suo malgrado sorridere.
“Che
facciamo allora?” chiese Rose, mordendosi un labbro: James
avrebbe potuto, e
probabilmente voluto, spifferare
tutto alla famiglia. E sarebbe stato un disastro.
Morgana, che
razza di situazione…
Al
scosse
la testa. “Parlare a Jamie. A volte riesce ad essere persino
sensato.”
Lanciarono
uno sguardo ai due che sembravano assolutamente presi dal compito di
darsi
quanti più pugni potevano: fortunatamente lo spazio ridotto
impediva che molti colpi
venissero messi a segno.
“Si
stanno praticamente strappando i
capelli…” Mormorò Rose esasperata.
“Merlino, quanto sono infantili!”
“Ti ho mai detto quanto sono grato al Cappello?”
Replicò Al con un sorrisetto,
puntando la bacchetta contro i due. “Aguamenti.”
Scandì e uno scroscio d’acqua investì i
due litiganti, che lanciarono un urlo
di indignata sorpresa, bloccandosi.
“Signori,
ora di parlare.” Li riprese Al con un sogghignetto.
“Andiamo.”
Scorpius, a cavalcioni del riottoso James, sbuffò.
“Bell’incantesimo.”
Concesse.
“Beh, l’elemento Serpeverde è
l’acqua. Ho pensato che fosse un incantesimo
adatto alle circostanze.” Replicò Al, tendendogli
la mano, sotto lo sguardo
irritato di James. Scorpius la prese di buon grado, tirandosi su.
“Grazie
mini-Potter.”
“Preferirei Al, se non ti dispiace.”
Scorpius sogghignò. “Intesi, Al.”
James si alzò da solo, strizzandosi la felpa, con un
grugnito. “’Fanculo
Albie.”
“Lo stesso a te, fratellone.” Replicò
Al, intascando la bacchetta. “Tu sei già
maggiorenne, noi lo saremo tra poco. Vogliamo provare a dare un senso
alla
nostra età anagrafica?”
Se qualcuno non fa la persona matura
moriremo tutti. Qui dentro. Uccisi da qualche maledizione
volante… - Pensò il
giovane Potter, pragmatico.
James
scrollò le spalle. “Non vedo cosa ci sia da dire.
Rosie ti ha presentato il suo
fidanzatino scomodo, e tu l’hai accolto a fottute braccia
aperte.”
“Non l’ho accolto.” Ribatté
Al. “Ma penso che tu abbia più motivi per
accettarlo di me. È un grifondoro, è il tuo
Capitano e per giunta siete uguali.”
“Prego?” Dissero i due interpellati in coro.
Scorpius inarcò le sopracciglia,
mentre James sbuffò.
“Visto?”
Replicò salace Al. “Avete in comune più
di quanto non pensiate.”
Rose
scosse la testa. “Sul serio… È ridicolo
aggrapparci a questo odio generazionale.
Sono trascorsi decenni da quando i
nostri genitori si lanciavano maledizioni. È ora di
crescere.”
“È un Malfoy!” Ribatté
cocciuto James. “E crescere non significa andare a letto
con lui!”
Rose avvampò di sdegno. “Brutto caprone! Ma pensi
sempre a quello?!” Ringhiò.
“Potter…”
Cominciò Scorpius, paziente. “Rose non
è una delle mie amichette. Lei mi piace
sul serio.” Concluse guardandolo dritto negli occhi.
James
non
distolse lo sguardo. “Ma proprio lui, Rosie?”
Chiese.
Rose
sospirò.“Non scegli di chi innamorarti,
Jamie.”
James le lanciò un’occhiata indecifrabile. Poi
sbuffò, vinto.
Rimase
in
silenzio per un attimo, prima che Al parlasse.
“Non
eravamo qui per fare le presentazioni, Jam. Certo, siamo adolescenti, e
ci
dovremmo preoccupare della nostra vita scolastica e sentimentale.
Però non
eravamo qui né per l’una né per
l’altra.”
Rose gli lanciò un’occhiata allarmata, ma Al le
fece un lieve cenno con la
mano.
Dobbiamo
coinvolgerlo. James ormai
è qui, e non se ne andrà senza un contentino.
Oltretutto
è sempre in giro,
sempre durante il coprifuoco. Magari sa qualcosa…
James
lo
squadrò attento. “Allora per cosa?”
“Lo sai.” Replicò Al.
“Ultimamente stanno succedendo cose strane qui.”
James lo guardò a lungo: aveva sempre pensato che il
fratello fosse un
sostanziale cacasotto. Certo, gli voleva bene, ma questo non lo
risparmiava dalle
critiche.
Eppure
in
quel momento gli sembrò che Al fosse diverso. Che meritasse
di essere
ascoltato.
Non
gli
aveva mai sentito usare un tono così sicuro.
“Dipende
da cosa intendi per strane.” Concesse.
“Intendo il naga. Intendo il modo in cui hanno insabbiato la
faccenda. Hogwarts
non è un posto normale, Jamie. È magico. Ma tra
magico e sinistro corre un bel
po’ di differenza.”
James sogghignò. “Cosa c’è?
Ora credi davvero a quello che ho detto sul fatto
che mi hanno attaccato ad Hogsmeade?”
Rose si intromise. “Io dico che dovremmo capire
che sta succedendo. E mettere da parte i pregiudizi che abbiamo
l’uno per
l’altro. Lavorare assieme.”
“Gli
adulti non sono collaborativi. Ma noi possiamo tentare.”
Replicò Scorpius. “Una
momentanea alleanza, Potter.”
“Cos’è,
volete riesumare il magico trio?” Sbuffò James.
“Andiamo. Non c’è nessun
Voldemort da sconfiggere qui.”
“Ma qualcosa c’è.” Disse
Albus. “Jamie, allora, che vuoi fare? Sei dei
nostri?”
James lanciò un’occhiata complessiva ai tre.
“Sapete? Sembra quasi uno scherzo.
Ma beh, io adoro gli scherzi. Quindi, perché no?”
Fece un finto inchino. “James
Sirius Potter al vostro servizio. Non al tuo, Malfoy.”
Rettificò all’ultimo
momento.
“Non
l’avrei mai pensato, Potter.” Replicò
quello beffardo.
Non mi
sbagliavo… anche lui ha
avvertito che c’è qualcosa di strano
nell’aria.
James
si
buttò su una delle poltrone, stiracchiandosi.
“Allora
signori. Aggiornatemi.”
****
Sgabuzzino,
Hogwarts.
Mezzanotte.
Teddy
si
passò una mano trai capelli impregnati di polvere.
Lavorare
a quell’ora aveva qualcosa di intimo, piacevole.
Era
rimasto nello sgabuzzino dove era accatastata la biblioteca di Ziel
tutta la
sera.
Era
un
lavoro difficile, ma gli permetteva di spegnere il cervello.
Non
era
facile fingere che andasse tutto bene. Non solo per Vic, non solo per
se
stesso, ma anche per quello che stava accadendo ad Hogwarts.
Il
pomeriggio aveva avuto un colloquio con il Preside che si era detto
d’accordo
nell’operare l’incantesimo di memoria su James.
L’aveva
però avvertito che non era un incantesimo privo di
controindicazioni, che
andavano da una semplice emicrania fino alla perdita di memoria
temporanea
degli avvenimenti della giornata.
James
era
legalmente maggiorenne, e quindi era perfettamente regolare incantarlo,
anche
senza il permesso dei suoi genitori. Per sicurezza comunque aveva
mandato un
gufo a Harry e Ginny.
Harry
aveva fissato un colloquio con la metropolvere da lì a
mezz’ora.
Guardò
l’orologio da taschino.
Devo
sbrigarmi, o rischio di
saltarlo.
Guardò
le
pile di libri dentro gli scatoloni: finalmente cominciavano ad avere un
senso
logico. Poi guardò il libro che aveva steso James con un
incantesimo
protettivo. Lo prese: se lo sarebbe portato dietro e ci avrebbe
lavorato per il
resto della sera, dopo il colloquio.
Quando
si
chiuse dietro la porta della camera, arredata sia per dormire sia da
studio,
tirò finalmente un sospiro di sollievo.
Erano
giorni che pregava Merlino di non incrociare la professoressa Prynn.
Dopo che
avevano avuto quel colloquio negli ex-appartamenti di Ziel, la ragazza
lo
cercava per trascinarlo in un ‘the pomeridiano’.
Neville,
bonario, aveva ventilato l’ipotesi che la procace americana
avesse una cotta
per lui, sostenuto dai gran ghigni di Hagrid.
“Sta’
attento che Vic s’arrabbia, eh!” gli aveva detto
durante una cena l’ex-guardiacaccia.
Si
era
trattenuto dal dover dissentire.
Non
è il mio genere di ragazza.
Ainsel
non lo attraeva: certo, era molto bella, non si poteva negarlo. Ma
troppo
invasiva.
Ma
quelli
erano solo pensieri residuali. La sua maggior preoccupazione era James.
James
che
era stato aggredito e obliviato.
James che quel pomeriggio aveva avuto un atteggiamento…
stravagante?
Teddy
sospirò, sedendosi accanto al camino e aspettando che Harry
facesse la sua
comparsa.
Si
sentiva a disagio, a pensare al modo in cui James gli aveva sorriso e
l’aveva
abbracciato, proprio mentre stava aspettando di parlare con suo padre.
Merlino,
quant’è diverso dal
ragazzino che ho lasciato anni fa…
Quel
ragazzino che al momento dei saluti era scappato dietro il capanno
degli
attrezzi, senza dire nulla.
“Vic,
faccio subito. È che…”
Ted, capelli cobalto, lunghi fin poco sotto le orecchie, come piacevano
alla sua
bella fidanzata, aveva sorriso impacciato. Erano davanti
all’aia della Tana,
con tutti i parenti schierati per gli ultimi saluti prima della
partenza verso
lidi provenzali.
Per i primi
mesi avrebbero abitato
da Bill e Fleur, poi chissà…
Vic aveva
alzato gli occhi al
cielo, aggiustandogli il bordo sgualcito della giacca.
“Vai
cheri, saluta quel monello, ma sbrigati. Maman ci aspetta per cena.”
Ted l’aveva baciata, e poi con un sorrisetto complice ad
Harry era sparito
dietro il capanno. Del ragazzino nessuna traccia. Ma Teddy sapeva.
Si era
schiarito la voce. “Jamie?
Guarda che me ne vado!”
Dal piano superiore del capanno era provenuto una specie di grugnito.
“Vattene
al diavolo!” aveva
sbottato. C’era persino stato il lancio di un oggetto, che
schivandolo, aveva
scoperto essere un cacciavite.
“Ehi,
vuoi ammazzarmi?”
“Magari!
Oppure voglio farti
rinsavire. A volte con le botte in testa succede!”
Il ragazzino era saltato giù dal soppalco. Aveva gli occhi
rossi, e per un
breve ed inspiegabile momento Ted si era sentito in colpa.
“Jamie,
io e Vic vogliamo vivere
assieme…” Aveva cercato di spiegargli, gentile,
mettendogli una mano sulla
spalla magra e nervosa. James aveva scartato.
“È
tutto una stronzata! Tu dovevi
diventare auror, restare qui! Perché te ne vai in
Francia?”
“Perché
è quello che voglio. L’Accademia
è stata una bella esperienza, ma non fa per me, Jamie.
Vorrei insegnare. In
Francia, a Beaux-Batons, hanno un gran bisogno di insegnanti e
…”
“E Hogwarts? Anche Hogwarts è una
scuola!” Aveva sbottato, mordendosi un
labbro. “Ci lasci, te ne vai! Ci lasci, e sei un fottuto
stronzo!”
“Jamie…”
“Mi
lasci…” Aveva sussurrato
rabbioso. Si guardava le scarpe. Teddy si era abbassato alla sua
altezza,
mettendogli le mani sulle spalle.
“Potremmo
scriverci. Tutte le volte
che vuoi.”
“Mi
fa schifo scrivere.”
“Beh, allora sarà un buon incentivo per non
metterci tutti quegli errori. Non
potrò più correggerti i
compiti…” Aveva scherzato. Si sentiva uno strano
peso
nel petto. Senso di colpa.
Vic gli diceva
sempre come Jamie a
volte sembrasse quasi geloso di lui.
Geloso del suo
fratello maggiore,
gli diceva ridendo, e baciandola. Vic sospirava, e non diceva nulla.
È
solo un
bambino…
James
l’aveva abbracciato,
seppellendo il viso contro la sua giacca. Quei suoi abbracci stretti,
stritolanti, un po’ buffi. Poi l’aveva mollato di
scatto.
“Sai
una cosa? Non me ne frega
niente se te ne vai. Se torni però portami un sacco di
regali!” Aveva sbottato,
con un sorriso strafottente. E forzato.
“Jamie…”
“Ciao!” Gli aveva tirato una spinta leggera.
“Ciao, capito?” Si era voltato,
risalendo velocemente la scala del soppalco.
Teddy aveva sospirato.
“Ciao Jamie.”
Era uscito
dalla rimessa, e per
giorni non si era chiesto se chiudendo la porta non l’avesse
sentito piangere.
“Ted?”
Teddy si riscosse vedendo la testa del padrino spuntare tra le fiamme.
“Oh,
Harry!” Esclamò, quasi saltando in aria.
A che diavolo
sto pensando? Merlino
benedetto, non traslare i tuoi problemi su Jamie!
“Tutto
okay?”
Anche tra le fiamme il sorriso del padrino era chiaramente divertito.
“Oh,
sì,
certo… Mi dispiace, ero… ehm.
Sovrappensiero.”
“Succedeva spesso anche a tuo padre. Guardava il vuoto per
ore. Tua madre
usciva pazza.” Rise Harry. Teddy sorrise nervosamente.
Di male in
peggio…
“Davvero?
Beh… comunque. Jamie…”
“Dimmi tutto.”
“Sono sicuro che James sia stato obliviato. I sintomi di un oblivium sono simili a quelli di una
sbronza. Per questo mi sono confuso. E di questo, credo debba chiedere
scusa
anche a te.”
“Non devi.” Lo corresse Harry con un sospiro.
“Non credergli è stata una
mancanza grossa da parte mia…”
“Diciamo che le contingenze hanno aiutato.” Sorrise
Ted. “Comunque Vitious è
convinto che un memento su di lui
potrebbe avere buoni risultati. Non è passato molto tempo, e
James è giovane,
ha una mente fresca e reattiva. I rischi sono minimi.”
“Ma ci sono…” Disse Harry. Fece una
smorfia. “In ogni caso Jamie è maggiorenne,
ha il diritto di scegliere da solo.” Scosse la testa e fece
un sorrisetto. “Lui
è d’accordo, immagino.”
Ted ridacchiò. “Lo conosci. Non vede
l’ora di farlo.”
“Allora c’è poco che possa fare per
dissuaderlo, temo.” Sospirò l’uomo. Ma
Ted
notò che era quasi compiaciuto del coraggio (o sventatezza?)
Del figlio. “Oltretutto,
questo potrebbe portare ad un passo avanti nelle indagini. Qualsiasi
anomalia
attorno ad Hogwarts potrebbe essere un indizio.” Gli
confidò. “Non che questo
Gin lo sappia, si capisce…” Borbottò
poi, cauto. “Mi staccherebbe la testa,
credo.”
Ted
sorrise complice. “Le madri si preoccupano sempre.”
“Quelle Weasley particolarmente.” Rise
l’uomo. “Ho fiducia nel Preside, e nel
tuo giudizio. Se credi che serva, Jamie deve farlo.”
Teddy
annuì.
“Ci sono ulteriori sviluppi nelle indagini?”
Harry scosse la testa. Sembrava frustrato, da come si passò
furiosamente una
mano trai capelli. “Tutte le nostre ricerche sono finite con
un buco nell’acqua.
Quei dannati lucertoloni si sono volatilizzati. E anche il loro
referente non
si trova. Si pensa che sia stato ucciso.”
“Probabile.
Per quanto riguarda Thomas…”
Harry sembrò esitare, poi annuì.
“Dimmi.”
“Mi hai chiesto di dargli un occhio, e per ora sembra
comportarsi normalmente. A
lezione è presente, e passa il resto del tempo a studiare e
in compagnia di Al e
gli amici.”
“Tutto nella norma, quindi?”
“Direi di sì. Comunque non ho molta
possibilità di vederlo fuori dalle mie
lezioni…”
Harry sospirò. “Lo so, era solo una sensazione. Ma
quando l’ho visto aveva
qualcosa di sfuggente… Tom.” Sospirò
“Sembra fare di tutto per cacciare dal suo
mondo personale praticamente chiunque.”
Ted
annuì,
poi esitò. “Sai… a ben vedere
è buffo.”
“Cosa?”
“Il suo nome. È stato rapito da certe
persone e creduto una certa persona.
E i tuoi cugini l’hanno chiamato Tom.”
“Thomas.” Sbuffò Harry. “Robin
è un’appassionata di un certo Thomas
Mann.”
“La morte a Venezia¹…”
Sospirò Ted. “Gran bel libro.”
“Chi?”
“Oh, no. Niente.” Si schiarì la voce,
imbarazzato dall’agghiacciante
associazione di idee tra James e il libro. “Vitious comunque
è ad un convegno
della Conferenza Internazionale Magica dei Presidi per due settimane.
Ma si è
detto a disposizione quando farà ritorno ad
Hogwarts.”
“Perfetto.
Allora dì a Jamie di non strapazzarsi in queste
settimane.” Ci rifletté, e
rise. “Impossibile, a fine mese ci sarà la prima
partita della stagione.”
“Ci sarai?”
“Se riesco a liberarmi…”
Borbottò l’uomo. “Anzi, sicuramente.
Salutami i
ragazzi.”
Ted
salutò con un cenno il padrino, il cui volto scomparve
gradualmente dalla
fiamme. Alla fine rimasero solo lingue di fuoco e legna ardente.
Sospirò.
Aveva bisogno di una tazza di the.
Uomo, animale
razionale che a
volte questa razionalità la manda dritta nel cesso.
Mentre
il
the sobbolliva pigramente prese in mano il libro. ‘Compendio
di erbe magiche della Baviera’. Un titolo
sicuramente
poco interessante. Un titolo fasullo.
Prese
la bacchetta
e la batté due volte sulla copertina, concentrando le
energie per spezzare la
barriera magica. Il libro si aprì e le pagine sotto il suo
sguardo cambiarono.
Batté
le
palpebre.
Di
nuovo
quel codice. Lo stesso codice che aveva rinvenuto sui quaderni-diario
di Ziel,
poi catalogati e archiviati dalla professoressa Prynn. Diari che poi
non aveva
avuto più modo di visionare.
Questo non
è un libro. È un altro
diario. E ben più occultato.
Procedura
avrebbe voluto che andasse ad aggiungerlo agli effetti personali di
Ziel.
Decise
di
non farlo. Decise che quello sarebbe stato un piccolo segreto tra lui e
il
professore.
Dopotutto
sono io che ho avuto in
custodia la sua biblioteca. E questo quaderno è stato
trasfigurato per essere
tenuto al sicuro.
Non
che
nutrisse sospetti verso la professoressa Prynn,
però…
Il
fischio del bollitore lo riportò alla realtà.
Guardò il quaderno. Quel codice
l’affascinava.
E
l’avrebbe tradotto. Avrebbe scoperto cosa aveva da dire
Immanuel Ziel e perché
era così ossessionato dal volerlo nascondere.
****
Dormitorio
Serpeverde.
Due di notte.
Al sospirò di sollievo quando si lasciò alle
spalle l’arco di pietra
dell’entrata della Sala Comune Serpeverde.
La
ronda
non l’aveva beccato. Non che pensasse di essere
scoperto:Mills e Dalkins dovevano
ancora imparare ad allacciarsi le scarpe quando lui sfuggiva alle
retate di
nonna Molly per bere la pozione contro il raffreddore invernale.
Quando
gli
occhi si abituarono alla penombra della Sala, Al batté le
palpebre sorpreso. Il
fuoco era acceso, e seduto alla sua poltrona preferita…
C’era
ancora Tom.
Fissava
le fiamme, tenacemente, senza distogliere lo sguardo. Non
l’aveva neanche
sentito entrare.
Al si
avvicinò, schiarendosi la voce.
“Tom…”
Il ragazzo si irrigidì. Gli lanciò
un’occhiata.
“Bentornato.”
Disse, incolore. Una formula di rito.
“…
Stai
bene?” Gli chiese. “Tom?”
Il ragazzo non rispose alla domanda. “Dove sei
stato?”
“Con Rosie, te l’avevo detto…”
“Sì, è vero.”
Silenzio.
Non di quello confortevole, che c’era tra di loro un tempo.
Ma denso, cattivo.
“Non
riesci a… dormire?” Chiese.
“Sì,
qualcosa
del genere.” Fece un mezzo sorriso. Era divertito, ma la
piega della bocca era
dura, nervosa. “Va’ a letto. Altrimenti domani non
ti alzi.”
“Michel è in camera?” Chiese, tanto per
chiedere. Non si sarebbe aspettato che
Tom gli piantasse gli occhi addosso.
“Michel?”
Chiese lentamente. “Se è in camera?”
Michel, Michel… un vero amico, il
caro
Michel.
Gli
veniva quasi da ridere. Ma non lo fece. Del resto non si sentiva in
vena.
Voldemort. Lo
psicopatico che mi
ha rapito mi credeva…
Un
brivido freddo gli ghiacciò la nuca.
Una persona
da temere e di cui
aver terrore. Su questo, almeno, non c’è dubbio.
Avrebbe
preso tutto come le convinzioni di uno squilibrato, se avesse avuto
delle
certezze.
Tipo, ho una
famiglia. Tipo, sono
del tutto umano.
Ma
non le
aveva. Neanche una.
“Tom?”
Lo
richiamò Al. “Davvero, ti senti bene?”
Sentirsi bene? Era talmente lontano dal concetto che dovette
trattenersi dal
ridere per l’ingenuità di Albus.
“Sto
benissimo.” Mentì con facilità
consumata. “Michel è in camera. Forse ti
aspetta.”
“E per cosa?” Chiese candidamente, prima di capire
il sottotesto e avvampare.
Cosa?!
“Tom,
ma
che…”
“Sai quando ti ho detto che Zabini nutre solo fraterna
amicizia per te?” Gli
chiese retoricamente, tornando a guardare il fuoco. “Beh,
probabilmente mi
sbagliavo.”
“… Ma di che stai parlando?”
Tom fece un ghignetto. “Oh, non fare l’ingenuo, Al.
Lo sai benissimo. Ammetto
che le intenzioni di Zabini non siano sempre limpide, ma credo che
abbia sempre
nutrito un certo trasporto verso di
te. Ultimamente poi lo sta manifestando
palesemente…” Continuò. “In
un certo
senso puoi sentirti lusingato. Michel ha standard
molto…”
“Ti è dato di volta il cervello!?”
Sbottò Al furioso. Finalmente Tom parve dar
segno di averlo sentito davvero,
perché si voltò.
“È
solo
un’impressione.” Replicò infatti.
“Potrei sbagliarmi, naturalmente, ma non
credo.”
Chissà se Voldemort si sarebbe
preso ciò
che sente suo di diritto.
Beh,
Voldemort non conosceva
l’amore, a detta di Harry. Io lo conosco.
E fa male.
“Anche
se
fosse così…” Al si morse un labbro.
“Anche se fosse così…”
Stupido imbecille. Che vuoi che me ne
freghi di Michel?
Ci sei solo
tu. Ci sei sempre
stato tu.
Tom
si
alzò, avvicinandosi. Al se lo trovò praticamente
a pochi centimetri. Tom lo
superava di ben più di una testa… ed era
imbarazzante essere così basso.
Imbarazzante,
e lo faceva sentire odiosamente indifeso.
“Se
fosse
così non ti importerebbe? Non ti sentiresti a
disagio?” Gli chiese, con quel
suo odiosissimo tono roco, e monocorde.
Lo
odiava. Davvero.
…
davvero?
“No.”
Replicò Al,
deglutendo, ma sforzandosi di non farsi tradire dalla voce.
“Comunque non
potrei ricambiarlo.”
Dillo. Dillo. Dillo stupido Al.
Dannazione, diglielo!
“Non sarà mai lui… quello che
voglio.” Sussurrò al petto di Tom. Stavolta
era lui a non volerlo guardare in faccia.
Non posso
dirglielo. Non posso.
Manderei tutto a puttane. Ho paura. Non voglio perderlo.
Non voglio
fargli schifo. No.
Erano
talmente vicini che poteva vedere lo stemma serpeverde del suo
maglione,
ricamato fin nei minimi particolari. La testa ricurva del serpente,
l’elmo
stilizzato, le volute della cornice…
Sentì
due
dita sollevargli il mento, e si trovò a fissare Tom negli
occhi.
Dannazione,
come fa ad averli
sempre così blu?
Albus
pregò che in quel dannato silenzio non si sentisse il suo
cuore battere come un
tamburo.
Perché
dannazione, magari era una sua folle impressione, ma le labbra di Tom,
le sue meravigliose labbra erano
vicine, così
dannatamente vicine…
Uno
schiocco violento fece sussultare entrambi. Un ciocco di legno umido
era stato
divorato dal fuoco.
Al si
allontanò bruscamente, spaventato.
“Io…
vado
a letto. È… tardi.”
Balbettò.
Tom non disse nulla. Si sedette soltanto, di nuovo.
“Ti
raggiungo dopo.” Disse, con uno strano tono roco che non gli
aveva mai sentito.
“Okay.”
Abbandonò precipitosamente la stanza, sentendo che non
c’era più nient’altro da
fare.
Merlino,
Tom… che ci sta
succedendo?
Tom
serrò
le palpebre. Serrò le labbra. Contrasse i pugni, mentre una
scarica di
adrenalina e di eccitazione gli aggrediva impietosamente ogni singola
parte del
corpo.
Maledizione,
controllati. Non sei
un animale.
Aveva
rischiato di rovinare tutto. Già la sua amicizia con Al
rischiava di essere
mandata a rotoli da quello che stava succedendo. Che gli
stava succedendo.
Ma le
sue
labbra. Il suo profumo. Quegli occhi limpidi e fiduciosi. Tutto.
Avrebbe voluto
che tutto quello diventasse suo. Penetrarlo, possederlo.
Si
prese
la testa tra le mani.
Tutto questo
non è normale. Non mi
sono mai comportato così. Mai.
Adolescenza?
No. Era qualcosa che gli scorreva sottopelle, e si mischiava a
ciò che voleva,
che avrebbe voluto da Albus.
Guardò
le
fiamme che divoravano il tronco, reo di aver interrotto il momento, o
forse
inaspettato salvatore.
Si
sentiva come quel tronco. Divorato dalle fiamme.
Ho bisogno di
parlare con quel
ragazzo…
****
Note:
1- Morte a Venezia, Thomas Mann.
Narra la vicenda di un uomo adulto che nutre una passione di natura
cripto-sessuale estetica per un bellissimo
‘giovinetto’ polacco, sullo sfondo
di Venezia. Ecco l’associazione mentale di Teddy. Non
è tenero, così ingenuo?
2
–
L’immagine a frontespizio del capitolo è stata
presa da Deviantart e Kiss
and Control di Clandestine
Wishes. Non sono riuscita ad inserire il link, ma il mio
spero di averlo fatto.
Beh,
le
cose vanno avanti. Pian pianino. E ricordatevi che anche la vostra Dira
ama gli
happy-ending. E che nel prossimo capitolo ci sarà un bacio.
SLASH. FINALMENTE.
Quale
sarà la coppietta fortunata?
Ora
però
non cercate di ammazzarmi, dai. Altrimenti, niente happy-ending.
*Fugge*
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