Faceva un caldo
soffocante quel giorno. O forse era lei che stava soffocando.
Non le era mai piaciuto vedere le persone tutte vestite con divise o
uniformi sotto un Sole tanto forte.
E non le erano mai piaciuti nemmeno quel genere di cortei
macabri, soprattutto se sopra il patibolo ci doveva salire un
conoscente.
In quell’occasione poi nemmeno sapeva perché
c’era andata.
Una donna riesce a vedere l’uomo che ama trafitto da due lame
e poi continuare a vivere?
Si accarezzò lentamente e ripetutamente il ventre
leggermente rigonfio e si sistemò meglio sulla testa il
grande cappuccio del mantello che indossava.
Lui le aveva detto di stare attenta perché
l’avrebbero cercata..
Si strinse senza pensarci entrambe le mani all’altezza dello
stomaco.
“Tesoro..” sussurrò al suo piccolo nel
ventre “Devi dire addio al papà
ok?...Farò in modo che ci veda così
potrà salutarci anche lui….”
Sussurrò a se stessa “Almeno col
cuore..” aggiunse rendendosi conto che se Gold D. Roger si
fosse fermato per accarezzare o baciare una donna sarebbe stato
decisamente sospetto e a quel punto lei non avrebbe mai potuto scappare.
A fatica si fece spazio tra la folla, raggiungendo la prima fila di
presenti. Si guardò attorno furtiva. Nessuno dava segno di
averla riconosciuta. Pensandoci, nessuno sapeva chi fosse.. avrebbero
cercato il suo bambino senza sapere della madre…il padre era
abbastanza famoso per entrambi.
Scacciò dalla testa quei pensieri tristi avvistando in
lontananza delle sagome di uomini incamminati lungo il passaggio
lasciato appositamente libero.
Al centro della scorta c’era Lui.
Tranquillo, sereno quasi.. camminava come faceva sempre, con quella sua
andatura lenta e leggermente strascicata, ma ferma e fiera.
Tante volte l’aveva visto venire verso di lei in
quell’identico modo. La sua giacca rossa stavolta
però era sporca, e le sue mani non erano in tasca o libere
alla luce, ma ben strette in manette di legno.
A vederlo così, pensò, se non per quei
particolari, era perfettamente come quando l’aveva conosciuto.
Poco dopo lo vide passarle davanti accompagnato da un rullo di tamburi..
La notò, con discrezione e senza lasciar trasparire nulla,
ma la notò.
I loro sguardi si incrociarono per qualche secondo.. niente di
più.
Mosse le labbra lei, senza dire nulla di
preciso…farfugliò qualcosa che sembrava un misto
fra “Ti amo” o “Addio”. Ma lui
lo capì comunque e rivolse la sua attenzione al pancione
appena visibile sotto la veste.
Era sempre bello, anche se a lei quei buffi baffi non piacevano.
Nemmeno il tempo di prigionia o la sua malattia l’avevano
piegato.
Perché l’hai fatto? Perché?
Avrebbe potuto passare il tempo che gli restava con lei…con
loro…
Quando il loro contatto visivo si sciolse le mancò il
respiro.
No…fermati…
Il leggero mantello fu mosso da una forte ondata di vento. Alcune
ciocche dei suoi capelli mossi scivolarono fuori. Allungò
appena le piccole mani in avanti afferrando il vuoto. Poi le strinse
l’una con l’altra socchiudendo gli occhi stanchi.
Quanto le sarebbe mancato?
Lo vide sorridere… quello era il sorriso che tanto amava,
quello spontaneo e sincero che le faceva sempre quando la vedeva.
Chi sorride davanti alla morte? Solo lui avrebbe potuto farlo.
Provò freddo.. in realtà l’inverno
ormai era arrivato..
Ma quel Sole sembrava resistere per celebrare il grande Re.
Una giornata così bella può essere tanto orribile
per qualcuno?
Non riuscì a vedere altro, la parte del patibolo se la volle
risparmiare…era troppo straziante per il suo cuore.
Si allontanò, troppo velocemente per notare se veniva
seguita.
Nascondendosi dietro ad un vecchio edificio di pietra, in fondo alla
piccola via vide il mare.
Cosa aveva fatto di male? L’Oceano era stata la loro
maledizione.
Ti odio!
Sarebbe tornata a Baterilla…solcando di nuovo quelle onde,
quegli abissi. Sfidando il freddo e le tempeste. E sarebbe stata per
lei l’ultima volta in cui avrebbe messo piede su una nave.
Quella distesa immensa di acqua non la voleva più vedere.
Cosa aveva di così speciale? Tutta uguale.
Lui, però, ne era innamorato. Amava i suoi colori, i suoi
pericoli, le sue avventure e moriva a causa sua. Lui e il suo Oceano!
Sempre al primo posto, anche nella sua anima, per
l’eternità!
Seppur per poco tempo e a fatica, si era battuta per essere alla pari
con quei sentimenti.
Ti amo!
Ora non l’avrebbe più fatto…sollevata?
O no…mille volte avrebbe preferito vederlo partire con un
“Ciao” piuttosto che lo sguardo sicuro di
poco prima sottintendente un “Addio”.
Era li, a Louge Town, e fu l’unica a non sentire le famose
parole dette da Gold D. Roger poco prima della morte. Le
parole che spinsero gli uomini a una nuova era di pirateria.
Un passo dopo l’altro si allontanò da quella
piazza raggiungendo la costa.
Stette per un po’ in piedi, immobile, a vedere le navi in
porto. Il cappuccio le ricadde mostrando una cascata di boccoli rossi.
Il vento le sfiorava il volto, ma lei nemmeno se ne rese conto.
Si piegò appena su se stessa per poter toccare il mare,
bagnandosi l’orlo dell’abito. Prese un filo
d’acqua fra le dita per qualche istante osservandolo.
Stupidamente nella sua mente non trovò nulla di
più bello dei riflessi del Sole in quella piccola cascatella
che dalle sue mani tornava alla spiaggia.
E fu li che comprese….comprese l’unico modo per
guardare al futuro e poterne sorridere.
Sentì un leggero movimento nel suo ventre e prese la sua
decisione.
“Ti salverò …la mamma ti
salverà!” disse, pienamente cosciente di
ciò che avrebbe dovuto fare.
Un uomo l’aveva notata…l’unico uomo che
sapeva la sua storia e che le sarebbe stato vicino. L’unico
uomo che forse lei avrebbe potuto odiare.
Monkey D. Garp la tenne d’occhio per un po’,
ricordando l’ultimo desiderio del suo più vecchio
rivale…
“Garp! Sto per avere un figlio….ma temo che quando
lui entrerà in questo mondo io l’avrò
già lasciato..”
“Perché senti il bisogno di dirlo a me?”
gli aveva chiesto lui irritato. “Ogni donna collegata a te
verrà..”
“E’ per questo che te lo dico..”
l’aveva interrotto lui, “La troveranno e la
uccideranno…” diceva con sicurezza.
“Ma il bambino che nascerà non ha colpe,
Garp!” e poi cominciò a ridere, tranquillo.
“Entrambi siamo stati vicini all’ucciderci a
vicenda così tante volte che ormai siamo come vecchi
amici…. Credo in te nello stesso modo in cui credo nei miei
compagni”. Fece una pausa.
“Proteggi mio figlio!” esclamò serio
poco dopo. “So che lo farai…” e nel
dirlo assunse quella sua espressione che tanto spaventava la gente, ma
non di certo il marine.
“Lascio mio figlio nelle tue mani..”
…E sarebbe stato così…avrebbe
cresciuto quel bambino come fosse suo, perché non poteva
fare altrimenti.
“Ace o Anne?? Che nomi ridicoli…hai un pessimo
gusto…” disse fra se e se ridacchiando.
“Ma non in fatto di donne..” aggiunse sincero
osservando la esile figura in lontananza per un po’ .
“Portuguese D. Rouge…”
sussurrò appena come per fissarsi nella mente il nome.
E quel flebile richiamo si perse al suono di una violenta onda che si
infrangeva contro la spiaggia.
Note:
La storia è dedicata al grandissimo personaggio Ace, anche
se qui poco citato, e alla grandiosità del gesto di sua
madre per lui. spero vivamente sia piaciuta...fatemi sapere!!! Meli_mao.
Nona classificata al [Contest Multifandom] Miss Scrittrice 2009/2010:
Grammatica: 6 punti
Lessico e Stile: 7.5 punti
Originalità: 7.5 punti
Caratterizzazione personaggi: 8,5 punti
Trattazione dell'elemento: 8 punti
Impatto: 3 punti
Punteggio finale 40,5/60
Punti bonus 20.25
L’originalità della storia non sta tanto in quello
che hai detto, ma nei personaggi scelti e nel tuo modo di farli entrare
in scena.
Hai sicuramente descritto uno dei momenti che più mi
interessava conoscere del manga di One Piece, introducendo,
implicitamente, il mio personaggio preferito.
Sicuramente una storia piacevole, sebbene a volte il lessico stoni con
l’atmosfera, la scelta delle parole non sempre mi
è sembrata appropriata.
Buona la trattazione dei personaggi, sia quelli già
conosciuti che mi sono sembrati IC, sia l’introduzione di
Rouge che ha mostrato un carattere sufficientemente forte, mantenendo
per buona parte quello che si mostrava nelle poche apparizioni del
manga.
Mi è anche piaciuto la tua tecnica di recuperare uno dei
dialoghi che più mi hanno entusiasmata negli ultimi
capitoli, quale il discorso fra Garp e Roger.
Una storia che sono stata felice di leggere nonostante qualche
sporadica pecca che mi ha lasciato un senso amarognolo e in parte di
insoddisfazione, tuttavia è stata una buona lettura.
Complimenti.
|