Salve a tutti! Sono
una vecchia autrice di EFP che fino ad un paio d’anni fa pubblicava di tanto in
tanto una storiella. Qualche tempo fa, in circostanze misteriose (che
esagerata! XD), ho deciso di cambiare “identità” creando questo nuovo account
(e a noi cosa importa??! nd tutti) Questa è la prima fan fiction che scrivo
dopo un bel po’di tempo, perché ho avuto come un’illuminazione una sera e non
ho potuto fare a meno di iniziare a scriverla. Se va come penso mi dilungherò
abbastanza: forse deciderò addirittura di fare un seguito (dipende dal mio
tempo libero e da quello che mi direte voi ovviamente). Beh… Iniziamo subito
col primo capitolo allora! Ringrazio in anticipo tutti quelli che riusciranno
ad arrivare fino alla fine (e che magari lasceranno anche un commentino :-D )!
Un nuovo, demenziale
anno malandrino
Il primo settembre era a memoria d’uomo un giorno assai
bizzarro per la stazione di King’s Cross. Quando non
succedeva qualcosa di veramente inspiegabile, si potevano comunque scorgere tra
la folla strani gruppetti di individui che si aggiravano con aria circospetta,
chiaramente a disagio. Campagnoli probabilmente: era chiaro come il sole che
passare tra tutta quella gente li metteva a disagio. Si era sparsa la voce che
in quella zona di Londra si tenesse una specie di raduno, quasi una fiera dove
era possibile esporre qualsiasi stramberia. A prova di ciò, si vedevano spesso
ragazzini che spingevano allegramente grossi carrelli zeppi di libri dall’aria
antica, gabbie di gufi, manici di scopa fin troppo curati, bauli che sembravano
provenire da qualche museo sul fenomeno dell’emigrazione del XIX secolo… Per di
più parlavano sicuramente una specie di dialetto, perché alcune parole che
dicevano erano assolutamente incomprensibili: Quidditch,
Tassorosso, Hogwarts, babbani, Grifondoro, Hogsmeade, Serpeverde, Corvonero… Sì, un modo di esprimersi decisamente
provinciale.
Quell’anno però si respirava un’aria diversa, più tesa del
solito. I gruppetti di campagnoli vestiti in modo eccentrico tendevano a stringersi
tra loro, guardandosi attorno quasi spaventati. I ragazzini stavano perlopiù
riparati tra il padre e la madre, che lanciavano ai figli occhiate apprensive.
“Tesoro… Guardami! Sii serio per una
volta…” una signora sulla cinquantina si rivolse ansiosa al figlio dall’aria
decisamente scanzonata. “James!”
“Ti sto ascoltando mamma! Dimmi…” disse il ragazzo guardandosi attorno come in cerca di
qualcuno.
“James… Devi promettermi che quest’anno
non farai nulla di pericoloso. Parlo sul serio. Ad Hogwarts
sei al sicuro ed è là che devi restare! Il clima è cambiato… Non è più tempo di
ragazzate, intesi?” la donna afferrò il braccio del figlio per attirare la sua
attenzione, rivolta decisamente ad altro.
Il ragazzo annuì distrattamente mettendosi in punta dei piedi per avere una
visuale più ampia sulla folla della stazione.
“Andy, non pensi che dovresti riprenderti il tuo mantello
per quest’anno?” la signora Potter cercò l’appoggio del marito che fino a quel
momento era rimasto in silenzio limitandosi a spingere il grosso carrello del
figlio.
L’uomo sorrise. “Penso che in questi tempi il mantello
dell’Invisibilità possa essere una delle migliori difese che possiamo dare a
James. Nostro figlio non è più un bambino, sono sicuro che non lo userà per
esporsi ad inutili pericoli.”
Il ragazzo si voltò verso il padre dedicando finalmente un
po’di attenzione alle preoccupazioni dei genitori. “Non mi
caccerò in nessun guaio, contenti? Al massimo andrò a
farmi un giretto nelle cucine!” sapeva che non avrebbe mai rispettato la
promessa, ma i suoi genitori non avrebbero mai dovuto sapere dei suoi
vagabondaggi notturni nel parco di Hogwarts.
Il suo tono non dovette essere troppo convincente, perché la
signora Potter lo squadrò irritata. “Non dovresti essere così
sicuro di te. L’omicidio dei Prewett dovrebbe
farti capire fino a che punto è precipitata la situazione.”
Gli ricordò grave.
Lo sguardo di James si rabbuiò. Conosceva la famiglia Prewett. La figlia più giovane frequentava l’ultimo anno
quando lui iniziava il primo. Si fermò davanti al muro che separava i binari 9
e 10 assieme ai genitori e guardò la madre con un’espressione insolitamente
adulta. “Mamma… Ad Hogwarts c’è
Silente, non devi stare in pensiero per me. Non c’è luogo più sicuro in
tutta la Gran Bretagna! Dovrei essere io
a preoccuparmi per voi piuttosto: si dice che il Signore Oscuro stia cercando
l’appoggio di tutte le più importanti famiglie Purosangue del paese…”
“…Ed il rifiuto non è contemplato tra le
possibili risposte, già. Per questo i Prewett
sono finiti così, non c’è dubbio alcuno.” Concluse
cupamente per lui Travis Potter attraversando con
aria noncurante la barriera magica. Moglie e figlio lo seguirono in fretta,
sparendo improvvisamente dalla King’s Cross babbana. “Ma non preoccuparti, non penso che Tu-sai-chi abbia bisogno di noi
per il momento.” Aggiunse rassicurante.
Il binario 9 e ¾ era affollato come sempre, ma se al di là
del muro la tensione era appena percepibile, qui non si vedevano altro che
volti ansiosi e occhiate diffidenti. I genitori di James Potter non erano certo
gli unici a raccomandare ai figli di tenersi fuori dai guai: c’era addirittura
una madre che faceva promettere ad un ragazzino minuscolo di mandare una
lettera alla famiglia ogni sera. La maggior parte degli studenti era in effetti seguita dall’intera famiglia e dai parenti più
stretti, quasi dovessero salutarsi per l’ultima volta.
Il ragazzo che si avvicinò ai Potter trascinando il suo
enorme carrello sembrava invece completamente solo. Era piuttosto alto e
decisamente di bell’aspetto, come non potevano fare a meno di notare molte
ragazzine nei paraggi.
“Felpato! Eccoti
finalmente!” esclamò James sorridendo in direzione del suo migliore amico, che
gli tirò un’amichevole pacca sulla spalla.
“Ci si rivede finalmente vecchio
Malandrino! Buongiorno signori Potter!” ribatté Sirius allegro.
“Come mai non sei passato a trovarci
ragazzo? Hai trovato una casa tutta per te
quest’estate?” chiese Travis cordiale. Il
giovane Sirius aveva infatti
trascorso praticamente tutta l’estate precedente e le vacanze di Natale a casa
dei Potter, dopo aver abbandonato per sempre la sua famiglia.
“Sono stato da mio zio Alphard,
sì… È l’unico Black con un briciolo di cervello in
testa.” Rispose Sirius guardando scontroso una donna
poco distante che salutava con una formale stretta di mano e un veloce
abbraccio un ragazzo poco più giovane di lui. Sua madre e suo fratello. Due
persone -insieme a suo padre- per le quali lui aveva
cessato di esistere nel momento in cui era fuggito da casa, stufo delle loro
idee sul sangue puro e dei loro stupidi pregiudizi.
Il signor Potter evitò di fare commenti, ma conoscendo
personalmente Walburga Black,
la madre di Sirius, non poté che essere d’accordo col
giovane amico di suo figlio. “Non te ne preoccupare troppo.
Ormai sei abbastanza grande per potertela cavare senza
di loro e la nostra casa sarà sempre aperta per te!” disse appoggiandogli una
mano sulla spalla. Sirius gli fu grato per quelle
parole e gli rivolse un sorriso sincero.
“RAGAZZI! Ehi, da
questa parte!” chiamò da qualche parte dietro di loro una voce molto nota.
I Potter e Sirius si voltarono e videro un ragazzo
grassoccio che si sporgeva da un finestrino dell’Espresso Hogwarts
agitando un braccio nella loro direzione. “Io e Remus
vi abbiamo tenuto un posto in questo scompartimento!” gridò ben felice di far
sapere a tutti che conosceva i due brillanti Grifondoro.
James e Sirius lo salutarono con un cenno.
La signora Potter guardò il suo orologio da taschino. “Direi
che è quasi ora. Meglio se salite!”
“Sì, andiamo subito!” disse in fretta James notando in quel
momento chi stava salendo sul treno. “Vi saluto allora!
Ci vediamo a Natale…” il ragazzo abbracciò la madre, che lo
strinse a lungo e poi il padre.
“Ricordati Jamie…
Ricordati… Niente sciocchezze quest’anno! O verrò personalmente a
prenderti a Hogwarts per farti passare il resto dei
tuoi giorni chiuso il cantina a lavorare come un Elfo
Domestico!” si raccomandò la signora Potter vagamente minacciosa.
“E cerca di vincere il campionato di Quidditch!”
aggiunse il signor Potter guadagnandosi un’occhiata di rimprovero da parte
della moglie.
“Agli ordini!” scherzò James portandosi la mano alla fronte
nell’imitazione di un saluto militare e avviandosi insieme all’amico verso la
porta del treno più vicina.
“Ciao Sirius!
Fa giudizio anche tu!” sentirono gridare.
Sirius ridacchiò. “Imparerò dal
piccolo e dolce Jamie” rispose quando ormai non
potevano più sentirli. Ma James non rispose per le rime, perché ormai era già
sparito dentro al treno seguendo una certa ragazza dai capelli ramati che aveva
già intravisto prima. Sirius alzò gli occhi grigi al
cielo e si infilò le mani nelle tasche dei jeans. “Wow… Inizia un nuovo,
demenziale anno malandrino!” pensò con un mezzo sorriso.
Che dire? Questo primo
capitolo non dice molto… Mi è servito per introdurre un po’la storia e i
personaggi, la fan fic vera e propria inizierà con il
prossimo capitolo! =) Spero di ricevere qualche commento tanto per sapere se
l’idea può interessare a qualcuno, così mi viene voglia di continuare ! ^__^
(Tradotto: vi pregooo!
*___*)