Larry Long si trovava disteso davanti a me legato
al tavolo del suo stesso soggiorno, si era appena svegliato e noi lo
stavamo guardando con i nostri attrezzi in mano. Era andato tutto bene.
Long non era un tipo, né sveglio né furbo e sorprenderlo non era stato
un problema. Il passeggero oscuro stava finalmente per saziarsi. Ma non
riuscivo ancora ad essere calmo. La sensazione di essere osservato non
si era placata nemmeno quando avevamo preparato il soggiorno di Terry
per il nostro lavoro e nemmeno vedermelo davanti inerme riusciva a
tranquillizzarmi. Il passeggero oscuro avanzava imperterrito, quasi
frettoloso, ma cercando di essere preciso. Questa volta non mi sentivo
in sintonia con lui. Quasi fossimo due persone completamente diverse.
Non stavo accompagnando il suo operato quella volta.
Il passeggero oscuro non perse tempo a conversare con la vittima, e io
gli lasciai fare. Sapevo che Larry Long era colpevole. Alzò
la mano e lo colpì. Un po’ troppo forte per i miei gusti. Uno schizzo
di sangue ci venne addosso e Larry cercando di urlare morì.
Un disastro.
Avevo il sangue ovunque. Non era stata una mossa controllata come tutte
le altre. Nemmeno il passeggero oscuro era completamente soddisfatto,
ma continuava a fissare il corpo sempre più compiaciuto. Io ero
arrabbiato. Sapevo che nemmeno se avessi voluto avrei potuto fermare la
sua follia, ma il disastro che aveva combinato mi irritava.
Il sangue era su di me. Sulle pareti. Sul mio coltello.
Non c’era stata nessuna instaurazione di un rapporto colla vittima.
Avevo solo ucciso.
Il passeggero oscuro, dopo aver assaporato cosa aveva fatto finalmente
si placò del tutto e lo sentii come scivolare via. C’ero di nuovo solo
io, Dexter. Con una smorfia mi guardai attorno senza riuscire a non
pensare al caos intorno a me. Fui più veloce di tutte le altre volte a
ripulire la scena, ma cercai di essere il più ordinato possibile. Gli
omicidi servono per fare pulizia, e io sarei stato ordinato almeno
nello sbarazzarmi del cadavere. Feci a pezzi Larry Long senza guardare
lo squarcio che aveva nel petto, dettato dall’impazienza del passeggero
oscuro e misi tutto nel soliti sacchi che avrei buttato nel mare. E’ il
posto perfetto per sbarazzarmi di loro. Le correnti sono forti e
portano i resti molto lontano, anche se qualcuno un giorno li avesse
trovati non c’era modo di poter risalire a me. Nessuna scena del
crimine. Nessun corpo. Quindi nessun omicidio. Ero rassicurato, anche
se il passeggero oscuro aveva reso una parte del mio rituale insensato
e caotico, quell’ultima parte aveva come ristabilito l’equilibrio.
Dovevo solo portare tutto in macchina. Di solito in questa parte faccio
piuttosto attenzione. Insomma agendo di notte sono piuttosto coperto,
ma c’è sempre chi non dorme in quelle ore. Non avrei mai permesso che
qualcuno mi notasse, sarebbe stato pericoloso se i vicini si sarebbero
posti domande come: Ma che fa quel signore che sta portando fuori la
spazzatura alle due di notte? Oh, ma guarda non la butta e la mette in
macchina. Non l’ho mai visto da queste parti. Caro, per caso ti ricordi
se abbiamo un vicino nuovo?
Naturalmente quello che faccio ha sempre dei rischi, ma io cerco sempre
di limitarli. Per questo motivo, porto sempre due sacchi per mano
muovendomi nell’ombra e controllo tutto il vicinato. Non vidi nessuno e
mi rassicurai. La sensazione di essere spiato era lontana. Anche i
serial killer hanno le loro paranoie. Misi i primi due sacchi in
macchina e chiusi lo sportello. Vidi la strada attraverso il riflesso
del vetro. Un uomo era dietro di me. Avvertii qualcosa sfiorarmi
l’orecchio e con uno scatto mi buttai a terra. Mi rialzai
immediatamente e lo guardai. Aveva un passamontagna e un bastone in
mano, sembrava quasi che avesse improvvisato quell’aggressione. Il
passeggero oscuro si agitò dentro di me e ululò verso di lui come per
mandargli un messaggio. Allora capii di avere davanti lo sconosciuto di
pochi giorno prima, quello che aveva fatto scappare Robert Turner. Era
venuto a trovare il suo nuovo amico Dexter, e lo aveva trovato pronto a
giocare.
Rimanemmo per pochi secondi a fissarci. Come aveva fatto a trovarmi?
Cosa voleva? E perché la preda era andata a cercare il predatore? Il
passeggero oscuro face un altro ululato senza cercare di prendere il
controllo e combattere con me, stava solo aspettando che l’altro si
muovesse, come se fosse stato uno spettatore. Mi mossi per primo e
cercai di colpirlo, mi tenni lontano dal bastone colpendolo sul suo
lato indifeso. Per un attimo pensai di averlo in pugno visto che non si
mosse immediatamente per contrattaccare, ma non potevo cogliere la sua
espressione. Aveva il volto coperto e portava gli occhiali da sole.
Tirò fuori con la mano libera dalla tasca qualcosa e mi colpii. Poi fu
solo buio.
Dovevo aver preso una bella scossa perché quando mi risvegliai ero
parecchio stordito. Il passeggero oscuro rideva della mia stupidità,
mentre io, troppo frastornato mi muovevo a terra cercando di capire
dove mi trovavo. Doveva essere mattina, perché la luce del sole
inondava ogni cosa. Finalmente quando riuscii a vedere cosa c’era
intorno a me vidi che ero steso vicino alla mia macchina. Mi alzai con
fatica sapendo che doveva essere tardi, ovvero molto presto e che a
quell’ora il vicinato si sarebbe svegliato per andare al lavoro. Senza
perdere tempo andai dietro la mia auto per controllare che fosse tutto
ancora a posto, ma sapevo che probabilmente non era così. Il passeggero
sicuro rideva ancora, convinto che le mie paure fossero fondate. Quando
vidi che i due sacchi con i resti di Larry Long erano spariti, la sua
risata si trasformò in un boato.
Sono stata di parola almeno. ^__^ Ho finito aggiunto questo capitolo in tempo, anche se la scuola purtroppo continua a mangiare tutto il mio tempo libero, cioè tempo che potrei dedicare a scrivere storie come queste. Alla prossima settimana.
|