Erano quasi
le 4 di un torrido pomeriggio di agosto; il gelato si stava lentamente
sciogliendo sulle mie dita, colando sull'asfalto bollente. Non avevo
voglia di mangiarlo: il caldo era insopportabile e lo sforzo di
avvicinarlo alle labbra era troppo. Non so cos'avrei dato per una
piscina colma d'acqua gelata; purtroppo, dovevo accontentarmi di stare
semisdraiata su una vecchia panchina, all'ombra, con i pantaloncini
più corti che avevo e una maglietta che lasciava ben poco
all'immaginazione. Non c'era nemmeno un filo di vento, l'aria era secca
e c'era un'afa tale che probabilmente, con un solo grado in
più, l'erba arida attorno a me avrebbe preso fuoco.
<< Dove sono le fatine dei desideri quando
servono? >> chiesi a me stessa, mormorando appena le
parole. Anche parlare era una fatica enorme. Per fortuna, era uno
sforzo non obbligatorio; tutti i miei amici erano al mare, al fresco, e
solo io ero rimasta in città. Ormai vaneggiavo: chiedevo
addirittura alle fatine di manifestarsi.
<< Fatina dei desideri? Fatina del caldo?
Fatina magica, dove sei? >> mormorai, semi disperata.
<< Spiritello del caldo? >> provai ancora.
Risi debolmente tra me. Come se le fatine esistessero!
<< Hai chiamato? >> disse
qualcuno. Era una voce maschile, squillante, quasi da bambino. Eppure
nei dintorni non c'era nessuno.
Risi ancora. Avevo addirittura le allucinazioni.
<< Non è educato chiamare e non
rispondere, non trovi? >> iniziai a preoccuparmi della
mia salute mentale. Oltre alle allucinazioni uditive, ora ci si
mettevano anche quelle visive: una luce blu, simile a una scintilla,
apparve proprio davanti al mio naso. Era forse un effetto del sole?
La scintilla prese a danzare apparentemente senza un senso logico. Mi
ritrassi, inquieta.
<< Oh, ma che bambina che sei! Non ti mordo
mica >> disse la lucina. << Cosa sei?
>> chiesi.
<< Uno spirito. Non sono mica l'unico, sai?
>> rispose.
<< E cosa fai? >>
<< Esaudisco desideri! Ma non chiamarmi
spiritello del caldo, è un nome che non mi si addice
proprio. Perché hai chiamato? >>
Esultai dentro di me. Uno spirito che esaudiva desideri: faceva proprio
al caso mio.
<< Non ho fatto apposta, ma dato che ci sei, ti
spiacerebbe esaudire qualche desiderio per me? >> gli
chiesi allora, timorosa.
<< Certamente no! Coraggio, dimmi.
>>
<< Vorrei che facesse meno caldo. Tutto qua.
>> Non avevo altro da chiedere, almeno per il momento.
<< Questo è fin troppo facile,
bambina! >> la scintilla si mosse a scatti, come se
ridesse. Un ultimo scintillio, e scomparve.
Che mi fossi immaginata tutto?
Scossi la testa, perplessa. L'afa faceva davvero dei brutti scherzi.
Chiusi gli occhi per riprendermi da quello strano dialogo immaginario.
Quando li riaprii, sperai d'essere in un sogno: il sole era scomparso
all'orizzonte e un vento proveniente da chissà dove si stava
lentamente alzando. Mi sollevai dalla panchina; i brividi di freddo mi
scossero. Grosse nuvole gonfie e bianche stavano oscurando l'arido
parco dove mi trovavo. Nuvole bianche, come la neve.
Una goccia di pioggia mi cadde sul naso, subito seguita da un'altra.
Ormai tremavo.
Alla faccia del torrido pomeriggio di agosto! Ormai le gocce si stavano
addensando, trasformandosi in fiocchi di neve, troppo numerosi per
essere una nevicata gentile. Erano chicchi di grandine a colpirmi,
facevano male e lasciavano grosse impronte sulla mia pelle. Dov'era
finito lo spiritello?
<< Spirito! >> urlai, lasciando
cadere a terra il gelato ormai ridotto a un blocco di ghiaccio.
<< Spirito, dove sei? >>
Davanti a me apparve una scintilla come la precedente, solo di un
colore diverso. Era verde, il colore della speranza e di un prato
fiorito in primavera. << Sì? >>
disse una voce dolce e femminile. << Spirito, puoi far
smettere questa nevicata e far tornare il tempo di prima?
>> domandai in fretta: non c'era tempo per le formule di
cortesia. << Certo! >> disse la scintilla.
Chiusi gli occhi e contai: uno, due, tre. Quando li riaprii, il sole
era tornato e anche il caldo stava diffondendosi di nuovo.
<< Grazie, spirito >> dissi,
prima di rendermi conto di ciò che stavo facendo. Parlavo
con voci immaginarie e scintille prodotte dalla luce del sole!
Volevo solo andare a casa, infilarmi sotto le coperte e sperare che non
fosse la realtà.
<< Altre richieste? >>
domandò la luce, gentile. "Beh, dato che non è
vero, tanto vale scordarmene", mi dissi. <<
Sì. Vorrei che tutto questo non fosse mai esistito!
>> esclamai allora.
<< Come tu desideri, mia dolce sciocca. >>
lo spirito parlò per l'ultima volta, prima di svanire per
sempre.
E stavolta, quando riaprii gli occhi, non vidi più il parco,
la vecchia panchina, il mio gelato a terra.
Solo il nulla.
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