Siete tutti a QUEL disco-pub.
Tutti. O quasi. Akagi, Kogure, Hisashi…
Ryota e Ayako, Sendoh,
Youhei, Hanagata, Kyota, Jin, Haruko, le sue amiche… E tu, Rukawa.
E all’inizio siete tutti al tavolo,
a ingozzarvi di riso, di patatine e gamberetti fritti e di alcolici senza il
benché minimo senso della misura.
Vi rimpinzate come piranha
che non mangiano da un mese e mezzo. O meglio,
loro lavorano di ganasce. Tu ti limiti a sbocconcellare dal piatto che
avete in comune qualche gamberetto, ogni tanto.
E poi… poi è il momento di
sgombrare i tavoli di ogni cosa. Perché è il momento di ballare, hanno detto.
Perché la vera baldoria
arriva solo adesso. E durerà finché vorrete. Anche tutta la notte.
I camerieri se ne vanno, e i
tavoli a cui siete seduti si mostrano lucidi come se vi avessero appena passato
la cera.
Le luci si spengono. E la musica cambia. È potente, ora. E Molto ballabile. Tra rap
e hip hop. E anche altri generi, ma prevalentemente
quello.
Ti accorgi che la gente
abbassa il tono di voce e senti i tuoi compagni dire che è il
suo momento.
Sai a chi si
riferiscono. Ma cerchi di non
pensarci.
Lavora qui da un po’, ha
detto. Ma non è per quello che sei
venuto. Lo hai fatto solo perchè qui
Kogure e Miyagi avrebbero festeggiato il loro compleanno. Per questo. Solo
per questo.
Anche se sai benissimo che
non è così. Non è affatto vero che hai messo piede in questo posto solo per un
motivo del genere.
In verità sei venuto solo per
lui. Unicamente per lui. Che cazzo te ne frega del loro compleanno.
Auguri, punto.
Ma qui ci lavora, lui. E tu avevi voglia di rivederlo. Fuori da un campo da basket. Che era tanto
che non lo vedevi. Così, di
sera. Insieme agli amici.
E siccome Kiminobu e Ryota
non sapevano come festeggiare, lui ha ben pensato di nominare il locale in cui
lavora da quasi tre settimane.
Lui, che era stato tutta la
tua vita fino a quattro mesi e mezzo prima.
Lui, che tu hai mollato in un
momento di pura follia. E che non hai il
coraggio di riconquistare.
Perché ti sembra così a suo
agio, ora. Perché lo vedi così felice,
quando scherza insieme a tutti gli altri.
E tu non lo sei. Né felice, né a tuo agio, ne in pace con te stesso…
E finalmente comincia IL
pezzo. E i riflettori si
concentrano in un unico punto.
Su quel palco rialzato in cui
non si trova nessuno, illuminato da luci psichedeliche e stroboscopiche.
E poi. Poi Lui è lì. Davanti a tutti. Davanti a voi. Davanti a te.
Mille volte più splendido di
come te lo ricordavi il pomeriggio. Trascorso da appena poche ore.
È un Hip
Hop aggressivo, la musica che esplode dalle casse e che serpeggia nel locale
rimbombandoti nel petto.
E lui è lì, che danza per
tutti voi. Deciso e sicuro. Come se
ballare in quel modo così sfrontato e perfetto fosse semplice come palleggiare.
E vi ammalia, lui. Vi attrae e vi affascina come un incantatore
conquista i suoi serpenti. Un movimento,
e voi siete concentrati sulla sua figura, legati a lui in modo indissolubile
fino a quando non terminerà la musica. È
a dir poco straordinario.
E si esprime come se stesse
parlando. Le sue movenze traducono i significati di quelle parole. E si
scatena, esprimendosi liberamente, a volte improvvisando. E vi riesce da dio. Per Kami,
se vi riesce.
Sai che balla insieme ad
altri due tizi. Che lavorano lì da un anno, se non di più. Eppure.
Eppure lui è al centro. Lui è
la calamita del pubblico. Gli altri, al confronto, sono una nullità. Polvere.
E lo vedi mentre arricchisce
la loro scenografia con performances di break dance, svolte in modo impeccabile.
E ti dai mentalmente dello
stupido, per aver lasciato un tipo come lui. Anzi. Non “un tipo”. Né “come
lui”.
Perché come lui non c’è
nessuno. Nessuno al mondo. E lo avevi già capito, purtroppo. Ma ti eri sempre rifiutato di prendere la
cosa davvero in considerazione. Ora sei
costretto a farlo. È sbalorditivo. Lui.
E lo osservi mentre si scioglie
scatenandosi, il petto che ti esplode per la realtà che ti si sta parando di fronte.
L’atmosfera si elettrizza,
accentuata dal tifo acceso e sfegatato dei tuoi amici che cominciano a muoversi
sul posto, lo sguardo di tutti ancora puntato su di lui.
Tutti concentrati su colui
che si muove come un professionista, con quella sua aria da ribelle stampata
sul volto. Su colui che esprime col corpo le parole di quel pezzo. Che dà forma
alle note di quel brano, che con le sue
movenze da felino indomabile trasmette a tutti voi la sua personalità.
Grinta. Decisione.
Fermezza Trasporto. Vita.
Passione. Forza. Sangue.
Caldo. Potenza.
In poche parole… avanti.
Ammettilo. Dillo. Accettalo.
Scuoti il capo e sospiri, arricciando
un angolo della bocca. Sei l’unico
serpente che è riuscito a distogliere
l’attenzione da un incantatore formidabile. Ma di questo neanche te ne rendi conto.
Vero? No, giusto.
E ti guardi alle spalle, alla
ricerca di un posto da sedere. Opti per
il divanetto bianco su cui sei stato fino a due minuti fa, e ti accoccoli in un
angolo, appoggiandoti ad un cuscino.
L’hai lasciato per
dimenticarlo. Stava diventando troppo
importante, per te. Giorno dopo giorno.
E tu avevi paura. Per dio, se ne avevi! Ed è inutile che scuoti
il capo. Ormai lo sai. Smettila di
nascondere a tutti i costi ciò che è evidente.
Avevi cominciato a
capire. Avresti dovuto non farlo. Anzi. Meglio. Avresti dovuto accettarlo.
Avresti dovuto ammettere che
senza di lui non ce l’avresti mai fatta.
Che la tua vita, lontano da lui, sarebbe stata soltanto un cammino buio
e vuoto. Più invivibile del deserto.
Avresti dovuto ammetterlo fin
da subito. Ma non l’hai fatto. Sei
contento? Sei contento, ora?
Ti senti realizzato, ora che
l’hai mollato e che ti senti una merda?
Perché è così, vero? Stupido….
Sei solamente uno stupido. Te lo diceva sempre, lui. E tutte le volte aveva avuto ragione.
E ti senti da schifo. Uno
straccio. Perché ti sei illuso. L’hai mollato per dimenticarlo, per non
soffrire, giusto?
Eppure, nonostante tutto, è
comunque rimasto dentro di te. Nella
tua mente. Nel tuo cuore. E ti sta provocando un dolore indefinibile.
Perché se prima avevi paura di
perderlo…
e tu l’hai lasciato perché detesti avere paura…
ora che è rimasto dentro di te,
ti sei accorto che dimenticarlo sarà impossibile. Complimenti.
E adesso restatene in quel
tuo cazzo di limbo… a roderti il fegato per le tue stupide azioni.
Il pezzo è ormai giunto al
termine, e si mixa ad un nuovo brano. LO vedi prendere al volo un gelato e la sua
voce si diffonde dai diffusori. Invita
tutti coloro che sono qui nel locale a scatenarsi come mai hanno fatto, a
lasciarsi andare, a lasciarsi guidare dalla musica. A seguire il suo esempio, a fiondarsi sui tavoli
e sul palco, con lui. A ballare,
ballare, ballare. E nient’altro.
E la sua voce ansimante ti
manda in corto circuito il cervello.
Tilt assoluto. E come tuo solito
ti ostini a non cedere.
E ti torturi ad osservarlo
muoversi sensuale abbracciato ad un Sendoh o ad un Youhei decisi a
conquistarlo.
Un trio che balla nel modo
più lascivo e lussurioso che possa essere consentito in un locale simile.
Ed Hanamichi –perché ora lo hai ammesso, ora lo hai detto–
scherza, pogando
con un Nobunaga alquanto alticcio, in preda a risa incontrollabili che libera nell’aria, conquistando
l’attenzione di tutti.
La gente lo adora, urla il
suo nome. E lui è felice. E forse un po’
lo invidi, per questo.
Lo osservi mentre viene
travolto da un Hisashi completamente sbronzo, che
inizia a prenderlo scherzosamente a cazzotti, sfregandogli poi una mano
stretta a pugno sulla testa. E Sakuragi, ride, ride e
ride ancora. E poi si imbroncia. Perché ci tiene ai suoi capelli.
Sparati in tutte le direzioni
lo rendono ancor più irresistibile.
Ammettilo.
E poi scoppia a ridere di
nuovo, senza contegno, per una qualche battuta che Akira
gli ha sussurrato con uno sguardo che a te non piace per niente.
E mentre balla sensuale
stretto tra le braccia di un Sendoh che lo divora con gli occhi e di uno Youhei
innamorato perso, pensi a tutte le parole che gli hai detto. Bravo.
Pensaci adesso, tu.
Pensaci, Rukawa, pensaci sul
serio. L’hai ucciso, quel giorno. Quindi meriti di stare male. Di soffrire
stasera. E domani. E il giorno dopo
ancora. Per sempre.
Perché sai che non tornerà
più da te. E l’hai allontanato proprio
tu.
È inutile che ti disperi in
quell’angolo, mettendoti le mani tra i capelli.
È inutile che lo fissi ballare ridendo lusingato, accerchiato da un
gruppo di ragazze in pieno delirio che se lo contendono l’un l’altra.
E ci balla, con loro, ci
balla provocante, senza tanti problemi. Un po’ una, un po’ l’altra…
E loro si avvinghiano a lui, rendendo lampanti i loro pensieri con un
semplice e significativo sguardo
tentatore che gli rivolgono prima di incollarsi al suo collo e alla sua
bocca, prima di infilargli quelle loro mani,
bramose dei suoi muscoli, sotto
la maglia, sotto l’orlo dei pantaloni, tra i capelli color del fuoco.
Pensaci, Kaede. Pensaci,
cazzo. Ricorda ogni parola di quel
milione di cose malvagie che gli hai detto.
Hai ferito il suo amore e il
suo orgoglio di uomo in due, tre minuti.
Gli hai detto che ti eri
stufato di lui,. Bravo.
Gli hai detto che non ne
avevi più voglia, di lui, che volevi stare solo. Ottimo.
E invece non era vero. Non era
affatto vero. Stupido.
E ti cercava con gli occhi,
lui. Non voleva lasciarti solo. Ma tu
non lo ascoltavi. E nemmeno lo guardavi.
E dentro. Dentro sapevi di amarlo.
Idiota. Stupido, stupido idiota.
Stavi con la persona più
adorabile del cosmo intero, e tu… tu non sapevi se meritartela o no. Dio…
Guardati. Sei patetico, lì in
quell’angolo. E lo sai. Lo sai
vero? Tutto solo. Lì. Immobile. Sei l’unico.
E Sakuragi balla. Youhei e
Sendoh non lo mollano un secondo.
Guardali, Kaede, guardali. E
invidiali.
Vorresti essere al loro
posto, non è così? Beh, cavoli
tuoi. Arrangiati. Tu ti sei cacciato nei pasticci, tu ne
uscirai. Da solo. No, Rukawa, non serve a nulla affogarsi
nell’alcol a tal punto. Piantala di
bere, una buona volta.
E ascoltati. Davvero. E metti da parte quel cazzo di orgoglio. Che ora proprio non te ne fai niente, di
quello.
Youhei balla nascondendo il
volto nell’incavo del collo di Sakuragi.
E Sendoh. Lui proprio non lo sopporti.
Specialmente non sopporti vederlo
strusciare il suo bacino contro le natiche del TUO do’
aho.
E questi che si lascia
trasportare dal ritmo e dai movimenti dei due che lo abbracciano. È sereno.
Felice. Eppure. Eppure c’è qualcosa di diverso. I suoi occhi sono diversi. E lo
sono da mesi, ormai.
Sono… Non lo sai. Sembrano
più seri. Maturi. Sembrano essere completamente consapevoli di
ciò che sta loro intorno. Poi comprendi.
È cambiato. Da QUEL giorno. È sempre lo stesso, a prima
vista. E ci vuole un occhio attento, esperto, -il
tuo?- per capire che, in fondo,
non è più così.
È cresciuto, il do’aho. È sempre un
perfetto idiota, per carità. Sempre il
solito megalomane, strafottente ragazzaccio che ama buttarsi nella confusione
urlando ai quattro venti la sua immensa e impareggiabile genialità. Il solito che fa sempre le sue solite
figuracce da perfetto imbecille. Però…
Però il suo sguardo è
diverso, ora. È lo sguardo di un uomo
che è diventato totalmente cosciente delle sue azioni. Lo sguardo di chi, se si butta in qualcosa, lo fa perché davvero lo vuole. Ora è un ragazzo che valuta la realtà che lo
circonda. E anche se si lascia andare
completamente, come ora, una parte di lui resta sempre vigile.
E adesso, seriamente, vedi di
mettere giù quel cazzo di bicchiere.
Che, se continui a tracannare
alcol, di Akira e di Youhei ne comincerai a vedere
otto.
Guardali, Ru. E
ricordateli. Sakuragi si sta
sbellicando dalle risate, cercando di
convincere il numero sette del Ryonan a non prenderlo
in braccio. Ma quello non s’arrende e
lo solleva da terra, palpandogli i
glutei a dovere.
E smettila di stringere
convulsamente quel bicchiere. Rischierai
di ritrovartelo in frantumi tra le mani.
E Akira
barcolla, sbronzo fino al midollo,
crollando a terra insieme ad Hanamichi, tra l’ilarità dei compagni. E
del resto del pubblico.
Haruko si avvicina all’idolo
della serata ora bagnato fradicio di acqua, ancora a terra a sganasciarsi dal
ridere, incapace di darsi un contegno. E tu avverti l’impulso di strozzarla. Li osservi sorridersi complici, dirigendosi abbracciati verso l’uscita del
locale. E tornare indietro imitando il tipico ingresso da divi del cinema, dandosi un tono da strafottenti e da
maledettamente sicuri.
Poi tornano in pista. Al
centro della pista. E cominciano a ballare. Avvinghiati.
E tu senti di non averla mai
odiata così tanto come ora. Vorresti
incenerirla con lo sguardo mentre si appoggia a Sakuragi e ondeggia
incollandosi ad ogni suo centimetro di pelle.
La fissi con espressione omicida mentre se la sfrega contro una sua
gamba ancheggiando come una puttanella. E tu. Tu, sul serio, senti l’incalzante
impulso di alzarti, andare da lei e pugnalarla fino allo stremo con le
bacchette che hai usato per mangiare fino a pochi minuti fa.
E la cosa che più ti dà sui
nervi è che ad Hanamichi la cosa sembra non dispiacere affatto. Lo osservi con la gola secca ondeggiare al ritmo di quel brano sparato ad
alto volume dai diffusori ed adeguarsi ai movimenti dell’Akagi. E immagini quel
suo culo da favola
–di Sakuragi, non di quella
gallinaccia che gli balla appiccicata come una sanguisuga–
, nascosto da pantaloni extralarge terribilmente sportivi, spingere verso di lei, e cedere alla tentazione di soddisfare le sue
passioni carnali, muovendosi al tempo
delle percussioni.
Stai male, vero? Come mi
dispiace… Sono cavoli tuoi, Rukawa. Cavolacci
amari. Hn,
sembri un cane bastonato.
Contento? È tutto merito tuo,
quello che ti circonda. Solo tuo. Tuo se Haruko se la gode con lui, tuo se Sendoh
e Mito fanno altrettanto. Tuo se tutte quelle fan hanno il permesso di strusciarglisi addosso esattamente come sta facendo
l’Akagi.
Tuo se in questo momento te
ne stai tutto solo a rimpiangere quel fottuto giorno di merda e maledicendoti
per quel tuo comportamento da idiota egoista.
E mentre balla… Mentre balla,
solleva il capo. Muovendolo al tempo della musica che sta ballando insieme a
tutti gli altri. Insieme a lei.
E i vostri sguardi si
intrecciano. S’intrecciano per la prima volta in tutta la serata. E ti manca un battito. Ti si blocca il respiro.
Come tutte le volte che lo
guardi. E che lui guarda te.
Lo osservi mentre sospinge
piano Haruko tra le braccia di Kogure, l’unico che sembra non aver nulla di più
interessante da fare, in quel momento. E
lo fissi, i sensi annebbiati, mentre si scosta dal gruppo e ti si avvicina,
passo dopo passo, senza smettere di ballare in quel suo modo terribilmente
sensuale.
Non ti ci vuole molto per
capire. È di nuovo LUI. Così come non
l’ha mai visto nessuno. Solo tu. Tu soltanto.
Ci siete solamente voi due,
adesso. Nessun altro. Lui è il puma.
Tu il suo cervo.
Ha piantato gli occhi nei
tuoi. E non ha la nessunissima
intenzione di staccarteli di dosso. È
deciso. Sa quello che sta facendo. E tu tremi sotto quel suo sguardo. Non l’hai mai visto così sicuro.
È fiero. Una luce strana
negli occhi. Tanto che hai quasi
paura. Uno strano sorriso sulle
labbra. Un ghigno, forse? No. Lo sai. Sai cos’è.
È un ringhio. Il
ringhio del tuo Puma.
E sai. Sai ciò che sta pensando. Scappa
e sei morto.
Resti pietrificato, legato al
suo sguardo dolce e selvaggio al contempo.
È stupendo.
Allunga una mano e ti invita
tacitamente ad alzarti. E tu lo fai,
incantato. Era ora che ti scollassi da lì.
Stringi la sua mano. E un
fremito violento ti serpeggia lungo la spina dorsale, saettando fino alle
ginocchia.
Quanti mesi... Quattro. E
mezzo. Tutti quei giorni senza le sue mani tra le tue. Tutti quei giorni
lontano dalla sua pelle.
Tutti quei giorni lontano dal
suo sorriso, da quello sguardo, da quei gesti. Come hai potuto? Come hai potuto
resistere?
Ti trascina senza fretta in
mezzo alla pista, nella confusione più assoluta, che ti fa sentire smarrito.
Ma lui ti prende il volto con
due dita, e ti esorta a guardare lui. Solo ed esclusivamente lui. Ma tu non ce la fai. Ti senti una merda per
il tuo comportamento del cazzo. E poi
capisci. Torni a guardarlo. Lui sa.
E sembra essersi dimenticato di quel
giorno. O forse se ne è fatto una
ragione. Ed è diventato più forte. Per non soffrire come invece hai fatto tu.
E scrutando a fondo il suo
sguardo, capisci che le tue riflessioni
sono esatte. Hanamichi ti cinge un
braccio intorno alla schiena iniziando a fare movimenti sensuali.
Le sue mani sui tuoi fianchi
ti sembrano le più belle che tu abbia mai visto. E nella tua mente scorrono i ricordi dei
vostri mesi insieme.
Ripensi a quel maledetto
giorno e sospiri, nascondendo il tuo volto contro il suo collo bollente e
sudato. Beandoti della leggera
vibrazione di quel suo sangue vivo che gli scorre appena sotto la pelle.
Ti sorprendi a muoverti come
l’Akagi aveva fatto fino a pochi istanti prima.
E ti rendi conto che di lui non ti stancheresti mai. Mai.
E finalmente realizzi. In tutti questi mesi, lo stupido non sei
stato altro che tu. Tu soltanto.
Gli circondi il collo con un
braccio. L’altro lo appoggi al suo, mettendo la mano sulla sua spalla. E ti ci
accoccoli contro. Come facevi sempre.
E le tue lacrime vengono giù
da sole. La sua mano ti accarezza dolcemente la nuca, posandosi su di te con la
leggerezza di una farfalla.
E tu capisci. Capisci che una
vita lontano da Hanamichi è come una
notte senza stelle. Come un discorso senza parole. Come un sonno senza sogni. Come te senza lui.
Ti mancano i baci che gli
davi. Profondi come la notte. E
vorresti perderti nei suoi. Ardenti come il sole.
Lo senti ansimare, stanco.
Eppure continua a ballare. Balla per
te. Balla Con te. E vorresti
dirgli che hai sbagliato. Che ti
dispiace.
Che non avresti mai voluto fargli del male. Che vorresti il suo perdono. Che ritornasse da te. Ma sai
che è impossibile.
E felicità diventerà per te un
termine incomprensibile. Perché non potrai
mai raggiungerla. Non senza di lui.
Lo vorresti accanto. Ma non solo fisicamente. Lo
vorresti perché ormai è parte di te.
E non vuoi che si trasformi in un semplice ricordo.
Perché i ricordi riguardano
cose che hanno conosciuto una fine. Lui,
al contrario, ci sarà per sempre. Per te sarà sempre al di sopra di
tutto. Un gradino più in alto del
mondo.
Kaede. Kaede fermati, non farlo. Non lasciarlo andare. Ti stai già dimenticando di quanto siano
freddi i tuoi giorni senza lui..?
E così te ne vai di nuovo… Se sai di non amare niente e nessuno all’infuori di
Hanamichi… Se sei consapevole che è tutto ciò che hai, che il tuo cuore si sta sgretolando per lui….
Per quale motivo te ne stai andando così?
Dunque te ne vai
davvero. Peccato Rukawa. Perché se tu non ti fossi voltato… Se tu
l’avessi guardato… Guardato sul serio, intendo…
Se tu l’avessi fatto, avresti
visto quanto ti ama.
E così hai deciso di
andartene… Però. Però mi tocca
sorridere, lo ammetto. E tu fai la
medesima cosa.
Esci dal locale con la felpa
sulle spalle. E con una nuova luce
negli occhi.
Perché finalmente hai
capito. Che lo ami davvero e che non
potrai mai negarlo.
Lui non tornerà mai da te, è
vero. Ma ora sai perché. Perché
sarai tu a tornare da lui.
Perché puoi anche immaginare
il fuoco senza l’acqua. Gli oceani senza
i pesci. E la terra senza il
sole...
Ma non la tua vita senza un
Hanamichi che irradi le tue giornate di luce e di amore.
E non posso che essere
orgogliosa di te, io la tua parte più vera.
Perché alla fine sei stato in grado di sentirmi.
Finalmente hai saputo ascoltarti, Kaede…
OWARI…?
P.S.: Ragaaaaaaaa!
Mi serve un consiglio… tralasciando il fatto che fa un po’ schifo e che l’ho
scritta di fretta… La lascio così… o ci faccio un sequel…? Datemi un vostro parere…. =Angels’ Island=