Residuo
Residuo
La signora Wingless faceva quel lavoro da anni. Macché anni,
erano secoli ormai.
Letteralmente.
Scopone e stracci erano diventati per lei strumenti fondamentali, arti
aggiunti persino!
E svolgeva il suo lavoro con cura e sollecitudine non comuni. D'altra
parte di lì passava tanta di quella gente - be', in
effetti TUTTA la gente - che trovava sempre qualcuno con cui far due
chiacchiere ed allietar il tempo fra una pulita e l'altra. E poi le
alte
sfere avevano tanto insistito: quel posto doveva essere bianco,
più bianco della neve, più della barba di
Merlino, più bianco del bianco insomma. Lei aveva proposto
un bel celeste pastello, che tanto s'accostava alla situazione, ma no,
niente. Non c'era da discuterne. Bianco era e bianco doveva restare. E
poi lei aveva l'impressione che tutto quel bianco le facesse male alla
vista: non capiva se bagliori e sfocatura fossero dovuti a quella
nebbia perenne che aleggiava nel luogo o fossero piuttosto i primi
sintomi della vecchiaia che avanzava.
Be', dopotutto settecentoquarantatrè anni non
erano pochi.
E in tutto quel tempo lei - sì, proprio lei - aveva tenuto
quel luogo di passaggio tanto splendente da esserne incontenibilmente
fiera. E nessuna macchia sfuggiva al suo furore. Chiazze, venature e
tutti i più resistenti agglomerati di sporco erano stati
fatti fuori. I rifiuti poi erano sempre stati rigorosamente
differenziati con audacia.
Plastica, Vetro, Carta...
I tre contenitori svettavano maestosi e lindi essi stessi in un angolo
lontano.
Quella mattina c'era stato uno strano episodio. Uno di quelli che non
capitano spesso. Due di quelli che lei aveva giudicato "loschi tizi
dagli intenti reconditi" si erano fermati lì a scambiare
quattro chiacchiere per un po'. E se questo vi sembra strano -e lo
è per il posto in cui si trovavano- pensate che cosa le
passò per la testa quando vide che uno dei due
imboccò le scale mobili dirette verso il basso. Verso il
basso! Quelle scale non venivano quasi mai usate, mai!
La cosa la lasciò pesantemente sconvolta. E questo non
aiutò certo a farla ricredere sui sentimenti astiosi che
aveva verso i due turisti.
No, no di certo.
Ma fu quando vide quello che avevano lasciato, che decise di odiarli.
Le avevano sporcato tutto!
E poi cos'era quella roba immonda?
Perché era così nerastra che quasi sembrava
respingere il bagliore del luogo?
Perché le pareva che si agitasse, che emettesse strani
gridolini persino?
Si affaccendò subito. Si munì di paletta e scopa.
Lo prese... Per Merlino, quanto pesava!
Dopo una serie di "Anf anf" di fatica, intervallati ad una serie di
borbottate minacce che mai si sarebbero avverate ma che aveva il dovere
morale di pronunciare, raggiunse i contenitori per i rifiuti e rimase
spiazzata. Dove doveva metterlo?
Non era plastica, non era vetro, non era carta...Decisamente no.
E non era nemmeno qualcosa di esattamente organico, nel caso avessero
avuto anche un contenitore per quel tipo di rifiuti, cosa che non
avevano comunque.
E mentre era lì a crogiolarsi nel dubbio, le rossastre
labbra pesantemente truccate frementi un po' per la fatica del lavoro,
un po' per quella di non potersi lasciar scappare qualche imprecazione
per la questione, un signore -ma che dico? Lo stesso signore di prima,
non quello che era sceso, no... quello che era salito- quello alto, dal
sorriso affabile e dalla lunga barba bianca, le si avvicinò
in soccorso.
"Ho idea", disse cortese, "che quello dobbiate mandarlo
giù". Indicò con l'indice lungo e
magrolino la strana sostanza- e va bene, va bene... se dobbiamo dirla
tutta era proprio una specie di creatura. Dunque indicò la
creatura che la signora reggeva, la quale nel frattempo non aveva
smesso di agitarsi ed anzi si lagnava a più non posso.
Peraltro un fulgore di pura oscurità aveva preso ad
avvolgerla. Ora che ci pensava emanava uno strano gelo. Da quanto tempo
non sentiva freddo lei lassù!
Rivolse uno sguardo fra l'interrogativo e il sospettoso al signore
gentile.
"Giù?", indicò le scale mobili per le quali era
sceso l'altro tizio quando si era congedato da questo.
"Oh no, no!", il signore barbuto sollevò i palmi, la fronte
corrugata e gli occhi socchiusi come se la sola idea fosse
più che assurda, fosse sudicia.
"Sarebbe sconveniente, mia cara. Intendevo... un po' più
giù". Un sorriso. "Un bel po' più giù".
Congiunse le mani dietro la schiena. "A ricongiungersi con gli altri
pezzi".
Spero l'abbiate
capita. Ma se anche così non fosse, non mi
pentirò di averla pubblicata.
Mi piace troppo.
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