The Last Hope
Sentivo il suo alito solleticarmi il collo.
I brividi salivano lungo la spina dorsale, prendendosi anche il resto
del mio corpo.
Non erano di piacere, ma di puro terrore.
Non avrei saputo dire da quanto tempo stessi correndo. Non riuscivo
più a vederlo, ma la sua presenza appesantiva ancora
l’aria, obbligandomi ad aumentare la velocità, a
raggiungere il limite estremo delle mie forze pur di seminarlo.
Inutile.
Non avevo la minima idea di dove stessi andando, e non mi interessava.
Lasciavo semplicemente sfogo alle mie gambe.
Quelle stradine buie sembravano tutte uguali, indistinte, illuminate
solo di rado da qualche lampione solitario. Avevo la dolorosa
sensazione di girare intorno, senza sosta.
Il gatto, il predatore, che rincorreva il topo, la preda. Io.
Lo immaginavo mentre camminava lento, sicuro della sua potenza. Sapeva
che prima o poi avrei cessato quella folle corsa, che mi sarei dovuta
fermare per riprendere fiato. A quel punto, avrebbe vinto, e avrebbe
sorriso, fiero di essere il più forte secondo la legge della
giungla.
La sua.
Ansimai. La vista iniziò a sfocarsi, ma continuai a scappare.
Avrei anche strisciato nella lontana speranza di potergli sfuggire.
Ormai, non mi restava altro.
Sperare.
Sussultai e mi bloccai di colpo. Le ginocchia tremarono, minacciando di
cedere da un momento all’altro.
Era lì, davanti a me, immobile. Gli occhi assetati mi
guardavano soddisfatti, famelici, tradendo la postura disinteressata e
stanca che aveva assunto, forse per gioco.
Tentennai, osservando rapita il mio omicida, poi mi riscossi e mi
voltai, riprendendo a correre. Svoltai l’angolo e il mio
cuore perse un colpo.
Lui era lì. In viso, un’espressione ancor
più divertita.
In trappola.
Scattò, ed io chiusi gli occhi.
Mi ritrovai sbattuta a terra, bloccata dal suo stesso peso. Il suo
respiro era ghiacciato.
Stufo di scherzare, afferrò una manciata dei miei capelli e
mi piegò la testa di lato. I suoi canini penetrarono la
pelle, raggiungendo la giugulare pulsante.
Il dolore che provai fu acuto.
Percepivo la vita defluire dal mio corpo e rinvigorire il suo. Il
sostentamento primordiale in cambio di una dolce morte.
Che scambio perverso.
I sensi, poi, a poco a poco, si annullarono. Ero preda di una pesante
stanchezza, di una sonnolenza a cui desideravo tanto abbandonarmi.
E lo feci.
Fine
Breve
one-shot scritta di getto.
Avevo semplicemente voglia di vivere emozioni.
Ringrazio voi, che avete letto, voi, che avete recensito, voi, che
avete chiuso la pagina senza nemmeno scorgere la prima riga.
Un motivo, sono sicura, c'è sempre. D'altronde, la mia ultima speranza
è che la storia vi sia piaciuta. ^^
Questa storia è
stata visionata, corretta e graficamente impostata da _Karim_, la mia Betareader.
Rubo due
righe per segnalare un'altra mia fanfiction. Per chi fosse interessato,
ci faccia un salto. ^^
Rise
Again (Twilight)
Storm
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