Fu un anno di nulla.
Abbacinandosi appena alla svolta,
la folla lievemente volse il capo
ed io con quella.
Come se fosse possibile perdere il cielo,
possibile vivere al metro.
Non ho più pezze per tapparmi i buchi,
a breve non più astuti neologismi:
l’abbandono riempie la mia stanza
come odore di legna trita.
Carpita via dall’essenza, io sarò lì
a combattermi.
Comunque finisca, la sola violenza
mi ucciderà.
Questa è l’ultima poesia di questa banale e poco pretenziosa raccolta.
Colgo l’occasione per ringraziare dal profondo del cuore le persone che hanno recensito e letto. Questo sito è un rifugio nel quale mi crogiolo nei momenti di panico e leggere i vostri commenti è – lo ammetto – fin troppo esaltante, nonostante non meriti affatto i vostri apprezzamenti per queste quattro righe tirate via a forza di computer, penna e sputo.
Grazie, davvero.