Nota: Questa oneshot partecipa alla Criticombola con il prompt numero 4 (fotografia).
Happy Christmas
Non avrebbe mai creduto di bramare con una tale dolorosa intensità il Natale,
non quando l’aveva sempre ignorato per dedicarsi al progetto in cui aveva speso
anni interi della sua vita. Eppure adesso, da spettatore incapace di
parteciparvi, gli è impossibile ignorarlo; l’atmosfera di festa è ovunque
attorno a lui, quel misto di frenesia e irascibilità degli adulti, indaffarati
con le disperate spese dell’ultimo minuto, e di gioiosa aspettativa che
risplende nei volti arrossati dal freddo dei bambini, tutti troppo impegnati per
accorgersi di quanto sia sinistro il suo aspetto. Capello floscio ben calcato
sulla fronte, occhiali con le lenti scure e sciarpa sollevata fin sopra il naso
sono particolari che mal si adattano alla sera della vigilia.
Neppure quando raggiunge il piccolo bilocale di un condominio deserto, che da
un paio di settimane è la sua ennesima nuova casa, si libera dell’abbigliamento
che lo accompagna dagli ultimi mesi; può cambiare il colore dell’impermeabile,
dei pantaloni o dei guanti, ma non il modo in cui maschera ogni tratto di
sé.
Lentamente, dopo una rapida controllata alle misure di sicurezza
dell’appartamento, tira fuori l’unico particolare che stona nella sua assidua
ricerca dell’anonimato, tenuto nella tasca interna della giacca in
corrispondenza del cuore; è una fotografia un po’ spiegazzata, scattata pochi
giorni prima della sua sparizione, il solo memento di quando aveva davvero una
vita.
Malgrado sia riuscito a cancellare ogni traccia della sua identità, non ha
ancora imparato a trascorrere il Natale da solo.
L’accarezza con le dita per una volta scoperte, incurante di lasciarci sopra
le proprie impronte, rimirando in un silenzio pregno di ricordi le due persone
ritratte in primo piano: una giovane donna, dallo sguardo colmo di dolcezza ma i
lineamenti già pronti ad assumere la piega risoluta di chi sa perfettamente ciò
che desidera e non ha paura di lottare per ottenerlo.
- Buon Natale, Ellie.
E, accanto a lei, un ragazzo sorridente, con i capelli ricci e l’aria
simpatica di quelle persone sempre pronte all’amicizia.
- Buon Natale, Chuck.
Un ragazzo della stessa età del giovane agente della Cia che si era ritrovato
a fronteggiare il ventiquattro dicembre di un paio d’anni prima.
- Presto l’Intersect sarà operativo.
Mentre parla, gli occhi chiari dell’agente Larkin lo studiano senza sosta,
come se cercassero nel suo volto una risposta a domande troppo pericolose da
pronunciare.
- E adesso cosa farà Orion? – gli chiede infine, rompendo il silenzio.
Lui sorride.
- Adesso Orion sparirà.
Si alza, seguendo con un tranquillo distacco il movimento che la mano
allenata della giovane spia ha compiuto sotto la giacca, probabilmente alla
ricerca di una pistola; senza il minimo cambiamento di espressione, sfiora il
piccolo computer occultato dal polsino della camicia, pronto a utilizzarlo al
minimo segnale di ostilità, ma, invece dell’arma, Larkin rivela un paio di
occhiali da sole ultimo modello, che inforca con una naturalezza invidiabile e
quasi ostentata.
- Non sono qui per fermarla. – è il suo commento, come se avesse intuito i
suoi pensieri – Non ancora, almeno. Volevo solo avvertirla di cosa sarebbe
successo al suo progetto. E augurarle buon Natale.
Un bip sommesso, proveniente dal portatile sempre acceso sulla scrivania,
interrompe il rapido fluire dei ricordi con la consapevolezza che il suo
programma ha rilevato un nuovo file sospetto. Da quando è in fuga, quel
programma creato anni prima è diventato il suo migliore amico, grazie alla
capacità di controllare qualunque ricerca correlata alla sua persona, sia essa
proveniente dal governo o da altre organizzazioni ancor più pericolose, con cui
non ha alcun desiderio di entrare in contatto.
Prima ancora di sedersi davanti allo schermo, lascia vagare le dita sulla
tastiera senza nemmeno il bisogno di guardarle, dimostrando una rapidità e una
sicurezza che lo caratterizzano come uno dei migliori informatici al mondo.
Il file incriminato sembra un’innocua cartella di appena qualche megabyte,
con un nome che è un anagramma del suo alias e di un noto college; gli bastano
un paio di minuti per aggirare la password che gli impedisce di aprirla e
decriptare il testo e l’immagine contenuti in essa, mentre ancora rivive quella
sera lontana.
Dopo aver espresso quell’augurio, l’agente della Cia gli dà le spalle, pronto
ad andarsene.
- Prima che io sparisca ho un favore da chiederti. – mormora lui, passato un
istante di indecisione, con gli occhi stanchi fissi sulla sua schiena.
- Un favore?
- Mio figlio è a Stanford. Tienilo lontano dalla Cia, dall’Nsa, da qualunque
tipo di associazione governativa. Non lasciare che lo reclutino.
La voce sulle ultime sillabe non riesce a reprimere del tutto una nota di
amarezza. Durante quegli anni ha imparato che non ci si può fidare di nessuno,
neppure di quel governo che dovrebbe proteggere tutti e invece l’ha reso un mero
nome in codice, un’entità senza volto né voce propria, costretta ad abbandonare
ogni legame con la propria famiglia per non metterla in pericolo. Eppure per una
volta vuole provare a credere nello sguardo limpido di quel ragazzo che lo ha
affiancato in quegli ultimi mesi di lavoro.
- Lo farai, Bryce?
La spia rimane in silenzio per un istante, poi annuisce lentamente.
- Non glielo permetteranno, lo sa vero? È troppo importante per lasciarla
andare. Le daranno la caccia.
Una piega delle labbra che potrebbe significare mille diverse emozioni, oltre
a un malinconico sorriso.
- Mi potranno cercare per anni, ma non mi troveranno. Sono bravo a
scomparire.
Nello spoglio appartamento privo di qualunque decorazione, l’uomo più
ricercato dal governo degli Stati Uniti sta festeggiando il primo Natale sereno
dopo anni interi di angoscia per i due figli abbandonati. In un silenzio pregno
di emozioni, rimane a fissare la fotografia lambita dalle fiamme nel camino
appena acceso, fino a quando il primo angolo viene distorto da una vampata più
intensa delle precedenti, che fonde colore e immagine in un groviglio
indistinguibile, prima di ridurre tutto in cenere.
Non avrebbe voluto rinunciare all’ultimo legame con loro, ma i suoi
inseguitori, tra federali e terroristi, sono sempre più vicini; non può
rischiare che gliela trovino addosso. Non quando ha finalmente avuto la certezza
di essere riuscito a salvarli.
Un sorriso compare sul suo volto mentre dà le spalle al portatile, che presto
o tardi – a seconda dell’abilità degli agenti sulle sue tracce – verrà fatto
saltare in aria assieme a gran parte della stanza.
Nello schermo del computer si intravede ancora il contenuto della cartella
misteriosa: in primo piano la foto di due ragazzi dell’età del college, entrambi
sorridenti e in una posa che dovrebbe rappresentare la locandina di un qualche
film sulle spie, a giudicare dalle pistole a freccette con cui minacciano
scherzosamente l’obiettivo. A fianco un elenco di nomi, nessuno dei quali
familiare, intitolato "reclutamento".
E, in fondo, un’unica scritta, senza alcuna firma.
Buon Natale Orion.
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