II
II
Bambini, Erminia non poté averli. Ci
soffrì tanto, ma più di tutti ci soffrì la vecchia madre, che se
era campata così tanto, non era altro che per vedere le belle
faccine dei suoi nipoti. E, con Andrea che era in quel modo,
non si faceva certo illusioni: la sua famiglia finiva lì, non ci
sarebbero state altre generazioni.
Pazienza,
pensò, e si convinse che fosse volere di Dio. Così, poté
sopportare con meno sofferenza quegli ultimi anni che le rimanevano,
inchiodata alla sua sedia vicino al focolare.
Andrea
pure ci rimase male, all'idea di non vedere bambini per casa. Un poco
però, e non lo disse mai ad anima viva, un po' per orgoglio, ma
soprattutto per non far dispiacere alla sorella, che con tutto che
litigavano da quand'erano nati, le voleva un bene dell'anima.
Erminia
soltanto aveva provato, una volta, a parlargli. Quand'era già
sposata, e da un po' aveva scoperto che Andrea spiava il marito nella
vasca da bagno, un giorno ch'erano soli lo prese in disparte e gli
parlò, vaga, di una sua amica che spesso chiedeva notizie di lui.
"E
chi sarebbe?"
"Oh,
non la conosci. Devo dirle che non t'interessa?"
Andrea
s'era fatto rosso. Lo sa, aveva pensato. E da quando? Come ha fatto?
Mi ha visto guardare il marito?
"Non
ti devi preoccupare. Se non t'interessa, ci sarà un motivo, il
Signore non sbaglia mai." Lo aveva guardato un po' mesta, e
aveva tirato un gran sospiro.
"Ma
quale Signore. Ci fosse stato, un Signore, sarei bello che sposato e
c'avrei pure i figli."
Erminia
s'adombrò un poco, ma cercò di non badarci. "Non dire così.
Non sta bene."
Andrea
la capiva, la sorella, ma il fastidio era più forte, e le voltò le
spalle. E, per tutta la giornata, pensò al matrimonio, ai figli, al
cognato e alla guerra. Pensò che forse si doveva sposare, e in
qualche modo avrebbe risolto, con quella cosa.
Al
paese non era l'unico, dopotutto: si capiva, certi erano proprio
palesi. Talmente palesi che avevano trasformato le povere mogli in
degli uomini, quegli uomini che loro non erano. Almeno su questo,
Andrea poteva andare fiero: lui non voleva farsi mettere sotto. Non
sempre, per lo meno.
E lo
sognava, l'amore, come lo sognano tutti.
Si
immaginava gli uomini del sud, scuri e forti, e gli austriaci
delicati color paglia, belli come ragazze. Si immaginava i fianchi
stretti e la pelle di latte, gli occhi profondi, le belle bocche. E
le mani, le mani che non l'avevano mai accarezzato, e le sue stesse
mani, che mai avevano carezzato, e i letti sfatti che non avrebbe mai
visto. Ci pensava, ed era triste e si consolava al contempo. Che,
sapeva con mesta certezza, quello era l'unico modo che aveva per
essere un poco felice.
Poi
arrivarono dei soldati in licenza, e il paese cambiò colore.
Per un
po' tutto fu più vivibile, e la fame non sembrava più così nera;
quei giovanotti dalle facce straniere portarono viveri in quantità,
strani oggetti e tanta allegria, colle loro grasse risate gutturali e
le guance rosse sempre piene di birra. Dove la trovassero, rimase per
tutti un mistero.
Nessuno
aveva capito bene da dove venissero quei ragazzi: il più vecchio
aveva si e no ventisette anni, alto e biondo, e gli altri, che
sembravano i suoi fratelli minori, andavano dai venticinque ai
diciotto.
Tutti
gioviali, simpatici, con strampalati accenti presi chissà da dove,
tutti gentili e cordiali, pazzi per quelle solide bellezze montanare
che sorridevano fingendo una timidezza che non avevano mai neppure
conosciuto, e che con tutti i mezzi a loro disposizione, si sarebbero
fatte sposare.
Tutti
biondi, rubicondi e nordici, tutti tranne uno, che aveva i capelli
neri raccolti in grossi boccoli che gli cadevano sul viso: aveva due
occhi di un celeste mai visto, come pezzi di cielo, incorniciati
dalle sopracciglia arcuate e scure, e dalle belle ciglia delicate.
Qualcuno
disse che era francese: aveva la faccia da sassone. Qualcun'altro
suppose che fosse un figlio bastardo di una italiana e un qualche
soldato di quegli accidenti di paesi oltreoceano, ma aveva una faccia
troppo bella per essere frutto di un peccato così vergognoso, e così
lo chiamavano quello francese,
perché a nessuno disse mai il suo nome.
Andrea
lo vide un giorno, mentre andava a prendere l'acqua al pozzo. Aveva
sentito dei soldati in paese, ma del tutto privo di speranze, il suo
unico desiderio era poterli vedere da vicino, e poterli sognare
qualche volta, col benestare di Dio e di Erminia. Così, almeno,
poteva lasciare in pace quel povero del cognato, che a stargli
accanto cominciava a sentirsi un poco a disagio.
Così
aveva fatto tutta una via tortuosa per passare dove quei ragazzi
s'erano accapati: e ecco che gli comparvero davanti agli occhi quei
ragazzoni stupendi che superavano il metro e ottanta a oltranza. Lo
stupì che immediatamente gli fecero cenno d'avvicinarsi, e più di
tutto che parlassero un buon italiano seppur levigato da accenti
stranieri.
Quello
che subito lo aveva salutato si chiamava Hans. Aveva dei bei capelli
mossi e troppi denti in bocca. Gli chiese : a calcio, ci sai giocare?
E Andrea, che di che cosa fosse il calcio, aveva una idea neanche
troppo chiara, preso dall'entusiasmo rispose di si con un sorriso
troppo grande.
Hans
disse che volevano fare una partita, ma gli mancava uno per fare
squadre pari. Subito lo mise nell'altra squadra, con capitano il
ragazzo che non assomigliava agli altri soldati, e subito si misero a
giocare.
Andrea
era veloce, non ci mise troppo a ingranare, e giù che la partita si
fece bella tesa, e arrivarono a due ore dopo sudati fradici ancora
uno a uno. Le porte improvvisate si spostavano sempre di qua e di là,
e capire se un goal era valido non era cosa semplice. I soldati, poi,
combattivi per mestiere, erano capacissimi di arrivare alle mani per
un punto sospetto.
Ad
un certo punto Andrea si trovò col pallone incollato al piede ad
attraversate il campo. Cinque secondi o forse meno e ecco che tutti
gli erano addosso: i suoi che cercavano di scansare gli avversari, e
gli avversari che rispondevano poco cordialmente.
Non
si rese nemmeno conto, di come finì addosso al ragazzo coi capelli
neri: tutto quello che vide furono i ricci che ballavano al vento, e
gli occhi sorpresi del soldato che aveva fatto male i conti.
Presero
entrambi una botta pesante, e ruzzolarono a terra per un po', che
trovandosi in montagna, il terreno era tutto inclinato.
Il
soldato frenò la caduta, e la sua schiena protestò a lungo per
questo, trovandosi sotto al ragazzo, che un po' intontito, ci mise un
po' a riprendersi.
Andrea,
messa a fuoco la situazione, si rese conto che aveva sotto un
giovanotto che tutt'al più poteva avere vent'anni, sudato e
ansimante, e in due secondi inscenò un mezzo svenimento causato
dalle botte prese nella caduta, e non riuscendo a reggersi bene si
abbandonò sopra il petto del soldato.
Che,
contro ogni aspettativa, rilassò i muscoli sotto di Andrea e chiuse
gli occhi. E non ci poteva credere, Andrea, a quello che era
successo: il soldato aveva accomodato le gambe e s'era disteso senza
problemi, aderendo per tutta la lunghezza del corpo a quello
d'Andrea, ormai confuso e stordito davvero.
Poco
durò, perché i ragazzi erano corsi a vedere se i due erano ancora
vivi o se s'erano sfracellati su qualche roccia, e il soldato dovette
tirarsi subito via, guardando tristemente Andrea.
Riuscì
giusto a bisbigliargli mi chiamo
Stephan abbastanza
vicino da lasciare che Andrea percepisse un poco il suo odore, prima
che gli altri soldati li rimettessero in sesto annunciando la cena.
Note
dell'autrice
Dunque,
facciamo innanzitutto qualche ringraziamento: a Cry,
per essere stata la prima a lasciare una recensione, sperando che
anche questo capitolo sia stato piacevole da leggere; a Love,
per averla inserita tra le storie seguite.
Poi.
Vorrei precisare che questa storia non ha alcuna pretesa di
attendibilità storica. E neanche è mia intenzione bestemmiare su
una splendida canzone di un grandissimo cantautore italiano. Andrea
è un esperimento – più o meno riuscito, ai lettori il giudizio –
di scrittura.
Spero
che chi la leggerà avrà la bontà di darmi suggerimenti e magari di
criticare la trama, lo stile, i personaggi. Ovviamente, i complimenti
fanno piacere ma le critiche sono molto più utili.
Al
prossimo capitolo : )
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