mellonear2
Buongiorno
La luce del sole, filtrando dal vetro spesso delle finestre, poggiava
con grazia sulle palpebre mollemente serrate per sonno.
L’abbandono del corpo era nella figura tutta del giovane uomo
disteso sul letto sfatto, aggrovigliate le coperte candide al busto e
alle gambe. Il cuscino presentava un solco proprio all’altezza
della testa, mentre i capelli chiari si stendevano scomposti
tutt’attorno al viso.
All’improvviso, qualcosa si mosse al fianco, facendo molleggiare piano il materasso del grande letto.
Near aprì gli occhi lentamente – non aveva abbastanza
fretta da permettere al proprio corpo scatti di mattina così
presto – ritrovandosi davanti al viso l’espressione
piuttosto contrariata di un altro giovane uomo.
Biondo, dalla cicatrice trasversale che gli deturpava il viso.
Spiazzato, piuttosto preso alla sprovvista, lì per lì non
seppe cosa dire; alla fine, vinto dal desiderio di rompere quella
tensione – che sapeva, mai Mello gli avrebbe fatto il sacrosanto
piacere di smorzare – proferì un’unica parola smorta.
-Buongiorno…-
Dire che fosse questione di abitudine era tremendamente sbagliato.
Conoscendo Mello, conoscendo il suo
modo di agire, affermare che le sue azioni erano mosse dal bisogno di
una sicura abitudine voleva dire ammettere di non aver capito proprio
nulla di lui.
Semplicemente, ogni volta che ne
aveva voglia – i motivi potevano essere i più svariati
possibili – andava da lui, in volto quella sua espressione tanto
arrogante quanto sfrontata.
E lo prendeva, per tutta un’ intera notte. Dalla mattina all’alba.
Non una sola parola i due si
scambiavano, durante qui furtivi incontri notturni. Non una parola,
perché sapevano che avrebbe rovinato tutto – tutto!
Se v’era odio fuori dalle lenzuola, era vero che c’era amore quando vi erano immersi.
Riempire l’aria di gemiti,
questo si che era piacevole. Drogarsi con un profumo intenso di sesso e
libidine – sarebbe andato bene persino alla più frigida
delle creature, se celata dall’oscurità totale.
Affondare nel corpo molle –
quasi da ragazzina – di Near, imprimere le unghie nelle spalle di
Mello fino a farvi gocciolare stille di sangue donava un piacere tanto
intenso quando fuggevole. Era camminare su di un filo di ragnatela,
quello che i due si ostinavano a fare.
E no, non una sola parola a tal
proposito usciva da quel letto. Non si sarebbe mai sentito sbraitare
Mello qualche parola ostile e fin troppo sessista all’indirizzo
del suo odiato rivale.
-Ti piace farti inculare, non è vero Near? Ci provi un gusto incredibile, neh?-
Non era nella sua indole, nel suo modus vivendi offendere una tal inclinazione.
Così, da quella testa piccola
e candida mai sarebbero arrivati dei sussurri accusatori, rivelanti
nefandezze e obbrobri che la santa morale vigente non avrebbe tollerato
minimamente.
-Talune persone individuerebbero in un’amante maschile il sintomo di un grave disturbo psico- fisico, Mello…-
Nulla di tutto questo.
Un tacito accordo aveva regolato fin
da subito queste clausole. Solo nel letto era permesso concepire simili
pensieri, in altro luogo non era per nulla lecito.
Così come le regole morali, erano state definite fin da subito le regole tecniche.
Mello veniva – quando e come
egli più desiderava – prendeva Near con sé e
assieme si passava la notte; la mattina, ancor prima che Near avesse
aperto gli occhi, Mello doveva sparire alla vista, dileguarsi come un
degno amante notturno, perché ciò che era stato impresso
nella memoria come sensazione positiva rimanesse tale.
Le parole avrebbero semplicemente rovinato tutto. Così come la luce del sole che rivela ogni singola cosa.
Mello fissava Near, ostinato nel suo silenzio.
Borbottò qualcosa, fingendo contrarietà e un poco
d’ostilità, girandosi col busto nudo verso una sedia, alla
ricerca di qualcosa – qualcosa di estremamente vitale.
Near lo precedette, emettendo parole ancora impastate dal sonno appena lasciato.
-La tua giacca è per terra, là in fondo alla stanza…-
Keelh si alzò dal letto, liberandosi dalle coperte, rivelando
così – senza una sola traccia di pudore – le sue
fattezze esposte; andò a recuperare la poca cioccolata che si
era portato dietro, non credendo ovviamente che sarebbe rimasto
lì così a lungo e tornò a guardare Near.
Il silenzio non era ancora stato spezzato.
Non che a Near la cosa dispiacesse poi tanto – odiava la voce di
Mello quando si declinava all’arroganza, gi graffiava le orecchie
in una maniera assolutamente indecente – ma ancora una volta fu
costretto dall’evidente riluttanza dell’altro a cercare in
una qualche maniera di instaurare una sorta di dialogo.
Sempre meglio che rimanere zitti a fissarsi, certi bisogni fisiologici
avrebbero fatto capolino prima o dopo, per cui tanto valeva subirsi un
po’ di violenza verbale ma almeno liberarsi in fretta di una
seccatura molesta.
Indicò la porta, alzando a fatica un braccio.
-Quella è l’uscita…-
Lo vide con la coda dell’occhio avvicinarsi al letto – gli
occhi erano puntati sulla sua persona, non accennando manco un secondo
a lasciarla – e ai suoi piedi fermarsi, immobile. Solo, nella
bocca vi era già arrivato un pezzo di cioccolato scuro.
Un sfida, ancora una sfida. Vedere come si sarebbe risolta a faccenda
– a favore di chi e come – era una nuova e magnifica sfida.
Da vincere, assolutamente.
- Perché diamine il pensiero di Mello doveva essere tanto lineare? -
Quando la mano salì di nuovo ad introdurne un secondo, le labbra
di Mello si arricciarono in un sorriso piuttosto perverso.
-Devo dire… che alla luce del sole sei addirittura più bianco di quanto avessi immaginato…-
Sentì i denti maciullare la cioccolata dura, non poté che esserne incredibilmente irritato.
-Devo dire che alla luce del sole sembri ancora più Mello di quanto avessi immaginato…-
Due bambini che litigano perché non sanno come relazionarsi, ecco cosa realmente erano quei due.
Perché se Mello sputava in faccia a Near voleva semplicemente dirgli quanto gli volesse bene.
Idiozia patetica: è la punizione per una divina intelligenza.
Mello non sorrise più, ma anzi squadrò il corpo giovane
di Near come ad ammirarlo seriamente per la prima volta. Le braccia
scure della notte non glielo avevano ancora permesso.
Produsse un suono simile ad un ringhio – non aveva la minima intenzione di essere zittito da quel ragazzino spocchioso.
-Questo mi pareva più che ovvio!-
Nulla, ancora.
Mentre all’infuori di quella finestra e di quella porta tutto
cominciava un nuovo giorno, il tempo era pressoché interrotto al
suo interno. Negli occhi dell’uno e dell’altro.
Sbuffo, alla fine il corpo si fece sentire nel più pietoso dei modi.
-Mello, sono stanco… lasciami dormire…-
La porta si apre, accompagnata da una mano guantata di pelle scura.
Il tempo concesso agli amanti è finito, ormai.
E’ ora giusto ricominciare una nuova guerra.
-Near…-
-Mello…-
Un saluto, un cenno.
Davvero nulla più.
Sarebbe stato assolutamente superfluo aggiungere suppellettili di lusso.
E’ bellezza non convenzionale quella che si ricerca tra le braccia del proprio nemico.
Questo, Mello e Near l’avevano accettato ante tempo.
Il rapporto tra Mello e Near sta cominciando a essermi sempre più chiaro. E questo lo devo solamente a Prinss (L)
Ho voluto
pubblicare questa COSA in quanto, avendoci speso infiniti minuti sopra,
mi sembrava un sacrilegio non farlo. E poi lei disse che andava bene
°° ancora non ci credo, ma questa è un'altra storia.
Mi sono presa
semplicemente bene. E, forse spinta dal mio naturale ottimismo, sento
di poter continuare a scrivere su di loro sempre meglio. Per cui
vedrete altre MelloNear di meg89 in giro, anche presto immagino.
Spero che nonostante tutte le mie pare mentali vi sia piaciuta, almeno un poco ^^
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