Capitolo1
Bella.
“ Vuoi una mano, Esme?”
Chiesi ad Esme, mentre spostava un armadio a muro in legno
di mogano. Solamente il giorno prima aveva deciso di dipingere tutte le pareti
di casa Cullen. “ Troppo giallastre” aveva affermato scettica, mentre si
rilassava ad ascoltare la sua melodia, prodotta dalle dolci ed amorevoli note
del piano a coda che Edward stava suonando per lei, sorridendo alla sua
constatazione scontenta ed alzando gli occhi al cielo, una volta incrociato il
mio sguardo divertito.
Ed ora eccola lì, in tuta di jeans chiaro, macchiata qua e
là da chiazze di pittura bianca, che risultava opaca in confronto alla sua
pelle, che brillava alla luce dorata del sole, i cui raggi filtravano dalla
finestra aperta dell’ampio salone, scoperta da una t-shirt a maniche corte
azzurro cielo.
“ No, ti ringrazio Bella. Sei gentile, ma preferisco
sbrigarmela da sola. Sai, mi diverte di più.”
Mi rispose, abbagliandomi con la lucentezza del suo sorriso,
mentre posizionò al centro del salone l’armadio con solo due leggeri movimenti,
ricoprendolo con un telo di plastica trasparente, per poi salire sulla scaletta
in acciaio e continuare a dipingere con un largo rullo ruotante.
Mi guardai intorno. Tutto era riporto dallo stesso strato di
plastica che rifletteva, con tenui bagliori, i raggi del sole, gonfiandosi con
il passaggio dell’aria pulita che cercava di scacciare il forte ma piacevole
odore di pittura, che ormai predominava su tutte e quattro le ampie pareti
immacolate. Sorrisi. Sembrava di essere all’interno di una fumosa nuvola, ma in
compenso anche il salone era completato, insieme alla cucina mai utilizzata, se
non per i pasti occasionali di Renesmee.
Sospirai, pensando a mia figlia, ormai diciassettenne.
Quella mattina, approfittando della rara giornata di sole di fine marzo di
Forks, aveva deciso di passare un po’ di tempo con Jacob, che era divenuto, da
circa un anno, ufficialmente il suo compagno di vita. Erano così felici che
trasmettevano, a chiunque li osservasse, quella sensazione di tenera
completezza, pienamente raggiunta dopo lunghi anni di attesa, soprattutto da
parte di Jacob, ora più felice che mai.
Non erano stati gli unici ad approfittare della splendida
giornata assolata. I fratelli Cullen, nessuno escluso, avevano deciso, o per
meglio dire, Emmett aveva proposto,
con vivo entusiasmo, una gita tra soli uomini in una giungla del Sud-Africa, a
base di tigri, puma ed altri felini selvatici, dal sapore prelibato. Carlisle
aveva declinato gentilmente l’invito del figlio, costretto dal suo lavoro a non
poter abbandonare il caso di un paziente delicato, che ormai stava per
concludersi in meglio.
Dopo varie insistenze, non solo da Emmett, ma anche da parte
mia, Edward si era unito alla comitiva. Era da molto che trascurava la sua
famiglia, e mi sembrava più opportuno che trascorresse un po’ di tempo con
loro.
Anche se, guardando assorta l’entrata della foresta e la
stradina nascosta che conduceva alla villa, sperai vivamente, in cuor mio, che
tornasse al più presto. Era inutile che prendessi in giro me stessa. Lui mi
mancava ogni qualvolta si allontanava, anche solo per poco tempo, da me. Era
come se, oltre al suo, portasse via buona parte del mio cuore gelido, ma caldo
d’amore, solo per lui.
Inaspettatamente, ad interrompere il corso dei miei
pensieri, furono due mani piccole ma affusolate, accompagnate da un tintinnio
di campanelli, che si infransero vicino al mio orecchio destro.
“ Indovina chi sono?”
Increspai le labbra mia malgrado, a quel gioco infantile. A
chi altri poteva appartenere quella voce squillante e sottile se non a…
“ Alice.”
“ Brava! Risposta esatta!”
Esclamò entusiasta, scoprendo i miei occhi dal palmo delle
sue mani fredde, saltellando contenta, gli occhi caramellati accesi
d’entusiasmo.
“ Sei tornata dalla caccia.”
Lei annuì e mi abbracciò la vita, in un gesto affettuoso.
“ Si. Io e Rosalie siamo appena tornate.”
Si accigliò, leggermente contrariata.
“ Potevi venire anche tu, però.”
Alzai gli occhi al cielo, a quella ennesima constatazione.
“ Si ma, come ti ho già ripetuto mille volte da questa
mattina…”
“ Milletre, per essere precise.”
Mi interruppe, il sorriso dipinto di ilarità.
“ Si, esattamente…sono già andata a caccia ieri con
Renesmee, e non mi andava di…”
“ Di ritornare con noi, ma non certo per scortesia nei
nostri riguardi. Si, lo so, e con questa siamo a quota millequattro.”
Disse, cantilenando divertita.
“ Allora, perché continui a ripeterglielo?”
Chiese Rosalie, varcando la soglia aggraziata e passando un
nuovo pennello ad Esme.
Alice rise contenta, abbracciandomi calorosa.
“ Perché mi diverte troppo vederla agli sgoccioli della
pazienza.”
A malincuore, mi unii alla sua risata contagiosa,
ricambiando la stretta affettuosa.
“ Oh, Alice. Sei davvero un piccolo mostriciattolo.”
Lei si scostò, travolta da un altro eccesso di risate.
“ Si, ma, un mostriciattolo sempre con la battut…”
Si interruppe bruscamente, in preda ad una visione, a
giudicare dall’espressione vacua riflessa nei suoi occhi. Ma c’era qualcosa di
strano. Ultimamente, Alice aveva manifestato irritazione per alcune visioni confuse,
non riuscendo a preannunciare nulla di concreto. Emmett riteneva fosse colpa
della sua vena stilistica o da accanita ricercatrice di nuove tendenze, ma
Edward si manifestava sempre molto inquieto a questi continui “ sbalzi di
frequenza”, come Alice li aveva tradotti
in gergo comune, per meglio farci comprendere e lo occhiate che si
lanciavano al termine di esse, non erano molto rassicuranti.
Ma ora, in quel preciso istante, lo sguardo accigliato e
concentrato di Alice sembrava essere durato molto più di qualche secondo e il
silenzio innaturale sceso nell’ambiente immacolato del salone, che Esme aveva,
in pochi minuti, riportato all’origine, non preannunciava nulla di buono.
Sentivo la classica sensazione di gelo lungo la spina dorsale, portatrice di
imminenti sventure.
Dopo attimi di palpitante trepidazione, vidi Alice sbarrare
gli occhi e sospirare, quasi illuminata da un’improvvisa consapevolezza. Il suo
sguardo ci mise alcuni attimi prima di focalizzare il mio viso, sicuramente,
preoccupato.
Mi avvicinai a lei, guardinga, accarezzandole con le dita
della mano destra, i lineamenti del volto da amorino, per tranquillizzarla.
“ Alice…”
Iniziai, seguita da Esme, che la sosteneva per le spalle,
apprensiva.
“ Cosa c’è, tesoro?”
Le chiese, accarezzandole i capelli deliziosamente
disordinati.
“ Cosa hai visto?”
Le chiese con voce calma, ma tesa, Rosalie, posta al mio
fianco.
Alice guardò prima lei, per poi puntare lo sguardo su di me,
e il gelo tornò ad impossessarsi di me prepotentemente.
“ Vampiri. Stanno arrivando. Il capo, conosce Carlisle.
Cerca lui.”
“ Quanti sono?”
Chiese Esme, dolcemente, irrigidendo gli arti al nome di suo
marito.
“ Tre. Per adesso.”
Rispose, lo sguardo di nuovo lontano verso luogo esplorabili
solo per lei.
“ Per adesso? Che significa?”
Alice tornò ad osservarmi, ora più consapevole del futuro
imminente.
“ Che c’è qualcun altro che non riesco ancora a vedere.”
Nell’assimilare le sue parole, avvertii Rosalie spostarsi
sinuosa verso la finestra spalancata, chiudendola ermeticamente con un veloce
gesto e scostando le tende, affinché il suo sguardo potesse navigare lungo zone
lontane, oltre la pineta dell’entrata della foresta, priva di ostacoli.
“ Quanto tempo ci rimane, Alice? Intendo, per prepararci ad
un eventuale attacco ostile.”
Chiesi, non riuscendo a mascherare un filo di tensione.
Pensai a Renesmee, sperando che rimanesse lontana dal pericolo, al sicuro, con
Jacob. Ed inevitabilmente, la mia mente volò ad Edward, pregando che restasse
il più a lungo possibile a caccia di puma, insieme ai suoi fratelli, al riaro
da tutto, in un altro continente.
“ Non molto. Tra mezzo minuto saranno qui.”
Trasalii, cercando di scacciare il panico che stava per
avvolgermi nel suo pugno di ferro, ustionando il mio cuore con catene
incandescenti. Una cosa era preservare me stessa, ma un’altra era preoccuparsi
dell’incolumità delle donne della mia famiglia al completo. Guardai Esme, così
dolce e delicata. Come si poteva solo pensare a farle del male? In quel caso,
l’avrei protetta sicuramente, al costo della vita. E come lei, anche le mie
sorelle.
“ Eccoli.”
Disse placida Rose, che immediatamente affiancai per
scorgere i nuovi venuti.
Naturalmente, Alice aveva ragione. erano tre vampiri maschi,
tutti vestiti di nero, e dal portamento sciolto e rilassato, sembravano sicuri
delle loro aspettative. Al momento, desiderai solamente far cambiare loro idea.
In un impeto di coraggio, spalancai la porta d’ingresso,
fermandomi in una posa minacciosa a pochi metri dalla soglia, ignorando gli
ammonimenti di Rosalie e quelli di Esme ed Alice.
Appena mi videro, tesa e pronta ad attaccare in qualsiasi
momento, arrestarono a metà il loro passo aggraziato, come dei fotomodelli che
mostrano i loro capi al pubblico meravigliato.
Quello al centro, fu l’unico che mi sorrise, dopo avermi
squadrato da capo a piedi, attento e palesemente interessato. Non mi concentrai
sui suoi lineamenti o le sue fattezze, né di quelle dei suoi alleati. Volevo
solo che se ne tornassero da dove erano venuti.
Fu allora, prima che uno di noi rompesse il momento di
glaciale attesa, che il vampiro al centro si voltò verso l’entrata del
vialetto, da cui sbucò la
Mercedes nera di Carlisle, che si fermò bruscamente.
Quando la portiera del guidatore si spalancò e ne fuoriuscì
Carlisle in persona, i capelli biondi brillanti alla luce del sole, ora
oscurato da nuvole gonfie di pioggia, il viso incredulo e teso, in paradosso
con l’accentuarsi del sorriso cortese del vampiro sconosciuto, che avvertii due
braccia familiari e decise, scostarmi al mio fianco ed imprigionarmi
protettive. Mi voltai e, se avesse potuto, il mio cuore avrebbe avuto
sicuramente un tuffo. Edward era lì, al mio fianco, lo sguardo attento ad ogni
singolo azione o pensiero inespresso, i vestiti sportivi e puliti, ruvidi sulla pelle delle mie braccia scoperte
dal leggero vestito verde scuro che avevo indossato.
“ Edward.”
Sussurrai, ancora sorpresa di vederlo già di ritorno. Ero
così concentrata dal mio prossimo attacco, che non lo avevo nemmeno sentito
arrivare.
Lui si voltò a guardarmi, gli occhi di nuovi topazio liquido
ed avvolgenti.
“ Cosa pensavi di fare, me lo spieghi? Attaccare da sola tre
vampiri sconosciuti, senza un minimo di tattica?”
La sua voce di velluto era inclinata da una leggera nota di
irritazione. Sospirai, comprendendo il suo sgomento. Avevo agito da
irresponsabile, ma d’altronde, in quel momento, era stato l’istinto a
prevalere.
“ Scusa.”
Gli sussurrai mortificata, nascondendo il viso nell’incavo
della sua spalla.
Lui mi baciò il centro del capo, dopo un sospiro profondo
che rilassò i suoi muscoli, evidentemente, da fin troppo tempo in tensione.
“ Non importa. L’importante è che tu stia bene. Alice mi ha
chiamato nel momento in cui ha cominciato ad avvertire qualcosa di più chiaro.
Nonostante il grande disappunto di Emmett, siamo tornati prima del previsto.”
Solo allora, notai Emmett cingere la vita di Rosalie al
nostro fianco destro, e a quello sinistro Jasper pararsi di fronte ad Alice,
che strinse la sua mano, attenta come il fratello, che ora osservava Carlisle.
Decisi di seguire il suo sguardo e mi sorpresi di vedere
ancora Carlisle in apparente sgomento.
Si avvicinò aggraziato al trio, osservando solo uno di loro,
ancora incredulo su ciò che la sua acuta vista gli donava.
“ Darius?”
Il vampiro al centro, ampliando il suo sorriso, le mani
sollevate come ad abbracciarlo, gli rispose con voce amabile:
“ Buonasera, Carlisle.”
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti!!!! Avete visto, sono tornata!!XD Vi piace
questa nuovissima storia???? Spero di si e che me lo facciate sapere in
tanti!!!^^ Cosa ne pensate di questi
nuovi personaggi?? Ne vedrete delle belle, nei prossimi cap!!! Baci baci e a
prestissimo, Fuffy91!
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