NdA: Sono in fase
sperimentale. Dopo le PWP che ho scritto, ora ne provo una
completamente diversa. Completamente raccontata con immagini evocative
e niente realtà. Ovviamente si rifà alle vicende
che succedono in Criminal Minds prima stagione fino alla puntata 1x09
("In ostaggio"). Quindi è slegata da "Corpo a corpo a
Qantico" e da "Lavoro Manuale".
Ringrazio chi ha commentato le due precedenti FF, in special modo Akane
e masanori.
Vi ricordo che questa è una storia SLASH i cui protagonisti
sono entrambi uomini!
Se non piace non leggete.
Come al solito non detengo nessun diritto su personaggi e serie tv di
Criminal Minds, e non ho scritto questa storia a fini di lucro ma solo
per divertimento.
Buona lettura.
ANIMO ROMANTICO
Ti
stavo aspettando.
Non
sapevo di star seduto alla mia
scrivania giorno dopo giorno, caso dopo caso ad aspettare te.
Ma
ti stavo aspettando.
Quanto mi hai
fatto aspettare. Quanto a
lungo ho dovuto attendere per averti con me.
Tu, piccolo
uccellino insicuro del tuo
volo. Io, gatto randagio con troppe cicatrici per permettere a
qualcuno di avvicinarsi.
Quando ti ho
visto, pulcino tremante,
fra volpi e lupi che siam costretti a diventare non credevo che ti
avrebbero permesso di restare. Credevo che il mio capo sarebbe stato
sufficientemente intelligente da capire che questo non è il
tuo
posto. Qui regnano le tenebre e l'odore di sangue, tu meriti la luce
del sole e l'aria pulita dei giardini in fiore.
Egoisti a
volerti con noi, mostri
dotati d'artigli che ti maneggiano con delicatezza per dimostrare a
se stessi d'essere ancora capaci di gentilezza verso creature fragili
e indifese.
Nei tuoi grandi
occhi vedevamo riflessi
quel poco di umano che ci rimaneva e ci faceva andare avanti. Piccola
scintilla di calore quando visitavamo l'ennesimo obitorio.
Eri orgoglioso e
felice quando
conquistasti la tua pistola ma a noi tutti sembrava di aver mandato
un bambino in guerra. Trepidavamo al pensiero che venissi coinvolto
in una sparatoria.
Come un padre
con il proprio figlio, il
nostro capo ti lasciava a “casa” mentre noi
“grandi” andavamo
a prendere i cattivi.
Ti accigliavi ma
non ti sei mai
arrabbiato, tu eri diverso, sembravi fatto persino di un altro tipo
di materia rispetto a noi tutti. Tutte le ombre che attraversavi ti
scivolavano addosso, rimanevi lucido e splendente come un penny
nuovo.
Mi trovavo a
raccontarti cose di me,
cose che non ho mai detto a nessuno, perché parlare con te
era
facile. Un altro avrebbe scavato attorno, perforato i muri delle mie
difese e aperto ogni cassetto chiuso a chiave. Tu no. Ciotola d'acqua
purificatrice.
Vorrei immergere
tutto me stesso in te.
Perdermi nel profumo dei tuoi capelli e addormentarmi al suono del
tuo respiro. Ma non posso, sotto la mia pelle nera ci sono aculei e
lame affilate; le donne che sono state con me te lo potrebbero dire:
all'esterno sono il desiderio proibito di ogni essere umano, ma da
tempo ormai dentro sono deforme.
Ti guardo
crescere lentamente e
correrci dietro, a volte ti sbucci un ginocchio e allora mi crogiolo
nel sapore dolce amaro di poter esserci per te; per poi tornarmene
alla mia scrivania e riprendere a guardarti da lontano.
Invidio le
persone che attirano il tuo
sguardo e che calamitano la tua intelligenza. Loro hanno la scusa
perfetta, io ti tormento di scherzi e battute per poter godere di un
attimo della tua attenzione.
Domini i miei
pensieri anche quando mi
trovo a stare con le persone che mi vogliono bene su questo mondo.
Non posso fare a meno di raccontare loro di te, di come sei e di come
mi confondi.
Le candeline
sulle tue torte aumentano
e inizi ad aprirti con me. Mi riempe di fremiti l'ammirazione che hai
nei miei confronti, toccarti è diventato più
facile perché nella
tua mente non c'è malizia.
Sei candido come
un giglio e ciò turba
la mia pace interiore essendo il mio segreto desiderio tingerti di
carminio. L'idea di pitturare con le dita la tua tela bianca mi fa
rimanere sveglio la notte; rigirandomi fra le lenzuola come in preda
alla febbre.
Ti vedo mostrare
i piccoli artigli,
gheppio che sfida le aquile in volo.
Da terra osservo
il tuo volare incerto,
trattengo il respiro quando il vento ti manca sotto le ali.
Il mio cuore si
ferma quando per un
attimo ti vedo precipitare fra le rocce. L'espressione del mio viso
si riflette nelle persone accanto a me che corrono indiavolati verso
di te.
Quando ti
vediamo illeso riprendiamo a
respirare, affannati per l'apnea che il nostro cuore ha subito durante
quei minuti.
E in quel
momento ho capito: ti stavo
aspettando. Ho bisogno di te. Di averti vicino.
Per questo ti ho
seguito in archivio,
ho spento la luce e chiuso la porta. Le luci che entrano dalle
finestre ci permettono di distinguere solo i contorni delle nostre
figure.
Non vedi la mia
espressione, i miei
occhi troppo lucidi e la vena che pulsa rapida sotto la pelle.
Senti
il mio palmo sul tuo collo e non ti scansi quando accosto il mio viso
e prendo a carezzarti le labbra con le mie.
Sento le tue
dita aggrapparsi alla mia
maglietta e il tuo calore mi circonda come una coperta.
Sai di caramelle
alla frutta e di
sapone. Esploro il tuo viso con le mani e sento che hai gli occhi
chiusi, le ciglia ti sfiorano le guance, devi essere bellissimo in
questo momento.
Il bacio mi
ipnotizza e mi scioglie.
Siamo due
calamite di poli opposti che
tendono ad appiccicarsi l'una all'altra.
Ti sbottono la
camicia e poggio una
mano ad ascoltare il tuo cuore. Sei così vivo,
così caldo.
Mi alzi la
maglietta e separarmi da te
per toglierla è uno sforzo enorme.
Vorrei rimanere
sospeso nel buio di
questa stanza all'infinito, solo tu ed io.
Scivoliamo per
terra come i nostri
vestiti. Dimentichi di chi siamo e dove ci troviamo.
Più
importante persino del nostro
respiro è diventare una cosa sola e perderci nel calore che
quell'abbraccio sprigiona.
-Ti stavo
aspettando.- Mormoro.
-Mi dispiace
averci messo così tanto.- Risponde prima di tornare a
baciarmi.
NdA: Per chi fosse arrivato
fino alla fine e non avesse ancora capito, il punto di vista da cui
viene raccontata è quello di Derek Morgan.
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