Quel giorno mi svegliai per pisciare, ma il bagno era occupato.
"Oh, scusa" disse Babbo Natale, vedendomi. Si
sgrullò l'uccello, lo rimise nei pantaloni rossi e si volse.
"Scusa, scusa davvero. Ma durante il lavoro capita."
"Sei un ladro?"
Babbo fece una faccia da Capita
spesso, o forse Capita
fin troppo spesso o anche Mi sono rotto le balle.
"No, sono Babbo Natale."
"E io sono abbastanza grande da sapere che non esisti,
vecchio."
Mi si avvicinò, io indietreggiai e uscì
dal bagno. Spense la luce e imboccò il corridoio.
Gli andai dietro. "Ehi!"
Entrò in soggiorno, aggirò il tavolo e
sedette sulla poltrona di mio padre. Disseminò impronte
bagnate ovunque.
"Quella è solo una copertura, ragazzo mio" disse.
Accese la lampada da comò e mi guardò, sorridendo
dietro la barba.
"Stai sporcando ovunque."
"Fuori c'è un po' di neve" si giustificò.
Ci scambiammo una lunga occhiata.
"Dov'è il sacco?"
"Senti, lo portassi ovunque, il sacco, non avrei questa
pancia. Un sacco di muscoli, non trovi?"
"No, se lavori solo di Natale."
Sbuffò. "Al diavolo."
"Dove sono i miei regali?"
"Non te li meriteresti, per come mi stai guardando. Sei
scettico come una zitella di cinquant'anni che riceve rose da un
vent'enne."
Incrociai le braccia.
"Sai cosa" disse Babbo, "ci saranno miliardi di ragazzini che
mi vedono ogni anno, e più della metà mi rompe le balle. È una merda."
Sedetti sul pavimento. "Finché tutto fa credere che
tu non esista, è normale."
"Credi sia un ladro, vero?"
Feci spallucce. "Sarebbe deprimente."
"Già."
"Sai perché?"
"Dimmi un po'."
"Perché un sacco di ladri, il giorno di Natale, si
vestono come te."
"E sarebbe deprimente per cosa?"
"L'originalità."
Babbo rise, col solito Oh,
oh, oh!
"Anche questo è deprimente" dissi.
S'imbronciò. "Cosa?"
"È scontato che tu rida così, ed
è deprimente."
"Voi ragazzini d'oggi c'avete quel non so che che è
ancor più deprimente della mia risata. Io sono
così da anni, e ho cambiato solo due volte il mio stile.
Sarà bene che ti accontenti degli stereotipi."
"Due volte?"
"Cosa?"
"Hai detto che hai cambiato due volte nella tua vita."
"Sì."
"Quando e come?"
Babbo mi scrutò, come incerto se prendermi sul
serio. "Be', la prima quando ho accettato Rudolph. Avevo proprio
bisogno di un po' di luce. La seconda è quando Coca-Cola ha
diffuso la moda che fossi vestito di rosso e bianco."
"Tutto per la propaganda. Sei anche facilmente influenzabile."
Gli rivolsi un'occhiata di disapprovazione, imitando il mio coniglietto.
"Si chiama adattarsi! Adattarsi! Oh, ma perché sto
a prendere lezioni da un ragazzino? Quanti anni hai?"
"Dodici."
"Vuoi sapere quanti ne ho io?"
"Forse lo so."
Babbo rise, come a prendermi in giro. "Indovina."
"Se sei San Nicola, ne hai circa..." Un paio di calcoli.
"Millesettecentotrentanove."
Rimase basito. "Io non sono San Nicola."
"E chi, allora?"
"Lascia perdere. Mica hai dei biscotti?"
Indicai la cucina. "Mamma te ne lascia sempre."
"Oh." Andò a verificare.
Lo sentii posare un bicchiere, forse quello col latte, e
tornò da me col piatto di biscotti. "Una volta erano tutti
fatti in casa." Ne mise in bocca un paio, e mi guardò
masticando. "Che è quella faccia?"
"Crescere è brutto" mormorai.
"Eh?"
"Pensavo a quello che hai appena detto, dei biscotti."
"I biscotti?"
"Sì. Rimpiangi il passato perché i
biscotti erano fatti in casa. Io lo rimpiango perché non
avrei avuto un attimo di esitazione nel credere che eri Babbo Natale.
Troppo ingenuo per farlo. Ma era bello, sai? È capitato
spesso che stessi in piedi per aspettarti."
"Oggi è capitato, mi hai visto." Divenne
pensieroso. "O ci siamo già incontrati? Scusa, ma ho una
mem-"
"È la prima volta."
"E che c'è che non va?"
"Che sono cresciuto." Abbassai il capo e sorrisi. "Ho
sì continuato ad aspettarti perché avevo
desiderio di vederti, ma inconsciamente, da un po' credo di farlo
perché so potrebbe esserci un ladro, al posto tuo. Prima non
avrei avuto dubbi."
Babbo posò il piatto sul tavolo, si
avvicinò e sedette al mio fianco, non prima d'aver imprecato
per la schiena. Mi accarezzò la testa. "Come ti chiami?"
"Riccardo."
"Riccardo." Sorrise. "Crescere tocca a tutti, prima o poi. Lo
so che è una grande rottura, ma non ci si può far
niente."
"Come per la morte."
"Proprio così. Ma, ehi, la cosa bella è
crescere ma continuare a essere bambini. Lo so che
l'ingenuità ti fa vivere meglio psicologicamente, ma
dall'altro lato fa sì che gli altri, gli adulti bastardi, te
lo mettano nel sedere come vogliono. Si tratta di trovare un felice
equilibrio."
"E come lo si trova?"
"Ho conosciuto un tale, tempo fa..." Si grattò il
mento. "Si chiamava Matthew, se non sbaglio. Era inglese. Lui
sì che aveva un modo tutto suo, nell'alternare la sua parte
bambina e adulta. Purtroppo è morto, non saprei come fare a
chiedergli del suo felice equilibrio."
Non mi consolò.
"Però sai cosa" continuò, "questo tale
ha scritto un libro. Dovresti leggerlo."
"Che libro?"
"Peter Pan."
Sgranai gli occhi. "James Barrie? Quel Matthew?"
"Boh, immagino di sì."
"È lui che ha scritto Peter Pan."
"Allora sì."
Sospirai. "L'ho già letto. Anche io non voglio
diventare adulto." Guardai Babbo Natale. "Non hai da regalarmi una
pozione che blocca la crescita o qualcosa del genere?"
Scosse la testa, desolato. "Come ho detto, è una
cosa alla quale non ci si può sottrarre. Sai, sempre
riguardo a quel felice equilibrio... dovresti provare a sfottere gli
adulti. Aiuta a sentirsi bambino."
"Sfotterli come?"
"Ma sì, l'avrai notato. Non fanno altro che
lamentarsi e andare di fretta. Per esempio, a te piace la neve?"
"Sì."
"Ecco. Loro invece che fanno? Si lamentano, quando nevica!
Perché? Perché sono costretti a mettere le catene
alle ruote della macchina."
"È vero. Lo fa anche mio padre."
"Tristissimo." Babbo Natale guardò l'orologio a
pendolo. "Diamine, è proprio tardi."
"Devi andare?"
"Sì."
"E i miei regali?"
"Sono in camera tua. Ci sono passato prima, che dormivi."
"Non me ne sono accorto."
Si alzò. "Ehi, fossi rumoroso, sarebbero ben
più di milardi,
i ragazzini che mi beccano ogni anno." Porse la mano e mi
aiutò a rialzare. "Su, torna a letto. Non dovevi andare in
bagno?"
"Sì."
Sorrise e raggiunse il camino. Ci infilò la testa e
urlò: "Dasher! Dasher! Butta giù!"
Una scala di corda a pioli cadde dall'alto. Babbo
iniziò a salire. Mentre lo faceva, disse: "Buon Natale,
Riccardo. Fa' il bravo ancora, il prossimo anno."
Annuii, anche se ormai era salito troppo perché mi
vedesse.
Il giorno dopo avrei scoperto che il televisore dello studio
di mio padre era sparito, e avrei iniziato una lunga tradizione di
paranoia.