Non
Voltarti...
Dove
sono arrivata?
Ah
già, volevo raccontarvi questa storia.
Non
è semplice da descrivere, ma ci proverò.
Non
ne sono certa, è confuso…
Buio…tanto
buio…
Vuoto…meglio…è
più certo del buio…
Nel
buio non sai cosa c’è…
Ti
sembra vuoto…
Ma
non è detto che lo sia…
Solo
perché non vedi…
Non
è detto che non ci sia nulla…
E
non è detto che lui non ti veda…
Magari
ti fissa…
Da
un angolo buio, come in questo momento…
Fossi
in te non mi volterei…
Io
ho avuto tanta paura quando l’ho fatto…
Non
ti voltare.
Se
si accorge che l’hai scoperto non ti darà più
pace…
Io
continuo ad ignorarlo.
Ma
so che è lì…
Mi
guarda e sorride…
Sa
che sento il suo sguardo su di me.
A
volte mi sembra di sentire delle mani allungarsi fino a sfiorarmi la
schiena…
Là
ho davvero paura…
E
diventa difficile non voltarsi.
Devo
accendere ogni luce prima di farlo.
Cerco
di non guardare nessun angolo buio.
Se
vedessi i suoi occhi sarebbe la fine.
L’inizio
della fine.
So
che lo vedrei uscire dal buio.
Ne
sono certa.
E
non mi darebbe più pace.
Farei
a tempo a fuggire?
Non
credo.
Mi
afferrerebbe molto prima di raggiungere la porta.
Specie
se lui arrivasse dall’ombra dietro la porta.
Se
anche tu hai quella sensazione, non ti voltare.
La
mia amica l’ha fatto.
È
scappata per giorni, mi ha detto.
Piangeva.
Era
disperata.
Quando
me l’ha raccontato, però, era già a casa mia.
L'avevo
ospitata per la notte.
Non
mi aveva avvisato...
Forse
non lo immaginava neppure lei.
Mi
disse di aver visto due luci nel buio.
Era
iniziato così il suo incubo.
Si
era voltata con la sensazione di essere osservata.
E
lì aveva visto qualcosa.
Un
pezzo di ferro, un braccialetto perso, aveva pensato.
Ma
quando era andata a vedere aveva cacciato un urlo da rodergli
l'ugola.
In
quello spicchio di buio, due occhi la fissavano avidi.
Bellissimi
e mostruosi.
Era
fuggita via, ma quella stessa sera li aveva rivisti.
In
fondo al corridoio, in basso, e questa volta era sicura di aver visto
anche il contorno di una testa.
Si
era chiusa in camera telefonando ai vicini.
Ma
quando erano entrati, di quell'ombra non c'era traccia.
Si
era scusata con loro sentendosi una stupida, ammise.
Iniziò
a pensare che fosse la stanchezza a farle quel macabro scherzo.
Ma
il giorno dopo, lui era tornato.
E
stavolta le aveva sorriso.
Sta
prendendo forma!
L'ho
vista tremare a queste parole.
Disse
che da quel momento lo sentiva sempre più vicino.
E
aveva paura.
Quanta
ne aveva!
Forse
quanta ne ho io adesso.
Per
quando si sforzasse di non fissare più nessun spicchio
d'ombra, alla fine lo vedeva sempre.
E
sempre di più.
Era
alto, abbastanza magro.
La
sagoma era umana, ma a volte ne dubitava.
Sovrappensiero,
l'aveva scorto ranicchiato nel buio sopra l'armadio.
E
si era mosso verso di lei.
I
suoi movimenti avevano rimbombato veloci sulla cassa di legno come un
tamburo.
Stava
ancora urlando quando raggiunse la macchina.
Quella
notte aveva dormito da sua madre e lui non si era fatto
vedere.
Rinascere
era la parola più giusta per quello che aveva provato.
Disperazione
era l'esatta sensazione quando era tornato.
Immobile,
dietro lo spiraglio della porta della cucina, la sua figura si
stagliava minacciosa.
La
spiava sorridendo follemente.
Altalenava
lo sguardo da lei a sua madre, che non si accorgeva di nulla.
Non
potevo lascargli mia madre!
Così
mi disse.
E
mentre lei singhiozzava, io capivo.
A
lui bastava una preda per volta.
Io
al suo posto.
Ecco
che voleva.
Prima
che potesse fermarmi, già correvo verso il telefono.
L'avevo
in mano quando uno scricchiolio di passi rieccheggiò fuori
dalla camera.
Sapete
che si fa quando la paura vi prende il cuore?
Si
resta fermi.
Solo
quando la senti schizzarti in testa ti metti a correre.
È
esattamente quello che feci quando sentimmo la maniglia della porta
girare.
Ma
quella porta era l'unica uscita.
Spinsi
via la mia amica che mi tirava per la manica e mi nascosi
nell'armadio.
La
sentì urlare non appena richiusi le ante.
Non
la rividi più.
L'ultima
immagine che ho di lei, sono le sue mani che artigliano
disperatamente il pavimento.
I
rumori di quella notte non voglio ricordarli.
Ma
non è facile.
Come
un gatto che ti artiglia il divano.
O
i rami secchi che si spezzano sotto le scarpe.
Non
li ho mai reputati suoni spaventosi.
Fino
a quando non ho sentito un corpo umano, vivo, emetterli dio solo sa
come.
È
passato tanto tempo eppure è come sentirli adesso.
Forse
c'è veramente qualcuno che fa gli stessi rumori adesso.
Già...
Dopo
quella notte non guardai più un'ombra.
Avevo
troppa paura di sparire anch'io.
Avevo
troppa paura di cosa lui avrebbe potuto farmi.
Ma
tenermi tutto dentro mi stava uccidendo.
Sarebbe
stato meglio.
Io
non lo sapevo...
Non
avevo capito!
All'inizio
non mi hanno creduta.
Uno
dopo l'altro sono scomparsi tutti...
Tutti
quelli venuti a conoscenza della storia venivano trascinati via.
Tutti
masticati dal buio.
La
paura mi stava facendo impazzire.
Eppure,
nel suo delirio, mi ha illuminata.
Ho
capito.
Ho
capito cosa vuole.
Vuole
me.
La
mia amica era solo un pretesto per arrivare a me.
Era
solo l'anticipazione di cosa sarebbe accaduto se mi fossi ostinata a
non voltarmi.
Vuole
che io mi offra a lui.
Che
mi suicidi.
È
questo che fa.
Esaspera
le sue vittime fino alla disperazione.
Fino
a quando non cedono i loro nervi e si lasciano portare via.
Però.
Il
mio problema è che ho troppa paura.
Così
ho dovuto trovare un modo.
Qualcosa
che mi spingesse.
Il
senso di colpa.
Per
questo ho scritto questa storia.
In
questo modo, tanti sapranno.
E
tanti spariranno.
Fino
a quando il senso di colpa non graverà su di me abbastanza da
farmi voltare.
Però...
Ho
ancora tanta paura.
...
Non
voglio che lui mi porti via!
...
Mi
spiace.
Tutto
quello che posso dirti è di non voltarti.
Non
farlo mai!
Quando
senti strisciare ai piedi della tua sedia.
Non
ti voltare.
Quando
una mano si sta avvicinando alle tue spalle.
Non
voltarti.
Lui
è lì che aspetta.
E
non se ne andrà finchè non ti avrà portato
via...
...Non
voltarti!
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