#2
Broken moons
«Perché se qui è sempre
notte la luna si è rotta Matsumoto-san? La luna, la luna! Si è rotta! C’è troppa
polvere Matsumoto-san, la sto respirand- la sto…si è rotta, Matsumoto-san,
rotta, rotta! »
E davvero sopra di lei quella luna perpetua cadeva in pezzi: ne
vedeva il pallore sgretolarsi (vedeva il
suo candore sgretolarsi) e cadere
già dal cielo come una neve di ferro e avorio e ricoprirla. Tutto del suo mondo andava in pezzi, tranne il mondo
stesso e il cielo era sempre profondo ma ora vuoto come un buco in mezzo al
petto. Non era triste per avergli donato il suo cuore, quanto per l’illusione
che lui aveva di averglielo rapito: nessuno era stato più delicato e innocente di lui. Anche
quando le sue parole erano state dure e lei aveva opposto la bugia del coraggio
ai suoi occhi verdi, non le aveva mai fatto del male, mai, perché lui conosceva la vacuità
della violenza più di ogni altro, perché il vuoto era il centro del suo universo
(si è rotta la luna nel suo petto) :
ma ciò che lei aveva fatto (aveva scritto) su di lui andava oltre il
vuoto e la pienezza, oltre i fantasmi delle solitudini. Somigliava al suono di
qualcosa che era andato apposto, un clack! esatto, perfetto, impossibile, irripetibile.
E davvero sopra di lui quella piccola luna andava in pezzi:
sembrava che le ali dei suoi spiriti
avessero cozzato l’una contro l’altra e combattuto per il possesso di qualcosa, e avessero perso una vita per
ottenere un segreto da svelare solo alla fine (la fine, quella vera davvero). Ed è una
calma immensa quella che sente
Ulquiorra, mentre si sbriciola insieme alla luna, mentre la sua polvere nera
diventa cenere grigia e si scontra con il pallore delle sue mani (ogni giorno, ora mangerò polvere ogni
giorno), sfaldandosi in tutto quell’amore, quel tepore, quel senso di
riposo, di un luogo che non può ricordare, che non vivrà mai, che non riuscirà
mai nemmeno a toccare.
E davvero ora sopra di
loro molte lune si stanno rompendo e non c’è rabbia né il rimpianto, ma la
tranquillità e la gratitudine per una fine sopraggiunta nel momento più perfetto: Ulquiorra e Orihime cadono
insieme, senza sfiorarsi, senza tradirsi, cadono insieme al cielo e all’aria e
ai loro mondi che non li ascoltano, e Ulquiorra (prima le sue mani poi le sue gambe e poi le
ali e poi restano gli occhi) aspetta, aspetta finché lei non dice basta basta ora è tuo tuo per sempre
- ma è soltanto quando
l’ultimo pezzo di luna è finalmente
caduto che Orihime tira un sospiro di sollievo, e lo lascia andare.
<< Perché si è rotta
la luna, Matsumoto-san, perché? >>
<< Perché non è
rimasto più nessuno che abbia bisogno della sua luce, ora.>> dice
chiudendo gli occhi.
***
Secondo studio sull'incompletezza, anche
se, di base, non c'è nessuno più completo di questi due. il loro ultimo capitolo
(perché sì, sì e sì, c'è una Orihime che è morta lì, in quelle
pagine e non rivedremo più) è quanto di più inattaccabile esista in Bleach. Tu
stai lì, leggi, vai in pezzi ed è tutto perfetto.
Spero di riuscire
a...completare la raccolta in tempi brevi. ;P
Sinceramente vostra.
Clèr