mellonear4
I hate
I hate everything about you.
Why do I love you?(*)
Il ricordo di un rumore secco della barra sottile – appena
resistente – che si spezza rompe riempie la memoria di un eco
quasi assordante.
Quella è stata l’ultima volta in cui Mello ha sentito il
sapore dolce del cioccolato. Lo aveva percepito distintamente, nel
retrogusto amaro che il boccone gli aveva lasciato in gola.
Ora, guida con mani sicure verso il proprio traguardo, con gli occhi
chiari fissa davanti, nient’altro che la strada che deve
percorrere.
Ha un obiettivo, lo raggiungerà – come suo solito fare.
Senza badare ad altro, senza contare quanti cadaveri lascerà
dietro di sé.
Non è abituato a voltarsi indietro, a compiangere o provare rimorso.
Tuttavia, il cervello che si ritrova soffocato dall’impeto
dell’orgoglio e della follia non può che essere – e
nella semplice esistenza esplicarsi fino in fondo – in quei
minuti, in quei secondi inesorabili che lo separano da morte certa.
Mello lo sa, sa che sta andando al macello. Che probabilmente il suo
cuore scoppierà da un momento all’altro. E non per il
colesterolo che si ritrova nelle vene, non per l’adrenalina di
una qualche zuffa.
Per la volontà innegabile di una stupida penna a sfera.
Concedersi un pianto liberatorio sarebbe quanto mai deplorevole –
in un momento simile non si può che guardare avanti con occhi
fermi – così come cedere all’ira, alla passione
troppa parte in tutto quello.
Mello è l’unico, il solo protagonista.
La mente, indi, vaga; sospinta dalla passione, intrappolata dalla
ragione, cerca qualche spiraglio nei ricordi ancora nitidi,
perfettamente lucidi.
Cerca un motivo, una ragione a quanto sta succedendo.
La trova, prima in due occhi scuri dallo sguardo penetrante – le
occhiaie considerevoli e la pelle come smorta – poi in una chioma
albina, catturata più volte da due dita sottili.
Near.
Quel ragazzetto che dovrebbe essere suo compagno di indagini, quello stesso suo rivale che ha sfidato con aria tanto sprezzante.
-Vogliamo fare una sfida, Near? Vediamo chi per primo riesce a catturare Kira!-
Si, proprio lo stesso Near che dovrebbe battere – per provare d’essere semplicemente il numero uno, non di meno.
Per Near sta andando a morire, perché Kira possa essere finalmente cattura e consegnato alla giustizia.
Questo è il motivo.
Ma realmente è così? Una persona tanto orgogliosa non ha
bisogno di mentire a sé stesso. E’ da vili, da deboli
arrivare ad illudersi. E’ da stupidi credere in ciò che
palesemente è falso.
Mello cede alla tentazione di darsi un contegno, vuole che quella
faccia martoriata, segno di quanto è stato disposto a fare
– ha rischiato la vita già una volta, la cicatrice che lo
segna è il trofeo per la vita che è riuscito a rincorrere
– cede alla vanità che lo eleva al di sopra di ogni massa.
Quanto si illude l’anima affranta.
Certa passionalità non viene schiacciata da nessuna logica,
neppure da quel macigno chiamato intelligenza. Ogni disgrazia umana
deriva da questo.
Procede la strada, così come il tempo di Mello si restringe.
Ogni secondo che passa è perso, irrecuperabile. Questo,
però, lui lo sapeva già prima. Altrimenti l’estrema
vitalità d’ogni gesto non avrebbe avuto alcun senso.
Il cuore batte ma non lo fa mai due volte ugualmente.
L’immagine di Near – di fronte agli occhi – non cessa ancora di persistere.
E allora ecco che fuoriesce un sospiro, l’unico che sgorga con
sincera devozione dai polmoni, sede di ogni più intimo
sentimento.
Mello ora morirà per Near.
Non per Kira, non per una giustizia a cui persino non crede –
altrimenti non avrebbe ucciso a sua volta – non per dimostrare
qualcosa a un morto.
A quel punto non ha neppure più senso pensare a L. Presto, semplicemente, lo raggiungerà.
Near, Near, Near, Near.
Muore solo per Near. Perché con la morte supererà ogni
traguardo prefissato, perché col suo gesto varcherà la
soglia di ciò che è concesso e ciò che è
proibito.
Perché il vero Shinigami è colui che domina la morte. Non
le da ordini ciechi pensando che si possa piegare ad una volontà
estranea.
Semplicemente, non la teme.
Ora, nella forza vitale che si concede al suicidio, in
quell’espressione di vita estrema, ecco che i due palpiti
d’amore più grandi si combinano fino a diventare una sola
entità.
Amore – essenza illimitata positiva.
Odio – forza spropositata negativa.
Ogni cosa si fonde, diventando solo ed estrema luce bianca.
Non si cerca più una ragione di vita che non sia la vita stessa. Questo alla fine Mello l’ha compreso.
Così, il suo ultimo attimo – il Traguardo finale a cui
tutte le anime anelano – si tinge di un colore pallido di
speranza immortale.
La Verità ha ottenuto la sua vendetta.
(*)Testo de Three Days Grace
Altra MelloNear **
Lo so che la morte di Mello è un tema già usato e stra- usato...
Ma non potevo non analizzarlo a mia volta **
Spero di non essere stata troppo banale <3
A presto ^^
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