Spedizioni alle
rovine
#1 Beyond a Glass Sky
All’improvviso, quando l’azzurro
sfavillante del cielo le era caduto addosso, si era ricordata di un’immagine di
segni di pietra, di pianure assolate, ombre di ali e figure indovinate
attraverso veli umidi di nebbia. E c’era stata una cartografa Kor, un tempo, che
le aveva detto che non scopriamo mai
veramente qualcosa di nuovo, ma che torniamo sempre indietro, verso terre a cui
siamo appartenuti e di cui ci siamo dimenticati durante il nostro cammino. Siamo
troppo attratti dai luoghi che ci sono stati proibiti per volgerci indietro
verso quelli familiari.
Neëssa guardò ancora l’incrinatura dell’aria che le si
era aperta davanti, ci picchiettò sopra con un dito finché non bucò il cielo di
vetro; poi passò oltre.
#2 Expedition to I o r’s
Ruins
Le tre lettere della parola I o r erano un sospiro che si condensava
nell’aria appestata e malsana delle taverne attorno al Crocevia di Kabira: una
nuvola di fiato caldo che si guadagnava qualche testa chinata ad assentire, e
che poi spariva.
I tre piani che formavano la città scomparsa di I o r erano come reticoli di vene di mercurio
bluastro, che pulsavano nella
distesa infinita di un grigiore polveroso e piatto.
Le rovine di I o r si presentarono agli Esploratori
con la bellezza delle cose dimenticate: giacevano sdraiate e abbandonate sulla
terra, come mille donne dagli sguardi di finestre opache; il vento che sibilava attraverso le loro
stanze vuote era come il poema di una sirena.
Senza accorgersene, iniziarono a camminare giù, verso di lei.
#3 To the faithful departed
Aveva
disseminato la propria storia attraverso gran parte dei piani del Multiverso:
nei suoi occhi c’era tutto ciò che aveva respirato attraverso le visioni di ogni
mondo. Per questo, lei che si era nutrita sempre dell’incorporeo, quando si
voltò a guardare la strade di sangue lasciate dai propri polsi, s’incupì.
Ci
sono molti tipi di Bellezza, le ripeteva spesso la sua Master: alcune sono perdute, altre sono
proibite.
Aveva scritto se stessa su venti
metri di sentiero: pose il punto della propria frase (Ecco, tutta – la – mia – Vita.) quando
arrivò alla fine della via: dietro di lei sentiva un profumo freddo invadere
l’aria, congelarle il respiro, berle il
sangue.
Eppure finalmente quando si
voltò, senza più nessuna paura ma piena di conforto, capì la frase della propria
Master: sarebbe morta per mano di un
ultima, definitiva, possente
Bellezza.
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