Perché io quelle
labbra non riesco a non guardarle; ma quelle labbra non possono
essere mie, vedi, le sta sfiorando già qualcun altro. Ed io mi
costringo a guardare la scena, nonostante le mie orecchie colgano
parole meno dolci della danza delle vostre labbra.
« Guardalo lì,
il frocio. »
« Che checca. »
« Dovrebbe
impiegare il tempo a cercare vestiti da uomo, piuttosto che a
truccarsi. »
Sono abituato, Stef, io
non ci faccio neanche più caso; rendo la situazione più
dolce limitandomi a guardarti. Purtroppo credo d'essere arrivato
tardi, perché ora quello tra le tue braccia non sono io. Ci
starei bene, lo sai? Piccolino come sono, mi sentirei al sicuro. E
invece devo stare su questa sedia, esposto agli attacchi di quelli
che tu chiami amici, che in me non vedono altro che un ragazzino
estremamente effeminato che reagisce a volte in modo troppo isterico
alle loro provocazioni.
Cosa che comunque ora non
sto facendo: voglio passare questa serata a guardarti, a pensarmi tra
le tue braccia e a non dar retta alle persone attorno.
Non so neanche perché
sono venuto a questa festa; non conosco nessuno se non te, non avevo
voglia di uscire, potevo rimanere in camera ed evitare di farmi
piovere addosso queste cattiverie. Poi, quasi come una nuvola rosa,
ricordo il motivo della mia presenza qui: ricordo il tuo sorriso, il
tuo “vieni stasera?”, la sigaretta ed i tuoi occhi che
aspettano una mia risposta. E come potevo dire di no? Per un attimo
mi sono scappati di mente tutti gli insulti, tutte le facce ostili.
Era come se avessimo dovuto esserci solo io e te stasera.
Sai una cosa, Stef? Io
non credo che tu tenga particolarmente a me. Perché tu ti
accorgi, sei consapevole di ciò che il tuo gruppo mi fa,
eppure non li fermi.
E sai un'altra cosa? Mi
fai cominciare a pensare che tu mi abbia chiesto di venire solo ed
unicamente come elemento di distrazione, per tenere lontane queste
serpi da te e dal tuo ragazzo.
Guardali; sembrano dei
gladiatori che si scagliano su un cucciolo di leone. Ma loro non
sanno che se il cucciolo di leone perde la pazienza diventa un
elefante. Questo pensiero mi ruba un sorriso che, come al solito,
viene mal interpretato dalle scimmie qui attorno.
« Che c'è,
Molko, ti stai divertendo? »
Mi limito ad alzare un
sorpacciglio, e a lanciare loro uno sguardo superiore e sdegnoso.
« E' inutile che
guardi, checca. Porta rispetto. »
Alzo gli occhi al cielo,
e torno a guardare di fronte a me; a guardare te.
« Io porto rispetto
agli esseri umani che se lo meritano, non alle scimmie che berciano.
»
Sapevo che non me
l'avrebbero fatta passare liscia; perché in meno di un secondo
mi ritrovo ai piedi della sedia su cui ero seduto, con lo zigomo
dolorante.
Mi stai guardando, me ne
sono accorto; ma è un po' tardi per accorgersi di me, no? Mi
alzo, e mi pulisco i jeans, poi vado verso la porta d'uscita,
passandoti vicino.
« Scusa, Stef,
trovati un altro burattino. »
E mentre esco avrei
giurato d'averti sentito chiamarmi.
Alòrs. Chiarimenti.
Penso abbiate capito che è una Molsdal. xD A grande richiesta di mia moglie, ecco. A cui la dedico, ecco. Soul Searcher_and Noise Maker, per la precisione, colei con cui condividerò la vitaHH.
Okay, la pianto di fare cose idiote. Con la speranza di regalarle uno scorcio di Londra in attesa di stabilire il nostro pigro sederino lì.
Brian e Stefan, signore e signori, Brian geloso marcio e Stefan menefreghista. Spero vi piaccia.
- Del.
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