Ricordi
Un nome. Cosa mai c’è dietro un semplice nome ? Parole, semplici ammassi di lettere che, come la creta
sul tornio, vengono sapientemente plasmati dalle abili
mani dello scrittore.
Ma i nomi non sono parole. Un nome è qualcosa di più, come una finestra che, ogni mattina, ti offre
uno scenario diverso.
Un nome è una persona, un volto, un anima.
E’ il semplice compendio di un carattere, una personalità, di un modo di vivere
e di pensare.
Ma un nome è anche un oggetto, di
cui puoi accarezzare i contorni, scoprire l’immagine, assaporare ogni suo
singolo dettaglio.
Un nome è un sentimento. E’ la gioia, il rimpianto, la
paura, il dolore, la disperazione e quando
senti le lettere sibilare
lentamente lungo le tue labbra, avverti una punta di soddisfazione e anche una
piccola fitta allo stomaco, come quella che si prova per un’emozione
improvvisa.
Un nome è un’azione, un gesto, un movimento.
Un nome è un ricordo, una sequenza sbiadita e catalogata di
piccoli gesti, un mosaico di fotografie che compongono, poi, un’immagine
fluida, anche se distorta dal passare del tempo. E’ un po’ come stare al
cinema. Basta chiudere gli occhi ed eccoti davanti la tua vita.
Rivedi quella bicicletta rossa che zia Rose ti aveva regalato per il tuo ottavo compleanno, e quasi ti
sembra ti poterla toccare, di poter sentire sotto le tue dita quel liscio
metallo luccicante.
Rivedi il candido volto di Angeline, ne accarezzi i contorni e quasi ti perdi
nell’intensità di quell’illusoria sensazione.
Rivedi le bambine, il loro primo giorno di scuola, e quasi
ti pare ti sentirle vociare spensieratamente nei corridoi di quella grande
scuola, coi loro zainetti rosa sulle spalle.
Non tutti i ricordi, però, sono uguali. Alcuni sono intensi
e violenti come un temporale estivo, altri sbiaditi e deformi, e si perdono
come gocce d’acqua nel lago della memoria.
Ma il pensiero più vivido è quello che, pian piano, prende
forma nel buio
sinuoso della notte.
Oh, tutto è così chiaro! Ogni singolo dettaglio penetra
lentamente nella mia anima intorpidita determinando ogni volta una leggera scossa.
No, non è rimorso, tormento o angoscia.
E’ il semplice piacere del ricordare, del percorrere con la
mente ogni fotogramma della propria esistenza.
Mi pare ancora di vedere quella lama, lucida, fredda,
dritta. E la sento ancora affondare nella carne addormentata di
Angeline e nelle tenere viscere delle bambine.
Talvolta mi pare persino di percepire il familiare odore del
sangue, mentre osservo, trionfante, quel torbido liquido rosso riversarsi da quelle membra ormai esanimi e spargersi lentamente sul
pavimento di marmo bianco, tracciando lentamente dei rivoli, delle affascinanti
figure vermiglie.
E quel travolgente e inarrestabile stimolo che ti porta ad
immergere le mani in quel fluido, a bagnartene le labbra, a farlo scorrere a
poco a poco lungo il tuo corpo, per provare quella deliziosa sensazione di
caldo strisciare lungo la schiena
E’meraviglioso il meccanismo del
ricordo. E’ come un’immensa fonte che produce un sublime impasto di piacere e
dolore.
E’ così incredibile la mente umana?
Arthur Burnt.
18 Settembre 2005.
Ospedale Psichiatrico del Maine.
Arthur Burnt
fu condannato al carcere a vita il 16 agosto del 1982, a causa del crudele assassinio della
moglie Angeline e delle due figlie gemelle di 7 anni
uccise e smembrate a colpi di mannaia. La pena fu commutata, dal giudice del
Maine nell’internamento a vita nell’Ospedale Psichiatrico dello stato, in
seguito al verdetto di una commissione di esperti in psicologia
criminale.
Tutt’ora, dopo 23 anni, non esiste un reale movente in grado di
spiegare quel gesto di inaudita efferatezza, se non il puro piacere di
uccidere.
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E come si dice nei film…Ogni
Riferimento a fatti e persone realmente esistite, è puramente casuale!
Uno speciale Grazie e un saluto a Lilya , con la speranza che non le prenda un colpo!
Ringrazio anche HaRrY che mi ha insegnato
a visualizzare meglio la mia storia! GRAZIEEE!
Un altro grazie speciale a tutti coloro
che commenteranno questa mia prima – e spero non ultima – esperienza di
pubblicazione!