Prologo
Giorno
4745 Dicembre, 2048 d.C
Mia
figlia mi ha chiesto per quale motivo mi ostini a tenere questo
diario.
La
verità è che non lo so nemmeno io. Forse perchè
prima o poi tutto questo finirà e sarà giusto che la
storia sia tramandata così come è andata, senza sviste
o dimenticanze, volute o no.
La
mia ora è sempre più vicina. Il mio desiderio è
sempre stato quello di morire senza questo fragore che fa tremare i
vetri della casa, ma a quanto pare rimarrà una vana speranza.
Seppure il frastuono sia ormai solo un perenne eco nelle mie
orecchie, con ogni probabilità.
La
Guerra non accenna a smettere, la popolazione mondiale è ormai
ridotta di tre quarti e il bilancio non si fermerà, sono certo
che non si fermerà.
Mia
figlia mi ha chiesto per quale motivo mi ostini a tenere questo
diario... ma forse ve l'ho già detto. La mia mente ormai non è
più quella di una volta. Ora sono solo un vecchio in pensione,
che non vede i figli maschi da anni e probabilmente non li rivedrà
mai più. Questa è la guerra. Un tempo ero apprezzato e
stimato, ora vivo in povertà con una figlia disperata e fatico
a tirare avanti, abbandonato a me stesso.
I
sensi si stanno annebbiando, credevo che fosse imminente ma non avrei
mai creduto che si trattasse di un processo così rapido. Mi
ero scordato che i sistemi immunitari degli anziani sono molto più
labili. Fatico a tenere la penna in mano, forse è giunto il
momento. Prima vorrei rivedere mia figlia, un'ultima volta.
Il
giovane terminò la lettura ad alta voce, per poi poggiare
nuovamente il libretto rovinato su uno scaffale che si reggeva in
piedi a fatica.
-Smettila
di perdere tempo, Kei. Abbiamo solo dieci minuti.- lo riprese un
altro ragazzo, i capelli di un colore scarlatto e gli occhi violacei.
-Lo
so. Ma mi aveva incuriosito. Lo porto con me.-
-Che
idiozia.-
Kei
infilò il diario in una tasca, per poi rivolgersi all'altro:
-Quanto
a cinismo, Yuri, mi inchino davanti a te. Ad ogni modo in questa
baracca non c'è nulla, possiamo anche andarcene subito.-
-Meglio
se cerchiamo bene.- ribattè Yuri, aprendo una porta nel lato
della stanza per poi chiuderla subito con aria disgustata
-Credo
che la figlia sia lì dentro. Almeno quello che ne rimane dopo
un paio d'anni.- aggiunse.
-D'accordo,
andiamocene. "Sua Maestà" deve capire che non siamo
i suoi fattorini, che non sappia tenere a bada i suoi sottoposti non
deve essere un mio problema.- affermò Kei dirigendosi verso
l'uscita della casa.
Aveva
già un piede fuori dalla porta quando percepì un
movimento alla sua destra, in una zona d'ombra. Tirò fuori la
S&M 500 e la puntò al collo del ricercato.
-Fermo!
Non sparare!!-
Chi
lo fissava era un ragazzo dall'aria arrogante, fortemente mitigata
dalla paura in un risultato piuttosto bizzarro.
-Te
l'avevo detto che era meglio continuare a cercare qui intorno.-
osservò Yuri, attraversando ad ampie falcate la stanza e
precedendolo fuori.
-Va
bene, va bene, avevi ragione tu.-
-Per
favore, non uccidermi! Non dirò nulla!- piagnucolò il
ragazzino, ma Kei non badò a lui e continuò a
rivolgersi al collega, già all'esterno della casa.
-E
vedi di aspettarmi, non ho intenzione di tornare a piedi.-
Yuri
si tappò le orecchie aspettando lo sparo che puntualmente
esplose alle sue spalle, spaventando dei corvi su un albero, che
svolazzarono confusi.
Kei
uscì, lucidando la pistola con un fazzoletto bianco ricamato.
-E'
un gioiellino, ma mi fischiano le orecchie per ore dopo che faccio
fuoco.- protestò, controllando se gli abiti si fossero per
caso macchiati di sangue.
-Cambiala.
Usa un silenziatore.-
-Non
la cambierò MAI. E non metterò mai un silenziatore se
non sarà necessario. La snaturerei.- spiegò,
inorridito.
-E
allore stai zitto e piantala di lamentarti.- concluse Yuri,
scavalcando il corpo di una bambina. A pochi passi scorse un orsetto
di peluche, probabilmente era stato il suo. Si chinò su di lei
e fece cenno a Kei di avvicinarsi:
-Sta
agendo molto di più sui bambini rispetto all'anno scorso.
Spero che i nostri scienziati ce l'abbiano sotto controllo, non
vorrei che i folli piani di conquista del Lord gli si ritorcano
contro.- disse, sollevandosi e continuando a camminare.
-Non
credo che il virus stia mutando di nuovo, Yuri. Lo sapremmo. Non è
detto che quella bambina sia morta per quello.- rispose Kei
raggiungendo l'Onaìlshi e appoggiandovisi contro.
-Non
l'hai guardata, aveva i segni. Penso non ci siano molte persone al
mondo con gli occhi di quel colore, Hiwatari.-
-Oh.
Erano viola?- bofonchiò il ragazzo fra uno sbadiglio e
l'altro.
-Si.
Se ti sposti apro la macchina.- esalò il rosso, esasperato.
-Hai
di nuovo rotto il comando a distanza. E' il terzo questo mese.-
-Lo
so. Mi ci siedo sempre sopra, non riesco ad evitarlo...-
I
due si infilarono nell' "auto", se così si poteva
definire. L' Onaìlshi era il futuro dell'automobile, del tutto
simile ad essa se non fosse che poteva staccarsi dal suolo. Volare,
in sostanza. Utilissima per evitare le code in autostrada, anche se
ai due non interessava tanto quell'aspetto quanto la velocità
di spostamento. Ormai il traffico era l'ultimo problema del mondo.
-Piuttosto,
hai controllato che quell'idiota non avesse addosso qualcosa che non
è il caso di diffonder...-
L'onda
d'urto investì la macchina, che fece un balzo di almeno un
metro fra i sogghigni di Kei e le bestemmie di Yuri, i cui timpani
fischiavano come quelli dell'altro dopo lo sparo di pochi minuti
prima.
-Dannazione
Hiwatari. Sei un vero imbecille.-
-Taci,
ho fatto bene. Meglio far saltare in aria tutto che frugare addosso
alla gente, non sono ancora così disperato.- gli rispose
candidamente Kei, riponendo il radiocomando. -E ho la certezza di
aver eliminato qualsiasi vaccino sfuggito all'occhio del Boss.-
concluse ironico, mettendo in moto.
Continuava
a fissare il mondo oltre la vetrata, desiderando ardentemente che
quella dannata barriera non ci fosse. La prigionia era la strada che
si era scelto, e la avrebbe percorsa fino in fondo esattamente come
ci si poteva aspettare da un tipo come lui.
Dalla
sua stanza poteva scorgere ben poco della realtà che ormai lo
circondava, che circondava chiunque. Era rimasto molto colpito da ciò
che Kei gli aveva portato quella sera, di ritorno da una missione per
recuperare il figlio dell'uomo a capo del Dipartimento di Ricerca. Il
ragazzo aveva rubato un campione di antidoto con chissà quale
intento, ma a quanto pareva il suo geniale piano era culminato con
una pallottola della Smith & Wesson di Kei su per il cranio.
La
diffusione di quel vaccino sarebbe stata un bel problema per
l'Organizzazione. Avrebbe potuto sfociare in una controcatastrofe,
cosa che doveva assolutamente essere evitata.
Il
Lord avrebbe fatto saltare parecchie teste in tal caso, altro motivo
di preoccupazione.
Così
i Sicari avevano sistemato il potenziale guaio in pochissimo tempo,
dopotutto erano stati addestrati esattamente per quello fin da
piccoli. Per risolvere gli inconvenienti che potevano minare
l'infinita ascesa dell'Organizzazione.
Takao
sfogliò per la seconda volta quel diario; non capiva bene
perchè lo avesse turbato tanto, forse per via dei vent'anni
racchiusi al suo interno.
Non
era ancora nato quando il proprietario aveva iniziato a scrivere.
Parlava
della Terza Guerra, delle risorse in via di esaurimento, -qualunque
tipo di risorse, perfino l'acqua- della follia umana dilagata nel
mondo in conseguenza a ciò... E poi parlava del Virus.
Citava
solo poche volte il Lord e l'Organizzazione, era ovvio. Ma conosceva
a grandi linee il piano maniacale messo in atto dalle menti
machiavelliche e deviate del Lord e dei suoi sottoposti.
Aprofittando
dell'immenso caos generatosi a causa della Guerra, avevano diffuso un
Virus devastante. La popolazione mondiale si era ridotta a poco più
di un miliardo di persone, e l'operazione di espansione del contagio
stava andando a gonfie vele.
Le
cause di tutto ciò erano note solo a pochi, e la perplessità
mostrata dall'uomo in quelle righe gli aveva provocato una stretta
allo stomaco. Takao aborriva l'accaduto in generale, lui che aveva
ben chiara la situazione... immaginava come dovesse essere lo spirito
di coloro che vedevano il mondo andare a catafascio, e non sapevano
il perchè.
Ma
forse l'idea di un'elitè di uomini che spinti dall'avidità
avevano aprofittato della confusione della guerra per fare i propri
interessi e togliere la vita a miliardi di persone, atteggiandosi a
salvatori dell'umanità... già, forse era meglio così,
che quell'uomo fosse morto prima di sapere. Perchè era una
cosa talmente folle e orrenda che morire senza esserne a conoscenza
probabilmente era la cosa migliore.
Sussultò
quando percepì il suono della chiave che girava nella toppa, e
si voltò verso la porta.
-Buongiorno.-
salutò Yuri Ivanov entrando nella stanza e sedendosi in una
delle lussuose poltrone.
-Yuri.
Hai saputo qualcosa?-
Il
rosso scosse la testa: -Non ho potuto nemmeno parlarci... credo che
non uscirai tanto presto.-
Takao
sbuffò, tirando un pugno contro al muro. All'altro venne da
ridere, quando si arrabbiava le guancie si imporporavano e gli occhi
diventavano lucidi. Gli ricordava un bambino di sei anni.
-Non
è possibile. L'ultima volta che ho visto la luce del sole è
stato tre mesi fa!- protestò, furioso.
-Guarda,
il vetro filtra la luce e ti permette di vederlo anche da qui dentro,
non seccare.- gli rispose freddo l'altro, accavallando le gambe e
accendendosi una sigaretta.
-Smettila,
lo sai che odio il fumo! Comunque non fa ridere.-
Kei
Hiwatari irruppe nella stanza, senza premurarsi di bussare o perdite
di tempo simili.
-Sono
riuscito a passare il messaggio al Lord. Dice che puoi uscire, ma
solo nel giardino. Takao, ormai sei l'ombra di un cane.- aggiunse,
dopo che il ragazzino aveva gioito felice nel sentire la notizia, gli
occhi viola intenso che brillavano davvero.
-Evviva,
finalmente! Aria pura! Quando? Subito?- esclamò, saltellando.
-Piantala
di fare casino. Domani mattina, quindi dopo la cena vattene a letto e
datti una regolata.- ordinò Kei seccato.
-Va
bene, va bene... ma che diavolo avete oggi? Siete peggio del solito!-
osservò Takao perplesso. Come al solito quei due avevano la
luna di traverso e non facevano nulla per rallegrarlo.
-Mi
fischiano le orecchie.- risposero in coro, per poi lanciarsi
un'occhiataccia.
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Inutile
dire che non sono nota per trattare questo genere di storia, ma in
realtà è un argomento che mi piace molto, così
ho deciso di tentarmela. La trama la avevo già scritta tempo
fa, mi sono limitata a riprenderla e a costruirci una storia su.
A
forza di leggere Stephen King gli scenari apocalittici mi vengono
così.
Non
è ancora del tutto spiegato lo scenario in cui ci si trova;
per ora si capisce che è ambientata in un futuro non troppo
lontano, che c'è stata una guerra e che un pazzo con il suo
circondario ha diffuso un virus aprofittando della situazione. I
ruoli dei protagonisti e la storia in generale saranno più
chiari nel prossimo capitolo. Fatemi sapere se il prologo e l'idea vi
piacciono, così vedrò se continuarla o meno. Baci.
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