CAPITOLO
14 – PROMESSA SILENZIOSA
Teneva gli occhi aperti, senza sapere perché.
Dopotutto, non aveva più bisogno di motivi. Non esistevano
più i pensieri. Non contavano più niente.
La vista già sfocata le si stava annebbiando sempre
più, mentre gli occhi bruciavano.
Sentiva l’opprimente desiderio di respirare, ma non si mosse
nemmeno quando i polmoni si fecero arsi, rendendo insopportabile ogni
secondo.
Iniziava ad avere freddo al viso.
Di colpo, senza che nessun suono la avvertisse (perché quale
rumore poteva raggiungere le sue orecchie, ora?), si sentì
afferrare per le spalle, con violenza, e trarre fuori
dall’acqua.
Prima che potesse vietarlo al proprio corpo, inalò
d’istinto un’enorme boccata d’aria.
Sbatté le ciglia bagnate, disorientata, poi si
ritrovò a guardare in faccia Trunks. Notò che il
ragazzo sembrava a dir poco sconvolto.
«Mirai!» esclamò.
La ragazzina pensò che se solo lui le avesse lasciato andare
le braccia avrebbe alzato le mani per tapparsi le orecchie, tanto era
intensa e incrinata la sua voce mentre aveva esalato il suo nome.
Per un momento Trunks parve annaspare alla ricerca di parole, come
messo a tacere dall’orrore, poi però si riprese
subito. «Che stavi facendo?!» urlò, e il
suo tono cambiò radicalmente.
Adesso sembrava veramente infuriato.
La scosse, facendole sbattere i denti.
«Sei impazzita, per caso?!»
Mirai non fece alcun gesto, scrutandolo tra lo stupito e
l’affascinato, con gocce d’acqua che le scivolavano
dai capelli lungo il collo, per andare a bagnare la maglietta.
Di scatto, come se si fosse scottato, Trunks la lasciò
andare. La ragazzina tossì un paio di volte, portandosi
accigliata le mani alla gola bruciante. Per un momento
azzardò un’occhiata verso il giovane che le stava
davanti, poi si voltò, assumendo un’espressione
vaga e sfuggente. Come se non fosse successo nulla.
O forse, pensò il ragazzo, stravolto dall’orrore,
pareva delusa. E ciò era anche peggio. Molto peggio.
La seguì con lo sguardo, sconvolto e con un lieve senso di
nausea. Non riusciva a muoversi. Quando si riebbe mosse la mano e,
deciso, con un gesto solo, capovolse la bacinella, rovesciandola. Gran
parte dell’acqua che essa aveva contenuto gli
inzuppò i pantaloni e i piedi, ma lui non vi badò.
Seguì il rigagnolo con sguardo vuoto.
“Stava...” pensò, debolmente,
raccogliendo tutte le forze per formulare un pensiero coerente.
“Se non fossi arrivato...” Non riusciva a terminare
il pensiero, era troppo stravolto.
Mirai aveva... “Stava quasi per suicidarsi...”
Fissò a fatica la ragazzina.
Lei aveva i capelli fradici e gli occhi lievemente arrossati, e un
tremito la scuoteva. A parte quello, però, sembrava
tranquilla.
“Mi sono illuso” pensò allora,
frustrato. “Mi sono illuso di averle dato qualcosa. Ma non
è così, a quanto pare”.
Sentì un nodo allo stomaco, una sconvolgente sensazione di
vuoto e una percezione del proprio terrore che probabilmente era
sbiadita solo dalla sorda incredulità che provava. Non
riusciva ancora ad accettare quel che aveva visto, la sua mente
sembrava ostinarsi a trovare un’altra risposta.
Già, ma quale?
“Che faccio?” si chiese, con la gola secca e una
fitta di panico.
Per un momento sentì ancora la rabbia, una rabbia minacciosa
e impotente. Quasi l’avesse percepita, Mirai alzò
gli occhi ad incrociare i suoi.
E per una volta, Trunks si ritrovò a guardare in iridi che
non erano solo grigio e azzurro senza nulla dentro. Vi lesse uno
sguardo disperato, impaurito. Batteva i denti più forte,
ora, e sembrava sperduta come non mai.
Contro la propria volontà, perché forse avrebbe
dovuto conservarne un po’, per far capire a Mirai che quello
che aveva fatto era assolutamente sbagliato,
senza via di scampo,
Trunks sentì la rabbia svanire. L’inquietudine e
l’angoscia non la seguirono.
Senza riflettere, improvvisamente si sentiva stanco, troppo stanco
persino per pensare, Trunks attirò a sé Mirai e
la abbracciò. Mirai si oppose stremata, inizialmente, ma poi
si lasciò stringere. Lui premette la testa bagnata della
ragazzina contro il proprio petto. Lo rincuorava, in qualche modo,
forse perché gli faceva sentire che era viva. Era stato
inetto nella propria incapacità di prevenire il gesto di
Mirai, ma almeno era arrivato in tempo. Ringraziò tutte le
divinità delle quali aveva sentito parlare, in libri e da
profughi laceri, perché non era successo nulla di
irreparabile.
Lei era lì, vicino a lui, tremante e spaventata, ma viva.
“Sono arrivato in tempo” pensò. E
improvvisamente quella fu la cosa che valse più di tutte.
Avvertiva come non mai i piccoli movimenti della bambina, che pareva
impacciata da quell’abbraccio.
«Mirai» sussurrò, non appena
trovò il coraggio necessario per farlo. «Non farlo
mai più, okay?» domandò, con voce
tremante. Odiò quanto suonavano patetiche quelle parole. Le
sollevò il mento per guardarla negli occhi. «Me lo
prometti?» chiese, rendendosi conto che
quell’ultima frase sembrava una ridicola supplica.
Temette, per un istante (forse il più lungo della sua vita),
che lei avrebbe distolto lo sguardo, o che avrebbe fatto uno sconsolato
cenno di diniego.
La ragazzina lo guardò in modo strano, serio. Il labbro
inferiore le tremava. Fece cenno di sì.
E lui, per qualche motivo, le credette.
Sospirò, mentre una sfumatura di quello che forse era
sollievo lo invadeva. Le permise di posare nuovamente la testa sul
proprio petto.
La sua mente continuava a lavorare, disperata. Gli balenò in
mente l’idea di insegnarle qualcosa, in modo da darle un
motivo in più per mantenere fede a quella muta promessa.
Infondo gli allenamenti, il concentrarsi sulla propria aura, erano
stati uno degli elementi che l’avevano aiutato a resistere, a
sopravvivere, alla morte di Gohan.
Non che vedesse Mirai sotto i panni di una guerriera. La ragazzina era
così esile, e poi lui non avrebbe mai accettato di spingerla
a confrontarsi con i cyborg... Però gli esercizi riguardanti
la forza spirituale avrebbero potuto interessarle.
Almeno, osava sperarlo.
Ciao a tutti.
Mi rendo conto che il
periodo di assenza è andato oltre i
limiti del ragionevole. Purtroppo ho avuto alcuni problemi in famiglia
(ora tutto è risolto) che mi hanno un po’
bloccata. Un giusto ringraziamento va a Pepesale che mi ha tirato fuori
dalla buca e ha saputo schiaffeggiarmi (anche se in senso figurato)
quando mi autocompativo... E che ha lavorato davvero sodo alla
revisione di questo capitolo.
E un grazie anche a
tutte le vostre recensione, perché
rileggendole mi è tornata la voglia di mettermi a scrivere.
Giusiemo291: Grazie
mille per tutti gli apprezzamenti. In questo
momento non sono con Pepesale, ma sono più che certa che
anche lei è più che grata. Hai saputo proprio
cogliere l’essenza della storia e mi hai dato una grandissima
gioia, anche proponendo questa storia come racconto da inserire tra le
Storie Scelte. A questo punto mi sento io in dovere di dirti grazie
tante e tante volte... Spero di riuscire a riprendere un ritmo
d’aggiornamento un po’ migliore. Grazie!
Carol2112: Sono
felice che il capitolo ti sia piaciuto e, soprattutto,
che sia stato in grado di comunicarti molte emozioni (dopotutto
è questo che si tenta di fare scrivendo, no?^^). In quanto a
Mirai... Si vedrà con il tempo.
Cri92: Tu hai
fatto me una ragazza felice! Purtroppo sono rimasta
indietro nel leggere la tua storia e ti sto ancora facendo aspettare le
recensioni (spero di riuscire a fartene arrivare qualcuna, presto o
tardi, magari ti avviso con un sms quando ci riuscirò). In
questo capitolo ho messo grossomodo le sensazioni di Trunks –
anche se saranno più approfondite più avanti
– ma poi vedrai arrivare anche i pensieri di Mirai. Ciao, un
bacione^^
FullmoonDarkangel: Qualcuno *coughcough* ha manie di grandezza. Non
penso che si possano ancora trovare petali di rose rosse nel futuro
alternativo di Trunks, ma non si sa mai xD Va bene. Io, la tua cugi, e
la nostra creatività ti salutiamo^^ Ciao |