un nome che non mi stancherò mai di pronunciare
disclaimer: questi personaggi non appartengono a me ma a KatsuraHoshino, questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Lavi e suo nonno erano appena entrati nel palazzo dell’imperatore.
La loro organizzazione li aveva
praticamente venduti al sovrano cosi che fossero presi a suo servizio.
Da quello che era stato detto loro, c’era necessità di
più uomini a palazzo anche se a Lavi sembrava una stupidaggine,
considerando chi erano le guardie del corpo
dell’imperatore…
Come diretti ”dipendenti”
del signore del paese ai due era stato offerto un alloggio
all’interno delle mura del palazzo cosi da poter essere
sempre a disposizione, qualunque fosse stato il loro compito.
A Lavi l’intera faccenda
non piaceva neanche un po’,si sentiva tradito
dall’organizzazione, era convinto che lo avessero fatto solo per
incassare una bella sommetta.
Il ragazzo si lasciò sfuggire
un sospiro che non passò inosservato al vecchio. Bookman si
voltò verso il nipote con occhio torvo ma comprensivo: sapeva
benissimo cosa passava per quella mente ribelle e ormai aveva smesso di
provare a insegnare al giovane allievo come comportarsi e come impedire
ai propri sentimenti di apparire cosi evidenti nel suo atteggiamento.
Si trovarono dopo pochi passi davanti
a quella che doveva essere la porta per entrare nella sala principale
del palazzo. Qui avrebbero incontrato il signore e sarebbe stato
spiegato loro il compito che avrebbero svolto nel minimo dettaglio.
Le guardie ai lati del grande portone
diedero segno di riconoscerli e chinarono il capo in segno di saluto, i
due a loro volta fecero un cenno. La porta immensa venne spalancata per
farli entrare, Lavi e Bookman vennero scortati in una sala immensa: le
pareti erano tappezzate da stendardi e arazzi, i pavimenti erano
coperti di tappeti sfarzosi dai disegni orientali e da pelli. In fondo
alla stanza su un trono enorme stava seduto quello che poteva
essere identificato senza dubbi come il padrone di casa. Su
entrambi i suoi lati erano schierate le sue guardie del corpo: i famosi
e temibili samurai, conosciuti in tutto l’impero per la loro
bravura nell’arte di usare la spada.
A Lavi tutto questo diede solo
l’impressione che il signore fosse un tipo piuttosto pauroso se
era arrivato a farsi contornare anche di giorno da un cosi alto numero
di soldati. Trovava eccessiva anche la sfarzosità
dell’arredamento che sembrava voler ostentare la potenza e la
ricchezza della casata. La sua critica mentale del posto fu interrotta
dalla voce dell’uomo che occupava il posto d’onore nella
stanza.
-Benvenuti nel mia umile dimora, signori!
Il ragazzo colse senza problemi il
tono ironico nell’ultima parola quando nel pronunciarla
l’imperatore gli aveva rivolto un sorrisetto ironico. A quanto
pare non si aspettava che avrebbero mandato una persona cosi giovane.
-Vi ringrazio per aver accettato il mio invito.
Lavi avrebbe trovato qualcosa da
ridire sulla scelta di parole dell’uomo ma decise di star zitto
per non dare subito una cattiva impressione.
-Immagino che sappiate perché siete qui.
-No, in effetti, non ci hanno spiegato proprio un bel niente…
Lavi parlò con il suo solito
tono diretto e poco cerimonioso che gli fece guadagnare
un’occhiata torva da parte del sovrano, il giovane si girò
verso il suo compagno cercando il suo supporto.
Anche Bookman era chiaramente irritato dal comportamento irrispettoso del nipote ma si limitò a guardarlo male.
Il sovrano prosegui come se il ragazzo
non avesse parlato e si rivolse a un giovane che era rimasto zitto e
immobile proprio accanto al trono fino a quel momento.
-Allora Kanda, che ne pensi?
Quando Kanda si fece più avanti
per osservare meglio i nuovi arrivati la sua lunga coda di capelli
corvini e la katana che portava legata sulla schiena ondeggiarono. Lavi
percepi un leggero tuffo al cuore che non riusci a spiegare nel vedere
quegli occhi a mandorla nerissimi squadrarlo con tale intensità.
-Tu!
Kanda si rivolse a Lavi con una voce forte e piuttosto fredda,
-Sai usare una spada?
Il ragazzo rimase un momento zitto e un po’ offeso per il tono che gli era rivolto.
-No, ma imparo in fretta…
-Tze! Questo sarò io a giudicarlo ragazzino!
Il viso di Lavi divenne rosso quanto i suoi capelli per la rabbia e l’imbarazzo di essere chiamato in quel modo:
-Ragazzino!!!!! Ma se abbiamo si e no la stessa età! Brutto presuntuoso effemina—Ah!
Lavi non potè neanche finire di
pronunciare l’insulto che già una katana sfoderata e
dall’aria molto molto affilata gli veniva puntata alla gola. Ebbe
pochissimo tempo per pensare al pericolo però perché un
secondo dopo si accorse quanto il suo viso e quello dell’altro
fossero vicini.
Poteva vedere benissimo
l’espressione arrabbiata dell’altro: poteva scorgere i
luccichii d’ira che lampeggiavano negli occhi neri e i denti
digrignati dietro quelle labbra sottili e dall’aria cosi
morbida…
-Molto bene, direi che andrete molto
d’accordo voi due! Ora puoi rimettere a posto quell’arma
capitano, non vorrai che i soldi usati per arruolare questi due vadano
buttati via…Su su avrai modo di rifarti.
-Capitano???
Lavi era scioccato…
A rispondergli però fu suo nonno:
-Questo è Yuu Kanda, capitano
della guardia privata del re. E’ suo compito allenare i soldati
scelti per prendervi parte e quello di guidarli e se ancora non
l’hai capito da oggi sarà anche il tuo superiore.
-COSA!!!! MAI!!! PIUTTOSTO LAVO I PAVIMENTI DANNAZIONE, FIGURIAMOCI SE ESEGUO GLI ORDINI DI QUESTO TIPO!!!
Una vena sulla fronte di Kanda
iniziò a pulsare pericolosamente. Fu l’imperatore a
impedire la morte lenta e dolorosa che attendeva Lavi se avesse
continuato, non lasciando spazio per nessuna obbiezione.
-Mi dispiace giovanotto ma non hai
nessuna voce in capitolo, da oggi sarai a servizio di Kanda e dovrai
eseguire tutti i suoi ordini o ci penserò io stesso a farti
obbedire con le buone o con le cattive…
Il tono minaccioso fece placare la
valanga di lamentele del ragazzo che da un’espressione incavolata
passò a una di rassegnazione. Solo Bookman notò lo
scintillio nell’unico occhio verde del nipote al sentire le
parole dell’imperatore. A quanto pare al giovane, questa
situazione non era del tutto sgradita…
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Lavi e il suo nuovo superiore avevano
lasciato l’immensa sala per dirigersi, secondo quello che gli
avevano detto, al suo alloggio. Il ragazzo dai capelli rossi camminava
qualche passo più indietro rispetto all’altro e,
nonostante tutti i pensieri che gli frullavano per la testa, non
riusciva a non apprezzare la vista della snella ma forte forma del
ragazzo. La lunga coda ondeggiava sulla schiena insieme al fodero della
katana di cui aveva quasi testato personalmente la pericolosità.
Prima nella confusione del momento non
aveva fatto caso all’abbigliamento del capitano della guardia
privata del re: portava una lunga giacca di pelle nera che nascondeva
alla vista il corpo snello fino alle ginocchia e ai piedi portava dei
pesanti stivali dello stesso colore della giacca, oltre a questo poteva
scorgere solo i bordi di un paio di pantaloni grigio scuri.
Camminarono per gli infiniti corridoi
deserti per sbucare, passando attraverso un grande portone di legno, in
un giardino davanti al quale Lavi non potè che fermarsi per
apprezzare la bellezza dei colori e dell’atmosfera che vi
regnava. Essendo primavera, gli alberi di ciliegio in fiore spargevano
al vento e sull’erba i propri petali che volteggiavano
nell’aria come fiocchi di neve. I suoni che si potevano udire
erano solo quelli del vento che frusciava tra i rami degli alberi e il
mormorare di un ruscello che scorreva qualche metro più avanti.
Kanda accorgendosi che Lavi si era
bloccato, si fermò sul ponticello che attraversava il piccolo
corso d’acqua ad aspettarlo. Non potè che lasciarsi
sfuggire un sorrisetto nel vedere l’espressione stupita e
ammirata del giovane. Restò ad osservarlo qualche minuto in
silenzio fissando il suo sguardo sul viso dell’altro, quel colore
cosi brillante dei capelli di Lavi lo affascinava: non aveva mai visto
qualcuno con un colore di capelli del genere, e che dire di
quell’unico occhio verde? Kanda non potè che chiedersi a
cosa fosse dovuta quella benda… Accorgendosi di come i propri
pensieri gli fossero sfuggiti di mano si sforzò di riacquistare
un minimo di compostezza tornando serio e impassibile come sempre:
-Hey, non possiamo restare qui tutto il giorno Usagi, muoviti!
A Lavi non andava proprio giù
quel comportamento altezzoso dell’altro –E’ sexy da
morire ma ha proprio un caratteraccio, accidenti!.
-Insomma quanto manca?
-Prima decidi di muoverti e prima lo scoprirai.
Il rosso sbuffò e si
sbrigò a seguire l’altro che si stava già
allontanando dal ponte di legno. Camminarono attraverso il giardino
fino a raggiungere una costruzione in perfetto stile giapponese in
legno. Salirono sul portico e si avviarono verso una porta.
All’interno c’era un’ampia e luminosa sala con al
centro un fuoco acceso, in un angolo della stanza c’era un tavolo
con un paio di cuscini su ogni lato. Il posto non sembrava essere molto
frequentato ma Lavi non chiese nulla.
Senti i passi di Kanda allontanarsi
lungo un corridoio e Lavi si sbrigò a corrergli dietro senza
guardare dove andava e finendo dritto dritto contro la schiena del
ragazzo dai lunghi capelli neri quando si fermò. Si
allontanò subito e alzando la testa per guardare la reazione
dell’altro fu investito da un’occhiataccia che gli fece
correre dei brividi lungo la schiena.
Il capitano si era fermato accanto a due porte e senza voltarsi a guardare il suo nuovo compagno ne indicò una:
-Questa sulla destra è la porta
della tua nuova stanza, la mia è questa a sinistra. Non ti
è permesso in alcun modo venire a disturbarmi né
intrufolarti per ficcare il naso, se lo farai ti ucciderò, sono
stato chiaro!? E ora va’ a dormire!
Lavi non ebbe neanche il tempo di rispondere che l’altro era già entrato e aveva chiuso la porta.
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Lavi era rimasto a fissare il soffitto
della sua nuova stanza per le ultime due ore senza riuscire a prendere
sonno. Era una notte silenziosa, non tirava un alito di vento e fuori
la luna brillava in un cielo stellato senza nuvole.
Continuava ad apparirgli nella testa
l’immagine del suo capitano, quei capelli lunghi
dall’aspetto cosi setoso e liscio e quegli occhi impenetrabili e
profondi lo stavano facendo impazzire!
Si arrese all’idea che quella
notte non avrebbe proprio chiuso occhio a causa dell’eccitazione
che aveva addosso e decise di alzarsi e fare una passeggiata nel grande
giardino in cui era passato qualche ora prima.
Una leggera brezza iniziò a
soffiare e Lavi si strinse nella semplice e leggera camicia che
indossava. I suoi stivali non facevano quasi rumore nel basso strato
d’erba sul terreno. Poco lontano poteva sentire acqua scorrere
nel ruscelletto e si avviò in quella direzione.
Uscito da un gruppetto di alberi si
ritrovò nello spiazzo che costeggiava il corso d’acqua e
si immobilizzò sul posto non riuscendo a distogliere lo sguardo
dallo spettacolo che gli si presentò: la piccola radura era
completamente illuminata dalla luna e al centro di essa Yuu Kanda
con indosso solo gli stivali e i pantaloni che indossava quando
l’aveva incontrato durante il giorno, si esercitava con la katana.
Dal punto in cui si trovava, Lavi
poteva vedere le gocce di sudore che imperlavano la fronte
dell’altro e che scendevano sinuosamente sul petto e sulla
schiena per andare a sparire sotto il bordo dei pantaloni. Il rosso
restò affascinato da come la pelle candida di Kanda risplendesse
sotto la luce lunare; le uniche cose in contrasto con quel pallore
erano un tatuaggio dal disegno molto particolare dipinto sul petto e i
lunghissimi capelli che ricadevano sulla schiena e sul viso del
giovane, un po’ in disordine ma sempre legati nella stretta coda.
Quel momento di completa ammirazione
ebbe termine dopo pochi secondi, quando gli occhi neri del capitano
della guardia dell’imperatore si voltarono verso di lui sentendo
la presenza estranea che lo fissava.
Kanda rimase scioccato nel trovarsi
davanti proprio la persona che aveva occupato la sua mente
ininterrottamente per le ultime ore in carne e ossa. A causa di questo
ragazzo aveva dovuto lasciare il proprio letto per trovare un modo di
liberarsi la testa da capelli rossi fiammanti e da occhi verde
smeraldo. Per quanto ci avesse provato non era riuscito a negare a se
stesso il fatto di essere in qualche modo attratto dal nuovo arrivato:
era semplicemente impossibile non notare quanto fosse affascinante.
Quando lo stupore fu passato
cercò di tornare impassibile come sempre e di nascondere i
pensieri che gli occupavano la mente:
-Che cosa ci fai qui a quest’ora, marmocchio?
Non fosse stato per l’appellativo in fondo alla domanda, a Lavi la domanda era suonata quasi dolce. Quasi…
-Non riuscivo a dormire! E comunque potrei farti la stessa domanda…Yuu.
Il nome dell’altro gli era
scivolato sulla lingua con una naturalezza che stupi lui stesso, si
accorse appena di un brivido che correva per la schiena
dell’altro e poi Lavi senti Kanda che si muoveva (non riusci a
vederlo da quanto era veloce), in pochi secondi si ritrovò
contro un albero. L’impatto non fu per niente piacevole e gli
tolse per un secondo il fiato.
Il capitano lo stava arreggendo per il
colletto della camicia con uno sguardo omicida negli occhi anche se a
Lavi parve di scorgevi qualcos’altro:
-Non osare mai più chiamarmi per nome!
-E perché no? La bocca è mia e posso farne uscire tutto quello che voglio.
-Sei pronto ad afforontarne le conseguenze?
A Lavi fu lasciato solo un attimo per
registrare il fatto che la voce di Kanda si era fatta incredibilmente
vellutata e che il fiato dell’altro lo investiva in pieno: era
vicino … molto vicino.
-Quali conseguen--
Quando le loro labbra si incontrarono,
Lavi era quasi pronto a quello che stava per accadere ma gli ci vollero
6 o 7 secondi buoni per reagire, quando lo fece le sue mani si
aggrapparono alle spalle dell’altro per avvicinarlo ancora di
più a sé.
Kanda si lasciò sfuggire un
sospiro al contatto della sua pelle con il tessuto della camicia
dell’altro e per la sensazione delle mani calde di Lavi che lo
toccavano.
Quella che era cominciata come una
semplice pressione di labbra su labbra si trasformò presto in un
bacio appassionato. Lavi passò la lingua sulle labbra
dell’altro che fu più che lieto di aprirle per iniziare
una battaglia col ragazzo dai capelli rossi.
Quando il bisogno di aria sopraggiunse
i due si separarono col fiatone, non rimasero separati a lungo: Lavi
inverti le loro posizioni mettendo l’altro con la schiena contro
l’albero. Sentirono il rumore di una spada che cadeva a terra
quando Kanda decise che sarebbe stato meglio avere entrambe le mani
libere e soprattutto per non correre il rischio di fare del male al
ragazzo più giovane.
Il collo del samurai si inarcò
quando le mani dell’altro iniziarono a vagargli sul petto e sui
fianchi. Lavi non ci stette molto a pensare e attaccò subito
quella pelle bianca con labbra, lingua e denti. Questo trattamento non
fece altro che accelerare il ritmo dei battito cardiaco di entrambi e
anche il volume dei sospiri di Kanda.
-Ah! Chi ti ha detto … ah … che sei tu quello che comanda?
-Non mi sembrava che la cosa di dispiacesse … Yuu …
Lavi vide il lampo di eccitazione
negli occhi dell’altro a sentir pronunciare il suo nome. Un
attimo dopo si ritrovò nella posizione di partenza con la bocca
del ragazzo dai capelli neri sulla sua e con mani impazienti che
gli sbottonavano la camicia.
Quando ne fu libero i due non persero
tempo e, sempre tenendo le labbra incollate si strinsero uno contro
l’altro. La sensazione di pelle contro pelle svuotò la
mente a entrambi.
Insieme iniziarono a muovere i loro
corpi cosi da creare più pressione anche all’altezza del
bacino e a quel punto non riuscirono più a trattenere i gemiti:
le loro erezioni si sfregavano l’una contro l’altra
attraverso i vestiti e l’eccitazione che provavano era ormai
prossima ad arrivare al culmine.
Kanda si allontanò dal corpo di
Lavi, quest’ultimo si lasciò sfuggire un grugnito di
delusione. Sulle labbra dell’altro si allargò un
sorrisetto ma lo nascose iniziando a scendere verso il basso tracciando
una scia di baci sul petto del rosso, soffermandosi sui capezzoli e
sugli addominali che poteva sentire irrigidirsi al suo passaggio sotto
quella pelle abbronzata.
Quando le sue labbra sfiorarono il
bordo dei pantaloni e si soffermarono li, Lavi mosse in avanti i
fianchi per dare all’altro il permesso di continuare.
Kanda sbottonò
l’indumento e lo abbassò insieme all’altro capo
d’abbigliamento rimasto addosso al suo amante e li tirò
giù fino alle ginocchia. Lavi sospirò al contatto
dell’aria fresca della notte con la sua erezione, mosse ancora i
fianchi verso il viso dell’altro con impazienza e senza preavviso
si senti afferrare da una mano e subito dopo circondare dal calore di
una bocca.
Lavi si lasciò uscire un urlo
strozzato per la sorpresa e il piacere e non potè impedire ai
propri fianchi di muoversi per ricevere maggiormente quella sensazione.
-Oh dio … Yuu!!!
Yuu dalla sua posizione inginocchiata
per terra alzò gli occhi verso l’alto e vide
quell’unico occhio smeraldo, adesso piuttosto annebbiato,
guardarlo.
Il ragazzo raddoppiò gli sforzi
e vide Lavi appoggiare la testa all’albero e senti lunghe dita
passargli tra i capelli per spingerlo più in avanti. Kanda lo
accontentò e iniziò a muovere la testa in sincronia coi
fianchi di Lavi che ormai non riuscivano a restare fermi neanche con le
mani di Kanda ad arreggerli.
Dopo pochi secondi la pressione delle
mani di Lavi tra i capelli di Yuu aumentò e il ragazzo capi che
era quasi arrivato al limite. Quando il rosso venne, il nome
dell’altro gli usci dalla bocca con un grido. Si accasciò
a terra e il ragazzo dai capelli neri lo aiutò a sedersi
rimanendo a guardarlo e togliendogli dal viso i capelli incollati alla
pelle dal sudore.
Quando l’unico occhio di Lavi si
riapri la prima cosa che fece fu avvicinare il viso a quello di Kanda
per un bacio. Notò subito come il sapore della bocca
dell’altro fosse differente adesso e un gemito gli usci dalle
labbra socchiuse al pensiero di quello che avevano appena fatto. Il
respiro del suo amante era ancora molto irregolare e poteva capirne il
motivo vedendo il rigonfiamento nei pantaloni dell’altro.
Guardando Kanda negli occhi, Lavi lo
aiutò a sdraiarsi e a togliersi i pantaloni cosi da essere
più libero nei movimenti. Il rosso non perse tempo: si
abbassò subito sul corpo del capitano per imitare quello che era
appena stato fatto a lui. Senti i muscoli sotto le sue mani irrigidirsi
e il petto del ragazzo cominciò ad alzarsi e abbassarsi
più velocemente, i fianchi che Lavi tentava di tenere fermi, si
muovevano verso il calore umido della bocca del rosso alla ricerca di
sensazioni ancora più forti.
Cosi come aveva fatto il ragazzo
più giovane, anche Kanda gridò il nome del suo compagno
nel momento di estasi che lo inondò pochi minuti dopo. Entrambi
rimasero sdraiati sull’erba a fissare il cielo, Kanda fu il primo
a parlare:
-Spero che la lezione ti sia servita…
Lavi si voltò verso l’altro con uno sguardo confuso.
-Se pronuncerai ancora il mio nome, ora sai cosa ti succederà.
Sul viso di Lavi si allargò un sorriso:
-Già, credo proprio di averlo capito…
Avvicinò le labbra all’orecchio dell’altro;
-Yuu … Yuu … Yuu …
Kanda gli fu subito addosso tappandogli la bocca con la propria:
-Domani durante l’allenamento non lamentarti se non avrai dormito abbastanza capito … Lavi.
Ma Lavi in quel momento non riusciva
proprio a pensare ad altro che non fosse il corpo e la bocca del suo
capitano che sembravano volersi fondere con lui.
Yuu, l’unico nome che non mi stancherò mai di ripetere…
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