DELIRIUM
Signore
e signori, un tempo Kei Hiwatari sorrideva.
Nessuno
se lo immagina, è una cosa che non fa mai.
E'
tenebroso, è scontroso, è introverso... tutti lo sanno
e lo dicono, come se parlassero del tempo.
Ma
nessuno va oltre.
Del
resto, è così scontato che Io sia un asociale.
Il
mio essere ormai è la mia filosofia di vita. Diciamo che mi
sono adattato. Stavo pensando a quale fosse l'ultima volta che ho
sorriso, dato che si sta parlando di questo... allora mi sono
ricordato. Nevicava. Incredibile, no? A Mosca, in Inverno, nevicava.
Ero un bambino estroverso . Non sto scherzando, io non scherzo
mai. E mi piaceva quell'attività che ora mi disgusta: Vivere.
Avevo
passato i primi anni della mia vita in modo quasi normale. Sorridevo
spesso, a dirla tutta.
E
la mia ultima espressione di felicità (che suono strano ha
questa parola) risale a quel giorno. Quando nevicava ed ero
estroverso, no? Ve l'ho detto poco fa.
Stavo
guardando attraverso le sbarre di ferro, seguendo con lo sguardo un
gatto. Era bianco, quasi si mimetizzava con il paesaggio circostante.
Ero talmente normale che quando vedevo un gattino mi si stampava un
sorriso idiota sulle labbra, mi ricordo che non potevo controllarmi.
Poi
alcuni ragazzi del monastero lo hanno preso a sassate; confondersi
con la neve diventava complicato per quell'animale, una volta
ricoperto di sangue.
Li
odiai... e non avevo mai odiato nessuno in vita mia, seppure fosse
una vita ridicolmente breve.
Quel
sentimento mi inondò, tanto nuovo quanto forte, divorante.
Avrei
voluto ucciderli. Ma non feci nulla, dopotutto fino al giorno prima
ero un bambino normale. Fino al giorno prima ero a casa mia, al
caldo...
Da
quel giorno non sorrisi più.
E
fu quel giorno che ebbe inizio il processo che mi ha reso Kei
Hiwatari l'asociale, Kei Hiwatari l'odioso, Kei Hiwatari il cinico.
Bla
Bla Bla.
L'Odio
di quel giorno mi è rimasto dentro. Circola nelle vene insieme
ai globuli rossi, all'alcool, alle sostanza illecite e a tutta quella
robaccia che ho in corpo.
Ivanov
mi ha detto di darci un taglio, che mi sto uccidendo con le mie
mani... Lo ascolto solo perché è l'unica persona che io
apprezzi in questo mondo. Ma non vuol dire che faccia quello che mi
dice. Per niente.
Lui
reagisce in un modo, io in un altro; lui è assuefatto al
dolore, io a sostanze stupefacenti; lui è Yuri, io sono
Kei... io sono uno schifo di disperato.
Un
disperato che una volta sorrideva, e che ora non si ricorda come si
fa.
Mi
viene da ridere. Istericamente, cosa avevate capito? Non
fraintendete. Intendo: “dare sfogo a tutto il marcio che c'è
in me”, non “ridere di gioia”.
Interessa
a qualcuno che il tutto mi sia stato imposto? Iniettato?
Interessa
a qualcuno se un tempo sorridevo?
Beh,
ora è a me che non interessa più nulla.
Non
devo giustificarmi, non sono qui per farmi compatire. Sembrano i
deliri di un pazzo, non è vero? Frasi sconnesse, insensate.
Non
è escluso che lo siano, devo dirlo. Ma se io sono fuori di
testa, allora credete a me: esserlo non mi rende inferiore a
qualsiasi altra persona.
Anzi,
ho tutto sotto controllo.
Non
che ci sia molto di cui occuparsi fra queste quattro mura di pietra,
infatti il mio era un discorso meno pratico. Parlavo di interiorità.
Sto
degenerando, è vero. Ma non credo capiti solo a me che la
mente vada per conto proprio, no? Non mi ricordo nemmeno che cosa ho
preso. Non me ne sono preoccupato, ho fatto e basta. Spero che non mi
venga qualche shock, sarebbe un modo davvero stupido di morire.
Questo
è ancora più divertente, detto da uno che da un quarto
d'ora sta facendo avanti e indietro in una stanza con una pistola in
mano!
Ah,
imprimete bene nella vostra memoria quel punto esclamativo, perché
non penso ne vedrete altri.
Tolgo
la sicura, sentendo lo schiocco rimbombarmi nelle orecchie, preludio
di uno sparo. Il coraggio non mi manca, questo è palese.
I
miei passi echeggiano sul pavimento, forando il silenzio pesante che
opprime questo posto. Potevo anche non dirlo, è un dettaglio
di cui non importa niente a nessuno...
Mi
porto la pistola alla tempia. Non farà male, probabilmente non
sentirò nemmeno dolore.
...Questo
chi l'ha detto però? Nessuno. Una ragione in più per
provare, allora. Così lo scoprirò.
Essere
folli è fantastico. Puoi permetterti di pensare duemila cose
tutte contrarie fra loro, e sentire di avere una logica.
La
canna della pistola è fredda... sono a Mosca, credo che qui
tutto sia freddo.
Non
riesco a mantenere lo stesso discorso per più di tre
secondi... è davvero divertente essere pazzi. Grazie, Vorkov!
Dio, un altro punto esclamativo. Oggi mi sono davvero superato.
Butto
la pistola dentro al cassetto, chiudendolo con violenza. Rompo del
tutto il silenzio pesante sopracitato. Ora non ho voglia di morire,
aspetterò domani.
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