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Il
divano della nonna è sempre il
migliore.
Caldo,
confortevole
ed accogliente.
E
poi profuma.
Profuma
di
lei.
Profuma
di
casa.
Profuma
di
mille ricordi speciali di bambino…
Di
quando si
tornava a casa da scuola e la nonna era sotto il
portico ad aspettarci, ci preparava la torta
di mele, ci dava la mancetta, ci accarezzava il viso con
affetto…
Ma
anche di
ricordi spiacevoli…
Di
quando
abbiamo dovuto andarcene da qui con mamma, prendere la macchina carica
di
bagagli e di aspettative e allontanarci dalla nonna, per
sempre…
Shannon,
sospirando, in pieno amarcord fanciullesco, si mise più
comodo, continuando ad
arruffare ad occhi chiusi il pelo setoso di Leo, il gatto persiano di
sua nonna
Ruby, che gli era subito balzato addosso quando l’uomo si era
seduto sul
vecchio divano a fiorellini rosa.
Il
batterista
era in vacanza.
Una
meritata e
tanto attesa vacanza, dopo un anno pesante passato ad affrontare gli
ultimi
concerti, a ritirare gli ultimi premi sul secondo album dei 30 Seconds
to Mars,
a cercare di preparare il terzo album, a passare di avvocato in
avvocato per la
causa con la
EMI,
a pensare a come racimolare trenta milioni di dollari…
‘Che
bello
essere qui tranquilli…’, pensò Shannon,
sbadigliando e stiracchiandosi di
gusto, i piedi senza scarpe appoggiati sul tavolino davanti a lui, i
capelli
spettinati, la barba sfatta, la tentazione crescente di fabbricare a
breve un
rigenerante sonnellino pomeridiano. ‘Che meraviglia essere
qui rilassati, con
la pancia piena delle buonissime specialità della nonna, al
calore del
caminetto acceso, con la neve silenziosa che cade fuori,
l’albero di Natale
acceso… Perfetto… Sarebbe tutto perfetto
se…”
“Shannon?”
O
no, eccola
di nuovo. “No.”, disse subito, senza aprire gli
occhi, ancora prima che sua
nonna cominciasse il discorso.
Nonna
Ruby si
fece più vicina. “Sì.”
“No,
nonna.”
“Per
favore,
Shany.”
“Ti
prego,
nonna, chiedimi tutto ma questo no.”
“Ma
è per una
buona causa.”
“Ho
detto di
NO.” Shannon aprì gli occhi del tutto, seccato.
Non voleva rispondere male a
sua nonna, ma essere risoluto e non convincibile sì.
“Ma
è Natale,
Shany…”. Nonna Ruby si sedette vicino a lui e lo
guardò con occhi impietositi
dietro gli spessi occhiali, prendendo con le sue mani ossute e calde
quelle del
nipote e stringendogliele. “Almeno a Natale bisogna essere
buoni, lo sai, no?”
Shannon
sbuffò, tirando giù i piedi dal tavolino e
scacciando il gatto: “Nonna, adesso
non mi dire che se non lo faccio, Gesù Bambino non mi porta
il regalo, dai… ho
quarant’anni, ormai, e non ci credo più da un bel
po’. Da almeno trentanove
anni…”
Il
sorriso
sparì dal volto di Ruby: “No, non a te, ma se non
lo fai, Gesù Bambino i regali
non li porta a quei poveri orfani per cui devi raccogliere i
fondi.” Shannon
tolse le mani da quelle della nonna e si grattò la fronte,
pensieroso, mentre
la nonna continuava: “Si tratta solo di un paio
d’ore. Vai al Centro Anziani,
gli dici che ti mando io e fai come ti dicono. Non sarai da solo,
ovviamente,
ci saranno anche altri a darti una mano. Eh? Allora? Cosa
dici?”
La
nonna lo
guardava implorante, una leggera tremarella alle mani dovuta
all’età, e
Shannon, a cui già l’idea di uscire fuori al
freddo pungente di Bossier City
faceva venir voglia di scolarsi una cassetta di Corona Extra e fumare
dieci
sigari cubani uno dietro l’altro, sbuffò per
l’ennesima volta.
Ma
perché non
c’era Jared con lui?
Perché
quello
scorfano di suo fratello era andato a Miami a folleggiare invece che
venire in
Louisiana da sua nonna?
E,
soprattutto, perché lui non aveva trovato una scusa decente
per rimanersene a
casa sua, a Los Angeles, e si era fatto convincere da sua madre a
trascorrere
il Natale nella città in cui era nato a fare compagnia a sua nonna?
Si
maledisse
per l’ennesima volta, ma capitolò:
“OK.”, disse, sottovoce, sapendo di non
avere mai avuto scampo, soprattutto non davanti
all’espressione supplicante di
sua nonna. Era troppo buono di cuore. Jared glielo diceva sempre che
non era
sufficientemente bastardo.
La
nonna gli
accarezzò i capelli arruffati, come se avesse a che fare con
un bambino:
“Grazie, Shany. Dio te ne renderà
merito!”
L’uomo
fece
una smorfia:
“Sì-sì-come-no…”
Ruby
si alzò
dal divano lentamente, con fatica, e si avviò verso un
mobiletto, estraendone
carta e penna e cominciando a scrivere qualcosa.
“Allora… vai qui, a questo
indirizzo. E chiedi di George.”
Shannon
si
alzò dal divano di malavoglia, ancora più
lentamente di sua nonna, prese il
fogliettino, lo lesse un attimo e poi se lo ficcò nella
tasca dei jeans,
sperando che un meteorite dalle profondità dello spazio
facesse finire il mondo
intero, quel 23 dicembre, antivigilia del Natale 2008.
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