Fraintendimenti_cap1
Fraintendimenti
"Il pettegolezzo è come fumare sigarette e mangiare würstel:
piacevole ma poco salutare."
Woody Allen
Rose poteva essere considerata una delle persone che Albus conosceva meglio.
Cugini e coetanei, nonché
migliori amici, il giovane Potter adorava la sua compagnia: quando si
lasciava andare, Rosie sapeva essere proprio buffa e divertente,
così lontana dall’immagine di studentessa seria che dava
di sé.
C'era sempre, quando aveva bisogno d'aiuto: il loro era un rapporto molto stretto.
Solo in rari casi preferiva evitarla: quando era arrabbiata, agitata o nervosa.
Che dopo tutte queste tre emozioni finissero per prendere il sopravvento nella ragazza contemporaneamente, era un dettaglio.
Proprio perché conosceva
bene sua cugina, aveva riconosciuto subito l’aurea negativa in
cui era avvolta al suo ingresso nella Sala Grande.
La chioma ramata fendeva l'aria e per un attimo ad Albus sembrò di vedere la criniera di un leone.
Aveva deglutito, seriamente
preoccupato, invocando Merlino affinché non fosse tramutato in
vittima sacrificale dalla furia della rossa.
Era quasi sicuro di non aver combinato nulla, per meritare una fine precoce...
<< Albus, devi
aiutarmi.>> se la di solito educata Rose non lo aveva salutato,
né aveva chiesto per favore, significava che la faccenda era
grave.
<< Cercherò di fare il possibile.>>
<< Oh, sono sicura il tuo possibile basterà.>> sarcasmo, pesante sarcasmo.
Gli occhi azzurri lampeggiavano e le braccia incrociate rendevano maggiormente minacciosa la sua figura.
Era seriamente preoccupato per la
sua vita; non che ritenesse la cugina veramente capace di farlo fuori,
ma era piuttosto abile ad usare la bacchetta...
<< Voglio che tu mi dica la
parola segreta per accedere alla Sala Comune di Serpeverde.>>
colto alla sprovvista, non aspettandosi una richiesta del genere, Albus
dimenticò per un attimo il disagio che provava nell'avere di
fronte la cugina arrabbiata.
Una curiosità ingenua lo fece parlare senza pensare...
<< Perché?>>
… dimenticandosi che era sbagliato rispondere a Rose con una risposta diversa da quella che si aspettava.
Soprattutto se era nervosa.
<< Perché
evidentemente ne ho bisogno. >> si trattenne a stento di
ribatterle che l’aveva capito, quello.
Ci teneva, alla sua vita.
Per questo, seppur riluttante
– anche se era sua cugina, era pur sempre una Grifondoro! –
le disse ciò che voleva sapere.
<< Salazar, questa è la parola segreta.>>
<< Eh?>> per un
momento, l’espressione di Rose perse la rigidità assunta
per lasciar spazio ad una prima confusa, poi scettica. <<
Salazar? Merlino, certo che voi Serpi ne avete di fantasia!>>
E senza dargli tempo di ribattere,
gli volse le spalle, borbottando un qualcosa che alle orecchie del
ragazzo assomigliava molto “Devono essere proprio disperati, per
usare una parola così banale”.
Ma per una volta, non si preoccupò più di tanto per l’offesa verso la sua Casa.
No, ora che l’ansia era
passata e aveva capito di non essere il bersaglio dell’ira della
giovane Weasley, il desiderio di sapere chi fosse il vero obiettivo si
fece strada in lui con forza.
E ancora con più convinzione, si fissò in lui una certa intuizione…
***
Quando si era svegliata, quella mattina, era calma.
Molto calma.
Aveva Appellato i suoi vestiti, perfettamente tenuti in ordine nel suo baule.
Si era guardata allo specchio e, per una volta, si era trovata carina.
Aveva fischiettato, preparandosi la borsa, prevedendo una ‘E’ per il compito di Trasfigurazione.
Aveva salutato le sue compagne di
stanza, che l’avevano guardata confuse, e si era diretta verso la
Sala Comune di Grifondoro.
Il tutto senza perdere il sorriso sulle labbra… finché non l’avevano fermata.
E là, in quel momento, ogni traccia di buonumore era sparita.
Rose Weasley non era una ragazza
impulsiva, non solitamente almeno. I geni ereditati da sua madre erano
presenti in lei in misura superiore a quelli del padre; questi ultimi
erano relegati solo a gestire il suo metabolismo, il rossore alle
orecchie, le caratteristiche fisiche e, non meno importante, il suo
lato istintivo.
E quando quest’ultimo veniva risvegliato, erano guai, lo sapeva anche lei.
La razionalità veniva spazzata via, lasciando spazio alla sua parte più testarda e tenace.
E ora più che mai era in preda ad una confusione di emozioni che non la facevano ragionare lucidamente.
Merlino, aveva un bisogno di
scaricare tutta la frustrazione accumulata e c’era una sola
persona che in quel momento poteva aiutarla.
Persona che cercò immediatamente con lo sguardo non appena ebbe fatto il suo ingresso nella Sala Comune di Serpeverde.
E che trovò accoccolata ad una poltrona vicina al camino.
<< Malfoy!>>
Non si preoccupò di aver praticamente urlato il suo nome.
Attraversò la sala,
incurante degli epiteti poco carini degli occupanti, concentrata solo
negli occhi grigi che si erano pigramente puntati verso i suoi –
e solo ora si rese conto di quanto fossero profondi – mentre
uno dei sopraccigli si inarcava elegantemente verso l’alto.
<< Buongiorno anche a te, Rose. Cosa ti porta nel covo di noi Serpeverdi?>>
Bassa e strascicata, la sua voce
bloccò la ragazza, che solo in quel momento si rese conto di
ciò aveva comportato andarlo a cercare nel suo dormitorio:
essere circondata da studenti dai mantelli decorati con verde e argento.
Unica Grifondoro in una tana di serpi.
Nella sua mente, mentre marciava
verso la Sala Grande, prima, e verso i sotterranei, poi, si era
immaginata più volte la scena: lei avrebbe parlato, lui
l’avrebbe capita, rassicurata e calmata dalle sue ansie.
Solo che non si era figurata di fare ciò davanti ad altre persone.
E ora, le parole erano bloccate in gola e un leggero imbarazzo le imporporava le gote.
Perché il suo solito sangue freddo non funzionava anche nelle questioni più personali, invece che solo per lo studio?
Inoltre, cominciava a dubitare sulla sua effettiva intelligenza: entrare come una furia nel punto di ritrovo dei Serpverde non si poteva definire di certo una mossa furba!
Tuttavia cominciò a provare un certo risentimento nei confronti di Scorpius: aveva capito benissimo che era a disagio.
E allora perché non la aiutava, invece che limitarsi a fissarla?
O almeno far sparire gli altri? Insomma, era o no uno dei ragazzi più rispettati di Serpeverde?
<< Ti devo parlare.>>
borbottò alla fine, sfuggendo però agli occhi del biondo
ragazzo di fronte a lei. << In privato.>> aggiunse, quando
di sottecchi non vide reazione in lui.
Lo sguardo del ragazzo si era fatto
leggermente più accigliato, ma fu l’unico mutamento che
vide nella sua espressione: del resto, Scorpius Malfoy era conosciuto
per la sua imperscrutabilità.
Sempre posato, sempre misurato;
anche quando gioiva per una vittoria a Quidditch o si comportava da
bastardo arrogante – il più delle volte, quindi – si
concedeva solo dei ghigni compiaciuti o sardonici.
Raramente lo aveva visto realmente felice per qualcosa e, quando lo era, solo i suoi amici più stretti potevano vederlo.
E una piacevole sensazione si diffuse in lei nel pensare che, in effetti, poteva considerarsi una di essi.
Ma amicizia o meno, sperava di non doverlo pregare per farlo alzare – e Godric Grifondoro solo sapeva quanto le costasse pregare un Serpeverde – ma rimase stupita quando vide l’agile figura del giovane alzarsi ed invitarla a seguirlo.
Gli andò dietro affrettando
il passo, ignorando i commenti che volavano nell’aria,
concentrata solo sulla schiena del ragazzo.
Un nervosismo diverso da quello
precedente cominciò a farsi strada in lei. Era sempre
così, quando si confrontava con lui.
Ripensò ai primi anni di
scuola, quando anche il solo incrociare i suoi occhi la mandava in
escandescenza; del resto, era inevitabile: erano una Weasley ed un
Malfoy, come potevano sopportarsi?
Tutto cambiò quando Albus,
migliore amico di entrambi, li minacciò di levar loro la parola
se non avessero cominciato a comportarsi in maniera civile.
Fu così che scoprì
quanto cieca era stata: se da un lato Scorpius amava divertirsi e
possedeva uno spirito orgoglioso e sarcastico, dall’altro aveva
scoperto un ragazzo profondo e leale verso chi era meritevole della sua
amicizia. Effettivamente, se suo cugino l’aveva scelto come
migliore amico, un motivo c’era sicuramente.
Gli insulti alla fine si erano
trasformati in quotidiani battibecchi, ma mai eccessivi; il
temperamento mai sopra le righe di lui acquietava quello a volte
burrascoso di lei. E il rispetto si era trasformato in una profonda
amicizia.
Molto importante, per entrambi…
Non riusciva a figurarsi senza di
lui. La sua calma riusciva a farla ragionare laddove, quando era presa
dall’agitazione, non riusciva a vedere con chiarezza.
Era un compagno discreto e ogni sua parola era sincera, bella o brutta che fosse.
Com'era stato inevitabile odiarsi, era stato altrettanto inevitabile per lei volerlo e accettarlo come amico.
Tuttavia, mentre entrava nella
stanza del ragazzo, notando distrattamente l’ordine così
inusuale in una camera di ragazzi, a Rose venne in mente che in effetti
non gli aveva mai domandato perché lui avesse accettato la sua
amicizia.
Prima o poi avrebbe dovuto chiederglielo.
<< Allora, cosa c’è di così urgente?>> la giovane sobbalzò, impreparata alla sua voce.
Era seduto su quello che immaginava essere il suo letto, le braccia incrociate. Sembrava curioso e, a notare dal tono di voce, forse anche preoccupato.
Ovvio che lo fosse: si era
precipitata come una furia nella sua Sala Comune, senza attenderlo in
Sala Grande o magari in cortile.
Il problema, ora, era che Rose non
sapeva da dove iniziare e cominciò per questo a camminare
avanti indietro per la stanza, sovrappensiero.
Solo che non si rese conto che in
questo modo cominciava ad irritare il giovane Malfoy. In quel momento
doveva – anzi, voleva – solo capire come introdurre
la questione.
E, anche se non l’avrebbe mai ammesso, era preoccupata per come avrebbe potuto prendere la notizia.
<< Rose.>> il tono
impaziente, però, le fece capire che la sua sopportazione era al
limite e che non era il caso di elaborare discorsi troppo articolati.
Forse doveva solo buttarsi, cominciare a parlare senza fermarsi.
Ma non era facile, con il cuore che batteva frenetico e la bocca improvvisamente secca.
<< Ecco, dovevo parlarti di una cosa importante.>> cominciò, titubante.
Ogni baldanza era stata persa incrociando quegli occhi troppo profondi.
<< Questo l’avevo capito.>>
<< Sì,
immagino.>> mormorò, portandosi dietro l’orecchio un
ricciolo ribelle, un tic che aveva spesso quando nervosa.
Mentalmente si rimproverò
per la figura misera che stava facendo. Diamine, al massimo avrebbe
sbraitato – ovviamente, sapeva che non lo avrebbe fatto. Era un
Malfoy, anche nel gestire la rabbia – o torturato coloro che le
avevano dato quella notizia – e in quel caso avrebbe avuto tutto
il suo appoggio.
<< Questa cosa riguarda
me… e te.>> le parole uscirono veloci, altrimenti era
sicura che non sarebbe più riuscita a pronunciarle.
Ma non accadde nulla di ciò
che aveva previsto. Anche se non sapeva bene cosa aspettarsi, di certo
non aveva immaginato che mantenesse la sua compostezza né che
non mutasse espressione.
Era sicuramente certa, inoltre, che avesse inteso le tue parole: a volte era spocchioso, ma non stupido.
Anzi, tutt’altro.
Semplicemente, aveva mantenuto la sua staticità.
E sinceramente cominciava ad odiarla, suddetta inalterabilità…
<< E cosa avrebbero detto su di te… e me?>> ecco, questo si vergognava a dirlo.
Ma era una Granger-Weasly, del dormitorio di Grifondoro.
La paura non esisteva nel suo vocabolario.
In teoria…
Per evitare di pensarci troppo a lungo, riprese ad andare avanti ed indietro, incapace di sostenere il suo sguardo.
Non certo per mancanza di coraggio, ovviamente.
<< Oggi mi hanno fermato
delle ragazze di un anno più giovani, sono al terzo. Volevano
sapere se io e te… Ecco… Se noi… Sì,
insomma, se stiamo insieme.>> non un suono, non una risata
provenne dall’altro e ciò mandò in panico Rose, che
si sentiva le orecchie incandescenti solo a pensarci.
<< Lo so, so che è
assurdo!>> scoppiò in una risatina, una leggera nota
isterica chiaramente riconoscibile. << Da quanto ho capito, una
loro amica è uscita con te. Lei ti ama e quando ti ha chiesto se
eri interessato a qualcuna, tu hai risposto di sì. E loro, visto
che sono l’unica ragazza con cui ti vedono sempre insieme, hanno
sospettato di me.>>
Trattenne il fiato, aspettando una risposta dall’altro.
Ma ciò che vide fu solo uno Scorpius Malfoy pensieroso.
E lei proprio non riusciva a sopportarlo quel silenzio.
<< Insomma, è chiaro che hanno frainteso la natura del nostro rapporto.>>
<< Già.>> fu la laconica risposta, che la spinse ad andare avanti.
<< È chiaro che io e
te siamo solo amici e nient’altro. Non mi fraintendere, sei un
ragazzo stupendo.>> si affrettò ad aggiungere.
Ed era convinta di ciò che diceva.
Perché Scorpius era veramente bello.
Alto e slanciato, il corpo definito
dagli allenamenti di Quidditch; per non parlare dei suoi lineamenti:
fini e al contempo virili, aveva un viso perfetto, i capelli biondi e
una bocca sottile.
E poi c’erano gli occhi…
Non riuscì ad evitare di
arrossire alla piega dei suoi pensieri. Più di una volta si era
soffermata a guardare il proprio amico, notando la sua prestanza
fisica.
Insieme a suo cugino, Malfoy era
uno dei ragazzi più corteggiati della scuola e non faticava a
capirne il motivo. Sapeva anche che non disdegnava affatto la compagnia
femminile, anche se in sua presenza non parlavano mai, né lui
né Albus, di ragazze.
Ogni tanto si era infastidita,
nell’immaginarlo con altre. Ma aveva sempre relegato la cosa come
semplice gelosia in quanto lui era un suo caro amico – ignorando
il fatto che verso Albus non provava lo stesso fastidio.
<< Sì, insomma, tra di
noi non c’è nulla.>> aveva bisogno di scappare
dalla strada che stavano prendendo i suoi pensieri e parlare le
sembrava la soluzione migliore.
Anche se non aveva la minima idea di ciò che stava dicendo...
<< Sì.>>
<< Cioè, non
c’è nulla tra noi se non una profonda amicizia. Può essere che non capiscano quanto legati siamo.>>
<< Hai ragione.>>
<< Hanno frainteso.>>
<< È evidente.>> concordò.
<< Perché noi non siamo una coppia in quel senso.>>
<< No.>>
A corto di idee e mentalmente spossata, si sedette accanto all’amico, lanciandogli qualche occhiata di sottecchi.
Sentiva una certa irritazione montare. Capiva che tutto il discorso fosse assurdo, ma si aspettava un minimo di sostegno.
Di supporto.
Insomma, come potevano fraintendere così?
E possibile che non ne fosse toccato? Che fosse l’unica indignata?
<< Scorpius…>>
notò il suo volto voltarsi verso di lei, ma non si girò.
<< Tu non hai nulla da dire?>>
<< Mmm… Effettivamente
sì, una cosa ci sarebbe.>> speranzosa di vedere una
reazione in lui, voltò il capo. Inghiottì profondamente,
nel notare i suoi occhi su di lei.
Seri.
In quel momento, sotto il suo
sguardo, sentì una strana morsa stringerle lo stomaco; ma diede
la colpa al fatto che non avesse ancora fatto colazione.
Era sicuramente quello.
<< Dimmi!>>
<< Sabato ti andrebbe di venire ad Hogsmade?>>
Per un attimo fu silenzio, grigio nell’azzurro, mentre Rose rielaborava quanto detto.
La sua frase non assomigliava a nessuna di quelle che si era immaginata come possibile risposta.
Nessuna.
Anzi, sinceramente, non sembrava
neppure collegata al discorso – non pensò neppure per un
secondo che il suo potesse essere stato un monologo, perché
Scorpius aveva partecipato al discorso. Certo che sì. – appena concluso.
Un dubbio si affacciò nella sua testa, seguito da un principio di irritazione.
Ma preferì accantonarlo.
<< Ma… non credi che così potrebbero fraintendere maggiormente?>>
<< Chi dovrebbe fraintendere?>>
E il dubbio fu certezza.
Indispettita, la giovane Weasley si alzò in piedi, le mani ai fianchi.
<< Ma hai ascoltato cosa ho detto fino ad ora?>>
<< Certo.>> nonostante gli avesse sbraitato contro, Malfoy non aveva perso un grammo del suo contegno.
E ciò la irritò maggiormente.
<< E allora come fai a chiedermi una cosa del genere? Non capisci? Gli altri potrebbero fraintendere!>>
In risposta, l’altro
scrollò le spalle, indifferente. << Lasciali fraintendere.
Lasciali spettegolare.>> si alzò pure lui, portandosi a
stretto contatto con l’altra.
Diversi ciuffi sbarazzini gli carezzavano la fronte: fu quasi tentata di scostarli con la mano.
Ma si trattenne.
Notò che la sorpassava di diversi centimetri e in quel frangente Rose si sentì piccola in confronto a lui.
E di nuovo, quel nodo alla pancia tornò ad infastidirla nel notare quella vicinanza non prevista.
<< Allora, accetti?>>
Confusa dal suo sguardo e dal suo
profumo, nonché dalla sua voce, e sentendosi nel frattempo
ridicola per l’influenza improvvisa che avevano su di lei, non
riuscì a rispondere subito.
Accettare o meno?
Fino a ieri, non ci avrebbe neppure pensato. Merlino, era Scorpius del resto. Il suo migliore amico!
Eppure, sentiva che in lei qualcosa era cambiato.
O forse sono solo suggestionata da quelle chiacchiere, pensò e il pensiero la rinfrancò.
<< Un’uscita tra amici?>>
<< Certo.>> confermò.
Seppur titubante, non trovò nessun motivo per rifiutare l’offerta.
<< D’accordo allora.>>
Fu un attimo, ma Rose parve di vedere un guizzo in quegli occhi di solito impenetrabili.
Ma si diede subito della sciocca: in quel giorno si stava comportando in maniera assurda.
Aveva ragione Scorpius: doveva
lasciare parlare quelle pettegole. Credevano ci fosse qualcosa di
più? Pazienza, non era certo la fine del mondo.
Che sciocca, aveva fatto di una stupidaggine una questione più grande di quel che era.
Recuperato parte del buonumore,
riprese con sé la borsa, che aveva abbandonato sul pavimento. Ma
ancora una volta, passò fin troppo velocemente…
<< Merlino, siamo in ritardo!
Scorpius, ci vediamo più tardi. Per sabato ci
accorderemo.>> e senza attendere risposta, corse via, preoccupata
di non riuscire a mangiare prima di andare a lezione.
***
Solo quando sentì la porta sbattere, Scorpius si concesse un sorriso di trionfo.
Le cose andavano meglio del previsto.
Se tutto proseguiva per il meglio, entro fine settimana avrebbe ottenuto ciò che voleva.
<< A sabato, Rosie.>>
Note: la mia prima storia su Harry Potter.
La mia prima storia su Rose e Scorpius.
La mia prima storia in terza persona.
E che palle, direte voi.
Piacere a tutti, da come si è capito sono nuova del fandom. ^^
Questa fan
fiction ha per protagonisti due personaggi che ho scoperto
relativamente da poco, ma che mi sono immediatamente piaciuti: Rose
Weasley e Scorpius Malfoy.
Mi ha appassionata un’autrice che purtroppo non seguo con la costanza che merita, a causa del mio poco tempo: Memi.
Sua la prima storia letta sulla coppia. Finalmente ho deciso di buttarmi.
Questa fan
fiction sarà composta di un altro capitolo e basta. Ho letto
storie in cui Scorpius o ha gli occhi azzurri o grigi: io ho scelto
quest’ultimo colore *_*
È una piccola storia senza pretese, il desiderio di buttarsi in una nuova avventura sperando di non cadere di testa!
So di mio
che avrei potuto fare di meglio, ma devo impratichirmi con questi due
nuovi personaggi. Sebbene appena accennati nell’ultimo libro (e
qua, piccola nota: l’autrice stessa ha tracciato la strada per la
coppia u.u e il cugino per amico!), non si può prenderli come
personaggi originali: hanno ovviamente certe caratteristiche ereditate
dai genitori.
Perciò, pian piano, farò pratica di questi due.
La frase è stata scelta perchè, effettivamentel, questo pettegolezzo non ha avuto un buon effetto su Rose.
Ogni critica è accetta. ^^
Così come i commenti sono apprezzati!
Se ci sono
errori, sappiate che tendo sempre a ricontrollare le storie: mi
capitano magari sviste che individuo il giorno dopo -.-‘
Bacioni
Anthea.
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