Regalino
natalizio dedicato a Tsuku, a Saku e anche a me…
che
amiamo tanto il Granchio perculato...
e non potremmo mai
vederlo con una Mary Sue qualunque.
FILTRI
D’AMORE, BISCOTTINI E GATTI NERI
Sospirò
con aria sognante, dopo aver divorato in poche ore un romanzo.
Era una bellissima
storia d’amore in cui protagonista era una bellissima
ragazza che si innamorava di un bellissimo Cavaliere
che prima era cattivissimo, ma che grazie all’intervento
provvidenziale di questa nobile e stupenda fanciulla dai capelli biondi
come l’oro filato e gli occhi azzurri come il mare placido
d’estate si era redento ed era diventato buono come un
agnello. Un volume feuilletton di novecentocentoquarantatrè
pagine fitte fitte di intrallazzi amorosi, amplessi da record, promesse
eterne, e duelli all’ultimo sangue, fino alla conclusione
tanto sospirata in cui la gentil donzella, si accalappiava il bel
damerino. Cotale damerino si chiamava Angelo, ma nell’animo
non possedeva un briciolo della placidità del suo nome, anzi
era un cavaliere temuto dalla gente, sterminatore di popoli e di
inermi, un uomo che aveva rifuggito il suo nome e la sua fede nella
Giustizia facendosi chiamare con un nome sinistro e tetro che era tutto
un programma.
Maschera di Morte.
Era lui
quell’uomo malefico, senza un briciolo di pietà
per creatura alcuna. Il suo unico credo era far valere la Giustizia, o
comunque quella che lui reputava tale secondo la sua visione distorta,
con ogni mezzo, anche a costo di brutali uccisioni.
Ebbene nella storia il
Cavaliere della Morte incontrava una fanciulla di un villaggio in cui
egli aveva compiuto brutali razzìe, la rapiva, se ne
invaghiva perdutamente, la portava nella sua dimora e lei con il suo
cuore nobile e gentile, nonché con le sue tette sode e il
visetto d’alabastrino, gli faceva dimenticare i suoi truci
propositi per cambiare completamente vita, riportandolo sulla retta via.
Alla fine il cavaliere che
senza macchia non era poi tanto, e la donzella, si sposavano e facevano
tanti bei figlioletti per la gioia immensa di questo ex-cattivo ormai
redento dal potere ammaliante della fanciulletta.
Susy, si era letteralmente
persa tra le pagine di questo romanzo, scritto da una certa Mary Sue
Dulcibella Harmony, e aveva deciso che anche lei voleva diventare come
la protagonista del romanzo.
Bella e superfashion come
la protagonista del romanzone.
Sospirò di
nuovo languida, pensando al damerino ex-cattivo, ammazza rompiballe,
quando le parve di sentire uno strano rumore provenire
dall’ingresso di casa. Sobbalzò un attimo,
perché a parte lei e la sua unica sorellina, non
c’era nessuno in casa. Del resto lei e Kitty, di cui si
occupava da quando aveva dieci anni, non avevano più nessuno
al mondo, perché i loro genitori erano morti entrambi,
caduti in un burrone in seguito ad un incidente stradale. La piccola
giocava allegramente nella sua stessa stanza con una bambola di pezza,
ed era tutta concentrata a trovare il modo migliore per staccarle la
testa.
Ancora uno
schricchiolìo inquietante poi un botto “E
che mmminchia!” imprecò una voce nel
buio.
Susy trattenne il fiato,
poi prese coraggio, perché lei era coraggiosa, come le
eroine degli intrallazzi amorosi della sua fantasia diabolica, non
aveva paura di niente, era bella e temeraria, ma per precauzione si
munì del mattone rosa, con in copertina un bacio languido
tra la biondona e il Cavaliere della Morte e si avviò
furtiva e silenziosa verso la fonte del rumore, facendo segno a Kitty
di stare zitta.
Percorse pochissimi metri
nell’oscurità quando si ritrovò faccia
a faccia con due occhi azzurrissimi, e senza emettere un fiato gli
sferrò una mattonata in testa che fece precipitare il
malcapitato in un oblìo senza fine.
Susy accese la luce, e
sorpresa delle sorprese… Chi si trovò di fronte?
Non poteva
essere…Non lui!
Il Cavaliere della Morte!
Angelo!
Death Mask!
Il Cavaliere della Quarta
Casa di Cancer!
Quel volgare, arrogante,
ammazzarompiballe, strafigo di Angelo!
“My
Gold!” A cotanta visione, il povero cuoricino di Susy non
resse, e di colpo si ripiegò su se stessa in preda anche lei
ad un oblio senza ritorno.
Il primo a riaversi fu
Cancer che si sentì la faccia percorsa da uno strano
formicolio.
Aprì un occhio,
poi anche l’altro e lo spettacolo che gli si parò
davanti non fu piacevole.
Una ragazza priva di
sensi, la manina poggiata sulla fronte in un ultimo gesto di stupore e
vanità, “Carina però la
tipa” pensò, mentre una mocciosetta di
nemmeno tre anni gli dava tanti piccoli pizzicotti sulla faccia
blaterando chissà quali strani frasi sconnesse, e poi
cercava allegramente di strappargli il diadema di Cancer dalla testa,
tirandogli i capelli di quello strano colore blu, lanciando gridolini
deliziati. Il suo Cosmo a quella visione parve esplodere di colpo, e
per un attimo fu tentato di spedire quella piccola e lurida sanguisuga
nell’Ade, ma poi si disse che aveva una missione da compiere
e da portare a termine così si scrollò di dosso
l’insetto spaccapalle dal visino d’angioletto e
svegliò in maniera rude la povera Susy, che si riebbe dopo
un bel pò dallo shock di avere l’uomo dei suoi
sogni proprio davanti a sé. “Non…Non
posso crederci…Sei tu…Sei…”
la ragazza si alzò balbettando incredula di avere di fronte
il Principe che l’avrebbe condotta via da quel posto orrendo
e puzzolente. Lei avrebbe avuto la stessa vita felice della
protagonista del librone di Mary Sue Dulcibella, lei…
“Sì
sono il Principe Azzurro” sbuffò Death alzando gli
occhi al cielo scrollandosi ancora di dosso la piccola parassita che
già gli stava facendo allegramente a pezzi la faccia e i
capelli.
“E certo che sei
azzurro guardati i capelli! E pure gli occhi! E pure i fregi della tua
bellissima armatura… Più Azzurro di
così” miagolò Susy sbattendo
ripetutamente le lunghe ciglia e quegli occhioni blu che le brillavano
estasiati da cotanta sacra visione. “Oh Death Mask, che nome
orribile ti hanno dato!” protestò prendendogli una
mano e avvicinandosela al viso con un sorriso incantato.
Lo avevano avvertito che
non sarebbe stata cosa semplice concludere la missione, ma non pensava
certo di trovarsi davanti quella creatura stramba.
Sembrava essersi
completamente invaghita di lui… E del suo fascino tenebroso,
modestamente.
“Senti bellezza
che hai da dire contro il mio nome?” ringhiò lui
indispettito. Cavolo, non poteva esserci nome più tetro e
virilmente corretto del suo, si può sapere cosa voleva?
“Il tuo nome
è un brutto presagio” gli spiegò lei
pazientemente “Dovresti avere un nome più
carino…Meno pauroso… Che ne so potresti chiamarti
Pretty Granchio di Cancer, oppure visto che sei italiano Angiolino
Settebellezze o Babbanu beddu…” disse con un
risolino divertito.
“Ohe
che minchia dicesti??? Babbanu a mia???” esplose
cancerino in preda ad un attimo di sproloquio siculo.
“Mamma mia,
scherzavo!” rise la bionda, biondissima Susy dai capelli
talmente biondo platino, da sembrare albina.
“Babbatone!
Babbatone!” si mise a strillare la ragazzina
sempre più deliziata tirandogli allegramente il lungo
mantello bianco.
“Ca!
Ca!” esclamò continuando a tirargli il mantello.
“Ca, ca!”
Susy sorrise
“Vedi Death? Mia sorella Kitty ti riconosce… Ha
riconosciuto il cavaliere di Cancer in te! Sì
Kitty… Ca…Ncer!”
“Ca!
Ca!” la bimba rideva mettendosi in bocca un lembo del
mantello e sbavandolo tutto.
La pazienza aveva un
limite. Lo strato di spirito era nell’aria… e una
strana puzzetta pure. Altro che Ca…Ncer!
“Ma
che cavolo!” La ragazzina nell’euforia del momento
non si era trattenuta e se l’era fatta addosso insozzandogli
il bel mantello immacolato.
“Oh ma che
disastro! Kitty!” squittì Susy che prontamente
tolse la bimba dalle grinfie del granchio e se la prese in braccio con
amore. “Perdonala Death, si è un po’
emozionata. Ora corro a cambiarla, ma tu mettiti pure comodo”.
Non gli diede neanche il
tempo di dire a, o b, o semplicemente Muori, che la
scattante giovane era fuggita con la ragazzina piagnucolante che gli
tendeva le braccine continuando a chiamarlo “Ca!
Ca!” . Da spedirle entrambe nell’Ade nel giro di
due secondi. Ma si trattenne. Allora nell’attesa si accese
una sigaretta e si mise a fumarla placidamente quando
l’occhio gli cadde sul volumone rosa. Quel
volumone rosa.
Non c’era dubbio.
Era lui.
Si chinò a
raccoglierlo furtivo quando qualcosa di velocissimo gli
passò tra le gambe facendolo barcollare pericolosamente
“Nu gattu nivuru!”
esclamò inorridito, mentre il grosso felino lo fissava con i
suoi occhietti fosforescenti in posizione d’attacco,
soffiando minaccioso. Lui odiava quelle bestiacce. Odiava quel
miagolio, e soprattutto era dannatamente e terribilmente allergico al
pelo dei gatti.
Difatti
cominciò dapprima a prudergli il naso e poi a starnutire
rumorosamente “Maledetta bestiaccia”
sogghignò puntando il dito indice verso
l’alto“Hai osato farmi colare il Mio sacro moccio
dal naso!”
“Strati di
sp…”
“Deathy!!!
Deathyno!!! Deathuccio!!!” Una vocetta squillante lo
richiamò all’ordine e un secondo dopo si
ritrovò il braccio avvolto da una piovra che gli si era
attaccata e pareva non avere alcuna intenzione di staccarsi.
“E
mollami…” berciò il Cavaliere
scrollando il braccio, ma Susy era resistente e non si schiodava, anzi
gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, stampandogli in
faccia il suo rossetto rosa “Povero Deathuccio che ti
è successo? Il mio gattino ti fa starnutire?!”
cinguettò guardandolo con espressione preoccupata e
strappandogli la sigaretta dalla bocca. “Il fumo ti invecchia
la pelle amoruccio, non lo sapevi?!…”
“No…
Non lo sap….Gattino… Ecciuuuuuu!! Gattino???
Muori… Maledetta…Intrigante…. Strati
di sp….” E giu’ un altro starnuto.
“Brutto
gattaccio malefico, non vedi che fai star male Deathy? Sciò
sciò!” e via di pedata per scacciare la bestiola
che sgattaiolò in qualche antro recondito della casa.
“Vieni
Deathuccio ti preparo una tazza di thè bella
calda… Perché non hai da fare…
Vero?!” gli chiese in tono ammaliatore, gli occhietti ridotti
a due fessure.
Quella poteva essere
davvero la sua occasione per diventare come la protagonista del romanzo
di Mary Sue Dulcibella.
“Ma io veramente
no…Ero venuto per…”
“Zitto. Ma che
fai stavi leggendo il mio libro? Oh Death perdonami se ho osato
colpirti” gli strappò il sacro testo dalle mani e
lo gettò indietro con noncuranza.
Il librone fece un tonfo.
Al diavolo le eroine.
Lei sarebbe stata ancora
più fortunata di Petula, la protagonista del feuilleton.
Lei aveva tra le
grinf…ehm tra le braccia un Cavaliere d’Oro!
Un Cavaliere
d’Oro!
Un bellissimo uomo tutto
muscoloso dall’armatura scintillante, dagli occhi e pure dai
capelli azzurri.
Sarebbe stata la Mary Sue
più fortunata della terra e un giorno avrebbe scritto lei un
libro su come accalappiars… ehm come
circuire…anzi no come affascinare e possibilmente tenersi un
uomo.
Punto primo:
farsi bella per lui. Si guardò il grazioso vestitino a balze
rosa e le squisite scarpine dello stesso colore, poi si
fissò allo specchio, lei ancora avvinghiata saldamente al
braccio di un Death dalla faccia sconvolta, i suoi bei capelli biondi
sciolti in un’unica onda d’oro, gli occhioni
azzurri come quelli del suo cavaliere…sarebbero venuti dei
bambini bellissimi, con i capelli turchini e lei sarebbe stata una
mammina perfetta e poi…
Punto secondo:
cucinare al tuo uomo tante cose buone e succulente che lo
rimbecilliscano, lo prendano per la gola e gli facciano fare tutto
quello che vuoi tu. Si sa, per conquistare il cuore di un uomo devi
passare prima per il suo stomaco.
Senza degnarlo di una
parola, lo trascinò in cucina e lo mise a sedere
“Ma io non…”
“Oh e smettila
di fare tutti questi complimenti! Su mettiti comodo. Ti preparo una
bella tazza di thè! E poi sei fortunato caro mio che
stamattina ho preparato un’infornata di biscottini al
cioccolato!” trillò tutta contenta, saltellando a
mettere sul fuoco il bollitore.
Biscottini?! Biscottini???
Ma che minchiate erano??
Lui non era lì
di certo per bere thè e mangiare biscottini come invece
erano soliti fare i suoi amici Cavalieri quando si riunivano da Shaka o
Aphrodite. Lui era lì per un’altra questione.
E la questione era il
volumone di Mary Sue Dulcibella Harmony!
Punto terzo:
per tenerti un uomo devi accrescere spaventosamente il suo ego. Dunque
fagli complimenti.
Tanti e smielati.
E che siano convincenti
possibilmente.
Death poi era modestamente
narcisista, e terribilmente megalomane, ma in fondo in fondo anche un
po’ bietolone. E lei, astuta come una faina, sapeva come
circuirlo con quattro parole.
“Mi hanno detto
che sei il Cavaliere più potente, intelligente, stravagante
e attraente del Grande Tempio è vero?!”
miagolò Susy saltandogli sulle ginocchia e buttandogli le
braccia al collo.
Per la prima volta il
Maledetto Mask si sentì vagamente imbarazzato
dall’intraprendenza di quella fanciulla che lo fissava a
pochi centimetri con tanto di occhioni languidi.
Poi le rivolse un
sorrisetto disinvolto “Ma certo che è
vero… Avevi forse qualche dubbio, pupa?!”
ghignò. In fondo era pur sempre il buon caro vecchio tombeur
de femme, e anche se la ragazza sembrava una spaccapalle con
i controfiocchi era un’altra vittima che cadeva preda del suo
innato fascino italiano.
“Assolutamente
no… Sei il mio preferito…Sai?!” gli
sussurrò sporgendo le labbra a cuoricino verso le sue e
chiudendo gli occhi in attesa del sospirato bacio del suo Principe
Azzurro. “Il mio cattivone preferito…”
Ma al posto del bacio,
giù con un altro starnuto malefico per colpa del gatto che
si era insinuato tra lei e il Cavaliere della Quarta Casa.
“Miluuuuuu’!”
strillò Susy, e in quel momento Death non capì se
la fitta acuta di dolore che provò era data dagli acuti da
soprano di Barbie rompipalle direttamente nel suo orecchio, oppure dai
graffi inferti da quel sacco cencioso di pulci sulla sua sacra faccia
da killer.
“Oh Santo Cielo
povero Granchio…”
Punto quarto:
sii una brava e premurosa infermierina quando il tuo uomo presenta
strani sintomi malevoli.
“Granchietto
mio, perdona la mia povera gatta…Sai…Non vede un
maschio da un po’…Diciamo che
questo…Uhm come dire…E’ il suo modo di
approcciare…”
“Strati di
sp…” Ecciuuuuuuuuu’
La gatta con i bollori non
mollava la presa, degna gatta Mary Sue come la sua padrona, al che Susy
la staccò con uno zuccherino dalla faccia di Mask, che
sembrava davvero una Mask di morte, con la sua bella faccia poco
rassicurante ridotta tutta ad un graffio.
“Muori…Maledetta…Intrig…”
“Deathy…Deathy
amore aspetta ti ci metto il ghiaccio sopra altrimenti il tuo visetto
si gonfierà irrimediabilmente” trillò
Susy mentre dava con nonchalance una pedata alla gatta che sfuggiva di
nuovo con un miagolio rattristato.
“Voglio tornare
al Grande Tempio…Voglio tornare al Grande Tempio.
Voglio…”
Impacco gelato sulla
faccia che lo fece stramazzare per il freddo.
“Vedrai
così starai molto meglio… Resta così
mentre io finisco di preparare il thè con i biscottini. Per
fortuna li avevo già preparati stamattina con le mie manine
d’oro…Chissà perché sentivo
che avrei avuto visite”sospirò, mentre Death si
automalediceva in tutte le lingue possibili e immaginabili.
“Non voglio i
biscottini, non voglio i biscottini, non voglio i biscottini, e non
voglio il thè, non voglio smancerie, odio i gatti neri,
voglio solo il libro. Ora la spedisco in Ade e tanti saluti”
Il bollitore
cominciò a sbuffare.
Maledetta Mary Sue
Dulcibella.
I suoi compagni Gold lo
avevano sfottuto fino all’esaurimento.
Mary Sue Dulcibella era
un’autrice appassionatissima di Saint Seiya e in particolare
di Death Mask, e quindi le era venuto naturale coma
l’amicizia scrivere un romanzone in cui i protagonisti
incontrastati erano un tizio che gli assomigliava tragicamente e la
Petula della situazione.
Ma se da un lato il suo
ego era cresciuto a dismisura nel vedere la sua faccia stampata su
centinaia di migliaia di copie, dall’altro lato non poteva
permettere che la sua carriera di sterminatore di genti venisse
irrimediabilmente macchiata da quella storia insulsamente romantica
dove alla fine, lo facevano diventare papino affettuoso di cinque o sei
marmocchi, e sposo modello.
Non poteva permetterselo:
avrebbe preferito trasferirsi seduta stante nello Yomotsu e precipitare
con le sue vittime piuttosto che vedere pubblicato quel libro, e
così aveva comprato tutte le copie circolanti e a sua saputa
esistenti del romanzone incriminato.
L’ultima copia
era proprio dell’adorabile fanciulletta.
Ora era girata di spalle a
versare due tazze fumanti di thè bollenti. Il momento esatto
per scaraventarla in Ade assieme ai fuocherelli fatui. Puntò
l’indice verso le chiappe sode di Susy, e
pronunciò le parole fatali.
STRATI DI SPIRITO!
Ma non successe niente.
Non successe assolutamente
un cavolo di niente.
Susy si voltò
con un sorrisino innocente “Latte o limone nel
thè?!”
“gffibirhkerfnrefjlfjk…limone
grazie”
Com’era
possibile che il suo colpo più potente, il colpo con cui
aveva ucciso tutti coloro che avevano osato sfidare Cancer non avesse
sortito alcun effetto su quella creaturetta apparentemente ingenua e
innocente? Come era possibile?
Che lei fosse la
reincarnazione nascosta del diavolo in persona?
Che fosse la sua
reincarnazione al femminile?
Che fosse uno Strato di
Spirito in persona?
Che
fossero…già in Ade??
Truci pensieri gli
solcavano il bel volto tumefatto quando per poco Susy non gli
rovesciò addosso tutto il thè bollente, per colpa
di quell’altra pustola della sorellina che era ricomparsa con
il suo Ca! Ca!
“Toglimela dai
piedi!” esclamò lui esasperato mentre la ragazzina
allungava le manine per essere presa in braccio.
Susy rise mentre gli
porgeva dei biscottini graziosi a forma di granchietto cosparsi di
caramelline colorate.
“Se fai il bravo
e mangi tutti i biscottini…” e dici che sono
buonissimi e sono la cuoca più brava che tu abbia mai
conosciuto ti libererò dall’impiastro di mia
sorella.
“Ca!
Ca!”
“Su vuole solo
essere presa in braccio”
“Ca!
Ca!”
“Se mangio i
biscotti e le faccio quattro moine…me la togli dalle
scatole?”. Ormai era giunto al limite della sopportazione. Ma
doveva resistere. Un attimo ancora e l’avrebbe spedita in Ade
assieme a tutti quei fottutissimi dolcetti.
“Promesso”
E così fu.
I biscotti erano
deliziosi, perché Susy si era esercitata da quando era
piccola a fare dolci per il suo ipotetico marito e ora che il buon
partito era arrivato le sembrava un sogno, la bambina invece non faceva
altro che giocare con il suo diadema.
“Gli piace la
tua armatura Deathy! Guarda come luccica…Però
è un po’ opaca, forse dovremmo dargli una
lucidata…” gli disse Susy ad un certo punto
scrutando con attenzione il pettorale dell’armatura del
cavaliere mentre sorseggiava il suo thè. Ottima scusa per
vederlo seminudo.
Doveva valutare tutti i
dettagli del suo futuro marito, anche se intravedeva solo dalle braccia
muscolose un fisico perfetto e scolpito come il bronzo.
“No…
Tutto, ma l’Armatura NO!”
“Ca!
Ca!” Kitty continuava a deliziarsi con la gemma incastonata
nel diadema.
“Tutto ma
l’Armatura sì! Avanti non fare
il timido non puoi andare in giro con l’Armatura opaca. Tu
devi essere il più splendente di tutti! A proposito mi
porterai con te al Grande Tempio non è vero?!”
“Ehhhh??”
Death era sempre più sconvolto dalla situazione grottesca.
Doveva liberarsi da quell’impiccio e al più
presto, anche.
“Mi porterai a
conoscere quel fabbro ferraio del Grande Mu ? E il cornutino di
Aldebaran? E lo schizofrenico di Saga? E quel gran figo (non quanto te
ovviamente) di Aiolia? E il bell’addormentato di
Shaka?” Susy sgranò gli occhioni “E poi
è vero che Camus e Milo stanno insieme? E poi mi porterai da
Aiolos? E mi mostrerai il roseto di Aphrodite? E poi Shura…
Madre de Dios Shura e la sua Excalibur, me la farai vedere?!”
proseguì sempre più ansiosa.
Sì per
staccarti la testa… “Ma certo che lo
farò…E ti farò lucidare anche
l’armatura se vorrai…In cambio di una cosa
però” Kitty aveva ricominciato a tirargli i
capelli cercando di strapparglieli “Se non me la levi di
dosso giuro che la faccio a pezzi”
“Kitty…Su
fai la brava!” la richiamò blandamente Susy,
sempre più ammaliata dal suo eroe.
“Tutto quello
che vuoi amore mio”
“Devi darmi il
romanzo di Mary Sue vattelappesca. Lo voglio” disse
perentorio. E il tono non ammetteva repliche.
Punto numero
cinque: dimostragli di
essere una mogliettina perfetta ma non succube.
“Il
romanzo???!” esclamò spalancando gli occhioni
pieni di sorpresa mentre la piccola bambina gli impiastricciava
l’armatura con i dolcetti al cioccolato, spalmandoli
deliziata sull’oro lucente del pettorale.
“Sì.
Il romanzo!” ribadì Death contando mentalmente
fino a dieci.
“Uhm…Dunque…Dunque…Tu
saresti solamente
venuto…Per…Il…” il labbro
inferiore le tremava pericolosamente, pronta ad uno scoppio improvviso
quanto irrefrenabile di pianto isterico.
“Uno, due, tre,
quattro….Venti…Ottantacinque…
Centodieci… Noooooo…No ascolta…
Facciamo così” Death ormai era disposto a tutto
pur di liberarsi di quella zavorra umana.
Non sapeva che nel
frattempo, qualcuno lo stava spiando, attendendo il momento migliore
per passare all’azione. “Senti Sissy…Oh
come Diavolo ti chiami… Ascolta” La comprensione
non faceva parte di lui ma... Qualcosa…Una strana sensazione
lo faceva essere stranamente benevolo e paziente con quella creatura.
“Mi chiamo Susy.
Su-sy!”
E sarò la tua
Mary Sue per la Vita e pure per la Morte, sogghignò tra
sé.
L’allocco aveva
mangiato un bel po’ di biscottini.
E stava andando tutto
secondo i suoi piani.
“Io…”
Di colpo gli parve che il suo stomaco si contorcesse in una danza
demoniaca, emettendo strani rumori poco rassicuranti, poi si
sentì avvampare improvvisamente la faccia, nonostante lei
gli avesse fatto gli impacchi di ghiaccio, e infine una strana
sensazione lo colse.
Dolcezza…Tenerezza…Zuccherosità…Stucchevole,
maledettissimo sentimento, pesante quanto un Saint Honorè
dopo un pranzo di nozze.
“Io
farò tutto quello che vorrai.
Sarò…” un conato di vomito lo colse
prima di risprofondare nell’oblio dell’amore.
“Sarò il tuo Gary Stu”. Mai pensava,
avrebbe pronunciato quelle parole.
In realtà gli
sembrava un suono così dolce e melodioso.
Un tempo smancerie simili
gli sarebbero risultate melodiose quanto un cadavere putrefatto nello
Yomotsu, adesso invece l’idea di diventare Gary Stu non gli
dispiaceva poi tanto.
“Ma-io-ti-adoro!
E ti venero! E ti amo mio Cavaliere!” squittì Susy
spostando con una gomitata la ragazzina dalle braccia del suo uomo.
“Farai tutto
ciò che voglio. Intesi?!”
“S-sì…Tutto…Quanto…”
“E ti
dimenticherai del volumone di Mary Sue Dulcibella vero?!”
“Chi…Chi
E’?”
“Nessuno,
cocco” gli sussurrò provocante sulle labbra,
stringendogli le guance tra pollice e indice fino quasi a farlo
stramazzare. “Ora saremo solamente io e te. Per sempre. Tu
sarai il mio Gary Stu e finalmente ti dimenticherai di essere stato un
serial killer e un collezionista di teste, intesi?!”.
Stavolta era il tono di lei che non ammetteva repliche.
Poche gocce del suo filtro
amoroso, stillate con noncuranza sui biscotti lo avevano fatto
capitolare ancor prima del previsto. Evidentemente non doveva essere
più cattivo di quanto andava dicendo in giro, visto che la
sua malefica pozione lo aveva fatto diventare carino come un agnellino
prima di essere macellato nel giro di pochi minuti.
Diabolica Mary Sue.
***
Loro però non
potevano continuare a guardare quel suicidio stomachevole senza fare
nulla.
E quando videro la scena
di Death costretto a fare il cavalluccio alla bambina che usava i suoi
capelli come redini, mentre Susy gli lucidava l’armatura con
il dentrificio decisero di intervenire.
Ne avevano viste di cose
strambe al Grande Tempio.
Passi Aldebaran che si era
messo con Aphrodite a coltivare violette.
Passi Shura che aveva
deciso di aprire un ristorante.
Passi pure Aiolia che si
era dato al punk rock.
Ma Death Gary Stu proprio
no.
Era un insulto al suo
essere maledetto. Al suo essere marcio dentro fin da quando era nato.
Perché la prima
parolina che il pargolino aveva pronunciato con la sua boccuccia di
rosa era stata Muori ad una lucertola a cui poi
aveva schiacciato la testa con il piede.
Perché Death
era il peggiore. Malvagio. Spietato. Non aveva mezze misure, o momenti
di tenerezza.
Lui era cattivo.
Semplicemente.
E Gary Stu non
è cattivo.
Gary Stu è
bello, invincibile, intelligente, e tutti lo vogliono.
Death sarebbe stato il
peggiore Gary Stu mai visto nello Yomotsu e dintorni. Le perculate si
sprecavano alle spalle del povero Granchio, ma ora era arrivato il
momento di agire.
Di colpo
l’atmosfera si fece stranamente spettrale.
Irreale e tetra. Macabra
quasi.
Una strana foschia avvolse
di colpo il povero Death completamente rimbecillito dalle attenzioni di
Susy, ormai Gary Stuizzato a livelli infimi, mentre
dall’oltretomba si elevavano strani lamenti e gridolini
inquietanti.
Di colpo il Cavaliere
diventato cavalluccio si fermò e si alzò di
scatto, mandando gambe all’aria la mocciosa e guardandosi
attorno con aria circospetta. Era a torso nudo e addosso portava
solamente i pantaloni da addestramento e i polsini:
l’armatura era nelle mani della diabolica che se la rigirava
tra le dita pregustando il sapore della conquista…
Di colpo gli si
parò davanti lo spirito di un tizio con la faccia mezza
sfracellata che si reggeva le budella con una mano. “Datti
una svegliata, amico!” gli intimò il tipo in
maniera spiccia, mentre un vento gelido e improvviso entrava di colpo
nella casetta “Deathy!! Deathuccio che
succ…!”
“Non potevamo
lasciarti in balia di quell’arpia”
esclamò un altro spiritello, piccolo e ingobbito, che aveva
un’espressione furbastra sulla faccia butterata.
“Ti ha fatto il
lavaggio del cervello, e noi in qualità di tuoi spiriti
defunti non potevamo lasciarti qui da solo”
proclamò solennemente un’altra donna emergendo
dalla nebbia fumosa.
“Sei il nostro
custode, Death…Sei un bastardo, sei feroce, sanguinario, sei
un rinnegato, un incompreso…un tonto”
L’occhiataccia di Cancer fulminò le parole
dell’uomo con metà faccia “Okay non sei
tonto…Ma sei pur sempre il nostro custode. Lo Sekishiki
è casa tua…”
“Torna
Angelì, sta casa aspietta a te!”
esclamò in tono commosso un’altra delle sue
vittime, un napoletano a cui Death doveva dei soldi e che aveva fatto
fuori per praticità all’uscita di una bisca
clandestina.
“Death, pensaci
bene. Le maschere appese al tuo muro faranno la muffa senza di te. Si
riempiranno di polvere e diventeranno tristi se non tornerai alla
Quarta Casa.” Riprese bel visetto.
Death li fissò
a bocca aperta, l’espressione completamente stupita, e
sorpresa da tanto amore e tanto affetto.
Le sue vittime.
Le sue adorate, carissime,
inseparabili vittime gli chiedevano di ritornare.
“Non puoi
tradirci con quella biondina insignificante”
“Io…non…”
“Sì
che puoi!”
Una voce melodiosa
proruppe dalla nebbia.
“Shaka!
Cavaliere di Virgo!”
Aveva utilizzato il Tenbu Hōrin per
zittire quella sgallettata e toglierle almeno il senso del gusto per
non sentire più quella voce gracchiante. Gli aveva dato pure
del bell’addormentato la saputella.
“Tu sei
l’essenza malefica del Santuario, Death Mask. Il Bene senza
il Male non può esistere, oltretutto fra poco arriveranno al
Grande Tempio cinque Bronzetti rompipal…Cinque Cavalieri
dalle Sacre Vestigia di Bronzo che infesteranno indegnamente le Dodici
Case” disse in tono solenne il nobile Shaka. “ E tu
in quanto custode della Quarta Casa del Cancro non puoi venir meno al
tuo dovere di Cavaliere d’Oro”.
“Angelì…ma…’sta
signorina qui dorme mentre parla?!” gli chiese a bassa voce
il napoletano fissando incuriosito Virgo che teneva costantemente gli
occhi chiusi mentre proferiva.
“Zitto,
scimunito ignorante!” gli rispose Death rinsavendo
improvvisamente. Fu come se l’effetto malefico dei dolcetti
di colpo non avesse più esito sul suo essere marcio. Non
appena Death aveva visto le sue animelle svagate, chi senza budella,
chi senza faccia, chi trasformato in scheletro, chi con la testa
sottobraccio, che lo richiamavano al suo dovere di macabro custode,
aveva capito qual era il suo posto nel mondo. E la sua natura si era
risvegliata in tutta la sua brutale potenza.
Non c’era
filtro di Mary Sue che teneva alla sua volontà di killer
della Quarta Casa. Né pozioni, né sortilegi,
né stregonerie varie.
“Quale tremendo
errore stavo commettendo! Quale errore!” esclamò
riacquistando in sé tutte le sue facoltà di
cavaliere sanguinario.
“Io-Death Mask
di Cancer ridotto a Gary Stu belante da una…Mary Sue
qualunque!” tuonò richiamando a sé
l’armatura scintillante di Cancer, che mossa da anima
propria, si staccò dalle manine di Susy e ritornò
dal suo legittimo custode dorato. Eccola la sua unica e amatissima Golden
Lady.
Ed eccolo di nuovo
tornato in sé mentre Susy assisteva alla distruzione di
tutti i suoi sogni in un battito di ciglia (finte), a causa di quattro
cadaveri puzzolenti. Blaterava qualcosa, ma poiché era stata
privata temporaneamente del gusto non poteva sproloquiare insulti dalla
sua boccuccia a cuoricino come avrebbe invece voluto.
E fulmineo peggio di
quella gattaccia nera in calore, Death raccolse la copia del romanzo
incriminato. Una risata malefica gli sfigurò la faccia
(già seriamente compromessa dai graffi
dell’ammasso pulcioso) in un ghigno pauroso, mentre le sue
anime gli si radunavano attorno festanti per aver ritrovato finalmente
il loro adorato custode. “E ora via, luridi insignificanti
vermi putrefatti, lo Yomotsu Hirasaka ci attende!”
Era tornato proprio lui,
non c’era niente da dire. Demoniaco e affezionato solo ai
suoi cadaveri.
La sua agghiacciante
risata risuonava mentre dal dito indice puntato verso l’alto
uscivano cerchi concentrici di luce bianca.
Susy tentò il
tutto per tutto aggrappandosi a tutta forza al gambale
dell’armatura, cercando di non mollare la presa,
perché lei quel Cavaliere lo voleva a tutti i costi, ma alla
fine dovette arrendersi all’evidenza, perché il
potere telecinetico del Granchio era molto più forte della
sua tenacia di Mary Sue.
Susy rimase distrutta e
annichilita dal dolore, a terra, mentre copiosi lacrimoni le solcavano
il bel visino da cammeo. Il suo bel sogno d’amore, era
proprio il caso di dirlo, svanito nella nebbia. Il suo bel Cavaliere
aveva preferito tornare ad essere malvagio piuttosto che trascorrere
una bellissima e agiatissima vita con lei. E lei sola.
Lui l’aveva
lasciata.
Non sarebbe mai stata
felice come Petula. E tra l’altro si era anche fregato il suo
libro preferito.
Non avrebbe avuto
più nessuno a cui preparare biscottini al gusto di pozione
d’amore. Né un Gary Stu bellissimo e perfetto che
l’avrebbe protetta dai malfattori.
Si alzò
mestamente, sospirando, tirando su con il naso, sentendo di nuovo
quell’orrenda sensazione di abbandono, molto simile a quando
i suoi genitori erano morti.
Prese per mano Kitty che
la fissava con aria interrogativa: non poteva neanche spiegarle il
motivo di quella fuga improvvisa perché nessun suono le
usciva dalla bocca. Dalla cucina però le parve di sentire
strani rumori.
E ci ritrovò
il cavaliere dai lunghi capelli biondi che si ingozzava bellamente con
i biscottini d’amore a forma di granchio.
Lui la fissò.
Lei lo fissò.
Allora…Forse…Allora non tutto era perduto,
sogghignò tra sé, pregustando il dolce sapore dei
biscott…della rivincita.
Forse aveva ancora
qualche speranza di accaparrarsi un cavalieruccio d'Oro.
Tuttosommato poteva andarle peggio con quello
zotico e rude di Cancer. Virgo sembrava molto più educato e
raffinato, sebbene non avesse ancora capito come faceva a camminare
tenendo continuamente gli occhi chiusi. Non rischiava di andare a
sbattere da qualche parte?! Ma solo il tempo avrebbe risposto alle sue
domande... Perchè di tempo, ora, lei e il suo bel damerino
ne avrebbero avuto quanto ne volevano, pensò accomodandosi
accanto all'Illuminato e fissandolo con espressione adorante.
“Ottima…Cuoca…”
mormorò Shaka a bocca piena come colto da improvviso e
letale rimbambimento, sentendo già il tiepido soffio
dell’amour pervadergli
il cuore e l’animo impassibile da Buddha.
Fine… o
forse no? O.o
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