I
protagonisti de “Il Figlio della Prof”
e di “Secretly”
s’incontrano in questa nuova, coinvolgente e fresca
storia, colma di brio e
di piani frizzanti per riuscire a sfuggire allo sguardo sempre vigile
di Lucifero…
I Was In The Middle...
Before I Knew That I Had Begun
-Massi,
hai battuto la testa contro qualche muro ultimamente?! Non ne posso
più di
sentire queste tue cavolo di richieste e obiezioni assurde!-
-Far sapere alla mia
famiglia che mi sono
innamorato ti sembra una richiesta tanto assurda?! Forse dovresti farti
revisionare il cervello, Vale!-
Ormai erano mesi che questa
storia andava
avanti e Massi non ne voleva proprio sapere di gettare la spugna. Stava
cercando in tutti i modi di convincermi a vivere la nostra relazioni
alla luce
del sole, ma non avrebbe mai raggiunto il suo scopo. Dopotutto stavamo
insieme
da dicembre, erano già passati quattro mesi, che gli costava
aspettare la fine
degli esami di maturità prima di far sapere a sua madre,
Claudia D’Arcangelo,
la mia prof di scienze, che stavamo insieme?
La sua testardaggine era
quasi pari alla mia
quindi non mi stupiva il fatto che continuasse ad insistere.
In macchina era sceso un
silenzio quasi
glaciale. Succedeva sempre dopo che ci prendevamo a male parole ed
insulti,
ormai mi ci ero abituata. Nonostante questo però, mi bastava
voltare la testa
verso di lui, vedere il suo viso, i suoi occhi verdi concentrati sulla
guida e
soprattutto le sue mani strette sul volante del SUV grigio metallizzato
di suo
padre per desiderare che una qualche magia ci teletrasportasse in un
luogo
appartato per fare pace nel modo in cui piaceva a me…
Possibile che lo amassi
così tanto? Dopo tutti
quei mesi ancora non riuscivo a capire cosa ci trovassi in lui, ma
soprattutto
cosa lui ci trovasse in me. Lui, il
secondo ragazzo più figo della scuola, quello che tutte
desideravano, e che io
avevo detestato per cinque anni, aveva deciso d’innamorarsi
proprio di me,
l’ultimo anello di quella catena alimentare che era il Liceo
Classico Virgilio
di Lecce.
Eravamo in pieno periodo di
vacanze, per
fortuna Pasqua arrivava sempre e come ogni anno avevamo otto interi
giorni di
puro relax- tolti gli autocarri di compiti per casa che ci avevano
scaricato
addosso i professori.
Per festeggiare questo nuovo
senso di momentanea
libertà, Massi mi aveva invitato a cena fuori. Eravamo fermi
davanti ad un
semaforo, quello che portava al Viale
dell’Università, una delle strade dalla
quale si poteva raggiungere Porta S. Biagio. Era lì che
stava il “Blu Notte”
uno dei miei ristoranti preferiti, e uno dei più romantici
che avessi mai visto
in tutta la mia vita. Un locale piccolo e appartato, dove tra luci
soffuse e
candele si potevano vivere dei momenti magici, il tutto contornato dal
meraviglioso centro storico.
Essendo venerdì
sera c’era parecchio traffico
e in più quell’incrocio era uno dei peggiori di
tutta Lecce. Si sfioravano
incidenti ogni cinque minuti.
Ad un certo punto Massi
cominciò a suonare
febbrilmente il clacson.
-Che
c’è?- chiesi sussultando, ero rimasta per
tutto il tempo ferma a fissare il profilo perfetto e sensuale del suo
viso.
-Quel deficiente con la
Volvo!- esclamò
indicando con un cenno l’auto davanti a noi. –Il
semaforo è verde e lui è
troppo occupato a risucchiare il viso di quella che gli sta accanto per
accorgersene!-
Alzai un sopracciglio
divertita, mentre anche
le altre macchine cominciavano a suonare il clacson lasciando che
qualche
imprecazione contro il proprietario della Volvo si diffondesse
nell’aria.
Incrociai le braccia e
assunsi un’aria offesa.
-Potresti anche prendere
esempio da quel
tizio, non mi dispiacerebbe se anche il mio ragazzo facesse una cosa
del
genere-, non lo guardai ma immaginavo la sua espressione. Ero certa che
si fosse
voltato a guardarmi e un piccolo sorriso di sfida gli fosse apparso su
quelle
labbra così sexy.
Il punto era: avrebbe
accettato la mia sfida?
-Ehi-, mi disse con tono
deciso.
Sentii il mio cervello
andare in fumo:
detestavo che lui mi chiamasse EHI! Dopotutto un nome ce
l’avevo.
Mi voltai di scatto verso di
lui con aria
furente.
-Lo sai che non voglio
che… mi chiami… così…-,
il suo sguardo mi aveva pian piano azzittita del tutto.
-Davvero vuoi che prenda
esempio da quel
tizio? Pensavo avessi capito che io possiedo altre armi da usare in
questi casi-
i suoi occhi erano caldi e accoglienti ma soprattutto erano affamati- e non di cibo. In quei mesi
eravamo stati così occupati con lo studio che avevo
dimenticato quello sguardo,
era lo stesso che mi aveva fatto capitolare la prima volta che avevamo
fatto
l’amore, era lo sguardo più sensuale e famelico
che avessi mai visto. Ed era
rivolto solo ed esclusivamente a me…
Sì, le armi di
Massi su di me avevano un
indiscutibile potere e non avevo voglia di lottare contro
quell’attrazione. Chi
ne avrebbe mai avuto la forza?!
Quasi non me ne resi conto,
il mio corpo si
mosse da solo, mi avventai praticamente su Massi per baciarlo e quando
le
nostre bocche s’incontrarono ritrovai il mio Paradiso
personale, quello che
amavo visitare insieme a quello stupido del mio ragazzo.
Evidentemente Massi non si
aspettava una
reazione del genere, visto che premette per sbaglio
l’acceleratore e l’auto con
uno strappo partì all’improvviso.
Sentii una botta piuttosto
forte.
-Merda!- mormorò
Massi alzando gli occhi al cielo.
Mi rimisi a sedere al mio
posto e subito vidi
il tizio della Volvo che scendeva dall’auto e si dirigeva
verso di noi mentre
tutte le macchine che stavano intorno cominciavano ad attraversare
l’incrocio
dribblando le nostre auto ferme proprio nel mezzo.
-Fantastico, non vedevo
l’ora di fare una
bella discussione con un pallone gonfiato-, disse Massi aprendo lo
sportello
con fare scocciato.
L’avevo fatta
grossa, ma alla fine dei conti
non era tutta colpa mia. Lui non avrebbe dovuto provocarmi, lo sapeva
benissimo
che non riuscivo a starmene ferma soprattutto se mi guardava in quel
modo.
Comunque decisi di scendere
anch’io dalla
macchina per sentire quello che si sarebbero detti.
Il tizio della Volvo si
avvicinò al faro
posteriore della sua auto e vide quello che anch’io mi
ritrovai davanti agli
occhi: era frantumato. A parte quello, non sembrava che ci fossero
altri danni
visibili.
-Dì un
po’-, cominciò il tizio incrociando le
braccia con fare risoluto. –Avevi preso la mia auto per il
bersaglio di un
poligono?-
Si trattava di un ragazzo.
Di certo non era
molto più grande di noi, però si notava subito
che nei suoi occhi c’era
qualcosa che lo rendeva più maturo. Era obbiettivamente
affascinante, con
quegli occhi così particolari, di un colore indefinito tra
il verde e il
marrone, e il viso serio ma bellissimo. Il suo abbigliamento lo rendeva
ancora
più attraente e maturo: aveva dei jeans scuri, una maglietta
nera un po’
aderente e una giacca di pelle color castagna.
Aveva un fascino davvero
magnetico e
probabilmente, se il mio cuore non fosse già stato occupato,
ci avrei anche
fatto un pensierino… E detto da me era davvero una cosa
strana.
-Al posto di prendertela con
me perché non
pensi a quello che fai tu?!- rispose Massi facendo un passo verso il
ragazzo e
fulminandolo con lo sguardo. –Sei stato fermo
mezz’ora con il semaforo verde a
pomiciare con la tua ragazza!-
-Non che siano affari tuoi-,
ribatté l’altro
mantenendo una calma quasi surreale mentre Massi a suo confronto
sembrava un
leone in gabbia pronto ad azzannarlo da un momento all’altro,
-ma mi sembra che
tu mi abbia tamponato proprio perché eri impegnato in
piacevoli attività con
quella signorina.-
Fece un cenno verso di me e
i suoi occhi si
posarono sul mio viso per un secondo. Il suo sguardo era stato delicato
ma allo
stesso tempo mi aveva fatto irritare a morte.
-Ascoltami bene, razza di
idiota!- esclamò
Massi facendo qualche altro passo verso di lui . –La devi
smettere di assumere
quell’atteggiamento di superiorità, tu hai torto
almeno quanto me, anzi forse
di più!-
Preso da un eccesso
d’ira Massi afferrò il
ragazzo per il colletto della giacca e lo fissò dritto negli
occhi: verde
contro verde, fuoco contro fuoco… Stupido contro stupido
anche…
-Non mi piacciono per niente
i tipi come te!-
Ma che stava dicendo? Anche
lui assumeva
quegli atteggiamenti di superiorità, lo aveva sempre fatto e
gli piaceva anche.
I ragazzi sono davvero degli idioti.
-E la tua Volvo ha anche
rovinato il paraurti
del SUV di mio padre…-
-Ti consiglio di togliermi
le mani di dosso-,
sibilò il ragazzo lanciando uno sguardo simile ad una
saetta.
-Altrimenti che fai?-
Massi era proprio incavolato.
-Ho detto di lasciarmi!-
esclamò il ragazzo
riuscendo a liberarsi dalla presa di Massi. Lo guardò con
puro odio: -Fallo
un’altra volta e me la pagherai sul serio…-
Il suo tono era tornato
calmo ma i suoi occhi
non mentivano: se avesse potuto avrebbe preso Massi a pugni senza farsi
tanti
problemi e sapevo che anche quel cretino del mio ragazzo non si sarebbe
tirato
indietro.
-Guarda che te la sei voluta
tu! Se non
sbaglio hai cominciato proprio tu ad insultare!- pronunciando queste
parole
Massi posò un indice minaccioso sul petto di quel ragazzo.
Qui si stava seriamente
sfiorando la rissa…
Forse era meglio intervenire.
Il ragazzo
scacciò via il dito di Massi con un
gesto deciso della mano.
-Te lo ripeterò
una volta sola, biondino, non ti
azzardare mai più a
mettermi le mani addosso-, si sistemò la giacca con
noncuranza. –Non sai con
chi hai a che fare.-
-Biondino a chi?! Razza di
stronz…-
E no adesso era abbastanza,
dovevo fermare
quella pagliacciata!
-Smettetela!- esclamai, e
con uno slancio misi
le mani sul petto di Massi appena in tempo per impedirgli di saltare
addosso a
quel ragazzo.
Ma nel momento stesso in cui
riuscii a
fermarlo mi resi conto di una cosa: poco prima non ero stata la sola ad
urlare,
un’altra voce si era aggiunta alla mia e una strana
sensazione di famigliarità
mi aveva avvolta.
Mi voltai lentamente verso
il ragazzo
sconosciuto e fu allora che la vidi. Una ragazza, un po’
più bassa e minuta di
me, con lunghi capelli scuri che le ricadevano sulle spalle. Indossava
abiti
semplici, pantaloni scuri e una camicetta bianca a maniche lunghe,
piuttosto
affiancata per mettere in evidenza il suo fisico sinuoso. Il suo viso
era di
una dolcezza sorprendente e quando incontrai i suoi occhi scuri e
profondi uno
strano ricordo mi ritornò alla mente.
Era estate, due bambine e
una signora avanti
con l’età passeggiavano spensierate sulla spiaggia
dorata illuminata dai caldi
raggi del sole del sud.
Le due bambine si tenevano
per mano e
sorridevano contente mentre parlavano di argomenti così
futili per gli adulti
ma così importanti per i loro piccoli cuoricini. Una di
quelle bambine aveva
occhi profondi e pieni di segreti, gli stessi occhi che troneggiavano
sul viso
di quella ragazza.
-Bea…-, mormorai
sbalordita.
La ragazza sbatté
le palpebre diverse volte,
come se stesse cercando di mettere meglio a fuoco la mia immagine.
-Vale…-, rispose
lei altrettanto stupita.
-Voi due…-,
cominciò Massi.
-… vi conoscete?-
terminò l’altro ragazzo.
Bea ed io ci guardammo
ancora per qualche
secondo negli occhi.
Era lei! Non
c’erano dubbi, era la mia Bea!
-Bea!- esclamai con un
sorriso enorme mentre
le saltavo addosso per abbracciarla.
-Vale, tesoro mio!-
Cominciammo a saltare come
due stupide mentre
sentivo gli occhi di Massi e dell’altro ragazzo puntati su di
noi con la stessa
intensità di due fari. Eppure non m’importava,
finalmente la mia cara Bea era
tornata!
-Che ci fai qui?- chiesi
staccandomi da lei e
guardandola negli occhi, continuavo a sorridere senza riuscire a farne
a meno.
–E’ da una vita che non ci vediamo!-
-Lo so- rispose lei
sorridendo. –Purtroppo non
c’è stata più occasione di venire in
vacanza qui, e i miei sono stati troppo
impegnati.-
-E tua nonna? Come sta la
signora Caterina?-
chiesi con una brama d’informazioni che non credevo di
possedere.
-Sta bene-, disse lei
contenta.
-L’ultima volta
che ti ho sentita su msn
quando è stato? Un po’ prima di Natale, vero?-
-Sì…-
-Non credevo che ti avrei
rivista!- ero
talmente felice che avrei potuto urlare per la gioia.
-Ehm-ehm-,
cominciò una voce seccata dietro di
me. –Non per intromettermi in questa carrambata,
ma potresti spiegarmi che sta succedendo?-
Mi voltai di scatto come una
iena verso quello
che da lì a poco sarebbe rimasto del mio ragazzo.
-Cos’era quel tono
seccato, Draco?- chiesi
socchiudendo gli occhi irritata.
Lui mi guardò
sorpreso, o meglio terrorizzato.
-Vorrei solo capire che sta
succedendo-, si
difese lui con aria innocente.
-Non dirmi che…-,
cominciò Bea fissando Massi,
anzi gli stava proprio facendo una radiografia. –Lui
è il tuo ragazzo? Il
famoso figlio della tua prof di scienze?!-
-Confesso-, rispose Massi
sorridendo.
-Non pensavo fosse
così… così…-
-Idiota, stupido,
egocentrico, cretino,
imbecille? Ho anche altri suggerimenti se vuoi…-
-Sei sempre la solita,
Vale-, disse Bea
ridendo e dandomi un buffetto affettuoso sulla guancia. –No,
volevo dire così…
bello. In genere a te i ragazzi così non sono mai
piaciuti…-
-Evidentemente non ci sto
più con il cervello…
E tu smettila!- esclamai verso Massi che stava sorridendo tutto
compiaciuto dal
complimento di Bea.
-Lui
sarebbe “bello”?- chiese il
ragazzo che stava con Bea guardandola con una certa irritazione.
-Andiamo, Ale, non sarei
mica geloso?- si
lasciò andare ad un risolino divertito.
Un attimo! Lo aveva chiamato
Ale?!
-Fermi tutti-, dissi rivolta
a quei due. –Tu
sei Ale? Quell’Ale? Il miglior amico di Bea?-
-Confesso-, rispose lui
ridendo e lanciando
un’occhiataccia a Massi che rispose con altrettanto odio.
Sorrisi. Un sorriso di
vittoria mi si allargò
sul volto. Uno di quei sorrisi che mi piaceva tanto sfoggiare, e puntai
gli
occhi su Bea con aria sicura di me.
-Oh, Santo Cielo, Vale! So
quello che vuoi
dire quindi dillo e basta…-, disse lei arrossendo.
Avrei dovuto fare la persona
seria, ma quando
scoprivo di aver sempre avuto ragione, per anni, non riuscivo a non
sbandierarlo ai quattro venti.
-Lo sapevo! Lo sapevo!
Sapevo che con
quell’idiota di Simone non sarebbe durata, te l’ho
sempre detto che tu eri
innamorata di Ale! Adoro avere ragione!-
-Ti sei sfogata adesso?-
chiese Bea
sorridendo, anche se sapevo che il suo non era un vero e proprio
sorriso. Se
avesse potuto mi avrebbe uccisa, ma il suo carattere dolce le impediva
di fare
una cosa del genere.
-Vale, giusto?- mi chiese
Ale avvicinandosi.
–Senti, tu sembri una ragazza così intelligente,
lo dimostra quello che hai
appena detto su quell’imbecille di Simone… Mi
spieghi come mai stai con quel
broccolo?-
-Come mi hai chiamato?!-
esclamò Massi
lanciandosi verso Ale per picchiarlo. Per fortuna riuscii a fermarlo in
tempo.
-Comincio a chiedermelo
anch’io…-, mormorai
fissando il mio ragazzo negli occhi.
Finalmente sembrò
calmarsi e io potei tornare
a concentrare tutta la mia attenzione sulla mia amica, finalmente
ritrovata.
-Quanto mi sei mancata,
Bea…-, mormorai
sorridendo.
-Scusa se non sono
più tornata- rispose lei
con sguardo depresso. –Ho pensato spesso di prendere un treno
e venire qui ma
poi succedeva sempre qualcosa che mi teneva inchiodata a Bologna.-
-E adesso come mai sei qui?-
chiesi contenta.
Non m’importava se eravamo state separate per tanto tempo,
ero troppo contenta
per rimproverarle o rimproverarmi qualcosa.
-E’ merito di Ale.
Lui e le sue sorprese-,
disse voltandosi verso il suo ragazzo e regalandogli un sorriso di pura
adorazione. –Lo fa spesso. Organizza viaggi e partiamo senza
che riesca a
scucirgli la meta, pensa che mi ha portata addirittura a Volterra! Quel
giorno
mi sono sentita in Paradiso!-
-Volterra!?- esclamai
incredula. –Che regalo
meraviglioso! Se solo qualcuno prendesse esempio…-
Sentii un colpetto di tosse
dietro di me.
-Abbiamo tante di quelle
cosa da dirci Bea-,
continuai con un sorriso enorme.
Poi mi venne
l’idea del secolo.
-Venite a cena con noi!-
esclamai entusiasta.
-COSA?!-
Ovviamente quella era stata
la reazione dei
ragazzi.
-Qualcosa in contrario?-
chiesi rivolta a quei
due bambini idioti.
-Certo! Non ti sei accorta
che abbiamo
tamponato?- cominciò Massi. –Dobbiamo compilare il
CID e io devo pregare mio
padre di non ammazzarmi. Hai visto il paraurti in che condizioni
è?-
-Vogliamo parlare del mio
faro?- chiese Ale
incrociando le braccia.
Uomini! Sono sempre
così materiali, idioti e
infantili.
-Per il paraurti: mai
sentito parlare di
pennarello nero indelebile? Coprirà quel micrograffio che si
vede a malapena-,
cominciai fissando Massi con intensità, doveva solo provarci
a contraddirmi.
-E per il tuo faro-,
continuò Bea sbattendo le
sue lunghe ciglia scure avvicinandosi al suo Ale. –Non vorrai
mica che la
nostra serata sia rovinata da uno stupido pezzo di plastica?-
La sua voce era dolce e
delicata, tutto il
contrario della mia, ma avevo come la sensazione che entrambe stavamo
andando a
finire allo stesso punto.
-Vogliamo soltanto dire-,
ripresi io, -che se
avete ancora intenzione di sfiorarci, è meglio che
dimentichiate questo piccolo
incidente…-
-Ci state ricattando con il
sesso?- chiese Massi
sgranando gli occhi. Persino lo sguardo imperturbabile di Ale si
rabbuiò.
-Lo sai che se voglio posso
diventare una
cintura di castità umana- risposi pungente. Lo aveva
sperimentato dopo che per
l’ennesima volta mi aveva dato un’informazione
sbagliata sulle interrogazioni
della D’Arcangelo. Non mi ero concessa a lui per due
settimane… Le due
settimane più lunghe della mia vita, ma avevo resistito
imperterrita.
Massi e Ale si lanciarono un
sguardo veloce.
Quando si trattava di sesso gli uomini deponevano, anche se
momentaneamente,
qualsiasi ascia di guerra.
-Che aspettiamo?- disse
Massi sorridendo. –Il
ristorante ci sta aspettando!-
E mi sembrava anche ora che
ci togliessimo dal
centro di quell’incrocio.
Non
vedevo l’ora di passare una meravigliosa
serata con la mia Bea.
Ancora una
volta il mio Ale mi aveva sorpresa, non avrei mai immaginato che la
destinazione di quel nostro piccolo viaggio sarebbe stata proprio Lecce.
Quanti ricordi
d’infanzia stavano riaffiorando nella mia memoria…
Il destino si diverte sempre
con noi poveri mortali, ma quella volta aveva anticipato ciò
che stavo proprio
pensando di fare.
Eravamo appena
entrati a Lecce e subito avevo afferrato il cellulare cercando il
numero della
mia vecchia amica per farle sapere che mi trovavo nella sua
città, ma non ce
n’era stato bisogno perché me l’ero
ritrovata davanti dopo il nostro piccolo
incidente.
Erano anni che
non la vedevo, se non in foto, ma dovevo ammettere che stare con il
fantomatico
figlio della sua prof di scienze la rendeva radiosa; certo, era sempre
la mia
solita adorata Vale, acida fuori ma tenera dentro, per chi aveva il
privilegio
di conoscerla davvero.
Giunti di
fronte all’entrata del “Blu Notte” mi
allontanai di poco
dal fianco di Ale per sussurrare
all’orecchio della mia amica: “non
organizzerà week-end fuori porta ma devo
dire che il tuo Massi ha gusto nello scegliere i ristoranti!”
Lei mi sorrise
sincera, sapeva che il suo ragazzo non poteva aver sentito, altrimenti
avrebbe
prontamente e sicuramente risposto qualcosa di acido per smentire il
mio
complimento.
“Wow, Ale hai
visto?!” Una volta entrata strattonai la mano di Ale alzando
gli occhi per
rimirare il soffitto a volta, estasiata come una bambina di fronte al
banco
delle caramelle.
“Molto
carino,
certo non è “Il Baiocco” ma non
c’è male…” Mi rispose
guardandosi in giro.
“E cosa
sarebbe “Il Baiocco”?” Intervenne Massi
alzando un sopracciglio.
“Il
ristorante
dei genitori di Alessandro… e non metterti a fare battute
cretine come tuo
solito, perché ho visto le foto ed è
stupendo!” Lo riprese Vale.
Quei due erano
davvero fantastici! Si punzecchiavano e rimbeccavano in continuazione,
stavano
sempre abbastanza distanti da non apparire una coppia di fidanzatini,
ma si
lanciavano certi sguardi che rivelavano la vera natura del loro
rapporto.
In quei pochi
minuti che ero stata con loro avevo notato come Vale, tolti gli
attacchi acidi
di routine, si perdesse, spesso e volentieri, a fissare il volto di
Massi come
se ancora non credesse che lui potesse davvero essere al suo fianco. Ma
come
biasimarla? Ne avevano passate così tante.
Dal canto suo,
Massi, pur mantenendo qualche centimetro di distanza da Vale, si
muoveva
attorno al corpo di lei in modo quasi protettivo, scandagliando sempre
il perimetro come se temesse
che qualcuno la volesse portare via da lui.
“Ho una
prenotazione per due a nome Massimiliano Draco… mi chiedevo
se fosse possibile
aggiungere altri due posti al nostro tavolo.”
Esordì deciso il ragazzo della
mia amica, appena un cameriere giunse a riceverci.
Il personale
del “Blu notte” riuscì ad aggiungere un
altro tavolinetto da due a quello
prenotato da Massi; i nostri due ragazzi, che ancora si squadravano in
cagnesco, si sedettero nei posti più lontani l’uno
dall’altro.
Stavo per
sedermi accanto ad Ale, di fronte a Massi, quando Vale mi prese per un
braccio
e mi disse con sguardo furbo: “andiamo a lavarci le mani,
Bea”.
Era giunto il
“pettegolezzo-time”. Le sorrisi divertita e feci un
cenno ad Ale, che mi guardò
scocciato all’idea di rimanere solo con il biondino
esagitato, come lo
aveva definito nel tragitto in auto verso il ristorante.
“Vedete di
non
azzannarvi mentre siamo via.” Ordinò Vale,
incenerendo Massi con uno sguardo
assassino, che sicuramente sottintendeva qualche genere di punizione
per lui se
avesse sgarrato.
“Racconta!”
Avevamo esclamato la stessa identica parola nello stesso istante,
appena
entrate nel bagno deserto.
Ci sorridemmo
nuovamente, felici di poter essere di nuovo insieme come ai vecchi
tempi.
“Cosa mi sono
persa? So che avevo ragione ma voglio sapere COME e COSA sia
successo!!” Agli
ordini di Vale non si poteva certo disertare perché era
così determinata che
non avrebbe accettato nulla di poco dettagliato o vago come risposta.
“Una notte mi
sono fermata a dormire da Ale, come ai vecchi tempi, avevamo fatto
tardi a
vedere un film… bè… qualche ora prima
a casa mia Ale si era perso in discorsi
sul sesso e mi ero accorta che si fosse… come
dire…eccitato. Mi aveva
confessato che era stata anche la mia presenza a causargli quella
reazione, non
solo l’argomento, così quella notte siamo finiti a
riparlarne e…”
“E…?”
Vale mi
guardava in attesa, bramosa di informazioni.
“…
e mi ha
detto che avrebbe voluto fare l’amore con me, mi ha proposto,
diciamo, di
essere sua per una notte…” Finii con un sussurro,
imbarazzata al ricordo.
“E tu che hai
fatto? Ma stavi ancora con quell’imbecille di Simone,
no?”
“Io ho
accettato…” Ripresi prima che Vale potesse
parlare, il suo sguardo allibito non
prometteva nulla di buono. “Però Ale si
è fermato prima di baciarmi, non voleva
che io potessi soffrire per i sensi di colpa il mattino dopo,
svegliandomi tra
le braccia del mio migliore amico.”
“Sei cotta di
lui da sempre Bea, e te l’avevo detto anche quando avevi
accettato di stare con
Simone.” La mia Vale mi capiva sempre perfettamente e
rimpiansi un po’ di non
averla ascoltata l’estate precedente.
“Poi le cose
si sono complicate, è successo di tutto, ma alla fine eccoci
qui. E lo amo da
impazzire Vale!” Terminai riassumendo a grandi linee, le
avrei spiegato i
dettagli in un altro momento, non nel bagno di un ristorante con i
nostri
fidanzati abbandonati in sala a guardarsi rabbiosi l’un
l’altro. E speravo sul
serio che si stessero limitando solo a guardarsi…
“Non mi
giudichi perché avevo accettato la sua proposta,
vero?” Vale era una delle
poche persone che non avrei mai voluto deludere.
“No Bea, non
ti giudicherei mai. Poi, pensandoci… avrei accettato
anch’io. Con Massi è stato
un calvario…” Disse sospirando.
“Lo so,
ricordo i tuoi racconti, però non ti lamentare dai, non
erano neanche
ventiquattr’ore che eravate una coppia e siete passati subito
al sodo…
giustamente aggiungerei…!”
“Parla lei!
Tu
avresti aspettato ancora meno se fossi stata al mio posto!”
Solita frecciatina
della solita Vale, ma adoravo la mia amica anche per questo.
“Bè…
se la
fama di Massi in quell’ambito era paragonabile a quella che
aveva Ale… penso
proprio di no!” Terminai ridendo il discorso che avevo
cominciato con tono
quasi serio.
“Uhm…”
Vale si
mise una mano sotto al mento con fare pensieroso, “non
saprei. Se mi prestassi
Ale per un po’ potrei farmi un’idea più
ampia e approfondita della situazione…”
"Tesoro,
sai che ti voglio bene, ma Ale non si tocca!!! Come se poi tu mi
presteresti
mai Massi, figuriamoci! Comunque complimenti... è veramente
veramente gnocco...
da paura proprio!"
Scoppiammo
a ridere di gusto, fortunatamente ancora nessuna cliente aveva avuto
bisogno
del bagno.
"Ognuno
si tenga il suo allora, anche se nel mio caso si tratta più
di sopportazione...
Quello lì è un deficiente patentato!" Si
lamentò.
“Però
lo ami…” Aggiunsi guardandola comprensiva.
“Sì…
lo amo, e anche tanto.” Distese l’espressione del
suo viso e l’abbracciai di
slancio.
“Sono
così felice per te Vale, ti meriti proprio un amore
così grande ed intenso.” Le
dissi mentre lei ricambiava il mio abbraccio.
Ci
staccammo sorridendoci e convenendo insieme che fosse il caso di
lavarci
veramente le mani e tornare di là, sperando di non trovare feriti
di guerra.
Tutto
mi sarei aspettata di trovare tranne quello che vidi mentre ci
incamminavamo
verso il nostro tavolo.
Ale
ero appoggiato sui gomiti sporto in avanti e parlava concentrato mentre
Massi
rideva e annuiva. Ma di cosa cavolo stavano parlando? E
perché ridevano se fino
a dieci minuti prima stavano per azzuffarsi come gatti?
“No
non c’è proprio storia, l’ultima
versione è la migliore di tutti i tempi.”
Sentii dire a Massi mentre prendevo posto a tavola e lo stesso faceva
Vale, lanciandomi
occhiate interrogative.
“Ce
ne avete messo di tempo!” Aggiunse poi lui accorgendosi di
noi; il suo tono,
però, era rilassato e divertito, a differenza di pochi
minuti prima.
Ale
si girò e mi sorrise.
“Di
che parlavate?” Chiese Vale battendomi per un decimo di
secondo.
“Di
PES.” Rispose Massi come se fosse ovvio.
“Il
videogioco della pace…”Rise Vale guardandomi e
scuotendo il capo.
Mi
misi a ridere insieme a lei. “Che avete da ridere?”
Ci chiese Ale fissandoci.
“No
no nulla… ordiniamo?” Sviai l’argomento
per fermare l’attacco di risate mio e
della mia amica.
Stavamo
sicuramente pensando entrambe di avere due bambini come fidanzati, ma
eravamo
profondamente grate a quella loro passione per aver acquietato i loro
animi
irascibili.
Studiammo
i menu con attenzione mentre Ale, pensieroso, giocava con una ciocca
dei miei
capelli, lo faceva inconsciamente e quasi non se ne rendeva conto.
Eravamo
perennemente alla ricerca di una
qualche forma di contatto tra di noi, come se i nostri corpi non
potessero
stare distanti troppo a lungo.
Con
la coda dell’occhio vidi Vale irrigidirsi dopo aver alzato
gli occhi, distratta
dall’entrata di qualcuno nel ristorante. Ero di spalle quindi
non potevo vedere
chi fosse entrato ma, a giudicare dal suo comportamento, era senza
dubbio
qualcuno che non voleva vedere.
Si
coprì il viso con il menu e rifilò una poderosa
gomitata a Massi che rispose
seccato con un “Ahia!Ma sei scema?!”
“Massi,
c’è tua madre!” Gli sussurrò
lei quasi disperata.
Stupita
dal loro comportamento mi uscì una domanda che avrei
sicuramente dovuto
evitare; i miei, per fortuna rari, momenti
d’istintività patologica, mi
portavano a non riflettere prima di parlare.
“Vale,
ma Lucifero non sa che tu e suo figlio state insieme?”
Ok,
avrei dovuto dirlo a bassa voce e soprattutto evitare di dire Lucifero.
D’Arcangelo, si chiamava D’Arcangelo, per la
miseria! Ma in quel momento non lo
ricordavo, stupida memoria da criceto!
L’espressione
che assunse Massi non prometteva nulla di buono…
***L’Autrice***
Ed eccoci arrivati alla fine
di
questo primo capitolo.
Era da un po’ che
io e Chiara
avevamo scritto questa piccola storia ma abbiamo pensato di
pubblicarla in
questi giorni come nostro piccolo regalo di Natale per tutti i fan de
“Il
Figlio della Prof” e di “Secretly”.
Oltre a
questo ci sarà un altro capitolo, e poi un piccolo epilogo.
Sinceramente non avrei mai
pensato che un giorno avrei scritto una storia a quattro mani,
più che altro perché
non pensavo di essere all’altezza di farlo. Però
Chiara ed io ci siamo divertite
così tanto a scriverla (tra giornate passate su msn e deliri
telefonici…^^),
quindi chissà, magari è un’esperienza
che ripeteremo presto.
Ovviamente ringrazio Chiara
per
aver scritto con me questa storia. Non dimenticherò mai
tutto quello che
abbiamo passato insieme in questi mesi, e che spero passeremo insieme
per i
prossimi anni…XD
Un ringraziamento enorme va
anche alle ragazze del forum de “Il Figlio Della
Prof” senza le quali
probabilmente non avrei mai continuato fino alla fine la mia storia. E
ringrazio anche tutti coloro che si sono iscritti al gruppo su Facebook.
In questo periodo non ho
avuto
troppo tempo per scrivere- causa ore e ore passate in
Università- quindi tutti
quelli che stanno seguendo “La Ragazza Delle
Macchinette” potrebbero perdonarmi
per il fatto che non la aggiorno da una vita? ^^ In questo periodo non
sono
proprio riuscita a trovare l’ispirazione per il terzo
capitolo, però se vi può
far sentire meglio ho cominciato “Il Figlio Della Prof 2-
Verso La Maturità”.
Ho scritto giusto un paio di capitoli che non pubblicherò a
breve…^^ Però
almeno non sono stata del tutto ferma.
Comunque grazie ancora a
tutti
voi che avete letto questo primo capitolo di “I Was In The
Middle”.
Francesca- Scarcy90
Scarcy90 (Pagina Autrice)
NOTE FINALI
Vorrei
ringraziare quanti di voi hanno letto questo capitolo e tutti i
meravigliosi
lettori che mi supportano con Secretly da ben tre
mesi.
Ma il grazie
più grande va a Francesca perché è
stata lei a spronarmi a scrivere e a farmi
da cassaforte per Secretly, impedendomi di cancellarla.
Visto che
siamo due matte, e le nostre conversazioni lo dimostrano, abbiamo
sperimentato
questa nuova frontiera della “scrittura a quattro
mani” e ci siamo divertite
tantissimo.
Per me è
stato
un onore incredibile scrivere con lei, considerando che quando ho
scoperto “Il
Figlio Della Prof” a Maggio non avevo nemmeno il coraggio di
lasciarle una
recensione.
Sono grata al
forum, che Bec e Angela hanno aperto, perché mi ha permesso
di conoscere meglio
la mia Francy, oltre a tantissime altre meravigliose ragazze, e ora non
saprei
davvero come fare senza di lei!
Mi auguro che
il nostro “regalino di Natale” vi sia piaciuto e vi
abbia regalato un sorriso;
vi aspetto al prossimo capitolo!
Un bacio e un
augurio di un sereno e felice Natale a tutti voi!
Chiara –
fallsofarc
|