*A sorpresa
ecco la terza e ultima parte. L’avevo detto che
c’era tutta nella mia testa e spingeva per uscire. Eccola
qua. Non ho potuto aspettare e rispettare i turni di scrittura!
Allora… la dedico ovviamente sempre a quella culona di mia
sorella Yukino che attende pure la seconda fic che mi ha chiesto per
Natale. Avere il mio stesso sangue dà questi ed altri
privilegi! Ma che non prenda abitudine a certe cose!
è_é
Grazie a tutti quelli
che hanno letto e commentato. A chi aspetta qualche mio aggiornamento
chiedo pazienza, arriverà! Alla prossima fic.. Buona
lettura. Baci Akane*
PARTE TERZA:
BOOM
/
No sound but the wind - Editors /
Danny
rimase seduto inchiodato al divano, in punta, come dovesse alzarsi da
un momento all’altro. Teso come una corda di violino, col
fiato sospeso, i muscoli tirati, le mani strette, il labbro serrato fra
i denti e gli occhi puntati in basso.
Era troppo presto, ci
aveva appena pensato. Cosa doveva dire?
Gli serviva un
po’ per assimilare meglio la situazione, i propri sentimenti,
capire…
Invece Don era
lì davanti a lui a pochi metri a fissarlo silenzioso.
Si chiese cosa
pensasse mentre lo squadrava a quel modo e si chiese anche cosa avrebbe
fatto.
Riflettendo sulle
parole di Mac giunse alla conclusione che, se si stava comportando come
avrebbe fatto lui, allora Don stava per violentarlo o qualcosa di
simile!
“Io al suo posto lo
farei…” Pensò riprendendo
possesso delle proprie facoltà mentali, quindi conscio che
riusciva a ragionare più o meno normalmente, si disse
facendosi coraggio: “Forza,
iniziamo in qualche modo…”
Non alzò lo
sguardo ma almeno parlò seppure con un filo di voce
colpevole:
- Non volevo
colpirti… ti ho fatto male? -
Don si
stupì di questa frase…
- Te ne sei accorto? -
Quel filo d’ironia fu una sorta di boccata d’aria
che il biondo apprezzò. Sorrise di gratitudine:
- Sono andato in tilt,
non ho ragionato proprio… - A quel punto si decise ad alzare
lo sguardo chiaro su quello cristallino del compagno. Non aveva
un’aria molto serena, si vedeva quanto nella sua assenza
dovesse essersi tormentato. Ebbe un moto di dispiacere e vergogna al
tempo stesso. Non se l’era meritato, in fin dei conti. Lui
era Don, anche se aveva agito precipitosamente prendendolo in contro
piede, non avrebbe dovuto respingerlo a quel modo senza nemmeno mezza
parola.
- Non
importa… - Disse allora Don vedendolo davvero pentito. Si
sciolse un po’ la tensione e sentendo in sé la
conferma dei propri sentimenti, gli si sedette accanto e dopo breve si
girò verso di lui col busto per continuare la sua precedente
attività: guardarlo - Penso che dobbiamo ricominciare da
capo… - Ripensò alle parole di Mac e le
ripeté: - Parlandone. -
Danny si riprese e lo
guardò di nuovo mettendosi nella sua stessa posizione:
- Non chiedo di
meglio… -
Erano ancora tesi ed
incerti nel modo migliore di agire dopo tutto quello che era successo.
In fondo sapevano cosa provavano anche se l’avevano
realizzato improvvisamente e troppo in fretta per assimilarlo.
È che non
erano abituati a pensarci troppo alle cose, una volta che capivano si
buttavano.
- Eravamo arrivati a
cosa ne penso io della riflessione di Mac. - Iniziò allora
Don cauto scrutando il viso dell’altro nei dettagli. Lo
conosceva così bene che ancora prima che assumesse una data
espressione, sapeva che sarebbe arrivata!
Proseguì
con un certo sforzo per trovare le parole migliori e lasciando perdere
quelle di Mac decisamente poco da loro, decise per quelle
più semplici, vere e dirette:
- Io sono
d’accordo con lui. Ci piacciamo e non è solo un
stare bene insieme, essere amici e colleghi da molto. È
anche un… piacerci! - Non aveva trovato di meglio ma tutto
sommato, pensò, non era poi così male. Non era
una conferenza stampa, non c’era nessun pubblico, erano loro
due e basta. Loro che si conoscevano così bene da prendere
parti altrui e farle proprie senza rendersene conto.
Danny
apprezzò quel modo di dirlo. Aveva sperato non tirasse fuori
parolone alla Mac. Non aveva più bisogno di riflettere,
l’aveva già fatto abbastanza, ora erano
lì per chiarirsi una volta per tutte anche se spinti da Mac.
- E tu cosa ne pensi
invece? - La domanda arrivò inevitabile e come
l’udì, il giovane si trovò a tirare e
rilassare i muscoli e le mani un paio di volte, si
mordicchiò ancora le labbra e dopo un paio di respiri
profondi e tentativi di risposta andati a vuoto, qualcosa decise di
scattare in lui.
Una molla. Una
scintilla. Un qualcosa di probabilmente indefinito che però
lo fece partire e tornare sé stesso senza alcun black out in
atto. Solo una delle sue caratteristiche esplosioni istintive, una di
quelle famose volte in cui agiva senza mettere in moto il cervello e
faceva quel che voleva, come lo voleva e perché lo voleva.
“Al
diavolo!”
Pensò
bruscamente.
Senza dire
assolutamente niente, con uno scatto annullò la distanza fra
loro, lo prese per le spalle con forza e in un lampo premette le
proprie labbra sulle sue. Ci mise poco ad assaggiarle e a prendere
confidenza con esse, l’aveva già fatto…
il ricordo del bacio di prima era ancora vivo e li investì
prepotente. Non fu come ricominciare da capo e nemmeno come un secondo
bacio. Fu come un proseguire da dove avevano interrotto e aprendo le
labbra fusero bocche e lingue in quella lotta erotica di prima che
andava sempre più in crescendo, con un intensità
travolgente. Don gli prese il viso fra le mani per non farlo
più scappare e rispondendo con desiderio al bacio si
sentì spingere da Danny fino a stendersi sul divano dietro
di sé. Lo ricoprì col busto e le sue mani
vagarono decise e svelte sul suo petto e poi giù, alla vita,
dove sfilarono la camicia cominciando a slacciarla sbrigativo.
Quando il suo petto fu
libero dalla camicia gli alzò la canottiera intima sotto e
con un sospiro compiaciuto di entrambi le dita si occuparono della
pelle che rabbrividiva.
“Boom!
Questo è Danny… ora lo riconosco! Un treno che
non ragiona e non si ferma!”
E Don non ci pensava
minimamente a fermarlo!
Piacevolmente
soddisfatto di quella risposta infilò anche le proprie mani
sotto la maglia attillata e fine del compagno sopra che, staccandosi
brevemente, gli permise di sfilargliela.
Danny tornò
sulla sua bocca e scivolando fuori iniziò ad assaggiargli il
collo succhiando il punto in cui la giugulare batteva eccitata, scese
sul petto e andando ai capezzoli slacciò svelto con le dita
i suoi jeans. In breve riuscì ad infilarsi nel suo inguine e
spinto dai suoi sospiri rochi di piacere continuò a
dargliene ancora con la mano che si muoveva in un crescendo che
l’eccitò facilmente.
Sentendo che stava per
raggiungere il limite, Don reagì decidendo che era ora di
restituirgli un po’ di cose, quindi con uno scatto si
tirò su invertendo abilmente le posizioni con modi che non
ammettevano repliche. Danny si stupì di trovarsi lui steso
sotto ma con un sorrisino malizioso lo invitò a venirgli
sopra prendendogli il viso fra le mani e attirandolo alle sue labbra.
Ripresero il bacio con quella sensazione di caos deleteria e mentre si
succhiavano a vicenda a momenti la lingua e ad altri il labbro
inferiore, le sue braccia muscolose gli circondavano il collo
impedendogli di scappare. Don si beò di quella presa forte
sentendo le linee scolpite del suo compagno che spesso aveva solo
intravisto ma mai avuto alla sua mercede in quel modo.
Il corpo di Danny era
capace di provocare quelli ed altri istinti anche se fino a prima erano
rimasti sopiti.
Il segreto sta nel
saper accendere la scintilla e la loro fortuna era stata che, quella
scintilla, l’aveva accesa Mac visto che nessuno dei due ci
aveva mai pensato da solo…
Iniziando a
mordicchiargli il labbro scese sul mento, percorse la mascella e giunse
sul lobo, ai denti sostituì la lingua che disegnò
tutto l’orecchio languidamente. Danny rabbrividì e
con le mani scese sulla schiena e poi più giù,
sotto i jeans aperti, sui suoi glutei che a lungo l’avevano
invitato a farlo. Strinsero attirando il bacino contro il suo.
Sentirono le loro virilità a contatto e senza accorgersene
stavano già strofinando richiamando nuove sensazioni
inaspettate.
Sentendo un bisogno
impellente di avere di più, Don sparì ben presto
in basso. Nel tragitto delineò con la lingua anche il resto
del corpo invitante di Danny e giunto al ventre non ci mise molto a
liberare il resto che rimaneva ancora coperto. Alle dita
sostituì subito le labbra e come non avesse fatto altro, si
sentì incitare a continuare dai gemiti non molto discreti
del compagno sotto che inarcava la schiena spingendo il bacino contro
la sua bocca.
Di nuovo la sensazione
di precipitare li investì fin quasi a farli impazzire.
Precipitare per poi arrivare ad un punto d’arrivo, un punto
in cui il culmine del piacere fu tale che un’altra esplosione
fece perder loro contatto con la realtà.
Questa volta il
culmine lo raggiunsero insieme.
Precipitosamente ed
istintivamente, senza il minimo ragionamento, senza nemmeno un briciolo
di lucidità.
“Bè,
se questa è la sua risposta aspetta che gli faccia altre
domande, allora…”
Fu alla fine il
pensiero di Don fra un ansito e l’altro mentre aspettava di
riprendersi accasciato fra le braccia di Danny.
Un guizzo malizioso
brillò sulle sue labbra sottili ma l’altro non lo
vide… ed anche se non lo vide, lo stesso guizzo malizioso
brillò pure sulle sue, di labbra!
Ripuliti e sistemati,
i due si ricordarono di un piccolo innocuo e trascurabile particolare.
- Ma questa
è casa di Mac! - Fu Danny a dirlo come se avesse vissuto in
un sogno fino a quel momento.
Don allora allo stesso
modo sorpreso rispose:
-
Già… e lui…? - Allora si guardarono
sgranando gli occhi come a non crederci.
- No, è
ancora fuori! - Esclamarono insieme.
Sempre in concomitanza
filarono in fretta alla porta d’ingresso e aprendola si
fermarono con l’espressione più buffa ed
indescrivibile mai avuta.
Mac stava seduto sul
gradino d’ingresso avvolto in una giacca con la vestaglia e
il pigiama che spuntava, le ciabatte e un’aria più
di là che di qua!
- Mac, ma che fai
lì!? - Domanda retorica ed ironica.
L’uomo si
drizzò come se si svegliasse, quindi si girò e li
guardò dal basso. Da lì il suo sguardo parve
più severo che mai. Se avesse avuto la pistola forse
l’avrebbe usata!
- Mi godo il panorama
notturno! A momenti arriva l’alba, non volevo perdermela! -
Rispose con altrettante ironia marcata guardando il panorama composto
da una serie di palazzi tutti uguali.
Il cielo andava via
via schiarendosi indicando l’imminente arrivo
dell’alba.
Don e Danny allora
senza nemmeno mettersi d’accordo, come sempre, si sedettero
di fianco a lui battendogli le mani sulla schiena in segno amichevole,
quindi ridacchiando dissero divertiti:
- Allora ti facciamo
compagnia, ti va? -
Mac preferì
non rispondere ma rimanere fermo e zitto per cercare la sua famosa
calma che stava vacillando.
Solo il pensiero che
finalmente si era tutto risolto fra i due, lo allietò.
Passarono la
successiva mezz’ora ridendo e scherzando come sempre, da
amici di vecchia data, e quando il sole cominciò a spuntare
fra gli edifici di New York colorando lento ogni cosa, guardando il
cielo rosato, i due che si erano appena messi insieme parlarono di
nuovo all’unisono e lo fecero nel modo più
semplice e diretto che conoscevano, come loro solito.
- Grazie Mac. -
Il suo sorriso gentile
e fraterno rispose per lui.
FINE
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