-Magnet-
Allen e Tyki si
incontrano in uno studio discografico per una gara canora.
L’obbiettivo è uno solo: diventare Idol. Tyki,
però, sembra averne anche un altro: fare breccia nel cuore
dell’inglesino.
Fanfiction classificata
1° allo “Stars
And Diamonds Contest -quando l'amore
incontra la comicità-” indetto da Jeannina e Nii
sul Forum di EFP
- Autrici:
Gala & XShade-Shinra
- Titolo:
Magnet
- Fandom:
D.Gray-man
- Rating:
Arancione
- Genere:
Comico, Romantico, Song-fict
- Avvertimenti:
AU, Shounen-ai, Yaoi, RRS
- Immagine Scelta:
Link
- Note delle Autrici:
In realtà questa FanFiction sarebbe composta da un unico
lunghissimo capitolo One-Shot, ma abbiamo deciso di dividerlo in tre
parti per agevolarne la lettura.
L’immagine che abbiamo scelto si rifà a
quest’altra: Link
Essa rappresenta la copertina della canzone “Magnet”,
cantata dalle Vocaloid Hastune
Miku e Megurine
Luka (è possibile trovarla reinterpretata anche
dagli altri personaggi).
I Vocaloid sono dei sintetizzatori software sviluppati dalla Yamaha
Corporation, in seguito sono stati introdotti degli applicativi, ovvero
dei personaggi inventati per dare voce al sintetizzatore vocale; da qui
sono nati i cantanti virtuali, detti Vocaloid. Tra i
più conosciuti: Hatsune Miku, Kagamine Len/Rin, KAITO,
MEIKO, Megurine Luka, Kamui Gakupo (Gackpoid) e Gumi (Megpoid).
Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non
esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti
in essa narrati. Inoltre questi personaggi – a parte gli OC -
e le canzoni non ci appartengono (purtroppo...), ma sono
proprietà dei relativi autori; questa storia è
stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro
divertimento.
Tutti i testi delle
canzoni e le traduzioni sono disponibili nelle Note Finali.
- Magnet -
Capitolo 1
Era una
fresca mattina d'inizio Primavera. L'aria era ancora un po'
troppo fredda perché i ciliegi potessero essere
già in fiore; eppure erano lì, rosa e splendenti.
Un ragazzo dai graziosi capelli bianchi, intanto, stava correndo in una
strada
poco trafficata di Tokyo.
"Non ci credo! Proprio oggi non posso fare tardi!" pensò
il giovane, con gli occhi puntati dritti verso l'orologio da
polso.
"Allen, vedi di vincere
il contratto. Dobbiamo pagare tutti i nostri
debiti!" le parole di Cross, il suo manager, gli
risuonavano ancora in
testa.
"Vecchio ubriacone... se invece di bere mettesse da parte un po' di
soldi, forse non avremmo tutti questi problemi."
Quella poteva essere la giornata di riscatto per l'inglese: molti
giovani aspiranti Idols si erano riversati a Tokyo per via di un
importante provino che avrebbe dato il libero accesso al Festival
dell'Inverno, una gara canora molto quotata tra i giovani, che poteva
dare molto spicco, addirittura mirare ad un contratto con una casa
discografica.
«Buon giorno!» esclamò il
ragazzo, ormai senza fiato, una volta varcato l'ingresso dello studio
di registrazione.
Nessuno, però, gli diede attenzione: erano tutti troppo
indaffarati tra prove, preparativi ed organizzazione.
"Come non detto..." pensò, ridacchiando depresso.
«Ehy, tu!» si sentì
chiamare.
«Chi, io?» chiese l'albino, voltandosi
a quella voce.
«Sì! Vedi altri qui intorno?» gli chiese
retoricamente un uomo vestito elegante, dai
lunghi capelli neri portati all'indietro e degli occhiali dalla fine
montatura.
Allen si guardò intorno vedendo un sacco di altre persone.
«Beh...»
«E' ovvio che io stia parlando con te, giovanotto!»
disse l'uomo, dandogli dei colpetti alla spalla per farlo
scollare da dov'era «Forza, seguimi! Sei in
catastrofico ritardo! Tra soli quindici minuti iniziamo le
prove!»
«Mi dispiace...» pigolò il
ragazzo, sentendosi in soggezione.
«Bah... Non ne parliamo!» disse
l’uomo, conducendolo davanti ad una piccola porticina un po'
in disparte.
«E' qui dentro lo studio per le prove?»
chiese confuso l'albino, togliendosi il cappuccio dalla testa e
mostrando così i suoi candidi capelli.
«No.» disse l'uomo, con una faccia non
poco perplessa. Poggiò la mano sulla maniglia della porta e
la aprì, rivelando così essere...
«Qui trovi scopa, paletta, straccio e quant'altro ti
serva per pulire.» disse, dandogli un colpo alla
schiena per farlo entrare dentro lo sgabuzzino delle scope
«Avanti! I concorrenti devono iniziare le prove. Non
possiamo certo fare delle riprese in un luogo sporco!»
«Ma io non sono il ragazzo delle pulizie...»
s'imbronciò l’albino
«Anch’io sono qui per il concorso!»
esclamò.
«Sì, certo... Anche l'elettricista ci ha
provato, prima!» disse scorbutico.
«E' vero! Questa è la raccomandata del mio
manager...» sbuffò il ragazzo, consegnandola
all'uomo, che la prese come se si trattasse di un foglio di carta
igienica dopo l'uso.
«Beh, capirai che è raro, per non dire unico
vedere qui una persona, che vuole essere un futuro Idol, senza il suo
manager accanto.» disse, scorrendo veloce tra le righe
del documento.
«Era impegnato... Non ha potuto accompagnarmi...»
si scusò ancora Allen, iniziando a provare
una forte antipatia nei confronti di quell'individuo.
«Pensi di sapertela cavare da solo?»
domandò annoiato, porgendogli il foglio per un angolo.
«Credo di sì...» rispose il
ragazzo, allontanandosi di un passo dal ripostiglio delle scope.
«Bene.» sbottò l'uomo
«La sala per voi è quella per di
là.» disse, indicando verso un antro pieno
di ragazzi intenti in gorgoglii ed acuti di vario genere per scaldarsi
l'ugola.
«Grazie mille... E’ stato molto
gentile...» sorrise angelico il ragazzo, facendogli un
inchino
"Moron..."
«Tsk!» fece il moro, prima che una
sorta di antenna gli spuntasse in testa, attivata dal rumore dei
passettini leggeri, e quasi impercettibili in mezzo a tutto quel
chiasso, prodotti da una bambina che correva in maniera composta verso
l'uomo, con le braccia aperte.
«Papino!» lo chiamò da
lontano.
«Piccola Road!» esclamò
l'uomo andando in brodo di giuggiole alla vista della figlioletta
adorata.
«Papino!» la vocina leggermente acuta
della nuova arrivata sembrava davvero tanto felice;
abbracciò il padre di getto, stringendosi a lui
«Lo zio Tyki mi ha portata qua, dato che lui deve fare
le prove ed io con la mamma mi annoio! Non vuole mai giocare con
me!»
«La mamma ha problemi di salute, dovresti
accudirla...» la rimproverò dolcemente il genitore
accarezzandole i capelli.
«Ma ci penseranno le domestiche a lei!»
ribatté, con una faccia tenera, impossibile da contraddire.
«Forse hai ragione...»
borbottò Cheryl strapazzandosi la figlia. Era completamente
rapito da lei, talmente tanto da quasi non accorgersi del doppio suono
secco e pulito che produceva un elegante paio di scarpe da uomo in
laccato, avvicinandosi verso di lui.
«Scusa se te l'ho portata qua, ma davvero non mi voleva
lasciar andar via.» disse il proprietario dei
costosi calzari.
Si trattava di un giovane uomo dai tratti simili a quelli del primo:
capelli neri e mossi e stesso colore degli occhi, un insolito e
prezioso dorato.
«Non importa, mi fa piacere averla qua...» disse
zuccheroso il fratello maggiore, cercando di
sbaciucchiarsi il nuovo venuto.
A quelle scene familiari, Allen si sentì un po' a disagio e
si mise in disparte, cercando con gli occhi un posticino dove mettersi
anche lui a scaldare la voce.
«Chi era quel ragazzino, Cheryl?»
chiese il giovane al fratello maggiore, mentre gli spalmava una mano in
faccia per allontanarselo dal viso per timore dei suoi baci incestuosi.
«Uno che vuole partecipare al concorso. Pensa, il suo
manager non lo ha nemmeno accompagnato! Ed io che pensavo fosse
l'addetto alle pulizie...» iniziò a
sproloquiare a raffica, senza badare se il fratello lo stesse
ascoltando.
«E' carino...» ridacchiò
civettuola Road.
«Sì... molto carino...»
asserì lo zio, osservando il ragazzino che timidamente
provava a cantare qualcosa, cercando di non dare disturbo agli altri.
«Trovi? Ha un non so che di strano... forse i capelli o
quello sgarro che ha sul viso...» meditò
l'organizzatore dell'evento.
«Ha gli occhi argentati... la pelle chiara, come i
capelli. E' piuttosto basso e non ha il viso perfetto.»
disse il giovane, osservando bene l'albino «E'
così diverso da me. E' una regola della fisica: gli opposti
si attraggono.»
«Ti interessa Tyki-pon?»
ridacchiò la bambina.
«Mi pare ovvio...» ghignò,
camminando verso l'albino.
Allen intanto si era messo in un angolo a studiare il testo della
canzone che avrebbe presentato all'audizione. Non voleva certo scordare
le parole.
«...
tra la cenere scoppiettano due o tre volte,
illuminando il suo adorabile profilo...»
pronunciava a
bassa voce le parole del testo, concentrato nel suo mondo, come
poté notare il giovane che si era appena avvicinato
abbastanza a lui, quasi da riuscire a specchiarsi in quelle due grandi
pozze che sembravano come riflettere la luce lunare.
«...
migliaia di sogni si abbattono al suolo...»
continuava a canticchiare le parole della canzone,
senza dare segni di essersi accorto che qualcuno lo fissava con
intensità.
Il moro a quel punto flesse il busto, in modo da mettere i loro visi
alla stessa altezza.
«Kanbawa, Shounen!» lo
salutò.
Allen sussultò, preso alla sprovvista. Alzò i
suoi occhioni argentei in quelli dorati del moro portandosi una mano al
cuore, spaventato. «C-- Ciao...»
balbettò.
«Sono così brutto?» chiese
l'altro, sorridendogli accattivante.
«No, non lo sei... cioè, mi hai preso alla
sprovvista! Ero concentrato...» balbettò
l’albino, arrossendo.
«Oh, quindi mi stai dicendo che non sono poi tanto
male?» chiese, avvicinandosi appena.
«No, cioè sì... Non intendevo
questo!» sbottò l'inglese in piena
confusione, con il volto rosso fiamma.
«Sei tutto rosso..» sussurrò
l'uomo, poggiando la fronte su quella del ragazzo «Non
avrai la febbre?»
«Sto bene... grazie...»
sillabò l’albino ridacchiando nervoso, cercando di
sottrarsi all'altro.
«Oh, se lo dici tu.» disse, con lo
stesso fare annoiato del fratello «Comunque, sono Tyki
Mikk.» si presentò, arretrando d'un passo
per fargli un profondo e galante inchino «Con chi ho il
piacere di parlare?»
«Allen Walker...» sorrise appena il
ragazzo porgendogli una mano guantata. Tutte quelle cerimonie da parte
di Tyki lo mettevano un po' a disagio. Sembrava uscito da un'altra
epoca.
«Oh, ma allora nemmeno tu sei di qua.»
notò, mentre gli occhi si modellavano sul delicato profilo
dell'interlocutore.
«No, sono inglese...» sorrise ancora il
ragazzo, in modo meno rigido rispetto a prima «Anche tu
sei qui per il concorso?» chiese curioso il ragazzo.
«No, io sono qui per il film.» rispose,
ammiccando.
«Film?» in uno studio discografico?
«Certo! Qui accanto fanno film per
adulti.»
spiegò con aria seria «Saresti perfetto per avere
una
parte, sai?»
«Non m'interessa, grazie...» Cross gli
aveva insegnato a diffidare degli sconosciuti in sua assenza, anche
perché era già capitato che gli rifilassero una
bufala. Poi trattandosi di film per adulti… lui ancora non
aveva nemmeno l'età per vederli!
«Sto scherzando.» disse subito il moro,
con un sorriso caldo e... rassicurante, nel suo piccolo
«Anche io sono qui per le prove, esattamente come
te.»
«Non... Non sei un po' troppo vecchio per fare questo
genere di provini?» che colpo basso per Tyki Mikk!
«Come ti permetti, moccioso?» chiese
con uno sguardo che poteva uccidere «Quanti anni mi
daresti?»
«L'ergastolo...»
lo freddò
con una battuta prima che il nome dell’inglesino venisse
chiamato dal capo della commissione. Era il suo turno per cantare.
«Allen Walker si presenti sul palco, grazie!»
«S-- Sì, arrivo!» si
agitò il ragazzo, affrettandosi a raggiungere la sua
postazione.
«Ma... Ma...» balbettò Tyki,
ancora sconvolto dal comportamento del ragazzo. Pensava fosse una preda
molto più facile.
«Che cosa ci canti?» chiese la voce di
una donna tra la giuria, austera ma piacente.
Il ragazzo strinse forte la mano sinistra nella destra e, cercando di
tranquillizzarsi, rispose.
«"Tsunaida Te ni Kiss wo". Si accompagna con il
pianoforte.»
«Se hai uno spartito puoi farla suonare dal nostro
direttore d'orchestra, altrimenti puoi farlo tu stesso, se ne sei
capace.» lo invitò lei con un sorriso
formale.
«Posso farlo da solo...» sorrise tirato
il ragazzo, prendendo posto dietro il piano e regolando il microfono.
Cheryl si sporse di lato verso la donna.
«Che sia un cantautore?» chiese
«Non ho mai sentito questa canzone.»
«Shhh.! Ascolta...» lo zittì
Lulubel, mentre Allen cominciava a suonare.
Una dolce melodia invase e riempì la sala in ogni angolo,
per poi essere seguita dalla dolce voce del ragazzino, che
riuscì a far tacere di colpo tutti gli altri partecipanti
all'evento. Le dita premevano delicatamente i tasti bicromati dello
strumento, mentre la sua voce valorizzava ed interpretava il testo. Un
concorrente si fece spazio tra gli altri per raggiungere un posto
davanti all'entrata della sala, come richiamato da quella voce. Si
trattava di Tyki, il quale, appena visto l'albino così
concentrato nella sua esibizione, non poté fare a meno di
incantasi, allargando un po' gli occhi per lo stupore, come la maggior
parte dei presenti, che oltre a quelli, tenevano anche le labbra
semidischiuse.
La voce dell'albino non vacillò nemmeno per un secondo;
anche se la canzone si chiuse con una nota triste ed i suoi occhi
argentati sembravano più brillanti o forse semplicemente
lucidi.
I giudici scrissero qualcosa sui loro taccuini, senza degnarlo di un
applauso. Loro erano lì per valutare con occhi critico, non
per dare futili soddisfazioni agli artisti che ivi si presentavano.
«Marian Cross...» sussurrò
l'organizzatore «Dopo la cantante lirica Maria, sta
riuscendo a plasmare una nuova stella.»
«Grazie per avermi ascoltato...» disse
il ragazzo, facendo un inchino davanti alla giuria prima di scendere
dal palco, preoccupato. Aveva l'impressione di aver sbagliato tutto.
«Avanti il prossimo.» disse la donna,
mentre una coppia di ragazzi vestiti in maniera un po' stravagante
saliva sul palco.
«Voi cantate in coppia?» chiese la
donna, anche se sapeva benissimo chi fossero.
«Certo!» dissero i ragazzi,
abbracciandosi in maniera appiccicosa «Siamo i
Jasdebi!!»
«Cosa cantate?» chiese Lulubel, mentre
Allen usciva fuori dalla stanza delle audizioni. Aveva il cuore che
batteva a mille.
«“Jasdebi’s Song!!!”»
dissero in coro, estraendo di tasca due pistole,
facendo così intervenire la sicurezza.
Intanto le selezioni
andarono avanti.
L'albino si era messo in disparte in modo da poter sentire gli altri
cantare, senza però intralciare nessuno. Ogni volta che
sentiva una nuova performance gli sembrava migliore della sua.
Sbuffò appena, poggiando la schiena alla parete. Se Cross
fosse stato lì almeno avrebbe avuto qualcuno con cui
bisticciare e non avvertire la pressione che lo opprimeva in quel modo;
ma ci pensò un'altra persona a distrarlo dai suoi propri
pensieri.
«Congratulazioni, Shounen.» sorrise
Tyki, arrivando di lato rispetto al ragazzo.
«Eh?» chiese confuso Allen, alzando il
volto sul portoghese.
«Sei stato molto bravo, prima.» lo
lodò, poggiando una mano tra i capelli argentati.
«Dici sul serio? A me sembrano tutti più
bravi di me...» borbottò depresso.
«Questo lo penserai quando canterò io.»
sorride sensuale, facendo scorrere un dito lungo la
linea della mascella dell'albino, fermandosi al mento per alzargli un
poco il viso.
«Sei molto sicuro di te...»
ghignò in risposta il ragazzino tenendo lo sguardo fisso in
quello del moro.
«Essere sicuri di sé stessi è la
chiave del successo.» rispose.
«Ad esserlo troppo però si risulta superbi
ed antipatici...» asserì il ragazzo
sfuggendo il mento dalla presa del moro.
«Hai un'ottima parlantina, ragazzo.»
disse, accarezzandogli la guancia sinistra con il pollice, sentendo il
sottile rilievo della cicatrice nonostante gli eleganti guanti che
indossava.
«Lo prenderò come un complimento...»
ghignò quello, spostando appena lo sguardo
alla mano di Tyki che gli accarezzava il lato del viso con il solco.
«E poi, io ho i miei buoni motivi per essere sicuro di
vincere...» disse sibillino, mentre le dita si
insinuavano tra i fini ciuffi argentati del ragazzo.
«Tutti hanno i loro buoni motivi...»
sussurrò lievemente a disagio, cercando di allontanare
garbatamente la mano dell'altro.
«Il mio penso che abbia un peso maggiore...»
iniziò a dire, facendo appena le fusa,
nonostante il gesto di rifiuto dell'altro.
«E quale sarebbe?» ridacchiò
impacciato, mentre il moro si avvicinava sempre di più e lui
si ritrovava bloccato contro il muro.
«Ma come? Non ci arrivi?» chiese,
arricciando il labbro superiore «L'organizzatore
è mio fratello. Non farebbe mai un torto ad un famigliare,
no?»
«Se è una persona corretta
passerà sopra queste cose!» fece sicuro
Allen, mentre il ghigno di Tyki si avvicinava pericolosamente al suo
viso.
«Non è una persona corretta.»
appuntò, poggiando le mani al muro, ai
fianchi di Allen «C'è posto per due sole
persone...»
«Perché mi stai dicendo queste cose?»
chiese l’inglese, cercando si sfuggire alla
vicinanza del moro.
«Perché mi piacerebbe che tu fossi scelto
con me.» spiegò, breve e diretto.
«Io...» stava per dire il ragazzino,
imbarazzato dalla proposta dell'altro, quando una mano lo
agguantò dalla collottola come un gatto e lo tolse dalle
grinfie del portoghese. «Discemolo! Ti ho cercato
dappertutto!»
Tyki non fu pronto di riflessi e non poté fare altro che
baciare l'amara e fredda parete, al contrario delle dolci e calde
labbra dell'albino alle quali mirava.
«Stupido Scemaestro! Per colpa sua mi avevano scambiato
per l'addetto alle pulizie!» sbraitò il
ragazzo mentre si agitava, per farsi mettere giù dal rosso.
«Ero indaffarato!» rispose
«Ti ricordo che è da ieri che non torno a
casa!»
«E a fare cosa? Quest'audizione era la
priorità!» sbottò l'inglesino
incrociando le braccia al petto.
«Tsk!» fece, aprendo di colpo le dita
che sorreggevano il ragazzo, facendolo così cadere a terra
«Ci sono priorità impossibili da
posticipare!»
«Tipo?» chiese dolorante Allen,
massaggiandosi il fondoschiena.
«Sei troppo piccolo.» tagliò
la conversazione, notando solo allora Tyki che si puliva la bocca con
una manica dell'abito.
«Bleah!!» fece il moro, sentendosi
ancora in bocca il sapore di intonaco.
«E lui chi sarebbe?» chiese al suo
cliente, indicando con il pollice il portoghese.
«Un certo Tyki Mikk... Anche lui partecipa al
concorso. A quanto pare è il fratello minore
dell'organizzatore...» gli riassunse in poche parole.
«E lo spiattella pure ai quattro venti??» chiese,
incredulo.
In quel momento, il cervello di Cross si costruì abilmente
un contorto diagramma di flusso, che solo un manager sarebbe riuscito a
fare.
Tyki è il fratello dell'organizzatore --> E
--> Allen conosce Tyki --> QUINDI -->
Tyki
può metterci una buona parola --> SE --> Allen
sta simpatico a Tyki --> QUINDI
--> Allen DEVE
stare
simpatico a Tyki.
«Come mai palavate?» chiese, curioso ed
interessato.
«Mi diceva che gli piacerebbe che io venissi scelto con
lui... o qualcosa del genere...» disse incerto il
ragazzino. Quando Cross si interessava a qualcuno non era mai di buon
auspicio, almeno per lui.
«Veramente?» chiese, con gli occhi che
si illuminavano a formare la $ dei dollari.
«Sì, ma la giudice di gara mi sembra molto
severa. Forse la sua influenza non servirà a
niente...» borbottò l'albino. Ci sperava davvero
tanto.
Senza nemmeno ascoltarlo, Cross andò dal portoghese e gli
batté una mano sulla spalla.
«Buongiorno, signor Mikk!» disse,
sfoderando un bel sorrisone.
"Cosa diavolo avrà in mente?" si chiese sospettoso l'albino,
mentre si alzava in piedi ed origliava discretamente cosa diceva il
maestro.
«Eh?» fece il giovane, girandosi verso
il manager di Allen «Buongiorno, signor...?»
«Il mio nome è Marian Cross, sono il suo
manager...» sorrise, indicando l'albino.
«Ah, piacere.» disse, palesemente
disinteressato.
«Vorrei parlarti di una cosa... in provato...» fece
il rosso, abbassando la voce.
«Tra poco è il mio turno...»
disse neutro.
«Si tratta di Allen...»
sussurrò con un ghigno il rosso.
"Dove vanno ora?" si chiese l'albino spiando i due allontanandosi in
un'altra stanza.
«Allora, che mi vuoi dire?»
domandò il portoghese, stravaccandosi su una sedia e
portando le braccia incrociate dietro la testa.
«Prima… Dimmi, perché ti
interessa Allen?» chiese il rosso, portandosi una
sigaretta alle labbra.
«Non si offre?» chiese il moro,
indicando con un cenno la cicca.
Cross gli passò il pacchetto aspettando che rispondesse alla
sua domanda.
«Perché come l'ho visto, ho sentito una
specie di attrazione verso di lui, non so se mi spiego.»
rispose, prendendo una sigaretta e tenendola tra le
carnose e sensuali labbra «Non ho da accendere.»
«Non credevo tu fossi quel tipo d'uomo...
però è anche vero che Allen ha un viso molto
femmineo...» disse piatto il rosso, accendendogli la
sigaretta, come se stesse parlando del tempo.
«Mi piacciono sia le donne che gli uomini, basta che
siano di bella presenza.» spiegò, per la
serie "Non si butta niente" «Come mai questa
domanda?»
«Quando si capiscono le intenzioni di un uomo, si sa
cosa potergli offrire...» ghignò Marian
sedendosi davanti al portoghese.
«Non mi è sembrato un ragazzo
così facile...» disse il moro, inspirando il
fumo della sua sigaretta. Non era la marca che preferiva, ma sempre
meglio di nulla dato che il Conte, il suo Manager, gli aveva buttato al
cesso l'ultimo pacchetto che era riuscito a farsi importare dal
Portogallo.
«L'ho educato bene. Anche se facesse storie, alla fine
farebbe quello che il suo manager gli consiglia essere il meglio per
lui...» disse pacato il rosso, soffiando fuori il fumo.
«Vuoi dire che potrebbe anche darsi a me?»
domandò, mentre pensava a quante altre
volte Cross avesse fatto questo giochino con Allen.
«Non sono mai arrivato a tanto. Il ragazzo ha talento e
può benissimo fare carriera con le sue sole forze.
Però se io glielo chiedessi non si
rifiuterebbe...»
«Uhmm...» fece il moro, grattandosi il
mento «E' vergine, quindi...»
«Già...» ghignò
Cross non sentendosi minimamente in colpa per quello che stava facendo
alle spalle dell'albino.
«E come mai mi offri il tuo pupillo su un piatto
d'argento?» rispose al bieco sorriso.
«Voglio che diventi una stella più grande di
Maria... Ha bisogno dei trampolini giusti per saltare il più
in alto possibile...» rispose Cross, con gli occhi seri
e determinati.
«Vuoi sfruttare i miei agganci familiari?» chiese,
prendendo la sigaretta tra due dita ed
allontanandosela dalla bocca.
«Ti dispiace?» chiese il rosso.
«E' quello che gli stavo proponendo io poco fa.»
sorrise, con la labbra che si aprirono in una
grottesca mezza luna.
«Bene, vedo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda.
Che ne dici se Allen stasera cenasse con te? Dopo gli impegni che ha
questo pomeriggio, naturalmente...»
«Meglio a casa mia od in un ristorante?»
domandò, non conoscendo i gusti del
ragazzo. Magari non avrebbe accettato facilmente delle avances in un
habitat non suo; non voleva certo trascinarselo a letto con la forza,
no. Sarebbe stato poco elegante e lo avrebbero subito saputo tutti i
paparazzi della zona. Essere sulla cresta dell'onda era molto seccante,
a volte.
«Meglio in un posto non sotto gli occhi di
tutti...» meditò il manager del ragazzo, pensando
anche che, nonostante il budget che doveva avere a disposizione il
portoghese, non gli sarebbe mai bastato nemmeno un mutuo per pagare il
conto. Allen era la classica persona alla quale è
preferibile regalare un vestito piuttosto che un invito al ristorante!
«Perfetto... Allora, facciamo stasera alle 19.»
disse, porgendogli un biglietto da visita
«Qui c'è l'indirizzo.»
«Saremo puntuali. Ah, un consiglio: fai come se foste
in dieci stasera a cena...» ridacchiò l'uomo
uscendo dalla stanza.
«Eh??» fece l'altro, con un'espressione
incomprensibile in volto. Quello che in quel momento non gli era
chiaro, sarebbe stato limpido quella stessa sera.
«Tyki Mikk sul palco!» si
udì in quel momento la voce di Lulubel chiamare dall'altra
stanza.
«Arrivo!» disse l'interpellato, come se
la giudice potesse sentirlo.
Si alzò di corsa dalla sedia e si precipitò sul
palco, dimenticandosi della sigaretta.
«Sei pregato di non fumare qui...» lo
riprese subito la donna.
«Ah... E'... E’ finta!» disse
subito, spegnendola con le mani e facendosi un male cane, ma non
facendo trapelare dal viso una sola espressione di dolore che lo
potesse tradire "Ahia..."
«Cosa ci canti?» chiese la donna
guardando male il portoghese.
«Vi presento il mio Cavallo di Battaglia in
inglese.» disse, sfoderando un sorriso smagliante.
«Procedi...» disse Lulubel sistemandosi
al suo posto.
L'uomo abbronzato prese il gelato in mano e cominciò a
cantare. La sua voce era bassa ed avvolgente, tremendamente sensuale,
anche se la sua canzone era abbastanza… stupida.
«#
Tutti gli uccelli cantano parole ed i fiori
canticchiano nella stanza tiki tiki tiki tiki tiki #»
Allen si era messo in disparte ad osservarlo cantare, arrossendo
inspiegabilmente quando gli occhi del moro incontrarono i suoi. Doveva
ammettere che era bravo... allora non era solo un pallone gonfiato!
Bastò che Cross gli passasse davanti per rovinare il magico
filo che avevano tessuto i due.
«E' bravo.» rise il rosso,
appoggiandosi al muro di fianco all’inglesino.
«Già... ha una voce molto matura...»
pigolò il ragazzo.
«Non solo la voce.» disse piano,
buttando a terra il mozzicone di sigaretta e spegnendolo con il tacco
della scarpa.
«Cosa intendi dire?» chiese confuso il
ragazzo, concentrando tutta la sua attenzione sul maestro.
«Ti ha invitato a cena, poiché ha compreso
il tuo talento musicale e vorrebbe parlare con te.»
spiegò, inventandosi una storia che non scandalizzasse
troppo l'albino «Anche se è più
grande di te, vuole trattarti come un suo coetaneo e collega.»
sottolineò alla fine.
«Dov'è il nostro tornaconto?» chiese
l'albino che conosceva bene il manager.
«Parlerà di te al fratello.»
spiegò brevemente.
«Non mi piace quel tizio...»
sbuffò l'albino, riferendosi al signor Kamelot.
«Non devi andare a simpatia con quelli più
potenti di te, ma a convenienza.» disse il rosso,
annuendo.
«Questo non cambia quello che penso di lui...»
s'intestardì il ragazzo, mentre Tyki ormai
finiva di cantare.
«Grazie, il prossimo!» lo
liquidò Lulubel chiamando l'ultimo nome della lista.
Il moro, mentre andava via, incrociò il suo cammino con una
bella ragazza dai lunghi capelli biondi, che prendeva il suo posto sul
palco.
«Cosa ci canti?» chiese la donna,
felice di aver quasi terminato.
«E' una ninna nanna... l'ho scritta io, però
non ha ancora un titolo...» disse timidamente la
fanciulla.
«Siamo già stanchi, ragazza, cerca di non
farci addormentare.» la derise Cheryl.
Lei arrossì, facendo un breve inchino prima d'iniziare a
cantare con voce chiara e cristallina.
Bastò questo a smorzare sul nascere uno sbadiglio del moro,
rimasto di stucco sin dalle prime note. A quanto pareva, in quella gara
canora si erano presentati cantanti piuttosto dotati.
«Che brava...» fece incantato Allen,
zittendo il maestro che gli stava parlando.
«Ehy! Ma mi ascolti?» fece questi,
indignato.
«Sshhh! Ascoltate...» lo
invitò, spazientito.
«Ma che te ne frega degli altri? Tanto vincerai se il
nostro piano va in porto.» insistette.
«Io non voglio vincere disonestamente! Posso farcela
anche da solo!» si accanì il ragazzo.
«Non fare il testardo.» lo
sgridò «Lo senti quanto sono bravi anche gli
altri?»
«Mi ha appena detto che non devo ascoltarli!» gli
fece la linguaccia, correndo via tra i
partecipanti per non dover sentire ancora il maestro.
«Discemolo!!» lo richiamò
invano, mentre lo vedeva scomparire nella fiumana di gente. Ma Cross
non si preoccupò: Allen sarebbe sicuramente rientrato a casa
per pranzo!
«Problemi?» chiese Tyki che aveva
assistito alla scena.
«Doveva andare in bagno.» lo
liquidò il manager.
«A stasera, allora...»
ghignò, andando verso il fratello e la nipotina.
«Certo!» rispose, voltandosi poi nella
direzione nella quale era sparito Allen "Se mandi tutto all'aria, ti
darò da pagare tutti i miei debiti."
L'albino, intanto, era andato a conoscere la ragazza che aveva appena
finito di cantare.
«Complimenti! Sei stata davvero bravissima!» la
lodò.
«Davvero?» chiese lei, facendo brillare
appena l'occhio non coperto dal bendaggio «Pensavo di
non farcela, onestamente...»
«Tu sarai sicuramente una delle finaliste... Hai una
voce meravigliosa...» sorrise Allen.
«Beh, grazie...» ringraziò
lei, portandosi il pugno chiuso alla bocca.
«E' la verità...» sorrise il
ragazzo, accarezzandole appena la testa in un gesto affettuoso.
Lei sorrise timida, accettando quelle coccole.
«Ora scusami, ma devo andare.»
«Sì... Ciao!» la
salutò con la mano l'albino, sorridendole candidamente.
Anch’ella lo salutò, ed Allen la vide andare
incontro ad un uomo all'apparenza piuttosto anziano, che la
abbracciò contento. Che fosse il suo manager?
«Andiamo ad aspettare da quella parte, tra poco diranno
chi è stato scelto...» disse l'anziano
signore alla fanciulla.
A sentire ciò, anche Allen li seguì. Era
decisamente agitato.
"Accidenti, forse avrei dovuto studiare di più
l'interpretazione del testo..." si lagnò mentalmente,
prendendo profondi respiri.
La tensione in quella sala era palpabile. Tutti i partecipanti non
nascondevano quanto fosse dura per loro l'attesa del verdetto
ufficiale. Solo uno fra tutti teneva in sé una calma a dir
poco glaciale, lo stesso uomo che si avvicinò all'albino,
posandogli una mano sulla spalla.
«Sei contento, Shounen?» gli
soffiò caldo all'orecchio.
«Ah!» Allen era talmente teso, che la
mano di Tyki lo spaventò.
«Ho parlato con Cheryl...»
sussurrò ancora, leccandogli appena il lobo, come per
pregustare ciò che avrebbe mangiato quella notte.
A quel gesto l'albino arrossì, allontanando il moro
spingendolo con una mano sul petto.
«Che vorrebbe dire? Che gli hai parlato?» chiese,
coprendosi poi l'orecchio appena leccato
dall'altro.
«Che vinceremo. Non sei contento?» gli
chiese con un sorriso.
«No! Io non voglio vincere così!» si
arrabbiò Allen, fedele al suo essere un
gentil’uomo.
«Troppo tardi.» ghignò il
moro, alzando spalle e mani al cielo.
«Riparlagli! Digli che non scelgano me se non me lo
merito!» lo pregò allora, aggrappandosi alla
sua giacca.
«Ma come?» chiese, poggiandogli le mani
sulle spalle, creando come un abbraccio tra di loro «Io
ti sto solo aiutando...»
«Non voglio questo genere di aiuti... E’ una
truffa questa!» sussurrò, in modo che
nessuno potesse sentire a parte Tyki.
«Non hai mai barato in vita tua?» gli
chiese, accarezzandogli i capelli.
Tyki sembrava non saper proprio resistere al niveo corpo del ragazzo.
«Ehm...» lo sguardo di Allen si perse
nel vuoto per qualche secondo, come se stesse rivangando vecchi ricordi
"In pratica..." ripensò a tutte le volte che aveva dovuto
racimolare soldi in maniera disonesta per pagare i debiti del maestro.
«Questa cosa non c'entra! Ho lavorato tanto per questo
giorno, e non sarò soddisfatto finché non
vincerò correttamente!» disse deciso.
«Però... io ci terrei tanto che venissi
scelto...» bisbigliò «Per me
sei stato il più bravo del concorso, non ti basta
questo?»
«Dici sul serio?» la rabbia del ragazzo
scemò a quelle parole.
«Sì.» rispose piano, posando
un bacio sulla fronte del’inglesino. Gli altri partecipanti
erano troppo in fibrillazione per i risultati per poter accorgersi di
loro.
«Però la tua parola non mi basta!»
tornò poi all'attacco, facendo cadere il
moro per terra depresso.
«Sei senza cuore!» uggiolò,
con i lacrimoni agli occhi.
«Abbiamo raggiunto un verdetto!» la
voce di Lulubel riuscì a far fermare più di un
cuore ed a spezzare più respiri in quel momento.
«Ora la nostra mascotte porterà la lettera
con i nomi dei due candidati prescelti.» disse,
porgendo la mano verso l'entrata per le quinte, dalla quale fece
capolino la piccola Road.
«#
Sennen ko ha sagashiteru... Daijina HEART
sagashiteru... Anata ha atari, tashikameyo... #»
canticchiò, mentre zampettava per piccolo palco montato per
l'occasione.
«Quella è la bambina di prima...» disse
Allen, un po' sorpreso.
«Sì, la piccola Road.» disse
il portoghese, guardando con una strana lucina che gli brillava negli
occhi la bimba che consegnava la busta alla bella giudice.
"E' il momento della verità..." pensò l'albino,
trattenendo il fiato mentre Lulubel apriva la busta.
«Road!» abbaiò la donna,
scuotendo poi l’involucro «E' vuota!»
«Oops...» ridacchiò la
ragazzina, tornando dietro le quinte per prendere la busta giusta.
La donna si spalmò una mano sulla faccia, depressa, mentre i
concorrenti inveivano verbalmente contro il piccolo diavoletto.
«Eccola! E' quella giusta!» sorrise la
bambina, porgendole quella esatta.
«Uhmf.» ringraziò la bionda,
aprendo la busta, giusta «Signori e Signore, i due
finalisti di questo concorso sono... Allen Walker...»
cominciò mentre l'albino si sentiva morire. Aveva ragione
Tyki allora.
«Ci rivediamo dopo i festeggiamenti, Shounen...»
ghignò l'uomo, facendo già un
passo in avanti.
«... e Lala!!»
terminò la
giudice.
«COOOOOSAAA?!?!?!» urlò
sconvolto il portoghese.
«Lala?» chiese confuso Allen per poi
vedere la ragazza in questione festeggiare con il suo manager.
«Abbiamo vinto io... e Lala?» chiese
ancora incredulo, sentendo l'euforia salirgli lentamente in tutto il
corpo.
«E... io... no... deve esserci un... errore...»
balbettò shockato il moro.
Senza che se ne rendesse conto, però, le braccia dell'albino
si strinsero contro il suo collo, stritolandolo per la gioia. Aveva
vinto grazie alla sua voce, e non per l'intervento di Tyki.
«A-- Auguri...» sussurrò
l'uomo, senza nemmeno cogliere un'occasione ghiotta come quella per
baciare il ragazzo sulle labbra.
"Qualcosa non torna... che ha combinato quell'impiastro di mio
fratello!?" si chiese.
«Grazie...» sussurrò, anche
se non era certo merito di Tyki se alla fine il giudizio non era stato
truccato!
«Puoi aspettarmi un momento qui?»
chiese glaciale, con una vena che gli pulsava alla tempia.
«Certo...» disse confuso il ragazzo,
staccandosi da lui.
«A dopo.» lo salutò,
camminando con passo meccanico verso il retro, dove era sicuro di
trovare Cheryl.
Nel frattempo, Allen si sentì un braccio stringergli il
collo.
«E bravo, Discemolo! Allora qualche soddisfazione me la
dai ancora!»
«Ho vinto da solo!» sorrise candido e
soddisfatto, abbracciando l’arto del rosso.
«Ho notato.» disse «Beh, ora puoi anche
andare a casa, mi occupo io di parlare con chi di
dovere.»
«Va bene...» sorrise passando prima a
congratularsi con Lala.
Intanto Tyki era giunto finalmente dal sangue del suo sangue...
«Che cosa hai combinato?!» chiese,
sputando fuoco e fiamme dalla bocca, mentre sembrava quasi che un'aura
nera lo avvolgesse.
«Mi dispiace, Road ha fatto confusione con le
buste...» ridacchiò Cheryl spaventato.
«Confusione un corno!!!»
sibilò, prendendo una sedia, con palesi cattive intenzioni.
«Che intenzioni hai?» chiese
preoccupato il signor Kamelot.
«Di vedere quanto è dura la tua
testaaaaa!!» urlò, balzando verso Cheryl.
«Aiutoooooooooooo!» iniziò
ad urlare l’uomo, nascondendosi dietro le sottane di Lulubel.
«Che succede qui?» chiese seccata la
donna.
Tyki, buttò subito l'arma del futuro delitto a terra e ci si
sedette sopra, con fare angelico.
«Nulla!»
«Tu ti sei classificato terzo. In caso uno
dei due vincitori non potesse prendere parte all'evento che stiamo
organizzando, tu lo sostituirai. Sarai una specie di
rimpiazzo...» ghignò la bionda.
«Io un rimpiazzo????»
berciò, con un demone in corpo che scalpitava per venire
fuori.
«Se non ti sta bene puoi andartene. Non facciamo
favoritismi, Tyki...» ghignò, andando via.
A quel punto, Tyki non si contenne più ed afferrò
la donna per un gomito, bloccandola.
«Dimmi almeno perché non avete preso una
voce calda e sensuale come la mia, che manda in visibilio le ragazze
anche solo con un mio sospiro!»
«Sei borioso e superbo... abbiamo già troppi
artisti come te...» lo incenerì lei,
liberandosi dalla sua presa.
«E poi, Tyki, sei anche vecchio...»
osò fargli notare il fratello, prima di ritrovarsi un vaso
di fiori spaccato sulla testa.
Che affronto!
«Vecchio? Ma se ho appena ventitre anni!»
«Zio Tyki, all'anagrafe ne hai ventisei.» le
ricordò l’innocente voce della
bimba.
«Zitta tu!» sbottò quello,
prendendole le guance tra le mani, bisticciando come se fosse anche lui
un bambino.
«Ngh!! Zio Tyki mi fai male!!»
ringhiò Road, imitando l'attacco del parente.
«Io ho ventitre anni, capito?! Ventitre!»
«Non è vero, zio Tyki!!! Bugiardo!!»
urlò la bimba.
In quel momento si risvegliò Cheryl dal colpo subito e la
mascella gli cadde a terra nel vedere la sua figliola maltrattata.
«Non osare toccare la mia Road, maledetto!»
sbottò Cheryl. Adesso era lui che faceva
paura.
«Ihk!» fece l'aspirante Idol,
spaventato per il repentino cambiamento dell'uomo.
«Scappa se non vuoi incontrare quel ragazzino in un
lago di sangue questa sera...» sibilò il
padre della bimba.
«Volo!!!» fece, scappando e portandosi
appresso Road, visto che si era dimenticato di mollare la presa.
«Paaaaaaaaapinoo!» si sentì
la voce della bimba spegnersi in lontananza.
«ARGH!!! TYKIIII!!! MOLLA MIA FIGLIA!!!»
urlò il padre, rincorrendoli più
veloce di Super Mario potenziato.
Allen, intanto, stava tornando all'appartamento che divideva con Cross.
Si mise ad aspettare l'autobus alla fermata davanti all'edificio.
Ancora non credeva di essere stato scelto. Era davvero felicissimo!
Pensava che finalmente il suo manager non gli avrebbe più
dato addosso e che il tempo dello schiavismo per pagargli i debiti
sarebbe finito, ma ci pensò una furia nera a fargli
rimettere i piedi a terra.
«Pistaaaaaaa!!» urlò Tyki,
ancora inseguito dal fratello.
«Attent--» cominciò a dire
l'albino, prima di venire investito dal portoghese.
Durante la colluttazione, la bimba volò in aria ed il padre
la prese al volo, accogliendola tra le sue forti braccia.
«Piccola mia!!» disse, con le lacrime
agli occhi, come se l'avesse appena recuperata da un sequestro.
Mentre, per quanto riguardava Tyki, egli buttò a terra
l'inglesino, di schiena al marciapiede e ci finì lungo
disteso sopra, con le labbra incollate alle sue.
Allen spalancò gli occhi diventando rosso peperone. Vide la
stessa smorfia sul viso di Tyki per qualche secondo, ma non
durò molto, cedendo poi il posto ad un'espressione molto
compiaciuta, dove l'oro si fuse nell'argento ed una rossa lingua
birichina, sfiorò le rosee labbra dell'albino.
«T-- togliti!» balbettò
l'albino, spingendolo via.
«Ma anche no!» rispose il moro,
leccandogli una guancia.
«Che diavolo ti prende? Sei un maniaco!» lo
accusò, asciugandosi la guancia con una
mano guantata.
«Bauf!» abbaiò, tirando
fuori la lingua e respirando affannosamente.
«Non m'incanti! E' inutile che fai finta di fare il
cane, adesso!» sbottò iroso l'albino,
tirandogli un pugno in testa.
«Caiii!!» uggiolò, cercando
di fargli pena. Tutta la rabbia di prima si era spenta con un bacio.
«Ma guarda tu...» borbottava stizzito
il ragazzo, mentre si rimetteva in piedi e si spolverava i vestiti.
«Wof!» fece ancora il moro, mettendo il
muso su una coscia del ragazzo, guardando in alto al suo volto.
«Piantala di guardarmi così! Il maestro deve
essersi bevuto il cervello se ha pensato di farsi aiutare da
te!» borbottò ancora, spostandosi sotto la
pensilina del bus.
«Caiii caiii...» pianse Tyki,
strusciando il muso sul cavallo dei pantaloni dell'albino.
«Brutto idiota!» sbottò
Allen avvampando, tirandogli una ginocchiata sotto il mento.
Il portoghese si lamentò in maniera più umana,
tappandosi il naso con il palmo di una mano, sperando che non gli si
fosse rotto niente.
«Tzè...» fece stizzito,
accingendosi a prendere l'autobus che si stava fermando.
«Asbedda!» lo fermò il moro,
agguantandogli una caviglia con la mano libera.
«Cosa vuoi ancora? Lasciami!» si
lamentò l'inglese.
«E la cena?» chiese, sperando che Cross
gliene avesse già parlato.
«Ti aspetti ancora che venga dopo quello che mi hai
fatto? Non sono mica scemo...» disse deciso il ragazzo.
«Ma... io ti avrei fatto vincere!!!»
urlò appositamente a voce alta, affinché anche
gli altri presenti alla fermata lo potessero udire.
«Non m'interessa! Io ho vinto per il mio talento e non
per i tuoi favoritismi... Il maestro può chiedermi di
esserti amico quanto vuole, ma non starò certo al tuo
gioco!» disse deciso, facendo per salire sull'autobus.
No! Tyki non poteva permettere che quel ragazzino se ne andasse
così!
«E allora perché ieri sei venuto a letto con
me ed oggi mi tratti come una pezza??»
gridò, fingendo di piangere.
«Ma che diavolo dici? Ci siamo incontrati oggi per la
prima volta!» sbottò arrabbiato.
A quel punto, una donna si avvicinò a loro con un taccuino
in mano.
«E' vero quel che dite, ragazzuoli?»
chiese interessata, con la voce diabetica.
«No che non è vero! Queste sono
calunnie!»
«Ma come?» fece la donna, un po'
triste, ponendosi tra la portiera dell'autobus e l'inglesino
«Eppure sembrate così affiatati...»
«Infatti!» disse Tyki, cogliendo la
palla al balzo «Costui nega il profondo amore che provo
per lui!»
«La tua è ossessione... Sei solo
un maniaco!» lo accusò il ragazzo, cercando
di salire sul mezzo pubblico.
La donna appuntò tutto sul suo blocchetto.
«Non è vero!»
negò il portoghese «Allen, non puoi mollarmi
solo perché non ho vinto!!»
«Questo è il colmo! Non starò a
sentire un minuto di più le tue stupidaggini!» si
offese il ragazzo. Tyki stava facendo davvero
perdere le staffe al ragazzino.
«Che succede qui?» chiese la voce di
Cross, che era uscito a fumare una sigaretta.
«Allen se ne sta andando!!!» disse a
gran voce il moro. Forse il manager dell'albino lo avrebbe aiutato.
«Gli ho detto io di tornare a casa. Ora che sta per
diventare famoso deve mantenere un profilo basso.»
disse il rosso.
«Basso?» chiese la giornalista
«Non sa che bell'articolo che ne uscirà
domani... Eheh!» rise, nascondendo il viso dietro un
ventaglio piumato, spuntato dal nulla.
Senza che lei potesse fare niente, Cross le rubò il foglio
degli appunti per poi strapparlo in mille pezzettini.
«Non permetterò a nessuno di rovinare
l'immagine del mio cliente con delle calunnie prima ancora che diventi
qualcuno!» disse glaciale e minaccioso Marian.
La donna sollevò appena un sopracciglio.
«Ricordo tutto.» disse neutra
«Ora vado alla mia villa a scrivere! A presto, miei
carissimi!» rise giuliva, salendo sul pullman.
«E' tutta colpa tua!» sbottò
il ragazzo facendo per aggredire mortalmente il moro, pronto ad
azzannargli la gola, quando Cross lo fermò per le spalle.
«Avrei dovuto accompagnarti a casa in macchina. Sono
stato uno sciocco a poter pensare che tu fossi abbastanza grande per
poter prendere l'autobus da solo...» lo prese in giro.
«Ah, ora sarebbe colpa mia? E' stato Tyki a dire un
sacco di fandonie ed a comportarsi in modo strano con me...»
si lamentò, cercando di fare del male al
portoghese in qualsiasi modo.
«Ouch!» si lamentò questi,
ancora aggrappato alla caviglia di Allen, che scuoteva la gamba, come
se avesse pestato cacca in mezzo alla strada, per levarselo di mezzo
«Ti avevo chiesto di aspettarmi prima!! Sei tu che
stavi fuggendo! »
«Le persone scappano per un motivo preciso, sai?»
gli fece retorico l'albino, guardandolo male.
«Prima eri così felice, mi hai anche
abbracciato!»
«Sono ancora felice, ma certo non grazie a te!» gli
rinfacciò il suo tentativo di barare.
A quel punto, il portoghese si girò verso Cross.
«E la cena?»
Il rosso valutò il fatto che comunque gli agganci del moro
potevano ancora essergli utili. «Abbiamo detto alle
sette, no?» ghignò quello caricandosi Allen
in spalla e dirigendosi alla sua macchina.
Il sorriso radioso del moro illuminò tutto il quartiere. Era
fatta!
«Cosa alle sette? Io non ci voglio andare!»
sbottò il ragazzo.
«A mangiare... E’ solo una cena.» disse
imperterrito il maestro.
In quel momento, le papille gustative di Allen registrarono la parola
"cena", addolcendolo un poco.
«Va bene... Però dopo cena mi vieni a
riprendere...» concordò, salendo in macchina.
«Beh, cosa pensavi che ti avrei lasciato
lì?» chiese in un ghigno.
«Non si sa mai... Dopo la vostra conversazione segreta
non mi fido di voi due...» fece sospettoso Allen.
«Quanto sei crudele con il tuo adorato Maestro.»
disse, forgiandosi di un titolo non suo, mentre si
sedeva al posto di giuda ed accendeva l'auto, iniziando a spostarla dai
parcheggi.
«Avete parlato con chi di dovere?»
Il rosso inchiodò di colpo, facendo cozzare la fronte di
Allen sul parabrezza.
«Mi sono scordato!» urlò,
spalmandosi la mano sulla fronte.
«Stupido Scemaestro! Io l'aspetto qui, lei torni
dentro!»
«Sì!» esclamò,
spegnendo il veicolo ed uscendo dall'abitacolo a tutta
velocità.
"Moron..." pensò stizzito, guardando distrattamente fuori
dal finestrino e vedendo che il paesaggio si muoveva piano, piano
all'indietro «Aaaaaaaaah!!»
urlò, mentre la macchina senza freno a mano scivolava
giù dalla discesa.
Per fortuna, ebbe la prontezza di riflessi di tirare su la leva e
fermare così il veicolo, che altrimenti sarebbe andato
giù a ruota libera.
Che giornata! Per una che gli andava bene, la sfiga doveva riempirgli
la restante parte della giornata con tanto di interessi!
«Che stress...» si lamentò
poggiandosi una mano sul cuore.
In quel momento, sentì un ticchettio sul vetro, come un
qualcuno che bussava.
«Mh?» chiese il ragazzo, voltandosi
verso il rumore.
«Moyashi...» sentì un
ringhio provenire da dietro il vetro.
«K-- Kanda?» chiese stupito il ragazzo,
abbassando il finestrino.
Appena il giapponese ebbe abbastanza spazio libero, infilò
di scatto la mano dentro l'abitacolo e prese Allen per il collo, con
l'evidente proposito di volerlo strozzare.
«MOYASHI!!!! MI STAVI PER INVESTIREEEE!!!»
«Ehh? Non è colpa mia! E' stato Cross a non
mettere il freno a mano!» rispose a tono l'albino
portando le sue stesse mani al collo dell'altro con lo stesso proposito.
«Che c'entra Cross?? Qui sull'auto ci sei tu!!»
latrò, afferrandolo anche con l'altra mano.
«E' lui che guidava...»
ansimò senza fiato.
«Non mi incanti!» disse con voce
strozzata ed un preoccupante colorito bluastro in volto.
«Io non ho mica la patente, Bakanda!»
sbottò ritirando le mani e schiacciando il pulsante per
tirare su il finestrino cosicché, a causa dell'effetto
ghigliottina, Kanda fu costretto a ritirare le braccia.
«Anche Lavi gira senza patente, Moyashi!» disse
inviperito.
«Non sono mica Lavi io...»
borbottò massaggiandosi il collo, lasciando giusto uno
spiraglio per sentire la voce dell'altro.
«Ciò non conta!»
gridò, girandosi di lato e mostrando parte del kimono da
kendo completamente insudiciato «Guarda!! Per sfuggire
alla tua stupidità mi sono dovuto buttare a terra ed ho
sporcato tutto il kimono!!»
«Ti pagherò la tintoria, ora puoi evitare di
rendere più insopportabile questa giornata?»
lo pregò, mentalmente esausto.
Se non ci fosse stato il vetro di mezzo, il samurai avrebbe senz'altro
fulminato l'albino con l'occhiata omicida che gli scoccò.
«Non penso che sia peggiore della mia!»
si impuntò, dando un calcio alla portiera con un piede senza
scarpa.
«Sei scalzo?» chiese confuso l'albino.
«No! Mi sono rotto una scarpa!!!» disse
in un fiotto acido.
«E' ancora colpa mia?» chiese tra il
divertito e il dispiaciuto.
«E' rimasta sotto la ruota!!» disse,
indicando un paio di zori da uomo in carta di riso, ormai spiaccicati a
terra, sotto il pneumatico.
«Se prometti di non uccidermi ti faccio salire in
macchina e quando torna il mio manager ti accompagniamo a
casa...» gli propose per fare pace.
«Uhn...» fece, grattandosi il mento
«Ok.»
L'albino aprì la sicura della portiera dietro, in modo che
il moro potesse salire, ma di certo non si aspettava che Kanda aprisse
di scatto lo sportello e mettesse un piede sul sedile.
«Sei morto,» disse, mentre estraeva la
spada da Kendo, con gli occhi coperti dall'ombra della frangetta, nei
quali si vedeva solo un brillare malvagio
«Moyashi!»
«Aaaaaaaah, pazzo!» esclamò,
l'albino proteggendosi con le braccia.
«Mwahahah!!» rise malefico, gettandosi
dentro l'auto e chiudendo la portiera dietro di sé con la
sola forza dell'aria che aveva smosso.
L'auto cominciò a muoversi in modo singolare, mentre la
lotta imperversava tra i sedili.
«Uffa...» la voce lagnosa di Tyki
invase a strada.
Camminava a passo lento sul marciapiede, trascinandosi.
«Dovrò aspettare stasera alle sette prima di
rivedere il Piccolo Baro.» borbottò, curvo
con le mani in tasca.
La bella macchina, tirata a lucido di Cross, intanto sobbalzava
ritmicamente con i pneumatici che stridevano appena sull'asfalto.
«Uhn?» Tyki sollevò un
sopracciglio nel vedere quell'auto «Ma è
pieno giorno... C'è gente anche più spudorata di
me!» borbottò, per poi sentire una voce a
lui conosciuta provenire da essa.
«Ngh, Bakanda...» ansimò
Allen.
«...» bastò quello a
raggelare il portoghese.
Quella era la voce del suo Allen!!!
«ALLENNN!!!!» urlò come se
fosse un posseduto e si precipitò in picchiata all'auto.
«Ahia!» si lamentò ancora il
ragazzino mentre il giapponese gli tirava i capelli.
«Questo ti farà ancora più male,
Moyashi!» ruggì il rivale, dandogli una
ginocchiata alla bocca dello stomaco.
«Ouch...» gemette ancora l'albino
mordendo un braccio di Kanda.
«ALLEN!» all'urlo dell'uomo, Kanda e
Allen vennero investiti da un fascio di luce che illuminò la
scena: Kanda sopra un Allen con vestiti e capelli piuttosto
sfatti.
«Eh?» chiesero in coro i due in
macchina, voltandosi verso la voce.
«Io. ti. UCCIDO!!!» urlò il
terzo incomodo, entrando anche lui in macchina per ridurre il
giapponese in poltiglia.
«Tyki! Che diavolo fai?» chiese
l'albino, ritrovandosi in un angolo della macchina, mentre i due mori
si scannavano tra di loro.
«Non permetterò al primo fan morto di fame
di rubarti la verginità prima di me!»
abbaiò, cercando di cavare gli occhi di Kanda.
Allen elaborò in fretta le parole del moro e la sua
espressione divenne scura e truce. Con un calcio bene assestato fece
volare Tyki fuori dalla macchina.
«Cosa vorresti tu da me?» chiese
minaccioso.
«Ehmm... ehmm...» farfugliò,
facendosi piccolo, piccolo.
«Non rispondi?» chiese, mentre dal suo
corpo si sprigionava un'aura scura ed inquietante.
«Io sono scorpione... Cross mi ha detto che sei
vergine...» pigolò, cercando di arrampicarsi
sugli specchi.
«Risposta sbagliata...» fece
intimidatorio, scrocchiando le nocche delle mani con un ghigno ostile
in volto.
«Eheh... Toro?» tirò d
indovinare, arretrando come un gambero.
«Sei un pervertito...»
sibilò Allen, fulminando Tyki con lo sguardo. Aveva sentito
bene quello che aveva detto, l'altro non lo incantava.
«Non è vero!»
tentò di negare l'evidenza «Sono sol--»
ma si bloccò quando si ritrovò
la schiena contro un albero.
«Ora ti farò vedere io la costellazione
della vergine...» ghignò Allen pronto a
menare Tyki.
Intanto Kanda li guardava acquattato al finestrino. Avrebbe lasciato
stancare il Moyashi, poi avrebbe continuato a menarlo.
Proprio quando alzò il pugno, pronto a colpire il moro,
quello fu fermato da una mano guantata di nero.
«Discemolo, che stai combinando?»
chiese Cross, muovendo appena la sigaretta accesa che teneva tra le
labbra.
«Difendo il mio onore...»
sussurrò iroso l'albino.
«Che ti ha fatto?» chiese annoiato il
rosso, lanciando un'occhiataccia a Tyki come per dire 'ma non potevi
aspettare?!'.
«Ha detto che vuole la mia verginità!»
sbottò arrossendo e spostando gli occhi da
una parte.
«Naturalmente intendeva dopo
i dovuti tempi.» disse calmo, per poi soffiare
velenoso verso il
portoghese «Non è forse vero??»
«Sì, sì! Esatto! E' proprio come
dice il tuo manager!» disse, annuendo ritmicamente con
la testa.
«Chi se ne frega dei dovuti tempi! Chi ha deciso questa
cosa? Io non sono d'accordo!» s'impuntò,
ancora desideroso di colpire il viso di Tyki, ma Cross gli stringeva
ancora forte il pugno.
«Non l'ha deciso nessuno: era una dichiarazione.»
«Una dichiarazione?» chiese confuso
l'albino, voltandosi verso il rosso.
«Sì.» disse, sfornando la
faccia più convincente che aveva nel repertorio
«Ne parlavamo prima. Tyki vorrebbe chiederti un
fidanzamento ufficiale.»
«Che?» Allen era disarmato da quelle
parole. Fece qualche passo indietro ancora trattenuto però
da Cross per un braccio.
«Mi state prendendo in giro, vero? Siamo due uomini,
non è naturale...» rabbrividì il
ragazzo.
«Ma si sa che i grandi della musica sono gente
stramba!» cercò di convincerlo Cross, mentre Tyki
guardava allibito «Faresti subito scandalo e ti faresti
un nome!»
«No, grazie. Non voglio adottare questi sotterfugi per
diventare qualcuno...» si offese l'albino, incrociando
le braccia al petto.
«Pensa alla giornalista in pullman!»
osò dire il portoghese.
«Se uscirà anche un solo articolo
imbarazzante di farò fare ammenda a tutte le tue
colpe...» lo zittì l'inglesino con una minaccia.
«Io non negherò mai che tu mi piaccia!»
disse sicuro, alzandosi di colpo.
«Moron...» sibilò arrossendo
girandosi per tornare in macchina.
Cross mandò una frecciatina con gli occhi a Tyki,
spingendolo per lo meno a continuare.
«Allen?» lo chiamò,
avvicinandosi al ragazzo.
«Non ti voglio sentire... Zitto prima che decida di non
venire nemmeno a cena da te...» sussurrò,
fermandosi ad un passo dalla macchina.
A quel punto, Tyki fu preso da un dilemma interiore, ma decise comunque
di rischiare, da buon giocatore di poker quale era, e parlare.
«Qual'è il tuo piatto preferito?» chiese
piano, sorridendo gentile.
«Chiedi al mio agente...»
soffiò, montando in macchina e mettendosi a guardare dalla
parte opposta di dov'era Tyki.
Il portoghese guardò allora Cross, che gli rispose pacato.
«I mitarashi dango...» disse per poi
camminare verso la macchina. «Ah, un consiglio. Quando
vuoi qualcosa da un tipo come Allen, devi prima sconfiggere il suo
orgoglio con la gentilezza. La violenza non porta da nessuna
parte...» gli sussurrò Marian, quando gli
passò accanto.
«Vedrò di ricordarmelo.»
disse, con un cenno del capo come ringraziamento.
Cross lo congedò con un'alzata di spalle, entrando in
macchina.
«E lui che ci fa qui?» chiese quando
notò Kanda.
«E' una storia troppo lunga da raccontare...»
sbuffò l'albino mentre il maestro partiva
lungo la strada.
«Almeno mi portate alla palestra?»
chiese il giapponese.
«Mi avete preso per un tassista?» si
lamentò Cross mentre si perdeva tra il traffico cittadino.
[ Continua...
]
Gala &
XShade-Shinra
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