DRIVE MY CAR
(Beep beep, mm, beep beep, yeah!)
Jack chiuse il libro con un tonfo ed emise un rumoroso
sbadiglio mentre Julian, stiracchiandosi, guardava fuori dalla finestra.
«Odio la
fisica» disse Jack «Perché Einstein non ha fatto, che so, il pilota, il
banchiere, il portiere di notte…?»
«Tanto ci
sarebbe stato un altro al suo posto» rispose Julian.
«Certi
individui bisognerebbe ammazzarli da piccoli…»
«Perfettamente
d’accordo» rispose Julian raccogliendo i suoi libri e quaderni «Ora è meglio
che vada, sto morendo di fame e a pancia vuota non riesco a studiare, oltre al
fatto che il mio stomaco, quando brontola, produce delle sinfonie davvero
agghiaccianti!»
«Sicuro di
non volerti fermare a cena?»
«Sicurissimo,
ti ringrazio. Preferisco partire prima che faccia buio, anche perché vorrei
evitare il diluvio universale…» disse Julian indicando la finestra.
Il tempo,
fuori, era veramente brutto, perfino per una giornata inglese. Grossi nuvoloni
neri promettevano pioggia a catinelle, e il vento era talmente forte che non
solo faceva piegare le cime degli alberi, ma riusciva perfino ad increspare
l’acqua del ruscello che attraversava il grande parco andandosi poi a perdere
dietro le colline.
«Gran bella
serata…l’ideale per tapparsi in casa a studiare!»disse Jack accompagnando
Julian alla porta.
«O a dormire…» disse Julian uscendo «Beh, vedi il lato
buono della cosa: se ci fosse stato il sole, non avremmo studiato un
accidente!»
«Ma quando mai c’è il sole da queste parti?!» disse Jack
ridendo «A domani, Julian, grazie di tutto!»
Il ragazzo era appena tornato in cucina quando il
campanello suonò. Era ancora Julian, uscito da pochi minuti ma già umidiccio ed
infreddolito.
«Scusa Jack, potresti prestarmi un ombrello? Qua piove già
a dirotto…»
Jack, disgraziatamente, non fece in tempo ad aprire bocca
che sua sorella Paula piombò tra loro come un falco.
«Ma Julian, ti pare il caso di tornare a casa a piedi con
questo tempaccio? Ti accompagniamo a casa noi, in auto!»
Notando che la ragazza aveva calcato parecchio su quest’ultima
parola e che Jack era improvvisamente impallidito, Julian iniziò a
preoccuparsi.
«Non sapevo che avessi preso la patente, Paula…»
«Difatti non l’ha ancora presa» intervenne Jack «Paula,
hai ancora il foglio rosa e, credimi, non è il caso che accompagni a
casa nessuno!»
«Sì che è il caso. E ora muovetevi.»
«Veramente non vorrei disturbare…»
«Oh, non ti ci mettere anche tu!!» sbottò Paula afferrando
la borsa «Per me ogni occasione è buona per esercitarmi. E ora, fuori!»
Jack sospirò. «Hai fatto testamento, Julian?»
***
I tre avevano aspettato pazientemente sotto la pioggia a
catinelle fino a quando Paula ebbe trovato le chiavi della macchina, sepolte
chissà dove in fondo alla borsetta. Poi, sempre più bagnati, si diressero verso
una Golf blu metallizzata. Julian si sfregò le mani, pregustando il calduccio
dell’abitacolo che l’avrebbe asciugato a dovere, ma quando vide Paula passare
oltre capì, e la cosa lo deluse parecchio, che si sarebbe dovuto accontentare
di una vecchissima Miniminor verde ammaccata ed arrugginita, il cui lunotto
posteriore era occupato quasi per metà da un’enorme “L” rossa.
«Eccoci qua! Non è molto grande, ma per un’apprendista è
l’ideale!» esclamò Paula raggiante. «Per l’amor del cielo, Paula, non vorrai
usare quella?! Ci tengo alla pelle, io!!» esclamò Jack.
«Zitto e sali» tagliò corto Paula.
«Se prima non apri la portiera…»
«E’ aperta, deficiente!!» esclamò Paula spalancando la
portiera dell’auto con uno strattone.
«La tua!» ribattè Jack «Questo catorcio non ha la chiusura
centralizzata, te lo ricordi, vero?»
«Sentite, ragazzi, non mi pare il momento di
litigare…AHIA!» disse Julian. Chinandosi per entrare in macchina aveva
sbagliato le misure picchiando la testa contro il tettuccio.
«Comodo il sedile posteriore?» disse Paula.
«Comodissimo» mentì Julian, con le ginocchia in bocca.
Visibilmente emozionata, la ragazza si allacciò la cintura
di sicurezza, imitata dal fratello che non la perdeva d’occhio un solo istante.
«Perché questa dannata chiave non gira…?!»
«Paula»
«Che vuoi?»
«L’altra…»
«Ah, giusto.»
Paula inserì la chiave giusta, ma quando la girò, la
macchina fece un balzo in avanti, tamponando una BMW station wagon
fortunatamente vuota.
La ragazza arrossì e si guardò furtivamente intorno.
«Ci ha visto qualcuno?»
«No» rispose Jack, stizzito.
«Allora filiamo!»
Paula ingranò la marcia e l’auto partì con moltissima
fatica, uscendo dallo stretto parcheggio.
Jack sbuffò. «Primo, sei una teppista» disse «Secondo,
quando si accende l’auto, se è in marcia, si deve schiacciare la frizione, che,
se non te lo ricordassi, è il pedale a sinistra…»
«…terzo, non rompere le palle mentre guido altrimenti te
ne torni a casa a piedi!!» sbottò Paula inchiodando.
«Dieci anni di vita guadagnati» ribattè acidamente Jack.
«Piantala, Jack, così non fai altro che innervosirla!»
esclamò Julian, praticamente incastrato tra i sedili anteriori «Forza, Paula,
in marcia!»
Paula accelerò e la macchina partì sobbalzando. Il motore
gemette in maniera pietosa.
«Non in terza, magari» disse Jack. La ragazza inchiodò
nuovamente, sbuffò e ingranò la prima.
«Senti un po’, Nigel Mansell, vuoi guidare tu?»
«Ehm…carina la tua auto, dove l’hai presa?» disse Julian
per tentare di alleggerire un po’ l’atmosfera.
«Era del nonno, me l’ha regalata quando ho compiuto 24
anni.»
«Se n’è disfatto quando hai compiuto 24 anni» la
corresse Jack «Ti ha rifilato il catorcio giusto quando è scaduta
l’assicurazione e si è comprato una Ford Mondeo.»
«Mica scemo!» esclamò Julian.
«Oh, insomma, a caval donato non si guarda in bocca! E poi
questa macchina va come uno schioppo. Manca solo l’autoradio, ma se volete vi
canto qualcosa io! Ti piace Celine Dion, Julian? Forza, tutti in coro: Yooooooou’re
heeeeeeere…there’s noooooooothing I feeeeeear…»
«Cazzo, Paula, guarda la strada!!!»
La ragazza, in un attimo di distrazione, era finita nella
corsia opposta. Paula sterzò bruscamente slittando sull’asfalto bagnato ed
evitando il marciapiede per un centimetro.
Jack e Julian fecero lentamente capolino dal fondo
dell’auto, su cui si erano rifugiati, terrorizzati.
«Tutto bene, ragazzi? Non ve la sarete mica fatta sotto
per così poco…?»
«Attenta al ciclistaaaaAAAAAH!» gridò Julian.
Paula sterzò di nuovo; la Miniminor fece un giro di 180
gradi e imboccò una via secondaria.
«Yahoo! Ce l’ho fatta! L’ho evitato! Sono grandiosa!!»
«Una grandiosa testa di cazzo!» esclamò Jack tremando
«Questa strada è a senso unico!»
«E qual è il problema?»
«Che sei contromano!!!»
I tre ragazzi urlarono con tutto il fiato che avevano in
gola mentre si vedevano già spalmati contro un furgone che giungeva nel senso
opposto strombazzando a tutto spiano.
Pregando tutti i santi del paradiso, Paula saltò
letteralmente sul marciapiede grattando di brutto la parte inferiore del telaio
e riuscì miracolosamente ad evitare il peggio.
«Gesùgiuseppemaria..» disse Julian artigliando il sedile.
«Di’ addio alla coppa dell’olio» disse Jack.
«In culo la coppa dell’olio!!»
Paula inchiodò, ingranò la retromarcia e fece
un’inversione da paura.
«Visto? Semplicissimo» disse con nonchalance.
«Semplicissimo le mie
palle!» disse Jack.
«Paula, perché quelle due spie stanno lampeggiando?»
«Cosa?! Dove?!»
«Zitto, Julian, per carità!»
«Cazzo, il radiatore!!»
«No, quello è l’olio!!!»
«Piantala, tu e il tuo olio di…oddio, se n’è accesa
un’altra!»
«Questa non è un’automobile, è un albero di Natale…»
«Ragazzi, buone notizie!»
Paula inchiodò per l’ennesima volta, e si girò a guardare
Julian in contemporanea con Jack.
«Siamo arrivati! Quella è la mia via!» disse Julian
sorridendo e indicando la strada di fronte, oltre l’incrocio.
Jack sospirò e ringraziò mentalmente tutti i santi del
paradiso.
«Beh, avete visto, uomini di poca fede?» disse Paula
mentre la Miniminor sbuffava e scoppiettava allegramente, facendo un baccano
che riusciva perfino a coprire il rumore del temporale.
«Paula, un’altra parola e ti ammazzo…»
«Colpa della pioggia. L’asfalto bagnato è micidiale. Ad
ogni modo tutto è andato per il meglio…»
«Ehm…Paula, puoi fermarti qui?» disse Julian prima che
Jack saltasse addosso alla sorella. Paula frenò con la consueta dolcezza.
«Certo, Julian. E’ questa casa tua?»
«No, casa mia era una ventina di iarde più indietro, ma
non importa…» disse il ragazzo preparandosi a scendere.
«Sei matto? Sta ancora piovendo! Aspetta, ti porto davanti
a casa.»
«No, no, Paula, davvero, posso benissimo scendere qui!»
«Avevo detto che ti avrei accompagnato a casa e a casa ti
accompagnerò!! E ora fa’ silenzio!!!»
«Paula, sei in mezzo alla strada…» disse Jack.
«Ti muovi o no, befana?!» strillò un’automobilista
parecchio spazientito, sorpassando la ragazza.
Paula scosse la testa. «Certo che ce n’è di gente isterica
in giro!» disse procedendo in retromarcia fino al cancello di Julian, dove andò
quasi a sbattere contro un’auto appena parcheggiata, dalla quale il
proprietario, allibito, aveva assistito all’assurda performance automobilistica
della ragazza.
«Ma vai al diavolo, brutto imbecille! Come si fa ad essere
così idioti da parcheggiare davanti ad un cancello?!»
«Paula» disse Jack nascondendo il viso tra le mani «Quello
è il padre di Julian…»
«Bella manovra» si corresse la ragazza arrossendo come un
pomodoro. Ma Julian era troppo sconvolto per prestarle attenzione…
«Ci…ci vediamo, Jack… A proposito…quando hai l’esame di
guida, Paula?» domandò Julian mentre scendeva traballando dall’auto.
«Domani, perché?»
«Ah…auguri…»
«Chiuditi in casa» disse Jack cercando di non farsi
sentire.
«Non mancherò» rispose Julian entrando in casa.
Il ragazzo si sentì veramente al sicuro solo quando si fu
chiuso la porta alle spalle. Allora sospirò e si lasciò sprofondare in
poltrona.
«Non hai idea di quanto sia bella la vita, papà…»
Il signor Ross lo guardò un pochino preoccupato. «Si può
sapere chi era quella pazza che ti ha accompagnato a casa?» gli domandò.
«Paula Morris…ricordami di non chiederle mai un passaggio!»
In quel momento suonò il campanello. Quando aprì la porta
e vide la faccia di Jack, bagnato fradicio, temette che il ragazzo gli
scoppiasse a piangere su una spalla.
«Scusa, Julian, potresti prestarci un ombrello? Abbiamo
finito la benzina…»
***
L’indomani, a scuola, Julian fu ben felice di vedere Jack
arrivare sano e salvo.
«Sono venuto a piedi» disse il ragazzo nel vedere l’amico
farglisi incontro.
Julian sorrise e gli battè una mano sulla spalla.
Al termine delle lezioni, uscendo da scuola, Jack disse:
«Sai, Julian, volevo scusarmi per ieri. Ti abbiamo fatto rischiare la pelle una
decina di volte…»
«Ehi, non c’è problema…prima o poi dovrà capitare!»
«Beh, spero il più tardi possibile! Insomma, ieri sera io
e Paula abbiamo parlato. Poveretta, era davvero dispiaciuta. Era troppo
emozionata…»
«Comprensibile» disse Julian «Con l’esame oggi…»
«Già. Si era esercitata davvero moltissimo. Credo che se
non lo superasse la prenderebbe davvero male. Insomma, ho cercato di
incoraggiarla un po’, anche se non è stato molto facile…»
«Più che altro poco spontaneo» puntualizzò Julian.
«…comunque
stamattina mi sembrava abbastanza tranquilla.»
«Beh, allora speriamo che sia andato tutto bene…»
Jack sogghignò e inarcò un sopracciglio. «Vuoi scherzare?
Ho fatto una macumba perché la bocciassero! Non ci tengo a morire giovane!»
Entrambi scoppiarono a ridere. Ma smisero immediatamente
quando videro Paula aspettarli fuori dal cancello della scuola con un sorriso
smagliante e un mazzo di chiavi in mano.
«Yuhuuu…Jack,
Julian! Ce l’ho fatta! Ho preso la patente! Ora posso scarrozzarvi in
giro dove volete! Siete contenti?…Jack, Julian! Ma dove andate? L’auto è da
quella parte…ragazzi!!»
FINE…