Ecco qua! Sono tornata, tra le mie
innumerevoli fic da
finire(perdonatemi) ma quest’idea mi era venuta in mente da
un sacco di tempo,
e finalmente ho avuto l’ispirazione giusta per poterla
scrivere.
Che succederebbe se Amore
interferisse negli affari della
Morte?
Leggete e lo saprete
Ps: sono ben accetti commenti, per
favore, lasciate una
traccia della vostra lettura, sarebbe carino^^
Eros
e Thanatos
Thanatos si guardò
intorno, il suo triste regno gli restituì
lo sguardo: gli alberi secchi lasciavano i loro rami in balia del vento
polveroso, il forte odore di terra, zolfo e incenso permeava ogni cosa,
anche
le distese di prati verdi rendevano cupa l’atmosfera, i litri
di sangue che
ogni giorno nutrivano quei teneri fuscelli li rendevano tetri.
Il Dio della Morte si levò
dal suo trono, con un movimento
solenne, era ora di andare.
Chiamò due servi e disse
loro che approntassero i cavalli,
poi entrò nella sala dove i quattro cavalieri riposavano
dall’eternità, li
guardò uno ad uno per memorizzare ogni particolare che non
sapesse già.
Avvicinandosi all’urna al
centro della sala pronunciò delle
parole nella lingua dei morti, parole terribili che i vivi non sono in
grado di
conoscere.
L’urna si aprì,
lasciando fuoriuscire una sorta di ombra
densa, che a contatto con la mano del Dio cambiò forma,
trasformandosi in
un’imponente falce nera.
Thanatos afferrò la falce
saldamente, per poi immediatamente
voltarsi ed uscire da dove era entrato facendo svolazzare il nero
mantello
dietro di sé.
Salì sul cocchio e prese
le redini con la mano libera,
sussurrò un semplice ordine ai purosangue dagli occhi di
fuoco, che partirono
immediatamente, portando il loro terribile padrone fin nel mondo dei
vivi.
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Eros sedeva in mezzo ai sette angeli
divini, ascoltando le
preghiere che gli umani gli rivolgevano, tentando di scegliere in modo
giusto
chi accontentare.
Una donna chiedeva che il suo uomo
tornasse dopo che l’aveva
tradito, un uomo chiedeva vendetta per sua figlia.
Tutte quelle richieste suonavano
assurde al suo orecchio,
come poteva lui decidere la punizione di alcuno?
I suoi pensieri furono interrotti
dalla voce piangente di
una madre, che implorava disperata di risparmiare la vita al figlio
neonato
gravemente malato.
Eros si alzò dallo
scranno, raggiungendo le stalle, dove
chiese di preparare il bianco stallone di sua proprietà,
mentre lui raggiungeva
di nuovo la sala degli angeli per poter prendere il suo arco, rimasto
appeso al
candido muro dietro ai troni.
Cavalcò fino alla
superficie terrestre e si diresse più
veloce del vento alla sua meta.
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Thanatos stringeva la sua falce e
stava per abbatterla sul
bambino, mentre la donna che era sua madre piangeva implorando di
lasciarlo
vivere.
Non si accorse dell’arco
puntato su di lui, sentì solo la
freccia dorata che gli trapassava il petto, infondendo nel suo animo
congelato
un dolce calore.
“Morte! Non toccare il
bambino! È mio protetto, ora!”
“Tu non sai cosa stai
facendo, Amore! Questo bambino deve morire!
E tu non puoi impedire il mio corso!”
“Se così fosse
la mia freccia non avrebbe potuto colpirti!”
“Se tu salvi il bimbo dalla
morte, lo condanni”
Eros si avvicinò,
squadrando Thanatos per cercare la verità,
ma fu solo sangue e tristezza che vide in lui.
Il Nero Messaggero aveva la ferita
che sanguinava, il suo
animo si andava sciogliendo: non poteva toccare gli strumenti
d’Amore, come
Eros non poteva sfiorare i suoi senza soccombere.
“Eros, tu hai ucciso la Morte,
ma non sarò il solo, tu verrai con me per
espiare la tua colpa”
Detto questo la grande e nera falce
vibrò nella mano del
Giustiziere, che la sollevò, scagliandola addosso alla
creatura dalla pelle
chiara e i riccioli ramati.
Caddero a terra, feriti mortalmente
dalle rispettive armi,
implacabili, opposte, ma ugualmente potenti, in grado di distruggersi a
vicenda.
Thanatos si rivolse alla donna
“Tuo figlio vivrà, ma poiché
è solo il suo corpo ad essere sfuggito al mondo dei morti,
mentre la sua anima
già vi dimora, vivrà come vivono i morti
viventi”
“Ma amerà come
nessun altro” intervenne il fanciullo
candido.
Cominciarono lentamente a svanire,
sotto gli occhi attoniti
della donna, finchè una voce
profonda e
terribile sconquassò le mura della catapecchia.
“Poiché non
posso permettere che non vi siano più né amore
né morte, sulla terra e sotto, da oggi i terrestri avranno
la capacità di
donarseli da soli.
Voi Eros e Thanatos, vivrete insieme
nel corpo di questo
bambino maledetto, che dimorerà nelle profondità
degli Inferi col nome sacro di
Lucifero.
Così è la mia
volontà”
I due Dei mormorarono un
“Amen” strozzato, per poi svanire
nel nulla.
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