4/9/1957
Capitolo
1-The Magical Mystery...First Day of School
(Prima
Parte)
Era
un tranquillo lunedì di settembre, il sole splendeva alto nel
cielo, gli uccellini cantavano...
-Martina!
Sono le sette! Alzati immediatamente!-
Beh,
forse non proprio per tutti...
Guardai
distrattamente l'orologio.
7.01
-Sì,
va beh, mamma, c'è tempo!-
Ci
fu una pausa di silenzio.
Aspettai
i consueti trenta secondi, prima che mia mamma si precipitasse in
camera come una furia.
-C'è
tempo? C'E' TEMPO?-
Quando
iniziava a cambiare colore non era mai un buon segno.
-Ok,
ok, mi alzo-
Aspettai
che fosse uscita, dopodichè ficcai di nuovo la testa sotto il
cuscino e ripresi a dormire come se niente fosse.
-Martina?
Ti sei alzata?-
-Sìììì,
mammina, certo!- le risposi, da sotto le coperte.
-Mmmmh-
sentivo che si avvicinava, era sempre più vicina.
-MARTINA?-
In
un quarto di frazione di secondo mi precipitai giù dal letto,
giusto un attimo prima del suo arrivo.
-Martina!
Che fai lì per terra?-
-Ho
tentato il suicidio- sarei stata tentata di dirle, ma mi limitai a
rispondere, con un filo di voce:
-Stavo
cercando l'orologio...-
-L'orologio?
Ma se è qui!- mia mamma indicò il comodino con un cenno
del capo.
Impallidii,
cercando di non darlo a vedere(più facile a dirsi che a
farsi).
-Proprio
così. Ma stanotte ho fatto uno strano sogno...-
-Che
sogno?-
-L'orologio
cadeva dal comodino e io...io lo raccoglievo!-
Mia
mamma sollevò un sopracciglio con aria scettica.
-Bel
sogno- commentò, facendo dietro front.
-Sbrigati,
la colazione è pronta-
Tirai
un sospiro di sollievo.
Se
l'era bevuta.
Risi,
tra me e me.
I
miei sogni erano molto, molto migliori.
Così
migliori che al mattino nemmeno me li ricordavo.
Logica
da quattro soldi!
Barcollai
fino alla cucina, ancora mezza addormentata e divorai in fretta una
tazza di the al limone e mezzo pacchetto di biscotti al cioccolato, i
miei preferiti.
“Passiamo
alla scelta dei vestiti” pensai tra me e me.
Era
la parte che mi piaceva di meno.
“Ma
che scelta e scelta! Sono proprio un'idiota!” pensai,
battendomi una mano sulla fronte.
“Devo
indossare la divisa scolastica. Che allegria”.
Diedi
una rapida occhiata alla divisa prevista dal Liverpool Institute
of Art.
Gonna
e maglioncino da classica brava ragazza del diciannovesimo secolo.
Le
divise non mi erano mai andate giù.
Perchè
cavolo uno non può vestirsi come gli pare?
Va
beh, non sono qui per fare la rivoluzionaria, quindi...facciamo buon
viso a cattivo gioco.
Infilai
rapidamente la divisa, afferrai la cartella e uscii di casa.
Lanciai
una rapida occhiata al Cavern Club, a pochi passi da casa mia.
Incantevole
visione!
Quel
posto mi metteva sempre di buon umore.
Non
ci ero mai stata, ma sembrava come circondato da un alone di mistero,
un'atmosfera quasi mistica, inverosimile.
Mi
sarebbe piaciuto entrarci, così, tanto per dare un'occhiata.
Spesso
vedevo entrarci uomini in nero, che avevano tutta l'aria di essere
pezzi grossi, altre volte giovani vestiti in modo strano.
Inutile
dire che quel posto mi intrigava.
Ma
ora non c'era tempo per perdersi in chiacchere immaginarie, o in
inutili pensieri buttati lì, tanto per fare qualcosa.
A
momenti sarei arrivata alla fermata dell'autobus e, di conseguenza, l'autobus che mi avrebbe portato a scuola.
Non
andavo pazza per gli autobus, ma quando trovavo anche solo uno
striminzito posto a sedere, poteva anche essere rilassante.
-Hey,
è troppo chiedere di chiudere la porta? Questi spifferi non
fanno bene alla salute!- bofonchiò un ragazzo dalla penultima
fila di sedili.
-Ma
George! E' un autobus! Quando saranno saliti tutti chiuderanno!- gli
rispose una donna-sua madre, probabilmente.
Poco
dopo la donna scese dall'autobus, salutandolo agitando un fazzoletto,
rossa in viso e con gli occhi lucidi.
-E
dai, mamma! Mica sto andando in guerra!- rise il ragazzo della
penultima fila.
Distratta
da quell'insolita scena mi ero completamente dimenticata di sedermi,
così che adesso anche gli ultimi posti liberi erano occupati.
-Beh,
ragazzina, che aspettiamo? Facciamo notte?- bofonchiò il
conducente guardandomi di sbieco.
-Sì...cioè,
no, mi scusi- balbettai, confusa, affrettandomi a cercare, anche se
invano, un posto a sedere.
-NOOO!-
gridò qualcuno, sempre dalla penultima fila.
Era
ancora lui, il ragazzo degli spifferi...
-Problemi?-
domandai, giacchè ormai ero giunta alla sua fila.
Il
ragazzo alzò lo sguardo, intimorito.
-Chi
è la?- domandò, sospettoso.
-Io
sono Martina, piacere. Ti stavo chiedendo se c'erano problemi-
Lui
sembrò sollevato dalla mia risposta.
-Molto
piacere, io sono George-
-Bene.
C'è qualche problema, George?- domandai, accennando un
sorriso.
-Oh,
beh...guarda da te-
George
mi passò la sua cartella.
Lanciai
una rapida occhiata al suo interno.
-Una...chitarra?-
George
assunse un'aria trasognata, quasi fosse un cieco che vedeva la luce
per la prima volta.
-La
mia chitarra. La mia adorata chitarra-
-Suoni
la chitarra?-
-No,
va beh, scusa, è una domanda retorica...E' ovvio che la suoni-
-Sin
da quando ero piccolo. Questa chitarra...è tutta la mia vita-
-Mi
fa piacere. Ma...scusa...cosa te ne fai della una chitarra, a
scuola?-
-E'
proprio questo il punto. Ho sbagliato cartella-
-Oh...mi
dispiace...-
Proprio
in quel momento una frenata brusca mi fece rovinosamente cadere per
terra, insieme alla mia cartella e a tutti i miei libri.
-Ti
serve una mano...come hai detto che ti chiami?-
-Martina-
-Ti
serve una mano, Martina?-
-Magari...-sospirai,
tentando di rialzarmi.
George
fece per alzarsi, ma, neanche fossimo in qualche comica televisiva,
cadde a terra anche lui.
-Beh?
Che si fa?- si lamentò un signore seduto in ultima fila.
Fu
allora che me ne accorsi. Ero atterrata proprio sui suoi piedi.
-Mi
scusi, mi scusi, mi scusi!- balbettai, rialzandomi, anche se con
qualche difficoltà.
-Scusi
anche me, già che c'è- aggiunse George, passandosi una
mano tra i capelli.
-Di
la verità, Martina, sono spettinato?-
-Nooo,
affatto! Cosa te lo fa pensare?- risposi, senza riuscire a smettere
di ridere.
-Spiritosa...-
-Beh,
visto che tu mi hai aiutato ad alzarti...cioè, più o
meno...adesso tocca a me aiutarti-
-Hai
un pettine?-
-Ma
che pettine...vediamo di fare qualcosa per la storia della cartella e
della chitarra...ok?-
George
sorrise.
-Davvero?-
-Tutto
è possibile- risposi, con il mio tipico sorriso diabolico.
-Se
lo dici tu...-
Angolo Autrice:
Ieri sera mi sono ritrovata
a sognare, come a tutti I Fans dei Fab avranno fatto almeno una volta
nella vita...cosa sarebbe successo se avessi conosciuto I Beatles?
Se fossi nata a Liverpool in
quegli anni e se fossi stata nella stessa classe di George(piccola
anticipazione xD), prima della nascita dei Beatles?
Vivere nel 2009 con tutta
questa gente che considera I Beatles roba vecchia il più delle
volte è davvero insopportabile...
Così è nata
questa fanfic...spero che vi piaccia!
A presto
Martina
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