Thanks to a black-and-white
photo
Dal cortile arrivano le vocine
entusiaste dei più piccoli,
quasi invidiose di voi che sfrecciate sulle scope, spinti
dall’ennesima
scommessa.
Lily fa il tifo e urla il tuo nome
per fare infuriare Jam,
deluso di non avere tutti gli occhi puntati addosso. Albus ride, se la
ride del
fratello maggiore, lo sento da qui.
Io
invece sto in
disparte, al sicuro tra vecchi armadi stipati di cianfrusaglie, avvolta
dalla
nebulosa di polvere in sospensione, illuminata dall’occhio
tondo dell’unica
finestra della soffitta.
È un rituale non scritto,
il mio: ogni estate trascorsa qui
dedico un intero giorno a questa stanza dimenticata e decido di
esplorarne un
angolo lasciando che il resto rimanga mistrero per
le vacanze future.
Così mi ritrovo sulla
vecchia sedia a dondolo con una
scatola di cartone tra le mani.
Con trepidazione la apro e qualche
rettangolo bianco plana
sul pavimento.
Sono fotografie, ma non di quelle
normali, o meglio non di
quelle normali per noi maghi: semplicemente non si muovono; le figure
se ne
stanno lì, immobili, cristallizzate, monocrome.
In effetti non dovrei stupirmi:
questa casa era dei nonni
materni, entrambi babbani; è da quando non ci sono
più e l’hanno lasciata a
mamma che trascorriamo qui le vacanze estive. Dunque nulla di strano se
queste
sono foto non magiche.
Inizio ad assaporarle. Vedo i miei
nonni sorridere ad ogni
diapositiva e in qualcuna scorgo pure la mamma. Via via che mi avvicino
al
fondo della scatola i nonni si fanno sempre più giovani e la
grana della carta
fotografica sempre più logora. I colori brillanti delle
prime lasciano posto al
seppia: davanti ai miei occhi le figure austere dei nonni di mamma. Mi
sono
spinta in un passato che nemmeno immaginavo di avere.
Con trepidazione arrivo fino in fondo
e raccolgo l’ultima
fotografia: meravigliosa.
Due giovani in bianco e nero danzano
al ritmo di una melodia
perduta. La ragazza è colta nell’attimo di una
piroetta che orienta i ricci
della chioma e la gonna vaporosa in un turbinio di emozioni. Il
cavaliere che
le regge la mano è invece composto
ma
gli occhi tradiscono tutto l’amore e la venerazione per la
sua dama.
Quasi mi sento in colpa per aver
violato la loro intimità.
Con cura ripongo tutte le foto al
loro posto ma decido
comunque di tenere questa ancora un po’. Lentamente mi
avvicino alla finestra
per godere un po’ dell’aria estiva. Le vostre voci
concitate si fanno più
vicine ma mi ostino ad ignorarvi. Dando le spalle alla finestra non mi
accorgo
del tuo arrivo silenzioso:
-Rose!
È un attimo, e nella
trepidazione di aver udito la tua voce
il mio cuore fa una capriola e le mani hanno uno spasmo. Come in uno di
quei
film dal finale scontato, che tanto detesto, la foto mi scivola dalle
dita e
fugge nell’aria.
Dimentica della tua presenza appello
la mia scopa e mi
lancio al suo inseguimento.
Gareggio col vento che si burla di me
con nuove folate
spingendo sempre più lontano l’oggetto della mia
ricerca. D’un tratto l’aria si
calma e la mia fotografia, emulando le farfalle, svolazza fino a
posarsi su un
letto di fiori. Scendo di quota e la afferro con un sospiro sollevato.
- non sapevo che volassi
così bene.
E tu cosa ci
fai qui?
Hai fatto voto di torturarmi con la tua presenza?
-Scorpius! Mi hai seguita.
-si-rispondi.Ma
non
era una domanda- volevo capire perché sei scappata
come una furia.
-inseguivo questa- dico brandendo il
rettangolo di carta.
- e la
inseguivi
sulla scopa. Quindi voli- insisti.
-mi sembra…ovvio.
-credevo non ne fossi capace. Non ti
unisci mai a noi…oggi,
per esempio; avresti potuto partecipare alla gara invece di
rinchiuderti in
soffitta.
Se da una lato sono quasi soddisfatta
che ti sia accorto
della mia assenza, dall’altro
sono
offesa per il tono risentito.
-il fatto che non mi vediate volare
non vuol dire che non ne
sono capace; semplicemente non mi piace. E poi trovo terribilmente
stupide le
vostre gare. Potresti sempre chiedere a Lily di partecipare, se tutto
quello
che ti serve è un concorrente in più. Meglio la
solitudine di una soffitta che
la tua compagnia.
Sei arrabbiato, lo vedo. E hai
ragione. Se ora mi lasciassi
qui non potrei biasimarti. Ma non posso permettermi che proprio tu mi
volti le
spalle.
-Scorp-mormoro- scusa. Non pensavo
davvero quello che ho
detto. Tu sei mio amico. Io ti voglio
bene.
L’ho detto con enfasi,
forse troppa. Ah se le parole non
dette si ribellassero e potessero parlare…
- Rose ma che ti prende?
Mi lascio cadere tra i fiori di campo
e sospiro. Porto in
alto la foto e la osservo attraverso i raggi del sole di luglio. Ti sto
evitando.
O, meglio, evito di darti una risposta, la
vera risposta.
Scendi giù anche tu e ti
siedi accanto a me prendendo con
gentilezza il ritratto dei miei bisnonni.
-non si muove!- è la prima
cosa che esclami.
-è una foto babbana: sono
i miei bisnonni.
- somigliano a noi. Beh lei ti
somiglia davvero, ovvero tu somigli
a lei- inizi confuso- E lui
ha i capelli chiari come i miei ed è un signore davvero
elegante e distinto.
-hei non ti pavoneggiare!-
sdrammatizzo io- e poi è diverso:
io non avrò mai un vestito così bello.
-vuol dire che la prossima volta che
andiamo a Hogsmade te
ne regalerò uno più bello ancora da indossare al
ballo dell’ultimo anno-
obietti.
- e che me ne faccio di un vestito
che non metterò? Forse tu
non te ne rendi conto ma non è bello presentarsi ad una
festa senza
accompagnatore. E prima che tu aggiunga altro- dico bloccando il suo
tentativo
di interrompermi- non posso più chiedere ad Albus di venire
con me o Alicia lo
uccide.
-ma Rosie –
dici
fingendo un tono offeso- credevo fosse sott’inteso che
quest’ anno sarò io il
tuo accompagnatore.
Dimmi
Scorpius: hai
deciso che oggi è il mio ultimo giorno? Perché ti
ostini a ferire il mio cuore
fragile con vane parole?
-Scorp,
non fare
promesse che sai di non poter mantenere. Entro la fine
dell’anno avrai già
cambiato almeno tre ragazze e non credo che quella di turno ti
permetterà di
accompagnare anche me, né potrei sopportare una simile
umiliazione.
- E se fossi tu la mia ragazza?- lo
dici senza guardarmi- se
fossimo una foto in bianco e nero nessuno potrebbe dire che tu sei una
grifondoro e io un serpeverde, perché non ci sarebbero
colori a testimoniare
l’appartenenza a case diverse. Nessuno noterebbe i capelli rossi dei Weasley
e quelli biondi
dei Malfoy.
Vedrebbero solo i miei occhi
brillare; vedrebbero un ragazzo
felice di poter stare accanto alla creatura più meravigliosa
del mondo magico e
non.
- Scorpius non scherzare.
- Ecco, vedi? Parli tanto degli altri
ma la prima ad avere
pregiudizi sei tu. Perché ti sembra assurdo tutto quello che
ho detto? Ti ho
aperto il mio cuore, Rose. Perché sì, notizia del
secolo, ho un cuore anch’io.
-Scorpius…-non finisco di
parlare; ti trattengo per un
braccio prima che tu possa scappare e ti assalgo con un abbraccio
impetuoso,
tanto che cadiamo sul manto erboso.
Tu sei inerte. Non sai cosa fare e lo
capisco anche. Ti
accarezzo i capelli, mormoro il tuo nome e aspetto.
-cos’è, Rose? Un
abbraccio da amica?
Io finalmente ti guardo e leggo nei
tuoi occhi la stessa
ansia che imperversa nel mio cuore.
-no. – mi avvicino con
cautela, lentamente, sperando di non
aver frainteso tutto. Ti bacio lo zigomo e tu socchiudi gli occhi. Ti
bacio la
mandibola e sospiri. Bacio le tue labbra e mi sento morire
nell’attesa di una
tua risposta. Perché se il significato di un abbraccio
può essere travisato,
non si può certo ignorare un bacio d’amore.
Finalmente sento le tue braccia
cingermi e poi stringermi
sempre con più convinzione. Ribalti le posizioni e mi
sovrasti illuminato
dall’alto dai raggi del sole dorato. Sorridi, e sorridi per
me. Poi ti chini a
baciarmi, e a baciarmi, e a baciarmi.
Dopo attimi infiniti, ebbri ma non
sazi ci mettiamo a
sedere.
-da troppo tempo aspettavo questo
momento.
- pensavo che questa frase si
addicesse di più a me.
- hei! Non sono io quello che a
quattordici anni si è messo
con una dell’ultimo. Che dovevo fare, restare a guardare? Se
non ti avessi
fatta ingelosire un po’ forse nemmeno ti saresti accorta di
me.
- oh beh ora più che
invidiare quelle ragazze le biasimo.
Sei un gran bastardo! Vedi di non farlo MAI con me o te la vedrai con
la mia
famiglia. E se te lo stai chiedendo, sì: è una
minaccia!
- ok ho afferrato. A proposito di
famiglia, come faremo a
dirlo agli altri? Prima non scherzavo sul fatto dei colori e della foto
in
bianco e nero.
- Scorpius, tu sei un genio!
Afferro con convinzione la bacchetta
e pronuncio uno dei
tanti incantesimi che conosco e che non avrei mai pensato potesse
essermi
utile. Se il discorso di Scorpius sull’irrilevanza delle
differenze solo
dettate dall’apparenza aveva convinto me, poteva benissimo
funzionare con tutti
gli altri.
Quando Albus e gli altri rimasti in
cortile hanno visto
arrivare due figure in bianco e nero a cavallo di due scope avranno
sicuramente
pensato fossimo fantasmi…
NOTE
So che il periodo natalizio non
è il più appropriato per
pubblicare una storia ambientata durante le vacanze estive ma spero
possiate
perdonare questa incongruenza temporale e andare al significato della
fic…
L’ultima frase voleva
essere un po’ “effetto shock”, come
immagino possa esserlo l’apparizione dei due ragazzi privi di
colori, un modo
diretto e incisivo per far capire ai genitori (soprattutto quelli di
Scorpius)
che le vere differenze sono solo quelle caratteriali e non dipendono
dal nome o
dai colori.
GRAZIE per aver
letto…spero abbiate voglia di perdere un
altro minutino per recensire!!!
Vittoria.
PS : buone vacanze!
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