M Y T H
Make Your Throughs Heard
(Fai
ascoltare i tuoi pensieri)
Nel 1459 Bianca de’
Medici
sposava Guglielmo de’
Pazzi.
Dalla loro unione sarebbero nati 15 figli, ma solo uno questi,
consacrando la discendenza diretta di Cassandra
della mitologia greca, avrebbe ereditato il dono della veggenza. Grazie
alla sua naturale capacità nella pittura, Arianna,
accolta nella bottega del Verrocchio di comune accordo con suo padre
Guglielmo, intraprese ingenuamente la via dell’arte non a
conoscenza del proprio oscuro potere. L’ostinazione della
madre Bianca e un matrimonio combinato imminente allontanarono la
fanciulla dai pennelli, ma Guglielmo, disperatamente alla ricerca di
qualcuno che le insegnasse l’arte perché i suoi
quadri (fonte di speculazioni sul futuro) potessero essere il
più chiari possibile, permise alla figlia, in segreto e solo
15enne, di seguire le orme di Leonardo da Vinci.
A sconvolgere la serena esistenza in bottega fu la condanna a morte
della famiglia Auditore, avvenuta nel maggio del 1476 a seguito del
processo che vide coinvolti molti, ma non tutti, i membri della
famiglia Pazzi.
Qualcosa sta
ostacolando il corso del tempo e degli eventi.
È predetta
un'ultima agghiacciante visione, e poi solo l'oblio della specie umana
colmerà il baratro di un mondo giunto finalmente al suo
tramonto... perché possa cominciare un nuovo giorno.
Il mitico dono di
Arianna sconvolgerà per sempre le sorti dell'ancor
più leggendaria battaglia tra Assassini
e Templari.
P R O L O G O
Il peccato di nascere e quello di esistere è dettato da un
solo volere: gli Dèi. Ci usano come burattini, giocano per
diletto con le nostre vite, ma in questo Mondo ne hanno scelta una in
particolare che li soddisfa molto: la mia.
Quelli come me si
trascinano nell’ombra tentando invano d’ignorare
ciò che sono. Quelli come me interpretano il passato.
Arrancano nel presente. Vedono il futuro. Quelli come me non ce
l’hanno un futuro. Non hanno nemmeno un passato. Non hanno
niente, e faticano a credere di vivere nel presente.
Siamo veggenti, siamo
maledetti. Siamo sfruttati in tutto il Mondo, siamo usati come un
oggetto da gente che inserisce una monetina per ascoltare le nostre
parole. Siamo dappertutto e da nessuna parte, siamo in cielo e siamo in
terra. Siamo maledetti. Siamo veggenti. Siamo lo strumento degli
Dèi in mezzo ad un branco di scimmie. Forse siamo
metà Déi, perché alcuni di noi dicono
di essere stati cresciuti da loro. Altri sostengono di aver imparato da
soli facendo della semplice pratica…
Io appartengo ad un
terzo tipo: il mio albero genealogico ha le sue radici
nell’Antica Grecia. Durante l’assedio di Troia,
Cassandra, una dei 50 figli di Re Priamo, venne stuprata da un soldato
miceneo, Aiace, e condotta a forza nella sua patria. Nove mesi
più tardi, dopo essere fuggita alla schiavitù di
Agamennone, pare che la ragazza si sia rifugiata sulle coste della
Sicilia e abbia dato alla luce tre gemelli. I due maschi crebbero forti
e aiutarono la madre ovunque lei fosse impedita. La terza figlia,
Fenicia, aveva ereditato un potere e una maledizione potenti in egual
misura. Mentre Cassandra perdeva quello che per lei era stato un lungo
ed inestinguibile tormento, Fenicia imparava a controllarlo, ad usarlo,
ad interpretarlo. Apollo aveva decretato che la donna che non si era
concessa a lui, Cassandra, soffrisse vivendo a contatto con le
disgrazie altrui senza potervi porre rimedio. Alla morte della madre,
Fenicia trovò un uomo, sposò quell’uomo
e con lui condivise quel segreto inestimabile che, se rivelato alle
persone sbagliate, avrebbe significato morte certa per impiccagione. La
loro, assieme, fu una vita radiosa.
Nel corso dei secoli una
povera famiglia di contadini partecipò alla costruzione di
una grande città: Firenze. I contadini divennero mercanti, i
mercanti divennero banchieri. E mentre il potere di un prestigioso
casato toccava la vetta, un’altra si nascondeva
nell’ombra e bramava il dominio della città.
Questi erano i Pazzi, proprio quei “pazzi” che
danneggiarono Firenze e poi si distrussero da soli senza veder mai
coronato il loro sogno.
Questa è la
mia storia. La storia dei miei antenati, la storia che ha cambiato la
storia.
Mi chiamo Elisa, ho 22
anni e sono una violinsta di strada. Inconsciamente sogno i volti, la
vita e la morte di persone che non ho mai conosciuto, esattamente come
succedeva alla mia diretta Antenata, Cassandra.
Era una sera come
un'altra: suonavo a Manhattan, dietro l’angolo di un pub
celebre per la sua musica classica. Avevo tentato di propormi ai
proprietari per dare qualche spettacolo, mostrare le mie
capacità, ma con scarso successo.
Me ne stavo con le
spalle al muro, gli occhi chiusi e l’arco che danzava sulle
corde quando un ragazzo vestito di una felpa bianca, jeans e scarpe da
ginnastica mi ha lasciato distrattamente qualche dollaro nella custodia
del violino. Poco dopo che è scomparso dietro l'angolo, ho
avuto la cosiddetta "visione" della sua fuga dall'Abstergo. Quello
stesso giorno ho stretto amicizie a dir poco interessanti...
-Molto piacere, Shaun Hastings. Sono un Assassino, ovvero
l’uomo che preferirebbe ucciderti piuttosto che permettere a
qualcuno di sapere certe cose sul nostro conto- mi sorride affabile.
-Shaun!- lo richiama Rebecca.
Non mi è mai importato cosa sono loro. Devo
assolutamente scoprire cosa sono io.
Shaun e Rebecca decidono di indagare, ma nella mia mente troveranno ben
poco di quello che cercano davvero.
Li ho conosciuti per
caso. Uscivano entrambi da quel pub, lui ubriaco come
un’inglese dopo qualche birra al derby di troppo, lei fatta
di droga naturale (quella del suo cervello).
Quando mi sono passati
davanti, come un flash, ho visto…gente armata, lame, sangue,
cappucci bianchi, grida e un’aquila… tutto troppo
confuso per avere un senso… ho visto quello che ancora non
sapevo fossero visioni del futuro. Nessuno me ne aveva mai parlato.
Credevo di essere matta. Credevo di essere scappata a qualche manicomio
senza ricordare più nulla della mia vita passata.
Ecco perché
ho detto che quelli come me non hanno un passato. Perché
guardando sempre e solo al futuro, il passato, l’abbiamo
dimenticato.
C A P I T O L
O 1°
-Sulla rete
circolano testimonianze del tutto incerte, ipotesi, supposizioni! Molti
pensano addirittura che la mitica Cassandra non sia realmente
esistita!- sbotta Shaun.
-A quanto
pare tocca a noi svelare il vero- ridacchia Rebecca.
-Sperando che
sia una cosa veloce...- borbotta Shaun,
-Analizzo la discendenza e vediamo se
riesco ad agganciare un primo antenato-.
Mentre il
ragazzo
lavora sulla ricerca e scannerizza i ricordi, Rebecca mi accenna
qualche delucidazione sull’Effetto Osmosi.
-Wow…
non pensavo si potesse fare una cosa tanto… impossibile! Ha
un che di magico- commento con meraviglia e timore assieme.
-Già,
a chi lo dici! A volte la scienza fa miracoli-.
-Ma quale
scienza!- erompe Shaun. –Qui lavoro solo io, altro che-
brontola.
La caccia
all’antenato è stata lunga ed estenuante.
Molti
ricordi sono apparsi bloccati, altri incompleti, altri vuoti o
inesistenti, a testimoniare un malfunzionamento dell’Animus
(il quale, come detto da Rebecca, necessita il prima possibile di
qualche piccola modifica).
-Pare che
una certa Arianna de’ Pazzi, imparentata con la famiglia
de’ Medici attraverso la madre Bianca, sorella maggiore di
Lorenzo il Magnifico, avesse…- Shaun si protende a leggere
meglio sullo schermo -…strani sogni e visioni che poi ella
raffigurava in quadri privati. Dipinti, i suoi, che, soprattutto
nell’ultima parte della sua vita, rivendeva a gran pezzo e
gran richiesta! Sentite qua!- dice attirando la mia e
l’attenzione di Rebecca.
Shaun
riprende a leggere con più foga e Rebecca si avvicina a lui.
–Nonostante il travagliato passato e l’odio
accumulato verso la propria famiglia, la gente sembrava apprezzare la
sua arte, a tal punto che Arianna arrivò a conoscere
personalmente grandi artisti quali il Botticelli,
Michelangelo… e… Leonardo da Vinci, del quale fu
apprendista per tutta l’adolescenza! Dio Santo! E
‘sta donna da dove sbuca?!- si chiede con stupore.
–Fin ora non si sapeva nulla di una sua apprendista!-.
Rebecca e
Shaun si scambiano un’occhiata complice.
-Elisa,
abbiamo trovato l’antenata. Ora carichiamo il ricordo- spiega
Rebecca.
-E poi che
succede?- insisto.
-Viaggetto
lampo in Italia- scherza Shaun.
Sgrano gli
occhi. –In Italia?!…- balbetto scettica.
-Shaun,
così la spaventi. Elisa, adesso non preoccuparti. Goditi il
viaggio-.
Detto
ciò, una nube di patina bianca mi avvolge e mi sento
inghiottire da un vortice di suoni del tutto nuovi: gente che parlava,
uccelli che cinguettavano, zoccoli di cavalli, ruote di carri, bandiere
nel vento, soldati in marcia e canti di menestrelli.
Successivamente
all’udito, anche la vista si adatta a quella splendida
visione di una grande piazza con nel centro una bella fontana decorata
di piante verdi. Tutt’attorno si estendevano vicoli e tetti
di palazzi bassi ma bellissimi, fatti di terrazzi in fiore e finestre
in vetro.
-Elisa, ben
venuta nel Rinascimento italiano- mi informa Shaun.
-Funziona,
non ci credo!- gioisce Rebecca, e le loro voci si odono in eco come
sottofondo al chiasso di piazza.
C’era
tanta folla da far invidia ai centri commerciali, e tutti vestivano di
sfarzosi vestiti colorati dall’aspetto antico. La gente si
era riunita attorno ad un ampio spazio allungato lasciato libero e
circoscritto da nastri e insegne. Vi erano sbandieratori che portavano
i simboli di varie importanti famiglie regali, e tra di questi regnava
uno in particolare, in bella mostra nel centro del piazzale.
L’Arma
era quella Medicea: su sfondo dorato con sei palle poste in cerchio di
cui una, la più grossa, dipinta d’azzurro e tre
gigli d’oro.
L’esibizione
con le bandiere durò una decina di minuti. I ragazzi erano
disposti ordinatamente in file e portavano i vessilli e i colori che
rappresentavano i loro signori, sparsi invece per le varie tende erette
attorno al campo dove presto, spiegò Shaun, si sarebbe
svolta una Giostra Medievale.
Le bandiere
volavano in aria, e con esse si accompagnavano la musica dei
menestrelli e le urla euforiche e di apprezzamento della folla.
Quando la
presentazione degli sbandieratori ebbe fine, questi si allontanarono in
file compatte così com’erano venuti, e lasciarono
spazio ai cavalieri che vennero a portare gli omaggi alle dame e ai
signori sugli spalti, eretti in piazza per l’occasione.
Uno ad uno
sfilavano maestosamente in sella ai poderosi destrieri. Avevano accanto
il proprio mingherlino e fedele scudiero. Tenevano in una mano le
redini e con l’altra si aiutavano nell’inchino che
porgevano rivolto agli spalti.
Quando anche
i saluti si furono conclusi, a coppie i cavalieri si disposero sulla
lizza pronti a sfidarsi. I cavalieri in sella erano in tinta coi manti
coperti di tela dei maestosi destrieri. I cavalli nitrivano, battevano
gli zoccoli sul selciato portato lì per
l’occasione.
La gente
applaudiva, i colombi si levavano in volo dai tetti quando i cavalli si
scontravano nella giostra.
-Anno del
Signore 1476. Siamo a Firenze, in Piazza della Santa Croce- dice
Rebecca.
Tra
l’emozione e lo sconforto avverto un pizzico di paura,
assieme al completo smarrimento dei sensi. Improvvisamente sembro aver
perso coscienza del mio corpo. Non riesco a pronunciare parola
così come mi è impossibile muovermi.
-La
sincronizzazione con l’antenata procede lentamente, ma presto
conoscerai Arianna, che è da qualche parte in mezzo alla
folla- spiega Rebecca. -Intanto lascia che Shaun ti illustri cosa sta
succedendo-.
-Oggi
è il 15 Marzo 1476- comincia Shaun. –In piazza si
celebra un Torneo di Cortesia, e Giuliano de’Medici
è il favorito di tutta la corte medicea, che presiede
sull’alto degli spalti assieme alle donne cortesi. Rebecca,
vediamo se riconosci Lorenzo il Magnifico- si beffa il ragazzo.
-Oddio…-
mormora Rebecca cercando con lo sguardo tra gli spalti attraverso lo
schermo del computer.
Bellissime
donne tenevano gli occhi puntati sul cavaliere che favorivano, tante
damigelle da compagnia e un ristretto gruppo di uomini sedeva
più in alto, chiacchierando armoniosamente durante
l’esibizione dei concorrenti.
Tra questi
vi era nel mezzo un viso che molte volte Rebecca aveva incontrato sui
libri di storia, affinché se lo ricordasse.
–Eccolo! Beccato! È lui! Lorenzo de’
Medici! Quanto amo il mio lavoro!-.
-Ehi, non
montarti la testa!- la rimbecca Shaun. –Andiamo avanti:
Giuliano de’Medici è al centro delle attenzioni,
in questi anni ancora vivo perché la data della Congiura dei
Pazzi è successiva. Siamo nel ’76, e per adesso se
la spassa alla grande-.
Era
facilmente riconoscibile anche Giuliano, vestito dei colori porpora ed
oro del proprio casato e in sella al possente destriero. Salutava il
popolo con la mano libera, tenendo lancia e redini
nell’altra. La gente di Firenze lo amava e lo acclamava con
gran trambusto.
Fu il suo
turno, ed egli si confrontò con tutti gli sfidanti
sbaragliandogli uno alla volta, fino all’ultimo. Giuliano
spezzò un numero incredibile di lance contro gli scudi dei
contendenti, i quali parevano poco motivati a rubargli la vittoria,
perché insignificanti rispetto al casato che egli
rappresentava quel dì sul campo.
Alla fine,
come pareva stato già deciso, Giuliano abbatté
anche l’ultimo sfidante che piombò al suolo
scivolando via dalla sella manco fosse senza staffe. La bravura del
Medico incuteva terrore e faceva sbizzarrire la folla
dall’euforia, che non appena anche l’ultimo
cavaliere fin’ a terra, si alzò gridando tutta
assieme come un’onda del mare.
Il cavaliere
sconfitto si recò ai piedi del vassallo vincitore. Giuliano
per un istante smontò di sella e lo
abbracciò come un fratello. I due risero e scherzarono, poi
il vinto gli porse gli omaggi e rimontò in sella,
allontanandosi successivamente verso una donna che lo chiamava a gran
voce dal popolo.
-Rebecca, si
può sapere che fine ha fatto Arianna?!- sbotta Shaun
già nervoso.
-Ecco, ecco!
Ci siamo quasi, altri venti secondi! E ‘sta calmo, eh!-.
-Vabbe’,
ammazziamo il tempo: il premio della giostra è un ritratto
del Botticelli alla meravigliosa Simonetta Vespucci, musa di molti tra
i più grandi artisti dell’epoca, ma favorita dal
Botticelli stesso. Da quanto mi risulta, Giuliano ebbe con lei una
cosiddetta… relazione di cortesia. Dopo il Torneo i
cavalieri si riuniscono a banchettare nel palazzo del vincitore.
Lì Giuliano ospiterà anche Simonetta, con la
quale passerà… una notte
“speciale”-.
-Hai capito
il Medico!- fischia Rebecca.
-Tanto ai
giorni d’oggi quale conduttore televisivo non si fa le sue
veline?- blatera Shaun indignato. -Adesso, per favore, un po’
d’attenzione. Arianna de’ Pazzi è
quindicenne all’epoca. Per ora possiede solo fratelli
maggiori: Francesco e Cosimo. E una sorellina minore: Alessandra. La
coppia avrà i successivi undici figli negli anni seguenti,
perché qui ci risulta che… Guglielmo, il padre,
volle interrompere la procreazione per dedicarsi con maggiore
attenzione ai figli nati, ma la coppia aveva già in progetto
di aumentare le nascite. Arianna segue il tirocinio presso il
Verrocchio da quasi cinque anni ormai, da quando ella ne aveva appena
dieci. Sembra che abbia imparato a dipingere ancor prima di camminare!-
si beffa Shaun. –Ma andiamo avanti- dice tornando subito
serio. –Bianca e Guglielmo entrano spesso in conflitto tra
loro a causa della figlia maggiore. Bianca preferirebbe di gran lunga
che Arianna intraprenda degli studi più seri, data la
possibilità di istruirsi assieme al cugino Piero, figlio di
Lorenzo il Magnifico, con Angelo Poliziano come precettore. Tra un
bisticcio e l’altro emerge la questione dei buffi quadri che
Arianna sfoggia in bottega. Questi raffigurano impiccagioni, morti,
suicidi, congiure, con chiare rappresentazioni via via sempre
più… inquietanti. Ovviamente nessuno osa
immaginare cosa essi siano realmente, ovvero predizioni di un futuro
già certo. Per questo motivo è spesso messa da
parte dagli altri artisti. Andrea di Cione, il Verrocchio, è
ben lieto di migliorarle la mano e lasciare libero sfogo alla sua
“fantasia”, ma non può nulla contro le
cattiverie che una fanciulla strana come lei attira su di
sé. L’unico che sembra interessarsi davvero
all’arte della ragazza, al di fuori dei fratelli maggiori che
la stimano moltissimo a modo loro, è proprio Guglielmo,
schierato di parte nella battaglia tra l’educazione culturale
e quella artistica-.
-In poche
parole il padre la idolatra mentre alla madre sta un po’ sul
ca…-.
-Rebecca,
piantala!- le grida Shaun.
La Crane gli
fa il verso con muti movimenti delle labbra. -Ci siamo. La
sincronizzazione è completa. Avvio lo status-.
-Rebecca,
appuntati da qualche parte che dobbiamo rimediare a queste
“lentezze” dell’Animus prima che Lucy si
faccia viva-.
Ma
chi è questa Lucy?
Penso.
-Ah,
un’altra cosa: smettila di farmi il verso-.
-Siamo
dentro!- gioisce lei.
[Repubblica
Fiorentina 1476]
Tra
la folla
in piazza apparve correndo la figura di una ragazza. Indossava un
semplice vestito verde e una camicia bianca a maniche tirate su di chi
ha avuto di che lavorare. I capelli di un nero intenso li teneva legati
alti, a mostrare delle spalle fine e una scollatura non troppo
eccessiva sul giovane seno. Qualche ciocca le cadeva sul viso, altre
sul collo. La pettinatura sembrava stesse cedendo, ma nonostante il
disordine dei capelli, ella celava un viso grazioso di giovane donna.
Gli occhi chiari, di un azzurro glaciale, scrutavano oltre la balaustra
che delimitava il campo della giostra, ed erano fissi
sull’ultimo cavaliere vinto da Giuliano.
-Francesco!
Francesco!- chiamò lei alzando una mano e allungandosi per
farsi notare.
Il bel
cavaliere era da poco risalito in sella al suo destriero. Quando la
vide, il baldo giovane le venne incontro traversando la lizza al trotto.
La giostra
si era ormai conclusa con Giuliano vincitore. Le fila dei cavalieri si
spargevano per la folla a ricevere gli omaggi della gente.
-Arianna,
siete venuta!- osservò sbalordito il ragazzo senza smontare
di sella.
-Potevo
mancare alla carica del mio fratello maggiore?- sorrise lei.
–Messer cavaliere, vi siete battuto con onore e maestria.
Giuliano deve aver faticato a buttarvi giù di sella- disse
con riverenza, nonostante si stesse rivolgendo ad un membro della sua
stessa famiglia.
Francesco di
Guglielmo de’Pazzi, per non confonderlo con Francesco
de’Pazzi fratello di Guglielmo e padre di Vieri, era un
diciassettenne alto, robusto e con gli occhi di ghiaccio e i capelli
biondi della madre Bianca.
-Anche lui
s’è battuto con bravura, nonostante era certo che
gli altri vassalli gliel’avrebbero data facile la vittoria!-
gioì Francesco. –Ma Arianna, siete giunta da poco,
ve’? Vi ho cercato con gli occhi all’inizio
dell’annunciazione, ma non c’eravate-.
-Perdonatemi,
Francesco, ma sono rimasta in bottega dal Verrocchio fino ad ora, e
fuggita di lì appena il fato me l’ha permesso. Mi
spiace essermi persa il vessillo de’Pazzi nel vento-.
-Non darti
pensa- fece dolce Francesco smontando di sella e affiancandosi alla
ragazza. –Vieni, accompagnami- le propose mentre
s’incamminava fuori dalla piazza.
Arianna
obbedì come fosse un ordine.
Al seguito
dei due apparvero gli scudieri di Francesco. Per la Piazza della Santa
Croce erano state messe una dozzina di tende a disposizione dei
partecipanti. Mentre Lorenzo si congratulava col fratello e lo stesso
Botticelli consegnava a Giuliano il suo premio, Francesco e molti altri
cavalieri si dileguarono dalla lizza esausti.
Francesco
lasciò il cavallo legato alla palizzata comune con
l’incarico ad un uomo di occuparsene e, una volta nascosto
dai teli del rifugio, prese a lasciarsi spogliare dagli scudieri
dell’usbergo e della cotta di maglia, tenuti indosso solo per
bellezza.
Arianna
sedé su una seggiola e osservò il fratello giusto
qualche istante, prima di concedergli un po’
d’intimità e distrarsi con altro.
-Bianca e
nostro padre sono a casa, immagino- disse Francesco con una nota di
rancore. Si lasciò indosso solo una linda camicia di seta
bianca e dei pantaloni. Si infilò gli stivali con sveltezza,
gli scudieri cominciarono a fare ordine in tenda pronti a riportare
l’armamentario nella casa del loro signore.
Arianna
chinò il capo. –Stamani hanno litigato a
colazione, poco prima che lasciassi casa per venire in piazza.
Papà si scusa molto con te, mentre mamma…
be’, era poco di parte e non avrebbe voluto che fronteggiassi
suo fratello, quindi puoi ben immaginare che commenti ne siano usciti
fuori-.
-Immagino,
immagino…- blaterò Francesco. –Ho gli
occhi e i crini di quella donna eppure non la sopporto quanto lei non
sopporta un po’ di competizione tra le nostre famiglie!-
eruppe sarcastico.
-Ora non
darti pena, Francesco- lo consolò lei andandogli incontro.
–Piuttosto: hai veduto Cosimo?- chiese.
Lui scosse
la testa. –Stavo per porgerti la stessa domanda-.
-Sapeva del
Torneo, ho immaginato che almeno lui, libero di poterlo fare, avrebbe
presenziato- disse lei.
Francesco
sospirò. –Ah, Cosimo, Cosimo…-.
Arianna
guardò fuori dalla tenda, oltre il lembo di teli che avevano
lasciato aperto gli scudieri, spariti con l’armamentario da
riportare a casa. Vide che la gente lasciava la piazza e i cavalieri si
preparavano a seguire il vincitore nel suo palazzo per festeggiare con
buon vino e leccornie.
-Devo
andare- disse Francesco inseguendo lo sguardo della sorella.
–Sono atteso al banchetto del pranzo come tutti i cavalieri e
non posso mancare, mi spiace. La bella Vespucci deve un bacio a tutti i
partecipanti!-.
-Ma dai!-
sbuffò Arianna con una risatina. –Un attimo fa
avrei detto che vai lì per il cibo, ghiotto come sei!-.
Francesco
azzardò una risata e uscì di corsa dalla tenda.
Rimontò a cavallo e si unì al corteo di uomini
che andavano verso il palazzo residenza dei Medici, ed Arianna
seguì la lunga carovana di stendardi e gente in festa fin
quando questa non sparì tra le strade di Firenze, lasciando
in piazza solo la lizza da smontare assieme all’impalcatura
che aveva ospitato la famiglia vincitrice.
.:Angolo
d’Autrice:.
Come prima
cosa…
Il
Torneo di Cortesia che si
tenne in Piazza della Santa Croce il 15 marzo 1476 è
realmente esistito. Giuliano de’ Medici ebbe
davvero con la Vespucci una relazione di cortesia vincendo in premio il
quadro fatto a lei dal Botticelli.
In secondo
luogo, so di avervi delusi con questo capitoletto cortino di sole 4
pagine, ma era necessario interrompere qui perché, oltre
alle regole della suddivisione in sequenze che lo detta, il cambio di
scenario successivo potrebbe confondere un poco le idee.
Il
discorsetto che fa Shaun per “ammazzare il tempo”
è molto importante per capire lo svolgimento della storia,
ma, soprattutto, la caratterizzazione dei personaggi che vedremo di
seguito.
La storia ci
dice che la coppia Guglielmo de’ Pazzi e Bianca de’
Medici ebbe quindici figli. Tra di essi ne ho scelti quattro che
costituiranno la trama della mia fan fiction.
Arianna e
Francesco di Guglielmo de’ Pazzi ricalcano le date di nascita
di due dei primi figli, ma sono del tutto inventati da me come
caratterizzazione fisica e ideologica. Per farla breve, Guglielmo e
Bianca non ebbero figli che chiamarono in quel modo e che somigliavano
a questi due personaggi.
Parallelamente,
però, Cosimo e Alessandra sono proprio “figli
della storia”. Il primo, destinato a diventare Arcivescovo di
Firenze dal 1508 in poi, iniziò il suo cammino cattolico
già all’età di otto anni. Nella mia fan
fiction, per motivi prettamente stilistici, resterà
attaccato alla famiglia per qualche tempo in più, fino alla
maturità, ed è di qualche anno più
grande.
Spero solo
che gli studiosi della materia non me ne vogliano! XD Chiedo venia a
chiunque cominciasse a sentire il doveroso bisogno di tagliarmi la
testa per un simile affronto. U.U
La
verità del perché sto postando così in
fretta è molto semplice: muoio dalla voglia di sapere cosa
ne pensate, e avendo già i successivi 13 capitoli pronti non
vedo perché restare fermi troppo allungo.
Un'altra cosa... la leggenda di Cassandra è
vera solo fino al punto in cui scappa da Agamennone.
Lo ammetto,
questa parte iniziale potrebbe sembrare… anzi…
è parecchio noiosa. Me ne sono accorta io dovendo rileggere
più parti dei discorsi di Rebecca e Shaun e ho notato
che… sì, avrei potuto pure risparmiarvi una
simile scemenza! XD
L’idea
di fondo di questa storia, seppiatelo, è una soltanto:
Arianna, apprendista veggente di Leonardo da Vinci, e per chiarire
tanto le idee vorrei mostrarvi un GRANDISSIMO spoiler su quello che
sono e saranno i capitoli dal 20 al 30-35 ^^ [LINK].
Già
dal prossimo post capirete perché, tra i mille artisti
che coloravano la Firenze dell’epoca, Guglielmo scelse
proprio lui a cui affidare la figlia. ^^
Perciò,
un caloroso augurio di restanti festività (oddio O.O Tra due
giorni ricomincia scuola °A°) e bacioni per la befana!
^^
***Piazza
della Santa Croce [LINK]***
***Ritratto
a Simonetta Vespucci (Botticelli) [LINK]***
***Logo della storia (beccato su enthernet sotto la voce "Myth" XD) [LINK]***
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