Anche
quella mattina Islanda si svegliò molto presto. Era quasi l’alba, il sole
appena si intravedeva attraverso la piccola finestra
della camera della ragazza-tigre, ma i raggi tiepidi già spandevano il loro
bagliore dorato per tutta la stanza. Erano ormai cinque anni che la sua vita
procedeva sempre nello stesso modo: sveglia prestissimo, bagno gelato che le
serviva per svegliarsi del tutto, colazione nella
grande mensa dell’accademia e tutta la mattina ad esercitarsi con le armi.
Vedeva tutti i giorni le stesse persone: Anthea, la giovane studiosa di
medicina e diventata ormai da tempo la sua amica
inseparabile; Gerian, il suo compagno di allenamento; la signora grassa che
serviva il cibo a tavola e i suoi insegnanti. Anche gli odori
erano sempre gli stessi: uno strano profumo di muschio proveniente dal giardino
sotto la finestra della sua camera, che ogni mattino le pizzicava il naso
appena svegliata; l’odore acre della pioggia che impregnava i capelli e i
vestiti di tutti durante gli allenamenti; il caldo odore di cucina che ti
pervadeva appena mettevi piede nella mensa. L’odore a
cui era sicuramente più affezionata era proprio quello della pioggia
durante gli allenamenti. Era stata quella sensazione a farla innamorare della
vita dell’accademia, cinque anni prima. Si era infiltrata in un corso e aveva
iniziato a fare pratica con le armi, aveva scoperto di avere anche un certo
talento per tutto quello.
E
così la sua vita scorreva in questo modo da circa cinque anni: da quando aveva
salutato i suoi compagni di viaggio, e ormai suoi amici, Jìrkan e Marse. Dopo quel giorno la sua vita era radicalmente
cambiata. Era diventata così tranquilla da sembrare decisamente
monotona rispetto a quella trascorsa in quel particolare periodo della sua
vita. E pensare che tutta la sua strana avventura era
cominciata con un semplice giro al mercato e poi al lago. Si era
lasciata prendere dall’euforia per qualche istante e si era lasciata andare
senza alcuna precauzione alla sua trasformazione. A causa del suo essere stata
troppo incauta, un avido mercante e mago si era accorto di quel magnifico
esemplare di tigre bianca e da lì erano iniziati i suoi guai. Dopo la
conclusione di quella strana e pericolosa avventura aveva
deciso che non si sarebbe mai più trasformata in tigre e fino a quel momento
aveva mantenuto il suo proposito, sfogandosi nei combattimenti e negli esercizi
fisici, invece che attraverso la trasformazione come faceva prima. Eppure
quella vita monotona seppur attiva non l’aveva per
nulla infiacchita. Anzi forse le aveva giovato quella
tranquillità. Il suo viso, così magro e scarno,
aveva acquistato un po’ di carne e di colorito; i suoi occhi blu avevano
ripreso a brillare di una luce quasi ipnotica per chi li fissava. Anche il suo fisico era migliorato, era più fluida nei
movimenti e più elastica, ma allo stesso tempo si muoveva con forza e vigore
quando era necessario. La tranquillità, però, forse aveva un po’ danneggiato il
suo carattere. Se prima era così allegra e sempre sorridente, ora era più chiusa e riflessiva e spesso il suo pensiero si perdeva a
rivangare il passato, esattamente come stava facendo in quel momento.
-ehi Isla!
Mi sembri un po’ pensierosa stamattina. Qualcosa non va?
-no niente, tutto apposto.
Dai andiamo, se no facciamo tardi
Gerian alzò le
sopracciglia nere e folte, per lo stupore. A Islanda
non era mai importato molto di arrivare tardi a lezione e poi si vedeva
chiaramente che stava pensando a qualcosa di particolare, perché i suoi begli occhioni blu avevano l’aria assente. Islanda, infatti,
quella mattina si era svegliata con un chiodo fisso nella mente; appena la sua
mente si era liberata dal torpore del sonno si era ritrovata automaticamente a
pensare a quei giorni passati a viaggiare con Zaphir,
Jìrkan e Marse per sfuggire al mercante e alla sua
compagna. A volte le capitava di sentire la mancanza di quelle avventure, ma
soprattutto in quei momenti sentiva la mancanza dei suoi amici e di Zaphir, il mago di cui era stata innamorata e che poi aveva
sacrificato la sua vita per salvare la loro. Dopo la sua morte aveva impiegato
parecchio tempo a riprendersi e la separazione anche da Jìrkan e Marse non le aveva di certo
facilitato le cose. Ogni volta che pensava a loro, una tremenda fitta le
stringeva il cuore dentro una morsa d’acciaio e le veniva spontaneo chiedersi
cosa stessero facendo i suoi amici in quel preciso momento. Proprio quel giorno
era uno di quelli in cui tutte quelle persone le mancavano maggiormente e
sentiva il cuore stretto in una morsa di tristezza e malinconia. Un’altra voce
familiare, però, la riportò di colpo alla realtà, strappandola dai quei cupi
pensieri.
-buongiorno ragazzi, con
cosa vi esercitate stamattina?
Era stata Anthea a
parlare, con la voce cristallina e gentile di sempre.
-tiro con l’arco-
risposero in coro gli altri due.
-sai, ormai Islanda mi
batte anche in questo, ma da come è addormentata stamattina,
credo che non centrerà neanche un bersaglio!
Islanda gli rispose con un
sorrisino di scuse imbarazzate.
-sì, si vede che sei con
la testa da un’altra parte Isla. Hai per caso dormito
male o hai fatto qualche brutto sogno?
-no, tranquilla, non ho
fatto nessun brutto sogno
-allora hai qualche brutto
pensiero, vero?
Anthea in qualche modo
indovinava sempre. Non c’era pensiero che, presto o tardi, Anthea riusciva a
carpire dalla mente dell’amica. Islanda iniziava seriamente a pensare che
avesse qualche potere latente, come la telepatia per esempio. Nonostante tutto, ogni volta che l’amica indovinava i suoi
pensieri continuava strenuamente a negarlo e nemmeno quella volta ebbe il
coraggio di ammettere che Anthea avesse ragione.
-non vi preoccupate,
non ho niente. Sto bene, sono solo un po’
distratta.
Mentre parlavano, i tre si
dirigevano verso il campo di addestramento, già
attrezzato con tutto l’occorrente necessario all’esercitazione della mattina.
Il campo era, infatti, invaso da bersagli, sacche piene di archi
e faretre colme di centinaia di frecce. Arrivati però alla fine del corridoio,
davanti alla porta che si apriva sul cortile, Anthea si fermò e salutò gli
altri due per attraversare la porta sulla destra. Aldilà di quella porta, c’era
una stanza non troppo grande con sedie e tavoli, con tre pareti ricoperte da
scaffali di libri vecchi e polverosi, mentre sulla quarta parete
c’era una grande lavagna completamente scritta. Insomma, quella era una classe.
Infatti, nell’accademia, oltre ai classici corsi di combattimento, c’erano
delle lezioni di medicina, in cui si insegnavano
rudimentali pozioni curative o altri rimedi per ferite più o meno gravi.
Numerose persone frequentavano quei corsi, tra le quali la stessa Anthea, alla
quale combattere non interessava per nulla.
A
Islanda e Gerian invece piaceva molto. I due erano molto amici, ma quando si
trattava di affrontarsi, anche solo per un allenamento, tra
di loro si accendeva un orgoglioso sguardo di sfida. Quella mattina non
andò molto diversamente. Dopo un paio di bersagli miseramente mancati, grazie
alle prese in giro di Gerian, Islanda riuscì a ritrovare la concentrazione e la
voglia di mettere a tacere l’amico con un’amara
sconfitta. Cosa che le riuscì pienamente.
Gerian, quando veniva battuto così da lei, ripensava con una fitta di
rabbia a quella volta che se l’era trovata di fronte la prima volta. Pioveva a
dirotto e la lezione era iniziata con numerose cadute nel fango. A quel tempo
Islanda non era nemmeno iscritta nella scuola. Era la prima volta che
combatteva e Gerian non aveva problemi ad atterrarla e a batterla e provava un
certo piacere nel farlo, anche se era solo un ragazzino. Quando poi, i due si
rividero e si riconobbero, lei gli spiegò tutta la storia e così il ragazzo
apprese che quella era stata solo la prima volta che
lei metteva piede nella scuola, perché era in fuga e non aveva in previsione di
restarci molto a lungo. Eppure da quel giorno la
ragazza si era convinta che presto o tardi ci sarebbe tornata e si sarebbe
iscritta per imparare a combattere. Le sue previsioni si rivelarono giuste.
Grazie a chi ha letto questo capitolo! Gli altri arriveranno tra breve!
So che è da tanto che non scrivo, ma davvero non ho avuto tempo per far nulla!
Spero vi piaccia il seguito… recensite pure e ovviamente sono
bene accette anche le critiche!
Jelly^^