Last Kiss GoodBye
This is our last goodbye
I hate to feel the love between us die
But it's over
Just hear this and then i'll go
You gave me more to live for
More than you'll ever know
PROLOGO
Alisa. A vederla sembra una ragazza qualunque, magari un
po’ originale, ma tutto sommato normale. Un fisico slanciato, ma con le dovute rotondità femminili, che
nasconde muscoli ben sviluppati e sodi, tanto da sembrare perfetti. In
realtà, quei muscoli e quel fisico sono perfetti. Occhi verdi, stranamente vitrei
e lucidi, ma non si nota da vicino. Labbra rosee, né troppo sottili, né troppo
piene. L’unica cosa che la distingue dalla maggior parte degli altri esseri umani sono i capelli. Non tanto il taglio, quanto il colore.
I suoi capelli, tagliati corti, sono infatti di due
colori. Una metà è tinta di un acceso rosso-fucsia, mentre l’altra di un bel
rosa acceso. Il tutto corredato da graziose margherite. Dalla cura con cui sono
tenuti i suoi capelli si direbbero perfetti anche
questi. Insomma, sembra proprio che la perfezione divina si sia incarnata in
lei. Ma da dove viene in realtà tanta perfezione? Da
nessuna divinità esistente. La sua perfezione non è altro che il risultato di
un uomo, che per non perdere la figlia, la trasformò in un cyborg, destinandola
alla protezione del capo della Mishima: Jin Kazama. Eppure
qualcosa è andato storto.
Parte dell’umanità di Alisa è
andata perduta. Ha solo sprazzi e frammenti di sentimenti ed emozioni.
L’incontro con Lars Alexandersson ha creato problemi alla sua personalità. Un
conflitto interiore lacerava quello che restava della sua anima. Il suo sistema
operativo le diceva che Lars era un nemico. Ma c’è
qualcosa che è capace di mettere a tacere anche i
migliori sistemi operativi. Il cuore. Era bastato seguirlo per qualche giorno
nel suo viaggio per ritrovare la memoria, per capire che quel ragazzo non
poteva essere un pericolo da combattere. A modo suo, aveva imparato a volergli
bene, per quanto le era possibile nella sua condizione di androide.
ÓnÎ
La
Tekken Force si stava preparando per una nuova spedizione. Lars aveva un sacco
di lavoro da fare, eppure non riusciva a concentrarsi. Dovevano andare nel
deserto questa volta e c’erano un sacco di cose da preparare. Cibo, acqua, divise, troppe cose da organizzare per una persona che
con la testa è da tutt’altra parte. Da quando Lee era riuscito a guarire
Alisa, o meglio a riattivarla, Lars aveva perso completamente la concentrazione
in ogni cosa che faceva.
– ehi, Lars!
Posso venire anche io nel deserto con te? – la sua voce era cristallina e
melodiosa come sempre, ma Lars non poteva cedere, mettendo così di nuovo a
rischio la vita della ragazza.
– non è il
caso, sarà pericoloso – mentre pronunciava quelle parole cercava
di non guardarla in faccia. Se l’avesse anche solo
fissata per qualche secondo, non sarebbe più stato in grado di dirle di no.
Eppure c’era una gran parte di lui che la voleva con sé nel deserto. Nel
deserto? Solo? No, la voleva con sé ovunque. Ogni istante che le era vicina, Lars sentiva sempre più la voglia di dirle
tutto quello che provava. Voleva dirle che l’amava, che avrebbe fatto di tutto
per proteggerla, anche mandare a monte una missione
troppo importante. Ma ogni volta che considerava
l’idea di farlo, si ricordava che Alisa non era completamente umana. C’era lo
spettro dei circuiti ad offuscare la sua anima e bloccare parte dei sentimenti
umani.
– e allora? Ti ho sempre seguito e ti sono sempre stata di aiuto… dai… per favore! – i suoi occhi grandi e dolci
erano fissati su di lui, che intanto continuava a far finta
di essere troppo occupato per guardarla. Com’era possibile che quegli occhi
vitrei sembrassero così… umani?
– lo so, ma
questa volta proprio non puoi, mi spiace ma dovrai aspettarmi qui – questo era tutto quello che riusciva a dirle. Non riusciva a dirle
che quello in realtà era un addio. Che la loro missione
questa volta era davvero suicida. Che avevano scoperto
che la Mishima non era stata distrutta e che il loro nucleo segreto e più
potente si nascondeva proprio nel deserto. Esattamente
dove stava per andare lui con i suoi uomini. Stava per entrare nella
tana del lupo. Non riusciva nemmeno a dirle che se fosse venuta con lui, molto
probabilmente qualcuno avrebbe riattivato la funzione
di macchina da guerra al servizio della Mishima. Lee, nonostante il suo lavoro
accurato sui circuiti dell’androide, non era riuscito a debellare il rischio
che qualcuno la resettasse nuovamente per sfruttarla come una pericolosissima
arma letale.
– non mi vuoi
più con te? – quella domanda così ingenua spiazzò completamente Lars. Pensava
di aver vinto quella piccola battaglia, pensava di essere riuscito a
convincerla senza guardarla negli occhi, ma a volte si dimenticava della sua
ingenuità robotica.
– lo sai bene
che non è così – non era riuscito a non alzare lo
sguardo su di lei stavolta. Alzando la testa, si trovò gli occhi verdi di Alisa a meno di cinque centimetri dai suoi.
Questo era troppo, davvero troppo per lui.
– smettila Alisa, non… non fare così… – la ragazza gli stava
passando una mano sulla guancia. Non sapeva nemmeno lei perché lo faceva, ma
sapeva che a lui piaceva.
– per favore,
io voglio venire con te… – Lars stava per cedere.
Sentire quella pelle liscia che gli accarezzava la guancia era peggio di una
droga per lui. Si sentiva stordito, incantato, ipnotizzato. Era completamente
in suo potere. In quella posizione non gli sarebbe stato affatto difficile
riuscire a fare quello che desiderava da tempo. Voleva
baciarla. Voleva provare la sensazione di avere quelle labbra rosee sulle sue;
voleva sentire il suo sapore e il suo profumo, anche se sapeva che era
sbagliato. Giusto o sbagliato che fosse, Lars si
avvicinò ancora di più a lei, accarezzandole la mano che stava sulla sua
guancia. Mancavano forse due centimetri alla realizzazione
del suo desiderio.
– signore, le
truppe sono pronte! – Tougou si era accorto troppo tardi che quello non era un
momento adatto ad avvisare il suo capo dell’imminente partenza. Trovandosi
davanti a quella scena che a prima vista sembrava piuttosto romantica, abbassò
lo sguardo imbarazzato sui piedi della sua uniforme rossa e nera.
Lars, ancora più imbarazzato di lui, ma piuttosto
grato all’amico per avergli impedito inconsapevolmente di compiere una
sciocchezza, si allontanò da Alisa e cercò di darsi un contegno militaresco.
– ah… grazie Tougou, arrivo subito – nello sguardo di Lars, Tougou
lesse tutta la gratitudine dell’amico per essere arrivato nel momento giusto.
– tu resta qui.
Ci vediamo appena torno – a sentire quelle parole dal tono poco convinto, negli
occhi di lei sembrò esserci preoccupazione. Lars uscì
a passo svelto seguendo l’amico. Ci sono cose che lui avrebbe voluto dirle, ma
nemmeno quel momento gli sembrò opportuno. Forse non
avrebbe mai trovato un momento che gli sarebbe sembrato opportuno.
Ti amo Alisa, anche se non sei completamente umana, io
ti amo.
Questo forse non gliel’avrebbe mai detto.
This is our last embrace
Must I dream and always see your face
Why can't we overcome this wall
Well, maybe it's just because i didn't know you at all
Alisa restò ferma a guardarlo andare via, senza sapere
cosa passasse in quel momento nella sua mente e nel
suo cuore. Il suo lato robotica analizzava la situazione in modo razionale e freddo,
ma la parte umana sembrò prevalere su questo. Lars se ne stava andando e non
voleva portarla con sé. La missione era troppo pericolosa per lei. Ma se lo era per lei, un robot che poteva sempre essere
aggiustato, per Lars, un uomo in carne ed ossa, doveva essere una missione
mortale. Questa conclusione gliela fornì il suo cervello robotico. D’altra
parte, il suo cervello umano, o meglio il suo cuore, reagì a questa
informazione realizzando che Lars sarebbe morto. Non l’avrebbe più
rivisto. Quello per loro era stato un addio. Tutte queste riflessioni si
susseguirono in pochissimi secondi, giusto il tempo che Lars e Tougou uscissero all’aperto e generarono in lei una reazione
spontanea e imprevista dai cip.
Fu davanti a loro in meno di un secondo. Grazie alle
sue ali meccaniche era in grado di spostarsi ad una velocità impressionante.
– io vengo con te – la sua voce adesso non aveva più nulla di
dolce e sottomesso. Era risoluta, decisa e non poteva essere contraddetta.
Lars, infatti, non riuscì ad emettere alcun suono, nonostante la sua bocca
aperta per l’intenzione di risponderle. Tougou intanto guardava la scena con
aria spaesata di chi non sa come comportarsi. Decise
che era meglio tacere e aspettare ordini dal capo.
– Tougou –
aveva finalmente riacquistato la voce e la padronanza di sé.
– sì, signore –
Tougou si mise sull’attenti, pronto ad eseguire e soprattutto a togliersi
dall’imbarazzo di quel momento. Il secondo momento imbarazzante nel giro di
pochi minuti.
– fai salire le
truppe sugli aerei, io arrivo tra un minuto – annuì e
corse ad eseguire gli ordini del capo. Lars e Alisa erano di
nuovo soli.
– Alisa… non
voglio che ti succeda nulla… – si stava
pericolosamente avvicinando a lei, ma questa volta era deciso a non fermarsi
per nessuna ragione al mondo. Arrivò a pochi passi da lei e allungò la mano per
cingerle quella vita perfetta. Sentendo la morbida stoffa del vestito che
ricopriva la pelle di lei ebbe un balzo e quasi
desistette dal suo intento. Questa volta però non poteva fermarsi. La strinse a sé e lei non oppose resistenza. Sembrava quasi che
anche lei provasse piacere da quel tocco. Consapevole che in realtà non era
così, a Lars vennero quasi le lacrime agli occhi. Stava vivendo una bellissima
illusione, ma restava pur sempre un’illusione. La trattenne a sé per qualche
istante e con la mano sinistra, stranamente libera dal solito guanto rosso, le
alzò la testa e si trovò con gli occhi persi nel verde dei suoi.
Kiss me, please kiss me
But kiss me out of desire, babe, and not consolation
You know it makes me so angry 'cause i know that in time
I'll only make you cry, this is our last goodbye
La baciò, finalmente. Sentì il sapore delle sue labbra
che si schiudevano sulle sue e un’ondata di sensazioni meravigliose gli invasero l’animo. Insinuò la lingua tra quelle dolci labbra
e trovò il suo bacio ricambiato da lei. Questo di sicuro non rientrava nella
programmazione dell’androide, doveva essere per forza opera della restante
parte umana di Alisa. La restante parte umana che si
godeva quel piacere e quella momentanea libertà dai
circuiti che la tenevano imbrigliata. Lars dal canto suo si sentiva in
paradiso. Aveva tra le sue braccia la vera Alisa e lo sentiva. Sentiva che non
stava baciando un robot freddo e insensibile, ma una bellissima ragazza che
amava e da cui era amato. Finalmente il suo sogno si era realizzato. Ma a quale prezzo. La consapevolezza che in lei c’era ancora
così tanta della sua parte umana originaria rafforzò
ancora di più l’idea di Lars. Si era avvicinato per baciarla non solo per
realizzare il suo sogno più intimo, ma anche per salvarla. Alla base dei capelli di lei c’era un minuscolo pulsante, della dimensione
di un neo quasi. Mentre la baciava con sempre più
trasporto e sempre più intorpidito dal piacere che provava, ma senza perdere
del tutto la lucidità, le insinuò la mano sinistra tra i capelli e raggiunse
così l’unico neo che quel corpo perfetto aveva. Lo spinse con delicatezza,
proprio mentre il loro bacio aveva raggiunto, sia per lui che per lei, il massimo
del piacere sopportabile senza andare oltre. Il corpo perfetto di lei gli si accasciò tra le braccia e una voce metallica proveniente dal
profondo dei suoi cip di tecnologia avanzata annunciò il momentaneo
arresto del sistema.
mi spiace… ho dovuto… ti amo Alisa – Lee l’aveva
avvisato di quel piccolo pulsante da usare in caso di emergenza. Si ricordava
ancora delle esatte parole di lui.
Usalo in caso di emergenza.
Se qualcuno dovesse riuscire a riattivare la sua
funzione di arma letale in mano alla Mishima premilo e si addormenterà. Più che addormentarsi andrà in pre-spegnimento. Solo io so
come riattivarla, non ti preoccupare non corre alcun rischio mentre non è
attiva. Visto che non sono riuscito a eliminare del
tutto un possibile controllo su di lei, mi è sembrato opportuno inserire un
modo per fermarla senza doverla distruggere.
In quel momento era estremamente
grato a Lee per quello che aveva fatto.
Did you say "no, this can't happen to me,"
And did you rush to the phone to call
Was there a voice unkind in the back of your mind
Saying maybe you didn't know him at all
You didn't know him at all, oh, you didn't know
Adagiò il corpo spendo di Alisa
a terra e tirò fuori il cellulare. Restava solo da premere un altro pulsante
adesso. Il telefono squillava. Dopo qualche istante una ben nota
voce rispose.
– Lee, sono
Lars. Non posso spiegarti adesso. Vieni immediatamente alla base di partenza
del mio comando. Ho dovuto disattivare Alisa. No, nessuno ha preso il controllo
su di lei… sono solo io che ho perso il mio autocontrollo... – quell’ultima
frase sussurrata appena non fu udita da Lee – io devo partire in missione, la
lascio nel mio ufficio. Conto su di te amico.
Chiuse il telefono e riprese in braccio la sua amata
con il cuore gonfio per l’imminente addio. La riportò nel suo ufficio e la
stese sulla sua scrivania. Le diede un ultimo bacio sulle labbra ormai immobili
e una carezza su quelle guance così rosee e morbide. Si voltò e cercò di darsi
un contegno. Con passo militare uscì dall’ufficio e raggiunse le su truppe per
quella missione suicida.
– tutto
apposto, Lars? – Tougou sapeva bene quando parlare al capo e quando invece
all’amico.
Lars rispose con un cenno del capo e il portellone
dell’aereo si chiuse. Cercando di non guardarsi più indietro, Lars si concentrò
sulla missione, con in testa il pensiero fisso che non
l’avrebbe mai più rivista, o che se fosse successo, lei non sarebbe mai più
stata così umana.
Well, the bells out in the church tower chime
Burning clues into this heart of mine
Thinking so hard on her soft eyes and the memories
Offer signs that it's over... it's over
Questo è il risultato delle ore di filosofia in cui
non riesco proprio ad ascoltare... alla fine mi sono decisa a copiare la storia
dal quaderno al computer, cercando di farne venir fuori qualcosa di sensato (o
quasi). Spero che qualcuno gradisca!
Consiglio di ascoltare la canzone
che ho inserito nel testo: “Last Kiss Goodbye” di Jeff Buckley. È molto bella e secondo me
si adattava abbastanza bene al contesto!
Jelly^^