ADE E PERSEFONE
DISCLAIMER: LA LEGGENDA DI
"ADE E PERSEFONE" CUI SI FA RIFERIMENTO E' VOLUTAMENTE MODIFICATA, ROMANZATA
E ADATTATA.
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Un acuto grido squassò l'aria.
Xelloss
Metallium, con un'abile piroetta, riuscì ad evitare
la mazza chiodata, che andò ad incastonarsi nella porta prontamente da egli
richiusa, riuscendo così a salvare l'appoggio con sopra il vassoio con la cena
che teneva in già precario equilibrio con la mano sinistra, essendo la destra
impegnata a reggere la staffa.
" BRUTTO NAMAGOMI, ESCI
SUBITO DALLA MIA CAMERA!! "
Philia Ui Copt, Vestale Maggiore del Re
dei Draghi di Fuoco, si tirò prontamente le coperte al
seno.
Non che ve ne fosse realmente bisogno data la veste che continuava ad indossare.
Il Mazoku le sorrise col suo
solito fare affabile avvicinandosi al letto.
" Grazie per la bella accoglienza, Philia. "
" Cosa diavolo ci fai qui, rifiuto repellente, piaga della società odierna?? " Chiese accigliata.
" Non vedi? Ti ho portato la
cena." Rispose calmo lui deponendo l'appoggio e il vassoio sulle gambe del
Drago.
La ragazza sgranò gli occhi sorpresa.
"Sai..." continuò lui "...Lina e gli altri stanno dando il
meglio di se nel mangiare questa sera e così ho pensato di provvedere a
portarti qualcosa prima che scomparisse tutto dalla circolazione. Oppure che si facesse troppo tardi. Come potrai
facilmente immaginare, il cuoco è stato messo ai lavori forzati e ne avrà
ancora per un bel po’!E con lui gli altri!"
Xelloss
scoppiò in una divertita risata gioviale e spensierata.
L'altra lo osservò con sempre
maggiore stupore.
" Ah...beh...grazie..."
Il Mazoku
ritornò serio di colpo. Lentamente aprì gli occhi di un ipnotico colore
ametista e li fissò in quelli della giovane.
Philia
fu suo malgrado costretta ad abbassare lo sguardo sul cibo. Quegli occhi avevano
uno strano potere su di lei...
Erano capaci di farla smarrire
dentro di essi, di avvolgerla, incantarla... Ma che
cosa andava a pensare!!
Quello era un Mazoku!
Un essere spregevole!E lei era un Drago! E non uno
qualunque, ma una Vestale Maggiore!
Doveva solo disprezzarlo e
odiarlo a morte per ciò che aveva fatto alla sua gente!
E allora perché quando, quelle
rare volte si mostrava più gentile verso di lei, sentiva una specie di immotivata gioia invaderla? Scosse il capo scacciando
quei pensieri. Non era vero nulla di quanto aveva appena pensato.
Fine della discussione.
" Quanto a te..." iniziò lui "..dì un po’, hai intenzione di proseguire
la ricerca trascinandoti sui gomiti?
Non basteranno cento recovery castati di fila a
tenerti in piedi se non ti decidi a riposare. E il fatto che tu oggi abbia perso i sensi dovrebbe ampiamente dimostrarlo. "
Il Drago strinse i pugni in
silenzio.
Come poteva pensare a riposarsi??
Fu quasi sul punto di scagliarsi
verbalmente contro di lui a quell'affermazione, ma
poi cambiò idea.
In fondo sapeva che aveva
ragione.
" Si, forse..." ammise senza alzare gli occhi.
Continuando ad osservarla, il Mazoku increspò le labbra in un tenue sorriso e si sedette
su una sedia accanto al letto appoggiando
la staffa alla parete. Lei si accorse del suo movimento e si volse di
scatto a scrutarlo.
" Ma...e
ora che cosa fai?? "
" Ti tengo compagnia! "
Sorrise angelico.
"Ma...ma..."
" Oh, andiamo, non c'è nulla
di male. Mentre mangi ti racconterò una leggenda..."
" E
dovrebbe interessarmi? " chiese con aria imbronciata.
Xelloss
era stranamente troppo gentile. E la irritava! Per
chissà quale assurdo controsenso la irritava!
Forse perché pensava che non era
quello il comportamento che si addiceva a due nemici o forse perché le faceva dannatamente
piacere?Come prima, cancellò quest'ultima ipotesi.
" Credo di no, ma a me è
tornata in mente ed ora ho una voglia matta di raccontarla a qualcuno! E visto che gli altri non mi ascoltano ho pensato di unire
l'utile al dilettevole e sono venuto da te!" Esclamò felice.
Philia
sospirò rassegnata. Era davvero troppo stanca per discutere ulteriormente.
" E
va bene sentiamo...e speriamo che non sia una delle vostre solite storie di Mazoku!"
Sbottò armeggiando col cibo.
Il Mazoku sorrise soddisfatto ed iniziò il suo discorso
incrociando le braccia sul petto.
" Non è una leggenda di
queste terre...forse nemmeno di questo mondo. Viene da molto, molto lontano. Rinvenni il manoscritto che la conteneva per puro caso. Ma ti assicuro che è una storia che merita di essere
ascoltata. "
Si interruppe
per qualche istante osservandola mangiare, apparentemente disinteressata, poi
proseguì.
" Si narra che in un tempo
lontano quel mondo fosse dominato da tre grandi Dei e
accanto a questi delle divinità minori ma non meno importanti. I tre Potenti,si divisero il dominio della terra. Il Signore
Assoluto, Zeus, riservò per se il Cielo ed assegnò agli altri due
rispettivamente il Mare e gli Inferi, il cui Dio si chiamava Ade. "
"Ovviamente, se non c'era di
mezzo qualche essere oscuro tuo pari, la leggenda non ti avrebbe attirato." Lo interruppe il Drago.
L'altro sospirò pazientemente.
"Lasciami continuare. Nel
suo regno di Oscurità e Tenebra, Ade,
attorniato da demoni,regnava impietoso sulle anime dei morti che spesso mieteva
personalmente scendendo, a bordo del suo cocchio trainato da destrieri neri
come la notte, sui campi di battaglia insieme al Dio della Guerra. Incurante
della razza, dell'età e del sesso, falciava milioni di vite col sorriso sulle
labbra, soddisfatto di se e del proprio operato."
" ...mi ricorda
qualcuno..." obiettò nuovamente lei, con una
smorfia di disgusto, forse un pò troppo esagerata per
essere del tutto naturale.
Xelloss
ignorò il suo commento.
" Tuttavia un giorno accadde
qualcosa di incredibile. Era una luminosa e stupenda
giornata dal sole alto e il cielo terso. L'erba e le messi crescevano
rigogliose, gli alberi erano carichi di frutti e i fiori di nettare squisito e
dolcissimo che le api saccheggiavano golosamente per
farne il miele più delizioso e puro in modo che gli uomini potessero goderne.
Tra le selve e i boschi spirava una dolce brezza
tiepida e leggera, trasportante in se inebrianti odori silvani. Anche gli uccelli tra le fronde sembravano voler inneggiare
a quel fermento di vita cinguettando con quanta forza avevano in gola le loro
soavi melodie. Era tutto così quieto e placido che sembrava di essere nei Campi
Elisi, il luogo dove le anime degli eroi trovavano il loro riposo. Ade stava ritornando dai campi di battaglia. Aveva lottato
accanto al Dio della Guerra per tre giorni e tre notti
consecutivi. Per il momento il suo desiderio di morte era saziato, ma
una gravosa stanchezza si era sostituita ad esso. E così, mentre attraversava un bosco, nell'accorgersi di quella
dolce atmosfera che avrebbe spinto anche il più sanguinario dei guerrieri alla
pigrizia e all'indolenza, decise di riposarsi. Arrestò il suo carro
sulle sponde di un fiume e liberò i cavalli dalle briglie affinché potessero
dissetarsi. Quand'ebbe compiuto queste operazioni, egli stesso alzò le mani al volto e sfilò dal capo un elmo nero dal
lungo cimiero dello stesso colore che pare avesse il potere di rendere
invisibili chi lo indossava quando lo avesse voluto. Allorché
lo tolse, i suoi capelli del viola del più buio crepuscolo ricaddero finalmente
liberi e sciolti e il giovane Dio, ansioso di stendersi sull'invitante tappeto
erboso, sciolse in fretta le fibbie e i lacci della sua cupa armatura e delle
sue armi restando con indosso solo una corta tunica e dei calzari dell'unico
colore che egli conosceva. "
Philia
depose a terra il vassoio ormai vuoto e rivolse tutta la sua attenzione al
racconto sistemandosi meglio a sedere.
"Ormai privo di costrizioni,
senza indugiare oltre, Ade si distese sull'erba ed in
brevissimo tempo si addormentò, cullato dal tenue scrosciare delle acque e dai
canti degli uccelli. Né insetto né bestia osarono
disturbare il suo riposo. Trascorsero ore intere, poi, all'improvviso, un risata cristallina e
limpida destò il Dio. Sorpreso
si levò lentamente in piedi guardandosi attorno,in
ascolto. Quale creatura poteva avere emesso un suono tanto melodioso? Si
chiedeva. 'Forse una ninfa'
azzardò. Nuovamente quel suono delicato e meraviglioso giunse alle sue orecchie seguito da altri. Non sgradevoli, ma privi
della grazia del primo udito. Come rapito si mosse silenziosamente in direzione
di quelle risate. Poté però dare solo pochi passi. Infatti,
dietro una fitta fila di cespugli e rami, le voci si erano fatte sempre più
vicine e gioiose. Facendo il più piano possibile, scostò gli arbusti e le fronde
per vedere di quale superba creatura si trattasse, incurante
delle ferite e dei tagli che questi gli procuravano. Quando finalmente riuscì
ad aprirsi un varco, il suo sguardo si posò su un prato ricolmo di fiori
meravigliosi e lì, attorniata da due ancelle, danzava leggiadra al sole, ammantata
di Luce, la fonte di quella melodia."
La voce di Xelloss
si era fatta più bassa e calda, lo sguardo rapito perso sulla parete di fronte
come se stesse realmente osservando la scena. La giovane lo fissò stupita. In
quel momento, nonostante tutto ciò che c'era tra loro e li separava, lì, alla
luce della candela, non poté fare a meno di pensare un'unica cosa: era
bellissimo.
"Ade
sgranò gli occhi, come se un fulmine lo avesse colpito in pieno petto, e non
riusciva a distogliere lo sguardo dalla creatura che volteggiava lasciando
ondeggiare la sua lunga chioma dorata sulla quale i raggi del sole si infrangevano e riflettevano. Era semplicemente incantato.
Da lei,dalla sua voce, dai suoi movimenti aggraziati
nel cogliere i fiori più belli senza sapere che il più prezioso era lei stessa,
dai suoi occhi zaffiro e dai suoi meravigliosi capelli biondi...proprio come i
tuoi, Philia..."
La Vestale arrossì con violenza.
Avrebbe voluto urlare, chiedergli
perché si stava comportando in quel modo e perché lo stava facendo anche lei,
ma non disse nulla. E lui
proseguì.
"...Quando
il Dio si rese conto di ciò che stava provando in quel momento, si ritrasse in
fretta e corse sulle sponde del fiume dove cadde in ginocchio. Che cosa gli stava accadendo? Lui era un essere crudele,
fatto di morte e sofferenza. Come poteva provare quei sentimenti? Com'era possibile?
Lui non poteva amare! Non era capace di amare! Eppure
era troppo tardi!Si era innamorato! Lui, il Portatore di Morte, L'Essere
Oscuro, si era innamorato!!"
Il tono del Mazoku
si alzò in un crescendo, a tal punto che per un momento parve parlare a se
stesso davanti allo sconcerto e ai dubbi di un Drago Dorato.
" In un solo istante una parte di lui, mai mostrata, che non sapeva di aver mai
posseduto, era venuta alla luce e non poteva più tornare indietro.Sarebbe rimasto per sempre l'essere spietato e senza cuore
che era ache prima, questo non poteva
essere cambiato. Ma ne era innamorato. Profondamente.
Perdutamente. E nemmeno questo poteva essere
cambiato."
Per qualche secondo sulla sala
cadde il silenzio.
" Ma
non era solo questo ad averlo gettato nella disperazione. La fanciulla
che gli
aveva
rubato il cuore, non era una qualsiasi. Nonostante non l'avesse mai vista
prima, aveva compreso subito di chi si trattasse.
Colei che in quel momento onorava il suolo della sua presenza, era Persefone. Persefone, la fulgida figlia di Zeus e della Dea materna della Terra Demetra. In quel momento si sentì come se lo
avessero pugnalato al cuore..."
A quelle ultime parole il volto
del demone si tinse d'angoscia e sofferenza.
Sporgendosi dal letto, dimentica
per un istante dei suoi perché, la giovane, preoccupata per l'espressione così sofferente
dell'altro, gli toccò gentilmente una spalla.
" Per quale motivo Ade si sentiva così? " Chiese con voce bassissima.
Senza osservarla lui chinò il
volto fissando le proprie ginocchia.
" Perché
Ade sapeva che Persefone lo
odiava. Lo odiava con tutte le sue forze. Lo odiava per la sua natura, per
essere un dispensatore di morte e sofferenza. Prima di allora
il Dio non se n'era mai curato. Ma appena
l'aveva vista...così pura e innocente...aveva perso il suo cuore e la sua
anima, sempre che avesse posseduto quelle due cose. In ogni caso, adesso, cuore
ed anima erano completamente di Persefone. Era ancora
perso in questi pensieri quando le voci delle due ancelle che invitavano la
loro padrona a tornare indietro lo riportarono alla realtà. Persefone
stava per andare via. Il Dio fissò la propria immagine riflessa nell'acqua.
Sapeva che non avrebbe avuto altre occasioni di parlarle così facilmente. Non
poteva permettersi di gettare quell'occasione! Ma guardando il suo riflesso egli si vide vestito con quella
tunica nera. Ebbe terrore di spaventarla. Una tunica nera mentre lei era
ammantata di Luce... Si sporse di più sulla superficie
ed osservò i suoi capelli ed i suoi occhi. Mentre il suo amore possedeva quei
crini d'oro e quegli occhi d'oceano, i suoi avevano entrambi il colore
dell'ametista..."
"...Come i tuoi, Xelloss..." Sussurrò Philia
con un filo di voce stringendosi tra le braccia nell'osservarlo.
Il Mazoku
si volse lentamente verso di lei incontrando i suoi occhi. Un lieve sorriso
senza allegria illuminò il suo volto.
"Si, come i miei..."
confermò.
"Come prosegue la
storia...?" Chiese lei con voce tremante.
Lui distolse lo sguardo.
"...Nuovamente le ancelle
chiamarono. Ade si alzò in fretta e corse verso il
cespuglio deciso a saltare fuori anche all'improvviso. Ma con sua grande sorpresa, Persefone disse
loro di avviarsi, che lei si sarebbe attardata ad intrecciare con le sue dita,
candide e affusolate, una ghirlanda di fiori per la sua adorata Madre. il Dio ne gioì. Quando le due fanciulle
si furono allontanate, attese ancora, contemplando la bellezza e la grazia con
cui Persefone svolgeva il proprio lavoro. Era così
bella ai suoi occhi... Intanto la fanciulla non si era
accorta di nulla e continuava ad intrecciare fili d'erba spessa di un verde
brillante e fiori dalle lussureggianti corolle ed i colori sgargianti,
iniziando ora a cantare sommessamente una dolce nenia. La sua voce fu un
richiamo irresistibile per il Dio. Lentamente forzò il piccolo varco che
faticosamente si era creato,aprendolo del tutto. Al
fruscio la ragazza si volse di scatto ammutolita e la
ghirlanda ancora incompleta cadde al suolo mentre lei si alzava fulminea dal
tappeto erboso. Con occhi carichi di sorpresa e paura scrutò il giovane in
piedi di fronte ad ella ed i tagli che i fitti arbusti
gli avevano causato sulle braccia e sulle gambe nude. Lo osservò meglio e per
un attimo parve essere colpita dal suo aspetto. Addirittura sembrò che la paura
svanisse dal suo viso delicato e angelico. Ma invece
al posto della paura subentrò il terrore quando Persefone
capì di trovarsi di fronte al Dio degli Inferi. Sconvolta arretrò. Ade scosse il capo disperato e la supplicò di non aver
paura, di ascoltarlo, anche solo per un istante,di
concedergli la possibilità di esprimerle il suo amore. Ma
Persefone non volle sentire ragioni. Ferocemente si
accanì contro di lui insultandolo per le stragi compiute e per la sua natura,
accusandolo di essere solo un meschino ingannatore, ed
intimandogli di lasciare in fretta quel luogo, perché in mezzo a quella vita,
per la morte, la morte che tutto distruggeva facendola tanto soffrire, non
c'era posto. E detto questo scappò, lasciando il Dio
solo nella radura. Per la prima volta in tutta la sua esistenza, Ade pianse. "
La giovane osservò attonita
un'unica lacrima scivolare silenziosa sulla gota destra di Xelloss,
disegnandone il profilo che lei poteva ammirare in controluce. Il suo cuore
prese a battere impazzito.
" Da quel giorno il Dio non
trovò più un attimo di pace, nè altra cosa che potesse dargli conforto. Non scendeva più sui campi di
battaglia a meno che la sua presenza non fosse richiseta,
ma attendeva seduto sul suo trono l'arrivo di nuove anime. Indifferente a tutto.
Tranne che a lei e al proprio dolore. Ogni giorno
ritornava in quella radura nella speranza di vederla comparire all'improvviso e
quando il sole calava, seduto sull'erba del luogo in cui aveva perso la sua anima
e il suo cuore, suonando la cetra, innalzava struggenti versi alla luce della
Luna invocando il nome dell'amata. Per mesi non fece altro. E
per mesi, non si accorse che, come aveva fatto lui, qualcuno lo osservava in
silenzio. Finché una notte, le sue preghiere parvero
essere esaudite. Quella notte, dopo aver levato il suo canto più straziante e
versato la sua ultima lacrima, crollò al suolo esausto. Soffriva terribilmente.
Stava finalmente per cedere all'oblio del sonno quando un tocco gentile sulla
sua spalla lo fece sussultare ed alzare di scatto. Dinanzi a lui, avvolta dal
tenue alone della luce lunare, eterea e sublime, la sua Persefone
gli sorrideva dolcemente. Nel vedere, notte dopo notte,la
pena di Ade, la fanciulla aveva capito che lui non la
stava ingannando e a sua volta si era accorta di provare qualcosa nei confronti
di quell'oscuro essere che le aveva arrecato tanta
sofferenza e che le aveva dimostrato così tanto amore e dedizione. Anche lei, a dispetto delle sue origini, degli insegnamenti
ricevuti e della sua condizione, si era innamorata di lui. Entrambi sapevano che per le loro differenze non sarebbe stato
facile. Entrambi sapevano che non avrebbero permesso
mai a nessuno di dividerli.
Non ci fu bisogno di parole tra
loro due. Si amarono lì, su quel prato che aveva visto nascere il loro amore, illuminati
dalla pallida luce della Luna che quasi sembrava volesse benedire la loro
unione. "
Due torrenti di lacrime
sgorgarono copiosi anche dagli occhi di Philia.
" Il giorno dopo il Dio si
recò presso la dimora di Demetra e le chiese la mano
della figlia. Ma la Dea, indignata, cacciò via Ade che non poté fare altro che stringere i pugni e
studiare la situazione. Al loro incontro successivo, Persefone,
disperata, si strinse con forza al suo amato. La situazione sembrava essere
senza soluzione. Anzi, ve n'era una sola. Persefone
avrebbe dovuto seguire Ade agli Inferi e mangiare il
frutto di un albero che ivi cresceva. Ma era una
soluzione disperata quanto la situazione stessa. Infatti
chi si nutriva col cibo degli Inferi era condannato a restare lì per sempre. Ade non voleva costringere la sua amata Persefone
ad una scelta così ardua. Adesso si trattava di scegliere tra la sua felicità e
quella di Persefone. La decisione fu immediata e il
Dio le lasciò la libertà di scegliere. La fanciulla pianse
disperata per ore tra le braccia del suo Ade il quale
si limitava a stringerla e ad attendere il suo giudizio. Quando
si fu calmata, Persefone mostrò un coraggio che Ade, forse, si disse che non avrebbe mai avuto nel compiere
quella scelta. Avrebbe sicuramente cercato un altro modo per aggirare la
situazione, ma una risposta netta come quella di colei che amava, forse non
sarebbe mai riuscita a darla. Persefone scelse di
rinunciare al mondo dei vivi e di seguire il Dio nel suo regno, dove nessuno li
avrebbe mai più divisi. Ade le chiese più volte se fosse sicura delle proprie scelte, ma ogni volta lei lo
rassicurò sorridendogli dolcemente. Quando Demetra, pochi minuti più tardi, venne a sapere della
scomparsa della figlia, a quanto si diceva, rapita dal Dio degli Inferi, cadde
a sua volta nella disperazione. La Terra inaridì di colpo, gli alberi rinsecchirono,la natura morì, ed ella corse a chiedere l'intervento del
Divino Zeus. Intanto Ade e Persefone,
a
bordo
del cocchio Infernale che egli aveva lanciato a tutta velocità in una
forsennata corsa, erano appena giunti agli Inferi. Corsi nei giardini, il Dio
colse il frutto più maturo dell'albero e lo porse alla fanciulla.
La giovane gli sorrise e, coperte le mani di lui che
reggevano quell'ovale somigliante ad una mela, con le
proprie, morse il frutto mangiandone un pezzo. Ma
proprio in quel momento, sopraggiunse Zeus, furioso, e l'allontanò da Ade impedendole di terminare di mangiare il frutto. Ma il Signore Assoluto era intervenuto troppo tardi. Ormai Persefone aveva già ingerito una parte di quel cibo. Ma d'altra parte non lo aveva nemmeno consumato del tutto.
Zeus allora prese questa decisione: per un terzo
dell'anno, Persefone avrebbe vissuto negli Inferi
accanto al suo amato, per il resto, sarebbe ritornata dalla madre per adempiere
ai suoi doveri. Si dice che fu questa l'origine delle stagioni. Quando Persefone era lontana, la Dea materna della Terra cessava
di produrre i suoi frutti, la terra si inaridiva e
regnava l'Inverno. Quando invece il momento della
riconciliazione era vicino, il suolo cominciava a rifiorire dando inizio alla
Primavera. Quando poi la fanciulla tornava infine alla
Madre, la vita esplodeva rigogliosa nell'Estate, mentre quando nuovamente si avvicinava
il momento della partenza, tutto iniziava ad appassire, dando il via
all'Autunno e quando ritornava da Ade, era nuovamente
Inverno. E tutto ricominciava da capo. Ma nonostante restassero divisi per la maggior parte
dell'anno dai propri doveri, quando erano insieme i due giovani vivevano
finalmente felici e alcune leggende correlate affermano che avessero avuto
anche dei figli. Ma c'è dell'altro. Si dice che ogni
volta che Persefone sia
lontana oppure che non possa stare con lei, Ade torni
a cantare i suoi versi struggenti alla luce della Luna. Ed
ogni volta che Persefone non può essere vicina al suo
Ade, o ne soffre la mancanza, trascorra la notte ad
osservare a sua volta l'Astro Notturno. Ma nonostante questo, il loro amore, a
dispetto di tutto e tutti, visse in eterno."
Terminato il racconto
il Mazoku tacque. E
così il Drago. Ognuno immerso nei propri pensieri e nei propri sentimenti,
lasciando che nella stanza fossero udibili solo i loro respiri.
Sembrò che fosse trascorsa
un'eternità quando lui si volse a guardarla, cercando i suoi occhi.
" Philia..."
chiamò con voce incerta.
Lei asciugò rapida le lacrime che
continuavano incessanti a scorrere.
"Si...?" rispose
sommessamente.
Xelloss
dischiuse le labbra, ma non ne uscì un solo suono. Tacque ancora, poi si alzò e recuperò la sua staffa guardando fuori dalla finestra spalancata. La luna era alta nel cielo
stellato.
" Si è fatto tardi. Scusami,
Philia, ti ho tenuta sveglia fino a quest'ora mentre avevi bisogno di riposare."
" Non importa...Grazie...
Era...una storia meravigliosa...."
Il Demone parve non avvedersi del
tremito nella voce di lei e si diresse alla porta dove
estrasse la mazza ancora infilzata nella parte superiore, all'altezza del suo
capo, per poi deporla al suolo.
" Si, meravigliosa..." sospirò con aria afflitta aprendo la porta. "Beh...buonanotte..."
Ormai era quasi del tutto uscito
quando la voce di lei lo richiamò.
" Aspetta! "
Xelloss
si volse di scatto, sgranando lievemente gli occhi. Philia
gli stava sorridendo dolcemente tra le lacrime.
" Buonanotte, Ade. "
Il Mazoku le sorrise con
altrettanta dolcezza.
" Buonanotte, dolce Persefone. "
Quindi uscì tirando a se il
battente, lentamente, centellinando la vista di lei
finché la porta non fu del tutto chiusa.
Qualche ora più tardi, quando
tutta la locanda dormiva immersa in un sonno profondo, Philia
si alzò dal letto e si diresse alla finestra. Languidamente alzò il volto verso
la Luna e sorrise mentre, da qualche parte là fuori, la voce di Xelloss levava all'Astro il suo canto.
Fine.