Capitolo I
La mia
storia
Brrr …brrr... Cos’era
quel rumore fastidioso?! Mi dava abbastanza sui nervi. Volevo
dormire, che
diamine! Decisi di contare mentalmente fino a tre, sperando che allo
scadere
dei secondi, il baccano cessasse. Ma purtroppo, il rumore c’era ancora.
Misi la testa sotto il cuscino .
<< Bells!
>> ma chi…? << muoviti, è tardi!!!>> urlò mio
padre,
probabilmente dalla cucina.
Aprii gli occhi e sbadigliai. Mi tirai su a sedere e, con la lentezza
degna di
un bradipo, mi trascinai in bagno. Con calma, aprii il rubinetto della
doccia,
e con la precedente lentezza, mi spogliai ed entrai nel box. L’acqua
era
bollente e mi aiutò in parte a svegliarmi. Mi lavai energicamente i
capelli,
che prima parevano una balla di fieno. Mi sciacquai ed uscii. Dopo
essermi
asciugata, indossai i capi d'abbigliamento che mi ero precedentemente
preparata. Tornai in camera.
Aprii la porta, e mi trovai una sorta di Dio greco sdraiato sul mio
letto, che usava il mio orsacchiotto come palla da basket , e
lo tirava
sul mio soffitto,della mia camera.
Possessiva? forse...
<< Edward!
Che stai facendo a EJ?! Gli fai male!>> strillai. Presi la
rincorsa e mi
buttai sul mio migliore amico a peso morto.
<< Bella!! Ahio! >> esclamò lui. Io scoppiai a ridere come
un’idiota, e da tonto qual era pure lui, mi seguì a ruota. Eravamo due
idioti,
che ridevamo come idioti, per un motivo, senza dubbio, idiota!
Io e Edward eravamo amici da sempre, precisamente da 16 anni e 9 mesi.
Avevamo
16 anni entrambi, quasi 17 . Lui era sempre stato il mio migliore
amico, il mio
confidente, la mia spalla su cui piangere… Praticamente, era tutto per
me.
Ed io ero lo stesso per lui. Lo avevo quasi sempre considerato come un
fratello. Dico quasi, perché da due anni a questa parte avevo preso una
stramaledettissima
cotta per lui. Che, da sottolineare, era il mio migliore amico. Ma come
si
poteva non ritenere attraente e maledettissimamente affascinante, uno
come
Edward? Slanciato, snello, muscoloso ma non troppo...
Due mani affusolate da pianista, che poi era…
Quel viso d’angelo incorniciato da capelli castano-ramati perennemente
spettinati, oltretutto ad arte, che facevano risaltare quegli occhi
verde mare,
così profondi , incantevoli, stupendi…
Oh, per l’amor
di Dio, Bella!! Riprenditi, manca poco che sbavi!
Intanto avevamo
smesso di ridere.
Ero sdraiata su di lui, occhi negli occhi... I nostri visi ad un
centimetro di
distanza. Sentivo il suo fiato fresco sulle labbra.
Troppo vicini- pensai- siamo
troppo vicini, potrei fare qualcosa di cui potrei pentirmi.
La sua presenza
così prossima mi ubriacava, e io dovevo rimanere sobria.
Quella vicinanza non mi faceva ragionare correttamente. Ero totalmente
fusa.
Completamente persa nei suoi stupendi occhi.
<< oh, ehm… scusate. Volevo solo avvisarvi che io vado e che…
siete in
ritardo. Ciao>> disse la testa mio padre, che era sbucata da
dietro la
porta.
Era bordeaux, e potevo ben capirlo! Ero sdraiata sul mio migliore
amico, a un
centimetro dalle sue labbra carnose e perfette, in una posizione
facilmente pregiudizievole.
Edward era sbiancato mentre io ero piu rossa di capo Charlie Swan,
sceriffo
della piccola, anzi microscopica, e umidissima cittadina di Forks,
nonché mio
padre.
<< ehm, Bella… >> incominciò Edward.
<< oh!>> dissi e mi tolsi da lui.
<< ti aspetto giù in macchina>> disse a occhi bassi, poi si
precipitò fuori dalla mia camera.
Io e le mie
dannate idee!!
Sospirai
pesantemente. Mi feci una coda alta, dato che avevo ancora i capelli
umidi.
Indossai le mie converse e diedi un bacio sulla guancia pelosa del mio
Edward
junior. Quel peluche me l’aveva regalato lui per il mio quinto
compleanno.
Nessuno sapeva il nome per esteso dell’orsacchiotto, men che meno
Edward.
Troppo imbarazzante. Scesi in cucina, afferrai la tracolla e uscii di
casa, chiudendomi
la porta alle spalle. Mi diressi verso la Volvo c30 grigio
metallizzata del mio migliore
amico. Entrai nell’abitacolo a sguardo basso, e rossa come un pomodoro
troppo
maturo. Lui partì verso la Forks High School a tutta velocità.
Nell’auto regnava un
silenzio imbarazzante, e soprattutto tombale, e questo mi preoccupava.
Tra noi
non c’era mai stato silenzio, mai.
Da quando ero entrata nell’auto non mi aveva nemmeno guardata. Ma non
era
successo niente in camera mia, vero? No, assolutamente no. Il mio
sguardo era
fisso sulle figure sfocate che sfrecciavano fuori dal finestrino.
Arrivammo
poco dopo all'istituto. Edward parcheggiò affianco all’auto dei nostri
fratelli.
Edward e i suoi
fratelli erano stati adottati dal dottor Carlisle Cullen e signora,
Esme. Erano
due persone amorevoli e buone. Li consideravo come dei secondi
genitori. Esme,
soprattutto mi aveva fatto da madre. La mia vera madre, Renèe, si era
separata
da mio padre Charlie quando ero ancora piccola.
Ero nata a Forks, città natale dei miei. Mia madre però l’aveva sempre
odiata e
alla prima occasione se n’era andata. Con lei mi tenevo i contatto
attraverso
il telefono, mail, e poi andavo qualche volta a trovare lei e il suo
nuovo
marito, Phil, a Phoenix. Ovviamente preferivo rimanere a Forks, con
Charlie,
Esme, Carlisle, e i miei fratelli aquisiti, Emmet, Rosalie, Alice, e
Jasper, ed
ovviamente Edward. Emmet e Rosalie, i figli maggiori, avevano
diciotto
anni.
Jasper , il mezzano, ne aveva diciassette.
Alice invece sedici, come me e Ed.
Le due sorelle Cullen erano le mie migliori amiche, le mie sorelline,
mentre Em e Jazz
erano i miei
fratelloni.
Aly e Rose erano fidanzate rispettivamente con Jasper ed Emmet .
Prima loro erano semplicemente fratelli, ma si accorsero di amarsi, e
non essendo
fratelli di sangue il problema non si poneva. Si fidanzarono, e ora lo
erano
ancora, forse più affiatati di prima.
Il nostro era un legame che difficilmente si trovava. Stavamo sempre
assieme.
Noi eravamo i “Cullen Brothers” per tutti. Il gruppo poi era
diviso
dalle tre Cullen Girls, cioè io Alice e Rose, e i tre Cullen
Boys,
ovviamente costituito da Edward Emmett e Jasper.
Aprii la portiera dell’auto e focalizzai dove si trovavano le mie
socie. Le
vidi. Appena chiusi la portiera tutti si girarono verso di noi.
L’intero corpo studentesco ci guardava come se fossimo alieni.
Alice, Rose, Emm e Jazz avevano la mascella sotto terra per lo stupore.
Non era mai capitato che io e Ed entrassimo in scena così
silenziosi. Di
solito ci sentivano da casa Cullen e, di certo, non era vicina. Io, con
passo
spedito andai dalle mie sisters, mentre lui entrò direttamente
a scuola,
anche se la campana non era ancora suonata. Arrivai a testa bassa ai
miei
amici.
<< Bella...Cosa è successo? Che gli prende? >> chiese
Alice, la
voce trillante in quel momento era tremante.
<< non so cosa gli prende neppure io… quando è arrivato non era
così
>> avevo le lacrime agli occhi. Non eravamo mai stati così
distanti.
<< dai, Bellina! Vedrai che gli passerà!!>> tuonò il
vocione di Emmett.
Em era un ragazzo molto bello, dalle fattezze angeliche. Come tutti i
Cullen,
per altro. Era alto e muscoloso, nerboruto era l'aggettivo adatto.
Pareva un
orso, da qui il suo soprannome. Aveva i capelli neri e ricci, e gli
occhi
grigi. Benchè, dall'aspetto poteva apparire cattivo e bullo, non lo
era. Anzi,
era un ragazzo adorabile, ed un fratello gelosissimo calato
perfettamente nel
suo ruolo. E poi, la sua caratteristica fisica, assolutamente,
magnifica e che
aveva fatto innamorare Rose, erano le sue fossette, che gli spuntavano
quando
sorrideva sul suo viso da bambino. Per cui, erano onnipresenti, dato il
carattere comico e burlone del mio fratello-orso.
Rosalie era di una bellezza stravolgente, faceva sfigurare le modelle
delle
copertine. Alta, bionda, magra e occhi azzurro-ghiaccio. Poteva
apparire fredda
e superficale, ma era totalmente l'opposto. Era semplicemente
adorabile, ed
aveva un'irrefrenabile, precoce, istinto materno. Per lei, oltre che
sorelle e
migliori amiche, eravamo anche delle figlie da proteggere.
Jasper, anche lui biondo e riccio , con occhi castani chiarissimi,
quasi
ambrati, era alto e muscoloso, ma meno di Emmet. Era un fratello
possessivo e
geloso, quasi quanto Emmett. Anche lui, poteva apparire distaccato e
sempre
sulle sue, ma non lo era affatto. Jazz era un ragazzo amabile, dolce ed
allegro. Eternamente cotto della folletta. L'unica pecca? quando si
alleava con
Emmett diventava un mostro! Ed aveva la mania delle scommesse con
l'orso.
Alice pareva un folletto. Era bassina, minuta era l'aggettivo, e
snella. Ma
nonostante l'altezza, era davvero bellissima e ben proporzionata.
Aveva i capelli neri, abbastanza corti, acconciati con una pettinatura
sbarazzina. Aveva gli occhi azzurri, magnetici. Ti toglievano davvero
il fiato,
ed erano la fonte di profitto maggiore per Alice. Infatti lei era
un'approfittatrice ed una ricattatrice, furba e scaltra. Ma davvero
fantastica.
Era fin troppo esuberante ed allegra, animata da una voglia di vivere
ed amare
impareggiabile. Non si fermava mai, se iniziava qualcosa la doveva
finire per
forza. Era parecchio cocciuta, la nana. Ma lei diceva che la
testardaggine era
un pregio, non un difetto.
Come Rose, era una pazza fanatica e dipendente da shopping, e spesso e
volentieri mi trascinavano ore e ore per i negozi.
Per me però, il più bello era sempre e comunque Edward.
La campanella
suonò, e insieme ai miei fratelli, andai all’interno dell’edificio.
POV. Edward
Sono un emerito
idiota!!! Ma che dico!! Un vero e proprio rimbambito patentato!!
Ma come si faceva a voler baciare la propria migliore amica con tutta
la
propria anima? E soprattutto, chi mai potrebbe prendersi una cotta per
la
propria migliore amica? Semplice. Nessuno, a parte me...
Isabella Marie Swan, la mia eterna migliore amica.
Lei che mi diceva che non sarebbe mai piaciuta a nessuno, lei che si
riteneva
“bruttina”, mi aveva stregato. Certo che lei di “bruttino” non aveva
proprio
nulla. Secondo me, non si era mai guardata allo specchio, oppure la
stima di sé
stessa era proprio sotto zero.
Perché di Bella si poteva dire di tutto tranne che fosse carina,
figuriamoci
brutta! Lei era s-t-u-p-e-n-d-a, e non ero di parte.
Praticamente faceva
sbavare l’intero corpo studentesco maschile della Forks high school!
Alta circa 1,60, snella, con la pelle morbida e liscia, pallida quasi
quanto la
mia. Aveva i capelli castani, setosi, e abbastanza lunghi, che il più
delle
volte le ricadevano sulle spalle con morbidi boccoli.
Aveva un bel corpo, ben proporzionato: non aveva da invidiare nulla, a
nessuna
ragazza.
E i suoi occhi… Dio, i suoi occhi!
Erano profondi, bellissimi… Le iridi erano marroni e calde come il
cioccolato
fuso, tremendamente espressivi.
Gli occhi sono specchio dell'anima.
E l'anima della mia Isabella era decisamente unica. Era una persona
altruista,
estremamente buona e gentile. Era una ragazza sincera e rispettosa, per
niente
volgare. Era un'amica coi fiocchi, adorabile e amorevole.
Non per niente, le volevano bene tutti.
Non per niente
me n'ero innamorato...
Adoravo guardarla
negli occhi e poter intuire quello che pensava. Io, con lei non
riuscivo a
mentire, e lei lo stesso con me. Ci conoscevamo troppo bene. Non
avevamo mai
litigato, né eravamo mai stati divisi… a parte in quel momento. E per
di più
per un mio stupido problema.
Le stavo alla larga per non fare qualcosa di sbagliato, anche se ci
stavo male.
E lei altrettanto soffriva.
Ma ne valeva la pena. Per la nostra amicizia non le avevo mai
confessato
che mi piaceva. All’inizio, quando mi ero accorto che il sentimento che
mi
legava a lei non fosse solo una semplice amicizia, credevo che dopo
qualche
tempo mi sarebbe passata. Peccato che erano passati anni, e lei mi
piaceva ogni
secondo di più.
Nel tragitto dall’aula di storia a quella di computer, incrociai Alice
e Rose,
che praticamente mi incenerirono con gli occhi.
Bella probabilmente stava soffrendo molto, e la causa ero io. E
ci stavo
male. Decisi di uscire da scuola e mi rifugiai nella mia Volvo.
Saltare la scuola mi avrebbe aiutato, almeno avrei potuto riflettere
sul da
farsi. Mi chiusi dentro e feci partire il CD delle mie canzoni.
Le mie composizioni preferite mi aiutavano a meditare. Passò la canzone
dedicata a mia madre Esme, poi quella di mio padre Carlisle, poi quella
di Aly,
Rose, Emm, Jazz… e arrivò anche quella scritta per Bella, ispirata da
Bella,
quando mi ero accorto di esserne … che mi piaceva. Non sapevo… non
credevo di
poter provare quel sentimento, così forte, così intenso.. non mi
ritenevo degno
di poterlo provare.
Ne avevo letto, ne avevo sentito parlare, l’avevo visto attraverso la
mia
famiglia, ma non avevo mai provato il sentimento chiamato Amore.
Non ero mai stato fidanzato con qualcuna, non mi era mai interessata
nessuna
ragazza, tranne Bella.
L’ironia della sorte! Lei, per cui non avrei mai potuto e dovuto
provare,
forse, quel sentimento, mi aveva rubato il cuore.
Se non ero innamorato , mancava davvero poco, pochissimo.
Facevo ancora fatica anche solo a pensarlo!
In quel momento
mi sentivo vuoto.
Senza la mia Bella, niente aveva senso.
Certamente, per lei non sarei mai potuto che essere il suo migliore
amico
Edward. E mi faceva male.
Ma io l’avrei… amata in silenzio, guardandola sorridere, e sorridendo
anche io,
vedendola gioire, gioendo pure io, consolandola quando avesse sofferto,
soffrendo anche io. Perché se lei rideva, ridevo. Se lei piangeva,
piangevo. Se
lei soffriva, soffrivo. Se lei era felice, ero felice.
E lei stava soffrendo, e soffrivo anche io. Ma un conto era se soffrivo
io, un
altro se soffriva lei.
Aprii la portiera poco delicatamente e la richiusi allo stesso modo.
Con passo spedito, quasi corsa,attraversai lo spiazzo ed entrai nella
scuola.
Automaticamente guardai l’orologio: 12.55.
Sarebbe suonata a mom... La campanella suonò, e di riflesso accelerai
di più. Tutti
i ragazzi stavano uscendo dalle aule per andare in mensa.
Bella aveva trigonometria.
Stavo correndo ormai.
Per sbaglio urtai Alice, che quasi cadde a terra.
<< Edward ma che ca..spiterina!!!>> per fortuna che Emmet
l’afferrò, se no mi avrebbe ammazzato. Guai a chi le rovinava i
suoi amati
vestiti, sopprattutto se erano di Gucci, e se li aveva comprati il
giorno
prima.
E correvo.
Ma da quando l’aula di trigonometria era così distante?
La vidi.
Stava uscendo dalla classe affiancata da Jessica Stanley e da Angela
Weber, due
nostre amiche.
Ovviamente il rapporto non era lo stesso che c’era tra noi sei…
Aveva gli occhi arrossati, quindi aveva pianto. Teneva lo sguardo
basso, e non
mi vide. Quando alzò lo sguardo ero gia lì, e l’abbracciai di slancio.
<< scusa, scusa, scusa, scusa!! Sono un cretino! >> le
dissi
all’orecchio. Lei, che fino a quel momento non aveva ricambiato
l’abbraccio, mi
mise le braccia al collo e appoggiò la testa sul mio petto.
<< scusa, sono un'idiota >> le tappai la bocca con
l’indice.
<< ssh, tu non sei affatto un’idiota, capito?>> dissi
mentre le
asciugavo con due dita le lacrime, che erano sgorgate copiose dai suoi
magnifici occhi. Lei mi sorrise,e si strinse più a me.
In quel momento, con lei tra le braccia, mi sentii completo, a casa.
Capii
che il mio posto era affianco a lei, alla persona che mi aveva fatto
innamorare: a Isabella Marie Swan. Accanto alla mia migliore amica.
POV. BELLA
Lì, tra le sue braccia mi
sentivo finalmente completa, felice. E capii che il mio posto era
accanto a
lui. Perché io lo amavo, amavo il mio migliore amico, Edward Cullen. |