Situations
Hisoka se ne stava fermo sull'ingresso dell'ufficio principale
dell'Enma-Cho e osservava con curiosità le pareti della
stanza, ove vi erano posti addobbi di ogni tipo.
Non capiva il significato di tutto ciò; anche qualche giorno
prima nel trovarsi uno strano albero pieno di palline colorate e lucine
era rimasto perplesso. Aveva scoperto solo allora quella
festività, dato che lui non l'aveva mai vissuta quando
ancora era in vita.
Essendo sempre stato costretto a trovarsi solo, rinchiuso in una stanza
e lontano da tutti, non aveva mai avuto l'occasione di conoscere
l'atmosfera natalizia e le varie tradizioni che la riguardavano.
Ora, la stessa cosa stava accadendo in quel momento: che diavolo era
quella serie di vecchiette munite di scopa e calze appese in ogni dove?
Hisoka pensava che non avrebbe mai finito di imparare. C'erano davvero
troppe cose di cui non era a conoscenza, cose che una persona normale
avrebbe dovuto sapere.
"Buongiorno Hisoka. Che fai, non entri?" a parlare era stato Watari,
che lo aveva accolto con un enorme sorriso. Inizialmente non lo aveva
notato, perché era chinato sotto al tavolo a frugare dentro
ad una strana scatola, che probabilmente conteneva le decorazioni.
Il giovane Shinigami, timidamente, fece qualche passo all'interno della
stanza, senza mai staccare gli occhi dai mille oggetti presenti
nell'ufficio. Se prima era incuriosito, adesso cominciava ad essere
perplesso.
Avrebbe voluto sapere che cosa stesse accadendo, ma evitò di
chiedere per non fare un'altra figuraccia, proprio come era successo a
Natale. In quell'occasione, quando aveva provato a domandare che cosa
stesse a significare l'abete luccicante, tutti i presenti lo avevano
guardato come fosse un fantasma.
Non era mica colpa sua se quando era in vita, i suoi genitori avevano
posto un muro tra lui e il mondo circostante.
"Ancora non abbiamo finito di decorare l'ufficio. Sto aspettando
Tatsumi e Tsuzuki che sono andati a prendere gli ultimi scatoloni."
disse l'uomo, senza mai abbandonare il sorriso.
Watari era sempre stato una persona allegra -Hisoka poteva giurare di
non averlo mai visto pensieroso- ma quel giorno pareva ancor
più esaltato del solito.
"Che ne dici di darmi una mano mentre aspettiamo gli altri?" chiese al
ragazzino, che lo guardava confuso. Lo Shinigami più grande
aveva intuito la perplessità del giovane e immaginava anche
che non fosse a conoscenza dell'Epifania.
Se non conosceva il Natale, come poteva conoscere la Befana? Era
scontato, ma non gli disse niente per non farlo sentire fuori luogo.
"Va bene." Hisoka acconsentì e si avvicinò al
collega, afferrando la calza a righe rosse e bianche che l'uomo gli
stava porgendo. Toccando l'oggetto con le dita, sentì che
conteneva qualcosa, così senza farsi vedere dette
un'occhiata all'interno.
C'erano caramelle e cioccolatini di ogni tipo, tutte le chicche erano
avvolte in incarti colorati: rosso, oro, blu, argento, giallo...
più o meno erano gli stessi colori associati al Natale.
Ancora non riusciva a capire a cosa servissero tutte quelle caramelle.
Per un attimo pensò che fosse una trovata di Tsuzuki: ogni
volta che si parlava di dolci, era palese che lui ci avesse a che fare
qualcosa.
Che fosse una festa inventata da quello scemo?
Scuotendo la testa, appese la calza al primo chiodo libero che vide
sulla bianca parete.
"Ragazzino? Sai che cos'è l'Epifania?" domandò
improvvisamente Watari, non riuscendo più a resistere alla
curiosità che spiccava dalle iridi verdi del piccolo
Shinigami, che scosse la testa a quella domanda.
"No, cos'è?" chiese poi, sentendosi un po' in imbarazzo per
la sciocca domanda.
L'uomo però non si dimostrò stupito come l'ultima
volta e con un sorriso di comprensione, cominciò a spiegare
in cosa consisteva quella festività.
"Devi sapere che questa festa non è importante come il
Natale, infatti c'è chi non festeggia l'Epifania.
Però, qui all'Enma-Cho lo facciamo ogni anno, visto che il
capoufficioo Konoe e Tsuzuki ci tengono molto." Hisoka
sospirò rassegnato, l'aveva detto che c'era di mezzo Asato.
"La storia parla di una vecchietta, chiamata Befana, che di notte vola
sulla sua scopa per portare calze piene di dolcetti. Però,
non è la sola cosa che dona, infatti alle persone che non si
sono comportate bene durante l'anno, questa consegna del carbone."
disse con tono solenne Watari, guadagnandosi un'occhiata esasperata da
parte del ragazzino.
Se quando gli avevano raccontato di un fantomatico Babbo Natale aveva
sbuffato, considerando il racconto una colossale idiozia, questa della
Befana lo era ancor di più.
Si domandava come potessero essere così idioti i suoi
colleghi da poter festeggiare avvenimenti così sciocchi.
"Credo tu possa immaginare per quale motivo ci ritroviamo a
festeggiare. Tsuzuki soprattutto, non può rinunciare a
questa festa per nessun motivo al mondo. Ecco perché
quest'anno mi è venuta un'idea!" concluse Watari ghignando
al pensiero della sua trovata.
In realtà Hisoka non lo aveva ascoltato, ma si era fermato
al nome del suo compagno di squadra, dando conferma alle considerazioni
che aveva sempre avuto su di lui: era un idiota sempre pronto a
riempirsi la pancia, anche nei momenti meno opportuni. Soprattutto nei
momenti meno opportuni.
"Beh, mi stai ascoltando?" esclamò ad un certo punto l'uomo,
notando la disattenzione dell'altro, che trasalì resosi
conto di non averlo ascoltato.
"Scusami. Cos'è che dicevi?" gli chiese poi, per niente
interessato.
Lo Shinigami più anziano non rispose, ma cominciò
a riempire una delle calze rimaste con del carbone; sulla stoffa era
riportato il nome di Tsuzuki. Il suo sguardo si spostò sulle
altre calze colorate e notò che sopra ognuna di esse, vi era
il nome di tutti loro.
Mentre Watari finiva la sua opera, la porta dell'ufficio si
spalancò ed entrarono Tsuzuki e Tatsumi, con delle scatole
tra le mani. Lo Shingami dagli occhi color ametista si
bloccò, guardando il collega con espressione offesa.
"Watari! Cosa stai facendo? Non ti azzardare!" sbottò
quello, avendo compreso perfettamente il piano dell'altro, che
sospirò abbattuto. Gli sarebbe piaciuto vedere l'espressione
di Asato che tirava fuori il carbone con aria sconsolata e osservava
gli altri con gli occhi luccicanti, sperando che qualcuno gli desse
qualche caramella.
Ma il suo piano era saltato purtroppo, così si
ritrovò ad imprecare mentalmente in direzione dei due
colleghi che erano tornati troppo presto. Con riluttanza
sostituì il contenuto della calza con i dolcetti.
"Hisoka! Allora, cosa ne pensi di questa festa?" domandò
gioioso Tsuzuki, scattando verso il ragazzino che lo fissava scocciato.
"La trovo assurda." disse atono, causando nell'espressione dell'altro
un profondo dispiacere. Lui, che amava quella festa perché
poteva mangiare dolci a quantità industriale, veniva
smontato così da Hisoka.
"Ma come? Tutti questi dolci rallegrano le giornate."
ribatté Asato, cercando di coinvolgere il più
piccolo nella sua euforia, ma ovviamente non ci riuscì.
"Io odio i dolci." disse lapidario il ragazzo. Possibile che Tsuzuki
non lo ricordasse mai?
"Oh, ma non preoccuparti. Ci penso io a mangiare i tuoi!"
esclamò colmo di felicità, posando una mano sulla
spalla del giovane, che arrossì a quel contatto. Gli faceva
sempre uno strano effetto quell'uomo, anche se questo lo sfiorava
appena.
Si scostò malamente e tornò ad occuparsi degli
ultimi addobbi presenti nella scatola, cercando di distrarsi e di non
degnare di uno sguardo il partner, sicuro che prima o poi lo avrebbe
fatto fuori.
"Spero solo che ti facciano indigestione." aggiunse infine, causando
una risata generale da parte degli altri, tranne ovviamente Tsuzuki che
abbassò lo sguardo, fingendosi offeso.
Successivamente tutti i presenti si misero al lavoro per completare le
decorazioni, in modo che all'arrivo di Konoe fosse tutto pronto.
Quella stessa sera, dopo che i preparativi erano ultimati, Hisoka era
uscito nel cortile dell'Enma-Cho per prendere un po' d'aria e stare da
solo. Sentiva che quell'atmosfera calorosa, non faceva per lui.
A volte si sentiva fuori luogo, per via del suo carattere chiuso; non
riusciva a interagire al meglio con i suoi colleghi, che sembrano
sempre così spensierati, soprattutto quando si trattava di
festeggiare.
Lui non ci riusciva, non ne aveva mai avuto modo nella vita passata,
per cui in quel momento non sapeva come comportarsi.
Era seduto sull'erba, con lo sguardo rivolto al cielo e si chiedeva che
cos'avrebbe fatto il giorno successivo, che gli altri aspettavano con
trepidazione; soprattutto Tsuzuki.
Per l'appunto, proprio lui fece la sua comparsa nel cortile,
dirigendosi verso il silenzioso ragazzino.
"Hisoka, che ci fai qua fuori?" questo rimase per un attimo in
silenzio, poi si voltò verso il partner per osservarlo.
"Niente, prendo un po' d'aria." mentì, ma Asato lo
capì immediatamente. Aveva imparato a capire quel ragazzo,
sapeva quindi che si trovava lì fuori perché in
compagnia si sentiva di troppo.
"Hisoka... non mentire. Posso immaginare come ti senti in queste
situazioni. Tu non hai mai avuto l'occasione di festeggiare qualcosa e
non sai come comportarti, però... beh, c'è sempre
una prima volta, no?" disse quest'ultima frase con un sorriso luminoso,
cercando di coinvolgere lo Shinigami più piccolo, che
spontaneamente gli sorrise a sua volta.
Per quanto spesso considerasse Tsuzuki uno stupido ingordo, non poteva
negare che fosse l'unico a sapere come prenderlo. Era sempre gentile e
di certo senza di lui, sarebbe stato perduto.
"Lo so, però..." cercò di esprimersi, ma le
parole gli si bloccarono in gola, non riuscendo a finire la frase.
"Non hai nulla di cui preoccuparti. Prima o poi ti abituerai a queste
novità, abbiamo un'eternità davanti a noi! E ti
prometto che farò il possibile per farti sentire a casa."
Tsuzuki allungò una mano, sfiorando la calda guancia di
Hisoka. Al buio non si notava, ma il ragazzino era inevitabilmente
arrossito a causa delle parole e di quel gesto.
"Forza, andiamo dentro." Kurosaki annuì e lo
seguì all'interno dell'Enma-Cho, ascoltando gli sproloqui
del partner riguardo alla festa e al fatto che avrebbe dovuto attendere
il giorno successivo per assaporare i tanto agognati dolci.
Aveva anche aggiunto che un giorno sarebbe riuscito a far apprezzare ad
Hisoka i dolci, perché secondo lui era impossibile privarsi
di tale piacere.
Il giovane Shinigami pensò che in fondo il compagno avesse
ragione nel dire che prima o poi si sarebbe sentito a casa,
perché già stava cominciando a provare quella
sensazione ed era solo grazie a lui.
[Fine.]
Angolino
di Cami:
Seconda Fan
Fiction per il "Befana Challenge" di FanWorld.it sfornata! XD
Adoro queste
iniziative, è sempre un piacere parteciparvi.
Sono anche
soddisfatta di aver concluso la seconda Fan Fiction su Yami no Matsuei!
<3
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